VI Legislatura

Composizione

VI Legislatura (1973-1978)

Nelle politiche del 7 e 8 maggio 1972 i candidati Oreste Marcoz e Germano Ollietti, periti la sera del 25 aprile in seguito ad un incidente d'auto nei pressi di Challand-Saint-Victor, quando erano di ritorno da un comizio elettorale, ottengono la maggioranza dei suffragi. L'onda emozionale supera la tragedia e Ollietti, candidato per la Camera di Dc, Uv e Psdi ottiene 34.083 voti contro i 28.866 di Dante Malagutti, demopopolare sostenuto anche da Pci e Psi, i 3.462 voti del liberale Luciano Stiglich e i 2.475 del missino Giovambattista Parisi. Per il Senato Marcoz ottiene 31.114 suffragi, Ettore Passerin d'Entrèves (Dc, Pci e Psi) 26.372, il liberale Livio Brédy 3.003 e il missino Giulio Arata 2.119.

Il sistema uninominale non consente il subentro di candidati presentati da altre liste e quindi è necessaria una nuova tornata elettorale che si svolge il 26 e 27 novembre dello stesso anno: Giuseppe Filliétroz (con 29.667 voti) e Emile Chanoux (con 32.192 suffragi), sostenuti da Uvp, Dp, Pci e Psi, sconfiggono sul filo di lana (saranno i divari più esigui mai registrati in Valle in occasione di elezioni politiche) i candidati del rinnovato asse Dc-Uv, Pierre Fosson e Vittorino Bondaz, sostenuti anche da Rv e Psdi; per la Camera Fosson ottiene 31.964 voti e il missino Parisi 2.615; per il Senato Bondaz raccoglie 29.099 voti e il missino Arata 2.192. Ancor prima delle elezioni l'Uv espelle dal movimento Filliétroz, Emile Chanoux e Marie Celeste Perruchon, il figlio e la vedova del martire della resistenza, Bruno Salvadori e tutti gli iscritti che si riconoscono ufficialmente nella linea dell'Uvp.

Alle elezioni regionali del 10 giugno 1973 si presentano undici liste (per un totale di 365 candidati su circa 80.000 aventi diritto al voto, ovvero un candidato ogni 212 elettori). L'Uv ricorre contro l'emblema dell'Uvp, giudicato troppo simile e tale da poter indurre confusione nell'elettorato, ma il tribunale è di diverso parere e il simbolo viene dichiarato valido. I Dp e l'Uvp, che nel frattempo si è data un'organizzazione interna da partito, sono in cerca di una conferma dalle urne della loro politica progressista, mentre Uv e Dc vogliono dimostrare che la loro forza non è stata intaccata dalle scissioni; in campagna elettorale lo scudo crociato attacca pesantemente i Dp accusandoli di essere "traditori", "cacciatori di poltrone" e di "sputare nel piatto dove hanno mangiato per tanti anni".

L'esito conferma il successo dei Dp, che aumentano di un seggio, passando da 7 a 8 consiglieri con il 22,4% dei voti, e diventano la forza di maggioranza relativa in Consiglio. La Dc resta seconda forza della regione con 7 seggi, ma la scissione si dimostra un vero salasso di voti: 14.980, ovvero dal 37,8% del 1968 al 21,4%. Il Pci mantiene i suoi 7 consiglieri con 13.638 suffragi e una leggera flessione percentuale. Cala nettamente l'Uv passando da 6 a 4 seggi e perdendo il 5,1% dei consensi. L'Uvp ottiene 4.707 voti pari al 6,7% e 2 consiglieri. Psi e Psdi, che nel 1963 erano unificati, ottengono rispettivamente 3 e 1 seggio. Calano sia Pli che Rv che passano da 2 a 1 consigliere. Il Msi approda per la prima volta in Consiglio regionale grazie ai 1.452 voti ottenuti, pari al 2,1%, che gli fruttano un consigliere, lo stesso Giovambattista Parisi che era stato candidato alle politiche. Il Pri è l'unica formazione che, con 904 voti e l'1,3% dei consensi, non ha rappresentanti in Consiglio.

Un mese e mezzo dopo l'appuntamento elettorale e in seguito a lunghe ed estenuanti trattative nasce la giunta "Dujany bis" che ricalca in gran parte quella che aveva concluso la legislatura precedente con le sole differenze dello spostamento di Albaney (che perirà in Somalia nel luglio del 1976 a causa di un incidente d'auto in cui rimane coinvolto anche Eraldo Manganone) dall'Industria e Commercio alle Finanze, e di Lustrissy dalla Pubblica Istruzione all'Agricoltura e Foreste; Ilario Lanivi diventa assessore alla Pubblica Istruzione. Presidente del Consiglio è il comunista Giulio Dolchi. In poco più di un anno l'esecutivo riesce a rafforzare l'autonomia finanziaria della Regione e ad ottenere il trasferimento dei beni demaniali da parte dello Stato, nonché a dare attuazione concreta alla regionalizzazione del sistema scolastico con l'introduzione del Biennio unitario sperimentale; viene anche ribadito il decentramento dell'organizzazione sanitaria regionale e il recupero dei villaggi di montagna.

Preludi alla formazione di una nuova maggioranza sono il patto d'unità d'azione siglato da Uv, Rv e, in seguito dall'Uvp, che si avviano a ricompattarsi in una riunificazione che avrebbe dato subito buoni frutti e la scelta del Psi di ritirare l'appoggio alla giunta Dujany. L'operazione del "ripescaggio" dell'Uv è coordinata da Milanesio in accordo con Andrione e quasi all'insaputa di Severino Caveri. Nasce così un esecutivo a forte contenuto regionalista guidato da Mario Andrione, a cui va attribuito il merito di aver lavorato per la ricostruzione dell'Union rimettendo insieme i vari segmenti in cui si era frammentata. Tre assessorati sono assegnati all'Uv con Pierre Fosson alle Finanze, Cirillo Blanc (che già si era messo in evidenza per le sue doti di dirittura morale e di efficienza nei dieci anni trascorsi come sindaco di Sarre) all'Industria e Commercio e con Andrione ad interim al Turismo, uno al Rv con Maria Ida Viglino alla Pubblica Istruzione, uno all'Uvp con Ettore Marcoz all'Agricoltura e Foreste e uno, quello dei Lavori Pubblici, affidato all'indipendente Eraldo Manganone; assessore tecnico alla Sanità ed Assistenza sociale diventa l'avvocato Giovanni De Vita. La filosofia di questa giunta è ben riassunta in una frase del suo presidente nella pubblicazione di fine legislatura "1975-1977 - Un triennio di vita regionale": "Maintenant que nous avons atteint ce bien-être matériel, nous devons songer à la "reconstruction" idéale du peuple valdôtain, c'est à dire à la renaissance des principes qui ont été la plateforme fondamentale de la vie des siècles passés: l'autonomie et la conscience d'être une communauté.... ce compte rendu représente en quelque sorte un point de départ vers de nouveaux horizons".

Ristabilire l'uso della "langue maternelle" (dal novembre del 1977 viene consegnata ai valdostani la carta d'identità bilingue), riappropriarsi della propria identità di piccolo popolo nell'Europa non degli Stati, ma dei popoli, ognuno con una propria dignità e una propria rappresentanza legittima, sono le basi dell'orientamento politico che in questo periodo è sostenuto e diffuso in particolare da Bruno Salvadori e che darà ispirazione ad altri movimenti politici ancora oggi sulla scena nazionale, dalla Liga Veneta alla Lega Lombarda, diventata poi Lega Nord. I nuovi orizzonti a cui fa riferimento Andrione sono una vera e propria rifondazione del modo di amministrare e di immaginare la Valle d'Aosta del futuro, non più colonizzata (il presidente dell'Uv Joseph-César Perrin parlerà infatti di "décolonisation"), ma capace di creare un modello originale e da esportare. Nel concreto, si ribadisce la tutela e la prevenzione ambientale, anche attraverso la ripresa dell'agricoltura di montagna, come ricchezza di tutti. Si propone un turismo a misura d'uomo, senza caos né lottizzazioni selvagge. Anche l'economia va verso un'evoluzione: il ruolo della Cogne diventa sempre più marginale e l'amministrazione approva misure per incentivare in tutti i settori le piccole e medie aziende.

Ma nel '75 un'altra scossa modifica il panorama politico regionale. Al Comune di Aosta nasce una nuova giunta, a soli quattro mesi dalle elezioni, guidata dal socialista Gianni Torrione e sostenuta da Dc, Uv, Psi, Rv, Pri e Pli. Nel maggio del '72 i risultati del referendum sull'abrogazione del divorzio decretano la netta vittoria del "No" e Aosta, con il 78,8%, ha una delle percentuali più alte d'Italia; in considerazione della sostanziale "tenuta" alle regionali del '73, è logico per il Pci aspettarsi un risultato positivo. Il previsto spostamento a sinistra viene confermato dai risultati: il Pci torna al primo posto nella città con il 30,5%; la Dc cala e tocca il suo minimo storico al 17,9%; salgono invece sia il Psi, con il 16,5%, sia i Dp con il 13,7%. I movimenti regionalisti unificati arrivano all'11,2%. Il Msi (3,3%), il Psdi (2,9%) e il Pri (2,6%) mantengono il proprio seggio mentre lo perde il Pli che si ferma all'1,4% dei voti. Le liste progressiste confermano il buon momento anche negli altri Comuni, raggiungendo la maggioranza in molti paesi.

Nel capoluogo il Psi diventa l'ago della bilancia per la formazione della nuova giunta, ma la guida della città va al comunista Oddone Bongiovanni che in tre anni vedrà cambiare quattro volte l'esecutivo fino a quando, il 4 novembre 1978, diventerà sindaco il socialista Edoardo Bich con l'appoggio di Pci, Uv, Psdi e Pri.

Sempre nel 1975, si assiste al rafforzamento della maggioranza regionale con conseguente rimpasto: i socialisti, che fino ad allora avevano garantito l'appoggio esterno, entrano in giunta con Michele Di Stasi (al posto di Cirillo Blanc, stroncato da un tumore a soli quarantaquattro anni) all'Industria e Commercio e Bruno Milanesio al Turismo mentre l'indipendente Giorgio Jorioz assume l'incarico di assessore alla Sanità. L'apertura alla Dc sarà decretata definitivamente con l'ingresso successivo in giunta di Sergio Ramera, assessore alle Finanze e, nell'ultimo semestre della legislatura, di Guido Chabod al Turismo.

Alle elezioni politiche del 20 giugno 1976 si fronteggiano ben cinque liste. Per la Camera vince Ruggero Millet, candidato dello schieramento "Unità popolare" che ottiene 26.748 voti e sconfigge nell'ordine il noto ostacolista Eddy Ottoz (candidato di Dc, Uv, Pli e Pri) con 24.091 suffragi, Cesare Dujany (sostenuto da Dp, Uvp, Psdi) con 20.234 voti, il missino Perotti e la radicale Adelaide Aglietta, rispettivamente con 2.198 e con 2.020 voti. Per il Senato il risultato viene ribaltato con la vittoria dell'esperto Pierre Fosson (22.917 voti), sostenuto da Dc, Uv, Pli e Pri, davanti a Gianni Torrione (21.072) e al senatore uscente Giuseppe Filliétroz (17.699); il candidato missino Aldo Parrini e la radicale Fernanda Pivano, raccolgono 1.806 e 1.601 suffragi.