IV Legislatura

Composizione

IV Legislatura (1963-1968)

Sei mesi prima delle elezioni regionali, ovvero il 24 aprile 1963, si svolgono le consultazioni politiche, considerate da tutti un test importante, dopo che la coalizione del Leone aveva retto bene nelle amministrative del '61; il mandato portato a termine da Caveri e Chabod aveva dimostrato che non era necessario disporre di due parlamentari democristiani per ottenere considerazione e collaborazione dal Parlamento e dal governo italiano. Uv e sinistre ripresentano Chabod mentre Caveri chiede di essere sostituito perché le condizioni di salute non gli permettono di affrontare i frequenti viaggi a Roma (lo svolgersi degli eventi dimostrerà che il suo intento era probabilmente quello di rimanere in Valle per controllare da vicino la situazione politica regionale). Lo sostituirà l'avvocato Corrado Gex, che si dimette dalla giunta cedendo il posto di assessore al suo segretario e compagno di studi, Mario Andrione, che lascia l'assessorato al Comune di Aosta per iniziare la sua lunga carriera politica in Regione. Di rilievo il fatto che la federazione regionale del Psi, guidata da Francesco Froio, si mantiene fedele alla coalizione, nonostante le pressioni della segreteria nazionale, considerato che nel frattempo i socialisti erano entrati nell'area di governo. La Dc annuncia la candidatura degli esperti Vittorino Bondaz e Amato Berthet, ma a nulla valgono gli appelli e le accuse rivolte all'Union di "aver aperto la porta della Valle d'Aosta al comunismo". Il risultato è molto simile a quello di cinque anni prima: vincono Chabod e Gex, rispettivamente con il 51,1% e il 49,8% dei voti.

Alle regionali si vota con il sistema proporzionale puro e con un massimo di tre preferenze personali, ma tutte all'interno della stessa lista. Inevitabilmente il primo dato da registrare è la proliferazione delle liste: nove, sette delle quali otterranno una rappresentanza in Consiglio. Orientamenti ed estrazioni diverse, e quindi più idee, ma la mancanza di uno sbarramento porterà ad una degenerazione del sistema politico che negli anni seguenti vedrà partecipare alla competizione elettorale anche liste con scarso contenuto ideologico e programmatico, ma piuttosto al limite del "folcloristico", con candidati espressione di corporativismi o semplicemente di ambizioni personali. Da notare che l'Uv non è il solo movimento regionalista ai nastri di partenza; ci sono anche il "Raggruppamento Indipendente Valdostano et Campagnards Valdôtains" chiamato anche "Ligue" e l'Udv, Unione Democratica Valdostana, lista di matrice democristiana, concepita con funzioni di disturbo.

Il responso delle urne vede la Dc forza di maggioranza relativa con il 37,5% dei voti e 13 seggi, seguita dal Pci con il 24,3% e 9 eletti, dall'Uv con il 20,4% e 7 seggi, dal Psi e dal Pli, rispettivamente con il 5% e il 4,9% dei voti e 2 consiglieri ciascuno, dal Riv attestato al 3,3% e dal Psdi al 2,6%, entrambi con 1 seggio; privi di rappresentanza restano il Msi e l'Udv. Ad Aosta si registra, seppure per soli 136 voti, il sorpasso storico della Dc ai danni del Pci, che pure da anni amministrava il capoluogo; probabilmente le modificazioni sociali, con la nascita di una nuova piccola borghesia di commercianti e piccoli imprenditori, determinano la svolta. Eccellente la performance personale del democristiano Berthet che raccoglie nella regione ben 8.425 consensi. Questa legislatura segna un piccolo record, quello relativo alla rappresentanza del gentil sesso; sui seggi siedono ben quattro consiglieri "in gonnella" (il "record" verrà eguagliato nella quinta legislatura, ma solo per pochi mesi, quando Gilda Borrel Tubère sostituirà lo scomparso Roberto Rollandoz): la "veterana" Marie Celeste Perruchon e tre "debuttanti", le democristiane Franca Verthuy e Arlina Personettaz e la comunista Giovanna Siggia. Arlina Personettaz avrà un ruolo di rilievo nella cosiddetta "crisi del fil di ferro" e verrà riconfermata anche nella successiva legislatura mentre l'avvocato aostano Giovanna Siggia siederà in Consiglio per quindici anni; entrambe giungeranno a ricoprire l'incarico di vicepresidente del Consiglio.

Severino Caveri, primo dei suoi con 2.853 voti, ritorna alla presidenza della giunta in forza del rinnovato accordo "del Leone"; con lui nell'esecutivo andranno gli unionisti Giuseppe Filliétroz, Pierre Fosson e Mario Andrione, i socialisti Francesco Balestri e Mario Colombo e i comunisti Claudio Manganoni e Fabiano Savioz. Presidente del Consiglio diviene l'avvocato Oreste Marcoz, persona intelligente, mite e, per i maligni, "di buon comando" perché considerato un facente funzioni di Severino Caveri, uomo energico e risoluto.

La giunta riprende ed amplia il programma della legislatura precedente con una particolare attenzione alle opere pubbliche: il 1 marzo l'assessorato ai Lavori Pubblici presenta un programma a lunga scadenza per una spesa complessiva di 120 miliardi di lire. Proseguono anche la politica di aiuti all'istruzione regionale e gli incentivi per il turismo.

Il 25 aprile del 1966 il deputato Corrado Gex e altri sette valdostani perdono la vita in un incidente aereo; scompare così colui che da molti era indicato come l'erede politico di Severino Caveri (sebbene all'epoca il confronto tra i due sia acceso perché Caveri non approva la linea di Gex, apertamente favorevole al centrosinistra), naturalmente destinato a sostituirlo alla guida dell'Uv e della Regione. Ma il destino aveva disegni diversi.

Il 17 maggio 1966 si registra quella che può essere considerata ancora oggi la crisi più grave nella storia dell'istituzione democratica del Consiglio regionale, cosiddetta "del fil di ferro". L'episodio è da ricondurre alla decisione della federazione valdostana del Psi di dar vita ad una maggioranza di centrosinistra, facendo di conseguenza cadere la giunta Caveri. L'operazione era già stata condotta con successo nel capoluogo, ribaltando l'ormai tradizionale alleanza Uv-sinistre e portando il democristiano Giorgio Chanu sulla poltrona di primo cittadino.

In Regione si dimettono i due assessori socialisti, ma le cose vengono complicate dal mandato di cattura spiccato nei confronti di due consiglieri Dc accusati di aver chiesto denaro al conte Carlo Cotta per favorire la Sitav nel rinnovo della convenzione di gestione del Casinò. Di fronte al colpo di mano di democristiani e socialisti, Union e Pci chiedono elezioni anticipate, dichiarando delegittimato quel Consiglio. I conti sono facili: senza i 9 consiglieri comunisti, i 7 unionisti e i 2 Dc dimissionari il Consiglio non dispone del numero legale e quindi il ricorso alle urne è inevitabile; la richiesta di elezioni è inviata anche al governo della Repubblica e una petizione analoga viene spedita dai sindaci e vicesindaci di 45 comuni al presidente Giuseppe Saragat.

Opposta l'interpretazione degli avversari che chiedono che il Consiglio venga regolarmente convocato e i due dimissionari sostituiti. In seguito alle dimissioni di Oreste Marcoz e di Marie Celeste Perruchon da presidente e vicepresidente del Consiglio regionale, Aldo Moro, presidente del Consiglio dei ministri, incarica la democristiana Arlina Personettaz (che verrà definita "l'ostetrica di Moro" per avergli fatto "partorire" il centrosinistra valdostano) di diramare la convocazione in qualità di consigliere anziano (in verità spetterebbe comunque a Marcoz che resta il consigliere più vecchio essendo nato un anno prima); l'altro vicepresidente rimasto in carica, il comunista Renato Strazza, ne subirà in seguito le conseguenze giudiziarie per "attentato al funzionamento di organi costituzionali". La data di convocazione è appunto il 17 maggio 1966, ma i 17 consiglieri di Dc, Psi, Pli, Psdi e Riv trovano le porte del Palazzo regionale chiuse dall'interno con le maniglie avvolte dal fil di ferro; nemmeno gli impiegati sono potuti entrare negli uffici. Un cartello, a firma del presidente Caveri, giustifica la chiusura "per motivi di ordine pubblico" e concede alcuni giorni di congedo ai dipendenti. Pochi giorni dopo Guido Padalino, commissario governativo nominato da Moro, convoca il Consiglio che provvede a sostituire i due democristiani dimissionari e quindi ad eleggere il nuovo presidente del Consiglio, Giuseppe Montesano.

Il 31 maggio nasce così la nuova giunta di centrosinistra guidata dal Dc Cesare Bionaz.

Lo scudo crociato ha cinque assessorati: Carlo Benzo all'Industria e Commercio, Mauro Bordon alle Finanze, Cesare Dujany alla Pubblica Istruzione, Angelo Mappelli alla Sanità e Assistenza Sociale e Giuseppe Maquignaz all'Agricoltura e Foreste. I due socialisti che si erano dimessi tornano in giunta: Francesco Balestri al Turismo e Mario Colombo ai Lavori Pubblici.

Francesco Froio, intelligente e scaltro regista dell'operazione, diventa presidente della Cogne e per molti si tratta di un premio concesso dalla Dc per averle consentito di rientrare nella "stanza dei bottoni".

Il senatore Chabod, che aveva sostenuto in quel periodo la collaborazione con la Dc, viene nominato vicepresidente del Senato.

Un gruppo di unionisti tradizionalisti e anticomunisti fonda nel 1967 il "Rassemblement Valdôtain", schieramento regionalista molto vicino alla Dc che esordirà l'anno dopo alle elezioni regionali. La giunta Bionaz riprende in gran parte il lavoro della giunta Caveri e, in meno di 20 mesi di mandato, pur non sviluppando un proprio programma originale, riesce tuttavia a ristabilire appieno l'attività amministrativa del Consiglio.

Alcune iniziative hanno comunque una vasta risonanza, come l'estensione della gratuità dei libri di testo alle scuole secondarie, l'accordo con l'Enel per i canoni dovuti per le acque e l'incremento dell'assegnazione di generi contingentati. Anche la decisione dello Stato di reintegrare il capitale sociale della Cogne con 20 miliardi viene considerata in gran parte il frutto della ripresa di proficue relazioni con il governo e il Parlamento.