V Legislatura

Composizione

V Legislatura (1968-1973)

Le ferite sono ancora aperte e la campagna elettorale dei diversi schieramenti si confronta sulle vicende del 1966. La scadenza è doppia: il 21 aprile le regionali e il 19 maggio le politiche. Si tratta di verificare la tenuta del centrosinistra, varato tumultuosamente sia in Comune che in Regione. Le liste sono 9 come nel 1963, ma ci sono alcune novità: scompaiono i movimenti regionalisti del Riv e dell'Udv, sostituiti dal Rassemblement Valdôtain, il Psi e il Psdi si presentano insieme nel Psu (Partito Socialista Unificato), fanno il loro esordio nella competizione elettorale il Pri (Partito Repubblicano Italiano) e il Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria).

Il responso delle urne premia la coalizione di maggioranza: la Dc mantiene i suoi 13 seggi aumentando dello 0,3% rispetto al '63 e giungendo al 37,8% che è il suo massimo storico. Il Psu raggiunge il 10,3% passando da 3 a 4 consiglieri. Il Pli mantiene i 2 seggi e registra un lieve aumento che lo colloca al 5,6%. Generalizzato il calo del Pci che, pur confermandosi seconda forza della regione, perde 2 consiglieri e il 3,9% dei voti; la flessione è in parte attutita dal Psiup che, con il 2,3% dei voti, ottiene 1 seggio. Anche l'Uv cala perdendo il 3,7% e 1 seggio. Il Rv conquista all'esordio il 5,4% e 2 consiglieri. Il Msi e il Pri, entrambi con lo 0,8% dei suffragi, non ottengono la rappresentanza in Consiglio.

L'assemblea non è ancora convocata per la convalida degli eletti che già l'attenzione è rivolta alle elezioni politiche. L'Uv, che ha l'appoggio di Pci e Psiup, presenta sotto il proprio simbolo Giuseppe Filliétroz per la Camera ed Oreste Marcoz per il Senato. Sotto l'emblema scudo crociato, con l'appoggio di Pri, Rv e Psu, vengono candidati Germano Ollietti, indipendente, e il democristiano Amato Berthet, amministratore esperto che cinque anni prima era stato sconfitto di misura da Corrado Gex. Per la prima volta dal 1953 il Msi non presenta nessuna candidatura e gli schieramenti restano soltanto due: non avveniva dall'elezione per l'Assemblea Costituente del 1946. La vittoria arride ai candidati del centrosinistra, ma molto meno nettamente di quanto si potesse supporre sulla base dei risultati di un mese prima che, secondo una semplice sommatoria, le assegnavano un vantaggio di più di 14 mila voti. Per la Camera Ollietti vince con 34.381 voti (52,2%) contro i 31.457 di Filliétroz; per il Senato risulta eletto Berthet con 32.009 suffragi (53%), contro i 28.414 di Marcoz.

La giunta tarda a decollare. Dopo incontri informali e fumate nere, l'accordo arriva soltanto martedì 11 giugno. Di fatto è una riconferma per Cesare Bionaz e per l'esecutivo uscente; l'unico nome nuovo è Giuseppe Albaney del Rv che raccoglierà l'eredità di Carlo Benzo alla guida dell'assessorato dell'Industria e Commercio. Mauro Bordon resta alle Finanze, Cesare Dujany alla Pubblica Istruzione, Angelo Mappelli alla Sanità e Assistenza Sociale e Giuseppe Maquignaz all'Agricoltura e Foreste e così pure i due assessori del Psu, Francesco Balestri al Turismo con competenze anche sulle Antichità e Belle Arti e Mario Colombo ai Lavori Pubblici. Il mandato, oltre che sofferto, è a tempo: i giornali dell'epoca scrivono che sarà il congresso socialista, programmato per l'autunno, a stabilire le sorti della giunta e si parla già di un altro governo o di un rimpasto.

Alla dura contestazione delle opposizioni si somma quella studentesca. La giunta Bionaz sceglie la via del dialogo in entrambi i casi continuando a sostenere il confronto con lo Stato che stava discutendo la proposta di uniformare il sistema scolastico regionale a quello nazionale. Il 1 luglio l'avvocato Cesare Bionaz, uomo tutto d'un pezzo, poco avvezzo e mal tollerante dei giochi di Palazzo, rassegna le dimissioni; morirà tre mesi dopo per un male incurabile. Lo sostituirà, dopo alcuni mesi di paralisi dell'amministrazione, Mauro Bordon che dall'alto della sua statura e con la sua voce tonante "domina" l'assemblea, nel vero senso della parola; Mario Colombo passerà alle Finanze, sostituito dal democristiano Eraldo Manganone ai Lavori Pubblici. L'altra sostituzione riguarda l'assessorato del Turismo, Antichità e Belle Arti affidato a Bruno Milanesio, giovane esponente del Psi (a maggio dello stesso anno fu sciolto il Psu), che era già stato vicesindaco al Comune di Aosta e che, a dispetto dei ventisette anni appena compiuti, dimostra arguzia e il piglio del veterano oltre alla capacità di tessere le trame della politica anche fuori della Valle.

Ma questo esecutivo è destinato a durare ancor meno del precedente, per i troppi contrasti tra i partiti alleati oltre che per un cambio di rotta della Dc, dove la componente progressista sta crescendo costantemente in un quadro nazionale in cui Dc e Pci sono sempre più "opposizione formale, ma maggioranza sostanziale".

Nella votazione a scrutinio segreto del 20 marzo, il progetto di legge regionale sul bilancio 1970 viene bocciato per la seconda volta e il 7 aprile la giunta al completo rassegna le dimissioni.

In prossimità delle elezioni comunali del giugno 1970 nascono i Democratici Popolari, ovvero "la costola sinistra della Dc", che subito insistono sul contenuto sociale e regionalista dell'azione politica. La nuova forza è salutata con favore dall'Uv in un'ottica di indebolimento dello scudo crociato, ma anche dal Pci e dal Psi che vedono rafforzarsi l'area progressista. I 26 Dp, guidati dall'assessore uscente Ilario Lanivi, che formano, insieme ad alcuni indipendenti, la lista per il Comune di Aosta, vengono radiati dalla direzione democristiana nonostante l'appoggio della corrente "Forze Nuove" che fa capo a Carlo Donat Cattin il quale, invece, vede con favore questo laboratorio politico. Nella seduta del 15 maggio, 7 dei 13 consiglieri regionali eletti nelle liste Dc formano il gruppo dei Dp e insieme ai 6 unionisti, ai 3 socialisti e ai 2 consiglieri del Mouvement Autonome Valdôtain, costituito nel gennaio dello stesso anno sulle ceneri del Rassemblement, danno vita ad una nuova maggioranza estremamente risicata nei numeri (18 su 35), ma solida nei contenuti. Presidente della giunta diventa Cesare Dujany, Albaney resta all'Industria e Commercio e così pure Maquignaz all'Agricoltura e Foreste, Colombo alle Finanze (sarà sostituito due mesi dopo da Enrico Chantel) e Milanesio al Turismo; Carlo Benzo rientra alla Sanità e Assistenza Sociale ed esordiscono nell'esecutivo Ferruccio Lustrissy alla Pubblica Istruzione e Roberto Rollandoz (che morirà nel 1972 in un incidente di caccia e sarà sostituito per i mesi restanti della legislatura da Angelo Pollicini in giunta e da Gilda Borrel Tubère in Consiglio) ai Lavori Pubblici.

Alle elezioni comunali di Aosta, svoltesi pochi giorni dopo, il Pci ritorna il primo partito della città, ma subisce un tracollo, perdendo il 10,2% dei voti e 4 seggi rispetto al 1965. Lo stesso dicasi per la Dc, che perde il 13,3% e 6 seggi, visto che i Dp ne conquistano 5. L'Uv, che pure incrementa leggermente i suoi voti, mantiene 3 seggi e dà vita, insieme a Pci e Psi e con l'appoggio esterno dei Dp, ad una maggioranza che porta Oreste Marcoz, primo unionista sindaco di Aosta, alla guida dell'amministrazione del capoluogo. La sua giunta rimarrà in carica un anno e mezzo, cioè fino al 22 dicembre del 1971, quando l'Uv, riavvicinatasi dopo anni di battaglie alla Dc, ritirerà il suo appoggio all'esecutivo; a fine febbraio del 1972 sarà varata la nuova giunta guidata dal demopopolare Roberto De Vecchi e formata da Dp e Psi e con l'appoggio esterno del Pci.

La giunta Dujany rappresenta un'evoluzione dell'amministrazione regionale: dopo le grandi opere che portano la Valle d'Aosta all'avanguardia in Italia, comincia l'epoca dei servizi e concetti come "qualità della vita" diventano sempre più usuali nel determinare le scelte di governo. Anche la base elettorale cambia e, oltre ai contadini e agli operai, c'è ora una categoria sempre più importante che condiziona ed è al tempo stesso influenzata dall'amministrazione: è quella del terziario con un turismo in costante crescita e con le più disparate attività economiche che trovano terreno fertile in Valle d'Aosta. I problemi che vengono considerati prioritari portano a risultati lusinghieri: grazie alla legge di revisione del riparto fiscale del 1972, le entrate passano dagli 8 miliardi e mezzo del 1969 ai 20 e mezzo del 1973 e, con una rinnovata autonomia finanziaria, viene dato nuovo impulso alla politica scolastica e alla politica sanitaria basata su un vasto decentramento in tutta la regione. Decentramento è davvero la parola d'ordine per tutta l'amministrazione e questa giunta tiene a battesimo le comunità montane, dotandole di competenze sovracomunali e della necessaria autonomia finanziaria. Tra gli altri interventi degni di menzione l'avvio della trasmissione dei programmi in lingua francese di Antenne 2 e della Suisse Romande e l'approvazione della legge sui fondi di rotazione per lo sviluppo dell'edilizia popolare e per il recupero dei vecchi edifici.

Nel corso di una manifestazione che vede una grande partecipazione popolare, alla Valle d'Aosta viene assegnata la medaglia d'oro per la Resistenza dal presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Sul finire della legislatura, anche l'Uv subisce un'altra scissione dopo quella del 1967 che aveva dato vita al Rassemblement Valdôtain: nasce l'Union Valdôtaine Progressiste con Marie Celeste Perruchon e Celestino Dayné.