Le sedi del Consiglio regionale


Il Consiglio regionale ha sede presso il Palazzo regionale, nella piazza Albert Deffyes, ad Aosta, dove sono situati anche gli uffici della Presidenza della Regione: il palazzo rappresenta il cuore del potere politico regionale valdostano. Oltre alla sede centrale, il Consiglio dispone di altri locali adibiti a uffici, presso la palazzina contigua di via Piave, di una sede presso il Castello di Montfleury dove trova spazio il Corecom, e di alcuni altri locali adibiti a sede degli organi incardinati presso il Consiglio regionale.

La localizzazione attuale del Consiglio regionale è conseguente ad una operazione di ristrutturazione degli uffici iniziata nel 2000, con un progetto di rinnovamento degli spazi attorno alla sala del Consiglio, proseguita con la concentrazione degli uffici presso la sede di via Piave, realizzata nel gennaio 2004.
L'importante progetto di ristrutturazione del Palazzo di via Piave - che fa parte di un complesso immobiliare di proprietà della Compagnia valdostana delle acque-Cva spa costituito da due corpi di fabbrica di diversa consistenza volumetrica e da tre bassi fabbricati, per una superficie complessiva di circa 5.800 metri quadrati, comprensiva dei locali per uffici, per depositi e per autorimesse - condotto dal proprietario dei locali, secondo le esigenze del Consiglio regionale e risalente all'anno 2002, è stato portato a termine nel dicembre 2003 e da quel momento il Consiglio regionale ha potuto disporre di ambienti moderni a disposizione dell'Ufficio di Presidenza, dei Consiglieri, dei Gruppi consiliari e delle strutture organizzative al loro servizio.
Gli evidenti vantaggi che ne sono derivati sono stati la possibilità per i Consiglieri regionali di disporre di opportuni spazi per l'attività politica e di servizi tecnologici molto avanzati per il lavoro di ufficio.
Il progetto architettonico è stato affidato all'architetto Franco Accordi, mentre l'ing. Vicenzo Ubertalle si è occupato della progettazione degli impianti tecnologici. Il progetto ha dato avvio ad una operazione di allestimento coordinato che ha valorizzato gli arredamenti di tutti gli spazi oggi a disposizione in modo da determinare una relazione tra i luoghi istituzionali e i luoghi fisici della nostra regione.
Tutti gli spazi si caratterizzano, infatti, per la presenza di fotografie che permettono di definire una relazione tra i luoghi delle decisioni politiche e i diversi luoghi della Valle d'Aosta che ne rappresentano il passato, il presente e il futuro.
Questa dimensione è stata rappresentata con un indubbio valore artistico nelle opere acquisite di due collezioni fotografiche di elevato livello: quella del fotografo contemporaneo Enrico Peyrot e quella del fotografo storico Emile Bionaz (1862-1930).
Nel 2006, il Consiglio regionale ha approvato il programma degli acquisti immobiliari della Regione nel quale sono ricompresi gli immobili di tale complesso.
Nel 2012, dopo una fase di progettazione avviata a inizio della tredicesima Legislatura, hanno preso il via i lavori per la ristrutturazione della seconda Palazzina, dove saranno dislocati gli uffici del Presidente del Consiglio e della Segreteria del Presidente, l'ufficio del Segretario generale e della Segreteria archivio e protocollo, l'Ufficio stampa, la sede della Consulta regionale per le pari opportunità e l'Ufficio del Difensore civico. In relazione ad un'intesa tra il Consiglio regionale e la Compagnia valdostana delle acque spa, la Cva provvede all'appalto e all'esecuzione dei lavori di ristrutturazione mentre il Consiglio regionale si accolla gli oneri per gli apparati tecnologici e gli arredi.

Il Palazzo regionale

L'edificio sorge su una area che l'Ordine Mauriziano per 33.000 lire acquistò nell'anno 1771 dai nobili Freydoz, baroni di Champorcher, per essere destinata a ospedale.
Dopo i necessari lavori di ristrutturazione degli edifici esistenti, l'ospedale vi si installò il primo aprile 1773. L'ospedale si trasferì nella sede attuale nel 1942. Negli anni '50 tutta l'area fu acquistata dalla Amministrazione regionale per destinarla a sede dei suoi uffici in quel tempo disseminati nel centro di Aosta. Il nuovo Palazzo fu costruito su progetto dell'architetto Alessandro Trompetto di Biella presentato nel novembre 1959 all'approvazione del Comune di Aosta. I lavori, che prevedevano la ricostruzione di un nuovo edificio sulla proprietà dell'Ordine Mauriziano, furono realizzati dall'impresa Marega & Bennati e si conclusero all'inizio dell'anno 1963.
Nel febbraio 1963, il Consiglio Valle abbandonò la sede di via Ollietti - ora sede del Tribunale di Aosta - e si installò nel nuovo edificio, che fu inaugurato nel marzo 1963. Nel corso degli anni l'edificio ha subìto importanti operazioni di ristrutturazione soprattutto in relazione all'adeguamento tecnologico e degli impianti, senza peraltro che fossero apportate modificazioni significative alle caratteristiche architettoniche originali.
Tra le altre si evidenzia il rinnovamento effettuato nell'anno 1987 della facciata esterna con realizzazione sul frontone della facciata dell'iscrizione della celebre frase di Emile Chanoux «Voir Clair, vouloir vivre» a cura dello scultore Cristiano Nicoletta di Pont-Saint-Martin. Oggi il Consiglio regionale occupa esclusivamente i locali siti presso il primo piano lato sud con la Sala del Consiglio e l'Ufficio stampa, e il primo piano lato est con la Presidenza del Consiglio regionale, la Segreteria generale e l'Ufficio archivio e protocollo. Sono inoltre disponibili due sale riunioni destinate all'attività delle Commissioni consiliari. La piazza dove sorge il Palazzo regionale è dedicata a Albert Deffeyes, uno dei padri dell'autonomia valdostana moderna.

Il Palazzo degli uffici del Consiglio regionale

Il Palazzo di via Piave, conosciuto come ex-Enel, ospita l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, gli uffici dei Consiglieri regionali e le strutture organizzative della Direzione affari generali, della Direzione affari legislativi, studi e documentazione, della Direzione Gestione risorse e patrimonio e della Direzione Commissioni consiliari e attività culturali. Il Palazzo è stato costruito nel 1949 dalla Società idroelettrica Piemonte di Torino. Il progetto è stato realizzato dal servizio tecnico SIP su elementi stilistici dati dall'architetto Dino Binel, mentre i lavori sono stati eseguiti dall'impresa Adriano Gedda. Nella concessione edilizia si richiese espressamente che l'edificio di via Festaz e di via Piave fossero realizzati in modo che l'elemento architettonico arcuato ne caratterizzi tutte le facciate, mentre i due archi progettati nel passaggio coperto tra i due fabbricati vennero sostituiti da una piattaforma. Il progetto iniziale è stato integrato da alcune parti realizzate nel cortile interno e consistenti in un basso fabbricato adibito a magazzini su progetto redatto dall'ing. Giulio Gentile. Nel corso degli anni la proprietà è passata nel 1964 dalla SIP/STET all'Enel in occasione della nazionalizzazione del settore elettrico ed infine nel 2000 alla Compagnia valdostana delle acque. La Cva spa, su sollecitazione del Consiglio regionale, alla continua ricerca di una soluzione alla dispersione dei suoi uffici in locali non sempre all'altezza delle necessità, ha dato avvio ad un progetto di ristrutturazione direttamente calibrato sulle esigenze manifestate dal Consiglio regionale.

Il Castello di Montfleury

Il Comitato regionale per le comunicazioni della Valle d'Aosta è ospitato presso il Castello di Montfleury, una costruzione che ha saputo mantenere negli anni un affascinante alone di mistero e fascino.
Il Castello di Montfleury si trova alla periferia ovest di Aosta, circondato da una area di campi e prati che si estende ancora oggi fino al letto del fiume nell'area omonima Montfleury.
Le sue origini, sicuramente antecedenti al 1700, sono certificate per la prima volta dal catasto sardo del 1768 che evidenzia la presenza del castello distinto dalle abitazioni rurali a Montfleury e ne individua la proprietà assegnandola a Claude-Michel Barillier.
Diverse le ipotesi sulla sua costruzione e sul modo in cui pervenne alla famiglia Barillier, ma risulta difficile credere che sia stato costruito ex-novo dalla stessa famiglia nel giro dei pochi anni presi in considerazione dalla documentazione disponibile.
Inoltre se alcuni aspetti architettonici possono far pensare ad una costruzione tardo settecentesco, altri particolari non possono che essere discutibili rispetto a una qualsiasi supposizione, a cominciare dalla pianta ottagonale assolutamente insolita per quel periodo.
Si apre così il campo delle supposizioni sulle sue origini da probabile luogo di culto costruito dalle Suore Visitandine, a residenza temporanea, a pertinenza agricola-produttiva, queste incertezze sull'origine contribuiscono però ad attribuirgli un fascino tutto particolare.
Rimasto per tutto il corso del settecento in mano ai Barillier, il castello fu teatro di un celebre episodio romantico che narra del Castello di Montfleury quale sede degli amori tra Xavier de Maistre e Dauphine (Elise) Petey, confermata nella rappresentazione del quadro a olio della collezione Farinet, oggi di proprietà regionale.
Il Castello passò poi dalla famiglia Barillier alla famiglia Bich. Dai Bich nuovamente per eredità attraverso matrimonio, passò alla famiglia Perrod e da questi venne ceduto nel 1950 alla Casa Ospitaliera del Gran San Bernardo che lo acquistò allo scopo di istituire negli stabili presenti sul fondo una scuola di agricoltura.
L'interesse dei canonici per il castello era relativo, al contrario molto più importanti per i fini perseguiti furono considerati gli altri edifici rurali del podere, sui quali si concentrarono successivamente i principali interventi immobiliari dei religiosi. L'edificio ottagonale nel frattempo era stato affittato quale abitazione civile a locatari che lasciarono la disponibilità del castello solo dopo alcuni anni dall'acquisto.
Nel frattempo la proprietà, riconosciuta ormai come il priorato di Montfleury, venne trasformato in modo adeguato alle nuove esigenze di luogo di sperimentazione zoofila e agricola di supporto alle attività della Scuola di Agricoltura a quel tempo situata presso l'ex Colonia Elioterapica fascista in regione La Rochère.
Il nuovo rettore Loye nel 1952 dette avvio a un progetto globale di ristrutturazione degli stabili che previde la demolizione di una cospicua parte dei vecchi edifici rurali a favore di una nuova e moderna stalla, ampliata poi ulteriormente negli anni '90.
Le nuove strutture modificarono in modo sostanziale le precedenti strutture e il Priore Loye interviene anche sul Castello provvedendo a una sistemazione che riguarderà anche l'ingresso; vennero infatti costruite due rampe di accesso identiche e ornate da alcuni elementi decorativi in cemento e pietra, nonché dall'insegna dell'Ordine. Il canonico risiedette nel castello fino al 1958, quando venne nuovamente dato in locazione per qualche anno.
Il Castello fu poi sede delle prime fiere dei vini valdostani e oggetto di alcuni interventi conservativi per permettere una migliore disponibilità da parte dell'Amministrazione regionale, che vi installò il Laboratorio di analisi del Latte vaccino dell'Assessorato all'Agricoltura e Foreste.
Fu in quella occasione che il vasto porticato su colonne del primo livello venne chiuso con ampie vetrate per ricavare attorno al nucleo centrale un deambulatorio, utilizzabile per il posizionamento di macchine per le analisi; vetrate che permisero di conservare comunque intatto l'aspetto estetico dell'edificio di una volta. Sin dall'anno 2000 poi, su incarico della Casa Ospitaliera del Gran San Bernardo, sono cominciati gli studi per un progetto globale di restauro per rispondere al degrado della struttura.
La destinazione e l'intervento vennero concordati con il Consiglio regionale. Il progetto fu realizzato dall'ingegnere Alberto Devoti di Aosta e dall'architetto Stefano Rousset di Torino e la ristrutturazione venne eseguita sotto il controllo della Sovrintendenza dell'Assessorato istruzione e cultura della Regione. L'intervento si concluse nel mese di settembre 2003 e l'edificio fu messo a disposizione del Consiglio regionale nel mese di ottobre, che lo ha destinato a sede del Comitato regionale per le comunicazioni, organo incardinato presso il Consiglio regionale. Il progetto di arredo di locali interni è stato realizzato dall'arch. Roberto Rosset di Aosta.