Casa Speranza: un progetto di solidarietà


Con cadenza mensile, da dicembre 2011 a marzo 2012, sono stati quattro gli incontri in cui è stato possibile approfondire la conoscenza di Casa Speranza, la struttura di Campina, a circa 90 km da Bucarest, realizzata nel 1996 dalle Suore di San Giuseppe di Aosta per aiutare i bambini orfani o abbandonati dalla famiglia.
Nel progetto iniziale, avviato nel 1996 grazie in particolare a suor Nicoletta Danna, venivano accolti bambini da zero a tre anni: oggi, a causa del blocco delle adozioni internazionali, molti bambini rimangono a Casa Speranza e alcuni di essi frequentano la scuola elementare.
Casa Speranza è diventata una vera e propria casa famiglia, una sorta di rifugio di normalità, dove i bambini - attualmente una cinquantina - sono accuditi dalle suore, dal personale che le aiuta nel lavoro e dai volontari che periodicamente visitano la missione. In questa casa arrivano molti bambini abbandonati, ma anche bimbi di famiglie in condizioni di estrema povertà. In questi casi, il bambino viene ospitato a Casa Speranza e reintegrato nella sua famiglia quando questa riuscirà a migliorare la propria situazione.
Nel corso delle serate, organizzate ad Aosta, Saint-Vincent, Donnas e Courmayeur dal Consiglio regionale in sinergia con l'Associazione "Casa Sperantei" Comitato Suore di San Giuseppe onlus, oltre ad ascoltare le testimonianze di chi conosce bene la casa famiglia, sono state affrontate diverse tematiche: la missione e il contesto del progetto, gli aspetti legati alla vita e ai bisogni quotidiani dei bambini, il ruolo dei volontari, il sostegno a distanza, l'affido e le adozioni internazionali.
Ai vari incontri hanno anche partecipato alcune persone che dedicano parte del loro tempo trascorrendo un periodo a Casa Speranza accanto agli operatori, rendendosi utili in vario modo: accompagnando i bambini a scuola, aiutando in cucina o effettuando piccole riparazioni e lavori di manutenzione. Un'esperienza senza dubbio toccante, tanto da affermare che «una volta andati a Casa Speranza, non si può non ritornare.»