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Comunicato n° 381 del 9 novembre 2004
LA GIURIA DEL PREMIO INTERNAZIONALE “LA DONNA DELL’ANNO” HA SCELTO UNA ROSA DI CANDIDATE FINALISTE
Nella giornata di ieri, lunedì 8 novembre, a Roma, nella sede di rappresentanza della Regione Autonoma Valle d’Aosta
Si tratta dell’uzbeka Tamara Chicunova, dell’indiana Corinne Kumar, dell’afgana Joya Malalai e della tibetana Ngawang Sangdrol.
Nella giornata di ieri, lunedì 8 novembre, a Roma, nella sede di rappresentanza della Regione Autonoma Valle d’Aosta, la Giuria del Premio internazionale “La Donna dell’anno” – giunto quest’anno alla sua settima edizione e promosso dal Consiglio della Valle - il cui tema centrale è “Diritti umani senza frontiere”, ha preso in esame le 33 candidature proposte dalle varie associazioni internazionali, indicando al termine una rosa di quattro possibili vincitrici: l’uzbeka Tamara Chicunova, l’indiana Corinne Kumar, l’afgana Joya Malalai e la tibetana Ngawang Sangdrol.
“Le candidature pervenute – spiega il Presidente del Consiglio Ego Perron che ha presieduto la riunione insieme alla Principessa Maria Gabriella di Savoia – sono di alto valore morale e di grande impegno civile e dimostrano, una volta di più, quante siano le donne nel mondo che si adoperano per dare un sostegno alle fasce più deboli della società. Sono un esempio da seguire e sostenere perché costituiscono quella parte di mondo silenzioso che opera per la sopravvivenza di tante persone così da regalare un futuro migliore.”
Tamara Chicunova vive a Taskent, capitale dell’Uzbekistan, dove nel 2000 fonda l’associazione “Madri contro la pena di morte e la tortura” e grazie a questa associazione è riuscita finora a salvare la vita di 19 ragazzi condannati a morte. Nel settembre 2003 ha inaugurato una campagna mediatica per il conseguimento di una moratoria sulla pena di morte nel suo paese, a fronte di enormi sacrifici personali. La sua libertà personale e la sua stessa vita corrono seri rischi.
Corinne Kumar è segretaria dell’ONG El Taller con sede a Tunisi che si occupa dei diritti umani e della pace. Laureata in sociologia e scienze politiche, si impegna affinché venga valorizzato in modo alternativo il ruolo della donna in India. Ha fondato un movimento che è conosciuto come “Courts of Women” che si prefigge di creare spazi politici alternativi dove le donne siano ascoltate in quanto vittime , sopravvissute, resistenti.
Joya Malalai è una venticinquenne assistente sociale che vive sotto la protezione delle Nazioni Unite in seguito ad un suo intervento in fase di discussione della costituzione del suo paese, in cui ha denunciato coraggiosamente i crimini dei “Signori della Guerra”, tra i quali vanno ricordati sicuramente l’uso dell’acido sul volto delle donne piuttosto che l’amputazione dei seni. È stata minacciata di morte ed ha subito due attentati.
Ngawang Sangdrol, nata a Lasha (Cina) nel 1977, è una Monaca Tibetana. Arrestata per la prima volta nel 1990 per aver gridato slogan indipendentisti. In seguito la sua vita è stata un continuo impegno per rivendicare in modo pacifico l’indipendenza del suo paese ed il rispetto dei diritti umani e della libertà. Da allora è entrata ed uscita dal carcere più volte e per queste sue attività è stata condannata fino al 2013. Nel 2002, anche grazie a pressioni internazionali, è stata liberata e condotta negli Stati Uniti per curarsi.
La cerimonia che decreterà la vincitrice per il 2004, alla quale andrà un premio di 20.000 euro, si svolgerà venerdì 3 dicembre prossimo, a Saint-Vincent.