X Legislatura

Composizione

X Legislatura (1993-1998)

La nuova legge elettorale, approvata in coda alla legislatura precedente, riduce da 3 a 2 il numero delle preferenze e prevede, come soglia minima di accesso per l'assegnazione dei seggi, un trentacinquesimo (cioè un "seggio pieno") dei voti validi espressi, ovvero, in questo caso, 2.323 voti su un totale di 81.332. Solo il Msi e la Lega Alpina Pensionati, dei 12 schieramenti presenti, non passano questo sbarramento.

La crescita elettorale dell'Uv continua e alle regionali del 30 maggio 1993 il movimento regionalista supera i 30 mila voti con una percentuale del 37,3%. Augusto Rollandin è ancora primo come numero di preferenze, con 5.573 voti, alle sue spalle il giovane avvocato e costituzionalista, Roberto Louvin, che pure non aveva ricoperto nessun incarico nell'esecutivo precedente, sul quale 3.434 elettori ripongono la loro fiducia. La Dc scende a 5 consiglieri, ma resta la seconda forza perché anche il Pci cala arrivando a 3 seggi. Lega Nord e Verdi, sull'onda del successo nel resto d'Italia, ottengono un risultato lusinghiero con 3 seggi ciascuno. I neonati movimenti "Pour La Vallée d'Aoste", che ha Cesare Dujany ed Ilario Lanivi come ispiratori, e "Alleanza Popolare Autonomista" di Edoardo Bich e Giovanni Aloisi, ottengono 2 consiglieri così come la coalizione composta da Adp, Pri e Indipendenti; un solo rappresentante in Consiglio, infine, viene eletto per il Psi e per Rifondazione Comunista.

Il rinnovamento non manca nelle persone: dei 35 consiglieri ben 21 sono alla prima esperienza nella massima assise regionale.

Il professor Dino Viérin ottiene la fiducia del suo movimento per la guida dell'esecutivo e gli otto assessorati vengono suddivisi a metà tra l'Union e gli alleati. Per il movimento regionalista siederanno in giunta lo stesso Roberto Louvin alla Pubblica Istruzione, Roberto Vicquéry, a lungo amministratore dell'Usl, alla Sanità e Assistenza Sociale, Ugo Voyat al Turismo (lo lascerà nella primavera successiva nelle mani di Gino Agnesod) e Franco Vallet all'Agricoltura. I "tecnici" Bruno Ferrero, indicato dalla componente progressista ed ex parlamentare europeo del Pci, e Massimo Levêque, economista e già capo di gabinetto durante la presidenza Lanivi, guideranno rispettivamente l'assessorato dei Lavori Pubblici e quello delle Finanze, ma nessuno dei due terminerà la legislatura: il primo si dimetterà nell'estate del '94 e il suo posto verrà preso da Claudio Lavoyer e il secondo lascerà nel '97, in conseguenza della scelta del suo movimento, di confluire negli Autonomisti passando all'opposizione in Consiglio. Demetrio Mafrica riprenderà in mano l'assessorato dell'Industria e Elio Riccarand sarà il primo Verde nell'esecutivo, guidando l'assessorato dell'Ambiente.

Un altro unionista, François Stévenin, diventa presidente del Consiglio e rimarrà in carica per tutta la legislatura, durante la quale si fa apprezzare per le doti umane (frequentemente verrà impiegato per la sua cordialità in veste di "ambasciatore della valdostanità"), ma anche per aver contribuito a rendere "trasparente" il Palazzo con iniziative rivolte al miglioramento della comunicazione e dell'informazione (come "Portes Ouvertes" e l'inaugurazione del sito internet della presidenza del Consiglio).

Meno di un anno dopo si torna alle urne per le politiche. L'accoppiata Caveri-Dujany conferma i favori del pronostico.

Il senatore di Châtillon, candidato dall'Uv e da Pour La Vallée d'Aoste, vince con 27.493 voti contro i 15.134 di Piero Ferraris sostenuto da Pds, Rifondazione Comunista, Verdi e Verso l'Alleanza di Progresso, i 13.255 di Mario Maquignaz, che rappresenta Adp, Pri, Alleanza Popolare Autonomista, Popolari per la Riforma e Popolari per la Valle d'Aosta, ovvero una delle frammentazioni della Dc, e i 12.640 di Giovanni Sacco, candidato da Lega Nord e Forza Italia; più staccato Antonio Sella di An.

Alle elezioni per la Camera il riconfermato deputato si prende la soddisfazione di ottenere la maggioranza assoluta dei consensi con 43.701 voti pari al 54,1%. Secondina Squarzino, compagna di candidatura di Piero Ferraris, è la meno lontana, con 17.692 suffragi, ovvero il 22,2%.

I problemi sul tappeto per questa decima legislatura non sono di poco conto: la definizione della gestione del Casinò, la nuova legge elettorale sia per i Comuni che per il rinnovo del Consiglio regionale, la normativa per il riordino degli enti locali, il rilancio dell'imprenditoria e soprattutto del comparto edile, rimasto quasi paralizzato dopo gli scandali degli anni precedenti, l'acquisto dell'ospedale regionale, il recupero delle aree ex Cogne nonché del forte e del borgo medievale di Bard. In tema di sanità sono da segnalare i frequenti interventi di adeguamento dell'ospedale regionale con il lungo dibattito, ancora in corso, sull'opportunità di edificare un nuovo presidio sanitario.

Nel corso della legislatura sono da registrare ancora due tornate elettorali, per le amministrative e nuovamente per le politiche dopo la caduta del governo Dini e il fallimento del tentativo di Maccanico di formarne uno nuovo.

Il 28 maggio 1995 si vota per il rinnovo dei Consigli comunali con l'elezione diretta di sindaco e vicesindaco. Ad Aosta, unico Comune per il quale si può votare con liste apparentate, vince la coalizione Uv, Progressisti e Fédération Autonomiste che presentano Pier Luigi Thiébat, noto urologo aostano, per la carica di sindaco e Guido Piovano per quella di vice. In poco più di una settimana viene formata la giunta del capoluogo: Piovano guida l'assessorato dell'Urbanistica e della Politica del Territorio, Giorgio Lorenzini va alle Finanze, Guido Grimod, il candidato che ha ottenuto il maggior numero di preferenze personali, ai Lavori Pubblici e alla Viabilità, Renato Favre allo Sport, Turismo e Commercio; due assessori tecnici, Maria Giuliana Indrio alla Cultura e alle Politiche Giovanili, e Gianni Rigo alle Politiche Sociali.

Si torna a votare il 21 aprile, ma l'"accoppiata di ferro" Caveri-Dujany non c'è più: il senatore spiega con un documento pubblico la sua scelta di mettersi da parte. La coalizione regionalista "Vallée d'Aoste" sceglie Guido Dondeynaz. Pur non raggiungendo la maggioranza assoluta come nelle elezioni precedenti il deputato uscente vince con facilità: 48,6% dei consensi contro il 20,5% di Enrico Tibaldi, sostenuto da Forza Italia, e il 15% di Secondina Squarzino, candidata di La Valle d'Aosta per l'Ulivo a cui non partecipa il Pds-Gauche Valdôtaine. Per il Senato la scelta di Guido Dondeynaz si rivela azzeccata e l'esperto sindacalista debutta a Palazzo Madama grazie al 44,2% dei voti dei valdostani; dopo di lui il candidato forzista Giorgio Bongiorno, che ottiene il 22,2% dei voti, e la coordinatrice del movimento per l'Ulivo valdostano, Ambra Arangio, con il 15,5%.

Prima di chiudere la decima legislatura, che passerà alla storia soprattutto per il miglioramento dei servizi, per la ricerca di regole e garanzie a supporto dell'azione amministrativa e per l'impulso dato alla formazione, alla riqualificazione e all'occupazione, un pensiero va ad Edoardo Bich, scomparso dopo lunga malattia ai primi di maggio del 1997: per alcuni era un amico, oltre che un compagno ispirato, per altri un avversario corretto e intellettualmente onesto.

Questo quinquennio è caratterizzato anche dai numerosi "cambi di pelle" ovvero di appartenenza ad un gruppo politico: quasi un terzo dei consiglieri eletti ha finito la legislatura sotto un simbolo diverso da quello in cui l'aveva cominciata; per alcuni, come i democristiani, divenuti Popolari e poi Autonomisti, si è trattato di un percorso, per altri di un vero e proprio cambio di fronte.

Alle otto di sera del 15 aprile 1998, nell'ultima adunanza di questo Consiglio, il presidente dell'assemblea François Stévenin prende la parola per salutare i colleghi. Insieme ad altri due componenti del gruppo unionista, Ugo Voyat e Joseph-César Perrin, non sarà in corsa per la prossima competizione elettorale perché il suo movimento ha stabilito che non ci si può più candidare dopo tre legislature consecutive.