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Comunicato n° 86 del 12 febbraio 2019

Riflessioni, pensieri e poesie degli studenti sulla visita a Trieste e Gorizia in occasione del Giorno del Ricordo

Il viaggio si è svolto dal 7 al 9 febbraio 2019

«Tre giorni di scoperte, riflessioni ed emozioni. Tre giorni che sicuramente ci hanno lasciato dentro qualcosa di importante, qualcosa di profondo.» E ancora: «Il viaggio ci ha permesso di comprendere in maniera più specifica le questioni delle due guerre mondiali, della discriminazione degli ebrei e dell’esodo degli istriani.» Due pensieri che riassumono il significato della visita di studio a Trieste e Gorizia alla quale hanno partecipato, dal 7 al 9 febbraio 2019, quaranta studenti delle classi quinte delle scuole superiori della Valle d'Aosta. L'iniziativa, organizzata nell'ambito del Giorno del Ricordo, è stata promossa dalla Presidenza del Consiglio Valle e dall'Assessorato regionale dell'istruzione.

«Contribuire a creare una coscienza civica nei cittadini di domani - dice il Presidente Emily Rini, che ha accompagnato gli studenti in questa esperienza - significa non dimenticare nemmeno i massacri delle Foibe. Il Consiglio, credendo fermamente nella sua missione istituzionale, ha voluto essere presente in terra giuliano-dalmata con gli studenti valdostani.»

Accompagnati dai rispettivi insegnanti, le ragazze e i ragazzi rappresentavano il Liceo delle scienze umane e scientifico "R. Maria Adelaide", il Liceo classico, artistico e musicale, l'Istituzione scolastica di istruzione tecnica "I. Manzetti" e l'Istituto tecnico professionale agrario "Institut Agricole Régional". Con loro c'erano anche i Vicepresidenti dell'Assemblea, Augusto Rollandin e Luca Distort, e il Consigliere segretario Claudio Restano.

Le ragazze e i ragazzi, durante il viaggio di ritorno in Valle, hanno consegnato, in prosa e in poesia, pensieri e riflessioni di un'esperienza che è stata vissuta come un'opportunità di arricchire il proprio bagaglio culturale ed emotivo. Di seguito un estratto delle loro impressioni.

«Ho imparato a conoscere un altro lato della storia attraverso le vite dei singoli. Vite sconvolte, alcune più forti di altre, nessuna meno importante. Ho pianto, ho riso, ho provato dolore, sollievo, rabbia e infine inaspettato perdono. Ma non l'ho fatto da sola, perché questo viaggio non l'ho vissuto in solitudine. Poiché quest'esperienza è stata per me prima di tutto un'esperienza umana, che parla di vita con la terribile voce della morte. Forse il coraggio degli altri è capace di ispirarti a cambiare, a metterti in gioco, a ridimensionare i tuoi timori. E così ho conosciuto altre storie, ma ho conosciuto anche persone, amici, e ho riscoperto la gioia delle piccole cose.» (Ilaria Salamino, Liceo scienze applicate R.M. Adelaide)

«Per descrivere l'esperienza vissuta partiremo da una frase di Plinio il vecchio: “La casa è dove si trova il cuore”. Probabilmente la storia di quegli uomini e di quelle donne che sono state private della loro casa, trucidate solamente perché in cuor loro sentivano di appartenere all'Italia non solo ha segnato la nostra storia, ha segnato un popolo intero, e non ci riferiamo solo a quello Istriano colpito direttamente dalle vicende, bensì a tutto quello italiano che dovrebbe prendere coscienza e mai trascurare tutto ciò che è accaduto. La peggior sconfitta per noi italiani sarebbe dimenticare tutti coloro che hanno subito ingiustizie, tutti coloro che sono stati sottomessi, tutti coloro che sul fronte si sono sacrificati per noi. Il silenzio non deve andare a sminuire le loro storie, perché se viviamo in un paese libero, se viviamo nel NOSTRO paese, in quello che possiamo e dobbiamo chiamare casa, lo dobbiamo anche a loro.» (Alfredo Paba, Denis Betemps, Nathalie Demoz, Institut Agricole Régional)

«Tutte queste visite sono state spunto di riflessione e di apprendimento personale, al contrario di quando si studiano questi argomenti su un libro, vedere i posti degli avvenimenti è più efficace per rendersi conto della situazione drammatica. Inoltre, si è messo l'accento su aspetti che nei libri di storia utilizzati nelle scuole non sono presenti o appena accennati.» (Mattia Iannessa, Davide Collalto, Remy Desaymonet, AIT, Istituto I. Manzetti)

«Queste storie, nascoste per anni, sono state fondamentali per comprendere la difficile situazione politica e sociale dell’Istria e della popolazione italiana che abitò in quelle zone. Questo viaggio d’istruzione è riuscito ad arricchire il nostro bagaglio culturale grazie alle esperienze e ai racconti tramandati di generazione in generazione dai protagonisti di queste orribili atrocità. Sicuramente tutto questo ci sarà d’aiuto per non commettere più gli stessi errori, e per poter imparare, crescere e tramandare le conoscenze apprese a chi non ha potuto godere della nostra medesima esperienza. Per non dimenticare.» (Gaia Giannola, Federica Macrì, Elisa Obert, Jérôme Romano, Daniel Jeantet, AFM, Istituto I. Manzetti)

«Il viaggio ci ha permesso di comprendere in maniera più specifica le questioni delle due guerre mondiali, della discriminazione degli ebrei e dell’esodo degli istriani. C’è stata una presa di coscienza da parte di tutti noi nel visitare luoghi di tragedia e sofferenza come: la Risiera di San Sabba, la foiba di Basovizza, il magazzino numero diciotto, il sacrario di Redipuglia, le trincee sul Carso; oggi questi monumenti hanno valenza storica, poiché fungono da testimonianza di quanto accaduto, ma allo stesso tempo morale, contribuendo a mantenerne vivo il ricordo.» (Elisa Bettio, Vanessa Mammoliti, Gloria Charrance, Marco Campini, Liceo scienze applicate R.M. Adelaide)

«È stato un viaggio molto suggestivo e istruttivo che ci ha fatto conoscere i retroscena che non sono approfonditi sui libri, facendoci capire come mai è importante non dimenticare gli eventi accaduti in quei luoghi. È stato fondamentale l'intervento di alcune persone del luogo che hanno saputo raccontarci in modo molto dettagliato e commovente l'esperienza vissuta dalle proprie famiglie a seguito dell'esodo. È solo grazie alla consapevolezza della sofferenza che si può evitare che ciò accada di nuovo in futuro.» (Massimiliano Prato e Fabio Carrozza, Liceo scienze applicate R.M. Adelaide)

«Prima di partire pensavo fosse essenziale prepararmi psicologicamente, ero convinta sarei tornata segnata e commossa. Forse nulla ti può preparare a trovarti cinque metri dalla Foiba di Basovizza, o a camminare all'interno della Risiera di San Sabba, o a salire i gradini del Sacrario di Redipuglia. Guardi e taci e ti gira la testa e provi talmente tante emozioni insieme fino al punto di non provare più niente. Ti svuoti completamente. Solo dopo inizi a capire che ti è rimasto qualcosa dentro, un frammento di qualcosa che forse ancora non capisci. Scopri qualcosa di te stesso. Metà della mia famiglia è croata; Rovinj, in Istria, è la mia seconda città, la mia seconda casa. Ho avuto l'impressione di rivivere una parte di storia della mia famiglia, un frammento anche della mia storia. Ho respirato l'aria che i miei nonni hanno respirato e ho visto il tramonto che i miei nonni hanno visto. Ho vissuto ciò che fino a ieri mi era solo stato raccontato. Soprattutto per questo posso dire di essere grata e felice.» (Martina Rade, Liceo scienze applicate R.M. Adelaide)

«98 748 / Imparare il male; / cella di cemento / sala delle croci / cella della morte / mi immergo e sento / il salire delle voci / di chi serra le porte, / e follia: / vedo un ragazzo robusto sul letto duro col busto ricurvo il mento sul pungo / e lo sguardo vago nel buio; / ne ho visto uno nel panico. / In un letto a castello come bambini cresciuti / Che col timor, nella notte, vorrebbero accese le luci. / Luci qui rare, che non passan dalle grate delle finestre cementate. / 98 748 non può nemmeno immaginarle. / Ma son uscito e torno nella mia pace.  / Confrontando, sì, questa è pace, / e avrei voglia di cantare questo mare / ma la potenza o debolezza della storia è tale / che or mi abisso in una foiba colma di lacrime. / Voltandomi vedo fumo, / ma non siamo tornati a quel punto. / Può insegnare la pace?» (Samuel La Rocca, Liceo scienze umane e scientifico R.M. Adelaide)

«Questo viaggio mi ha permesso in particolare di riflettere sul significato della parola "casa" e sul significato che questa potrebbe avere adesso per queste persone. È importante che i luoghi simbolo di questa vicenda, come il magazzino 18, siano sostenuti e incoraggiati a continuare il loro racconto verso tutti, soprattutto i più giovani, perché non si dimentichi la tragedia e affinché si cerchi di perseguire un'unità europea o addirittura mondiale che ci renda tutti realmente fratelli.» (Matthieu Challancin, Liceo classico)

«Tre giorni di scoperte, riflessioni ed emozioni. Tre giorni che sicuramente ci hanno lasciato dentro qualcosa di importante, qualcosa di profondo. Abbiamo conosciuto molti aspetti che mai avevamo sentito né tantomeno studiato e, proprio per questo, li abbiamo visti diversamente rispetto all'abitudinaria prospettiva dello studio sui libri. Poter camminare lì dove un secolo fa gente come noi era stata vittima delle violenze più atroci e assurde, poter ascoltare la loro storia, poter vedere gli stessi effetti personali raccolti durante il grande esodo istriano è stata un’esperienza toccante, segnante da ogni punto di vista. Questo viaggio è stato davvero un insieme di riflessioni profonde, un insieme di domande e di tentativi spesso fallaci di dare delle risposte a ciò che un senso non ha.» (Matilde Ferrucci, Caterina Lisi, Marie-Hélène Maccari, Liceo Classico)

«Dalle foibe alle trincee, dai monumenti commemorativi alle tombe. Solo morte e distruzione. Nulla di diverso da ciò che furono la prima e la seconda guerra mondiale. Studiando questi avvenimenti non ci si rende conto di che cosa furono realmente le conseguenze della guerra e della crudeltà umana. Un conto è leggere e studiare. Un altro è vedere e capire. Visitare i luoghi dove la storia si è compiuta, dove migliaia, se non milioni di uomini sono morti, non è stato solo utile a ricordare ciò che è stato, ma è stato fondamentale per capire che tutto ciò non si deve ripetere. 'Errare è umano, perseverare è diabolico'» (Nicolò Romei, Liceo Classico)

«È stato incredibile vedere come la storia abbia inciso in maniera del tutto diversa questo territorio. In effetti, la zona del confine friulo-sloveno è ancora fortemente segnata dal passato. Sono chiarissimi i processi culturali appartenenti al territorio che hanno portato i friulani a dividere letteralmente il territorio con gli sloveni. Questi miscugli di terre e di etnie rendono questo territorio unico. La loro storia è un processo mai visto, a tratti disconnesso addirittura dalla storia italiana. Assolutamente un viaggio da fare una volta nella vita.» (Nicolò Guerini e Simone Fabrizi, Istituto I. Manzetti)

«Questo viaggio ci ha insegnato / Che in ogni guerra muore una società, / Che essere clandestini non è una scelta, ma una dolorosa necessità, / Che c'è sempre un'eco al silenzio, / Che non sono i confini a fare i popoli, ma i popoli a fare i confini, / Che il nemico del mio nemico non sempre è mio amico, / Che non c'è solo una prospettiva, / Che la storia non ha colori, solo fatti, / Che la guerra cambia, ma non cambia mai.» (Marco Paparo, Thomas Cangelosi, Davide Bruzzese, Samuele Cavana, Liceo scienze umane e scientifico R.M. Adelaide)

«Penso che ognuno dovrebbe avere l'opportunità di partecipare a viaggi simili; a scuola, infatti, molto spesso ci si sofferma solo su date e numeri, con l'unico obiettivo di ottenere un voto. Le informazioni lette sui libri, sulle enciclopedie o su internet non avranno mai lo stesso valore dei luoghi fisici in cui sono accadute determinate atrocità; la comprensione e l'impatto sono di una potenza superiore. Ho trovato molto interessante questa immersione e, personalmente, avrei dedicato più tempo alle visite per lasciare maggior spazio all'immaginazione e alle riflessioni.» (Nicole Quendoz, Liceo musicale)

«In particolare mi ha colpito la Risiera di San Sabba, un luogo utilizzato per la produzione del riso, poi trasformato in campo di lavoro e infine utilizzato come forno crematorio. La visione delle celle dove si rinchiudevano i prigionieri mi ha trasmesso una sensazione di oppressione, tristezza ma soprattutto delusione e rabbia. Rabbia per l'incapacità di comprendere appieno la situazione, rabbia per le molte domande senza risposta. Come fa un essere umano ad essere così crudele con un altro uomo? Dove si trova l'empatia e la volontà di comprendere il punto di vista degli altri? Essere consapevoli di ciò che accade è fondamentale per poter cambiare ciò che non è pace. Utile per non rendere vana la morte di migliaia di persone.» (Marie-Claire Vallet, Liceo scientifico R.M. Adelaide)

«Questo disegno rappresenta una parte interna della coda di un pianoforte antico, che ho visto al Magazzino 18. Al posto di disegnare delle corde ho attaccato ad ogni pirolo del pianoforte una parola diversa. L'immagine va guardata in orizzontale e le parole, che vanno lette dal basso verso l'alto, sono legate da un filo logico e le ho scelte appositamente per scrivere questo breve (ma spero anche significativo testo): La memoria e il ricordo, tenuti viviti solo grazie alla conoscenza, alle testimonianze e allo studio delle atrocità accadute in passato, ci permettono di soffermarci e di riflettere, affinché si possa finalmente sperare in un futuro libero dalle guerre, dagli scontri e dall'ignoranza di molti.» (Matilde Armenghi, Liceo musicale)

SC

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