Eventi e ricorrenze
28 aprile 2013
Concluso il “Viaggio virtuale di una comunità ad Auschwitz”
Il “Viaggio virtuale di una comunità ad Auschwitz”, ideato dall’Amministrazione e la Biblioteca comunale di Arvier, in sinergia con il Consiglio Valle, è giunto al termine con il rientro in Valle dei partecipanti alla parte “concreta” del percorso, ovvero una visita guidata dei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.
Il progetto, iniziato nel mese di gennaio, in concomitanza con la celebrazione della Giornata della memoria, per non dimenticare le atrocità commesse durante la seconda guerra mondiale, per le quali hanno sofferto duramente e sono stati sterminati milioni di persone, ha previsto una parte “virtuale” ricca di iniziative, tra cui la consultazione di libri e lo svolgimento di tre serate di approfondimento; dal 25 al 28 aprile è stato invece organizzato il viaggio ai più significativi campi di concentramento e alla città di Cracovia, cui hanno aderito 38 persone, provenienti da diversi Comuni valdostani.
Di seguito, si riportano alcune impressioni e riflessioni di alcuni partecipanti.
«Oltre alla drammaticità degli eventi ancora vivi in questi luoghi, ciò che ci ha colpiti è la tristezza, i volti cupi a volte in lacrime, rispettosi silenziosi increduli degli innumerevoli visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Con grande vivacità e modernità la vita scorre tra i favolosi monumenti storici della città visitata di Cracovia.» (Adolfo e Renza)
«Un conto è studiare sui libri, documentarsi per un bisogno personale di conoscenza di ciò che è stato. Un altro è vederlo, toccarlo, sfiorare quel legno e quelle pietre e immaginarci stese sopra le sagome di uomini deformati dal digiuno e dalla fatica, calpestare quelle rotaie tante volte viste in foto. Scoprire che esisteva pure una prigione nella prigione, buchi da 90 x 90 cm di larghezza in cui erano rinchiusi i “criminali”. Vivere un’esperienza del genere ti segna, ti fa riflettere sulla natura umana e sulla sua totale e incontrollabile follia. Ho capito che le foto erano superflue perché quelle immagini sono rimaste impresse nella mia mente: capelli, scarpe, assi di legno come letti, camini come unica via di uscita da quei fili spinati. È tutto disumano, incomprensibile, crudele al punto che sul momento non sembra vero. Ho fatto questo viaggio con la mia famiglia e con un gruppo di persone che non sarebbe potuto essere migliore per vivere insieme tutto questo. Sono sicura che non dimenticheremo, che non siamo stati e non saremo ciechi e sordi di fronte alla storia come invece troppo persone sono state.» (Anna)
«Ripensando alla visita fatta al campo di concentramento di Auschwitz e Birkenau, tante emozioni
riaffiorano. La giornata di sole e i prati verdi non mi hanno fatto del tutto calare nell’atmosfera adatta a quel luogo; solamente dopo essere rientrata a casa, guardando le fotografie, tornano alla mente parecchi fotogrammi dei momenti che più mi hanno colpito. Tanti sentimenti mi assalgono: pena e compassione per quelle persone che hanno sopportato queste follie, odio per i fautori di queste atrocità e la mia incapacità di capire come coloro che erano a conoscenza di ciò che accadeva in questi luoghi non hanno avuto il coraggio di denunciarlo. Sono certa che non dimenticherò l’enorme quantità di capelli, scarpe, pentole appartenuti alle vittime, l’odore acre che ho percepito nelle baracche e l’acqua dello stagno di Birkenau, che a causa delle ceneri della cremazione, ha perso per sempre la sua limpidezza.» (Chiara)
«26 aprile 2013, ore 6.00: la sveglia, è una bella giornata di sole, caldo, e di cielo terso, senza nuvole. Oggi Auschwitz e Birkenau, che emozione! Dopo tante letture, tanti film, finalmente uno sguardo sulla realtà ed i suo orrori. “Come sono stata fortunata ad essere allattata al tiepido seno di mia mamma, non c’era nessun uomo nero vicino, c’era invece solo amore dall’uomo che ho tanto amato: mio papà.” Come ho già detto, chi non conosce la storia? Ma quando ci sei, ad Auschwitz e Birkenau, l’emozione ti prende e solo alla fine della giornata il nodo alla gola si sente meno ed il mio cuore ha smesso di piangere. Che orrore tutto questo! Ti viene da pensare: sarà stato tutto vero? Ma poi ecco che ti svegli e focalizzi che questa è la storia. Che vergogna essere uomini. “Sono partita povera dentro, sono tornata ricca, che lezione di vita!” Lamentarsi è il male comune di tutti noi, riflettiamo e pensiamoci d’ora in poi.» (Fernanda e Franco)
«Impresse in me queste parole dette dalla nostra guida durante la visita: "Un popolo sprovvisto di intelligenza si può facilmente manipolare". Deve far riflettere. Rubo una frase dettami da una cara persona prima della partenza: "Vai a dare il tuo tributo alla storia e all'umanità". Vero, verissimo, e solo andando ad Auschwitz ti puoi render conto di quanto sia incredibilmente e tristemente vero.
Un susseguirsi di emozioni, pensieri, sensazioni. Un viaggio a dir poco impegnativo. Un viaggio da fare. Un posto da visitare. Un luogo da onorare. Sarà impossibile capire davvero cos'è successo; sarà impossibile capirne davvero il motivo; sarà impossibile prenderne davvero pienamente coscienza; sarà impossibile dimenticare. O meglio, dopo questo viaggio, personalmente dimenticare sarebbe semplicemente imperdonabile. Poi esco da campo e il primo pensiero è: "Io, per mille e mille motivi, sono davvero fortunato."» (Misha)
«Abbiamo vissuto e condiviso con i nostri amici delle forti emozioni, siamo stati bene in compagnia del “arvelen”. Ritorniamo nella nostra piccola, bella Vallée portando con noi il ricordo di una bellissima città. Auschwitz…Birkenau…abbiamo il cuore gonfio…non ti dimenticheremo mai. grazie ancora.» (Piera, Pierangelo, Marlène)
«Tutto mi ha impressionato: la pezza di stoffa fatta con i capelli umani, le montagne di scarpe, soprattutto quelle piccole dei bambini, le foto di chi è riuscito a sopravvivere nei campi da un minimo di qualche giorno ad un massimo di un anno e mezzo o due in condizioni disumane, le “forti” immagini che documentano come una donna ungherese sia potuta sopravvivere al campo di concentramento perdendo non solo la bellezza del suo corpo ma soprattutto la sua dignità di essere umano. Nel campo di Auschwitz I ho notato, però, che nella fila di scolaresche in coda per visitare il blocco n. 11, cosiddetto “della morte”, c’erano dei ragazzi con in mano dei mazzi di fiori, delle belle composizioni floreali, e mi sono chiesta: saranno stati dei capo-classe designati per iniziativa degli insegnanti o saranno, invece, state delle iniziative personali, magari in ricordo di un famigliare che non hanno potuto conoscere? Per questa ragione spero che i pochi ragazzi valdostani che ogni anno possono partecipare al viaggio-premio del “treno della memoria” siano consapevoli della grandissima opportunità che viene loro offerta per imparare a vivere evitando il ripetersi degli “errori/orrori” del passato.» (PV)
Infine, una poesia:
“Passi grevi
su questa terra
dove il destino di tante anime
è stato così atroce.
Sole imparziale
rallegra e scalda l’aria,
anche troppo calda,
ma ci percorrono brividi.
Seguiamo la voce grave
di una guida,
guardiamo luoghi ed oggetti
che tanto raccontano
e nessuno più parla
né sorride.
I due sposini
si fanno più vicini
intrecciano le dita,
ma anche le altre coppie,
capelli grigi o meno,
legano le mani
uniformano il passo.
Proviamo a immaginarci
nei passi di chi
qui soffrì o morì,
ma la pena è grande
tanto, troppo grande.
Visitatori si susseguono
tanti giovani attenti.
Alziamo una preghiera:
ognuno porti con sé
un seme di amore
per un mondo migliore.”
(Rosalba Di Carlo)