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Comunicato n° 89 del 23 febbraio 2016

Le riflessioni degli studenti sulla visita a Trieste in occasione del Giorno del Ricordo

Il viaggio si è svolto dal 18 al 20 febbraio 2016

Si è concluso il viaggio dei quarantuno studenti delle scuole superiori valdostane che, in occasione del Giorno del Ricordo, si sono recati a Trieste dal 18 al 20 febbraio 2016.

I ragazzi, in rappresentanza dell'Istituto tecnico e professionale regionale Corrado Gex di Aosta, dell'Istituzione scolastica di istruzione tecnica e professionale di Verrès, dell'Istituzione scolastica di istruzione liceale e tecnica Binel-Viglino Pont-Saint-Martin e dell'Istituto professionale alberghiero di Châtillon, hanno visitato la Risiera di San Sabba - unico campo di sterminio italiano -, la Foiba di Basovizza - simbolo di tutte le atrocità commesse sul finire della seconda guerra mondiale e negli anni successivi dalle milizie e dai fiancheggiatori del dittatore comunista Tito -, il Campo profughi di Padriciano - diventato museo nazionale in ricordo delle vittime delle foibe e dell'esodo istriano fiumano dalmata che coinvolse 350 mila persone - e Redipuglia, sacrario monumentale della prima guerra mondiale, dove sono sepolti più di 100 mila soldati.

L'iniziativa, organizzata dal Consiglio Valle, dalla Presidenza della Regione e dall'Assessorato dell'istruzione e cultura nell'ambito delle Giornate della Memoria e del Ricordo, era volta a promuovere un percorso di studio e di ricerca al fine di ricordare il dramma dell'esodo della popolazione italiana dalle terre dell'Istria e Dalmazia e per ricordare la tragedia delle foibe.

Per la Consigliera segretario Chantal Certan, che ha accompagnato gli studenti, questo è un viaggio nella storia del Carso e dell'Europa: l'interesse dimostrato dai ragazzi conferma l'importanza di dare senso concreto alle giornate e ai luoghi della memoria. In queste terre, osserva la Consigliera, dove spesso è difficile capire chi sono gli oppressori e chi gli oppressi, sono evidenti tanti simboli storici, che ritornano ancora oggi nella nostra società: la tragedia dell'esilio, la labilità delle frontiere, il valore identitario delle lingue, il problema dell'accoglienza, l'importanza delle scelte politiche egualitarie.

Giunto al settimo anno, ancora una volta questo viaggio ha rappresentato un'esperienza molto coinvolgente, ricca di emozioni, come si evince dalle impressioni e riflessioni scritte durante il viaggio di ritorno dagli studenti, di cui si riportano alcuni estratti.

«La memoria è un sentimento da conservare e ravvivare nel tempo. Questa visita di studio direttamente sui luoghi della storia ci ha consentito di guardare dentro noi stessi con maggiore consapevolezza.» (Dimitri, Davide, Alexander e Luca, ISITP Verrès, Liceo linguistico Binel-Viglino, IPR Corrado Gex corso serale di Aosta)

«Questi luoghi trasmettono il messaggio che in guerra non ci sono né vincitori né vinti, poiché il numero delle vittime e la quantità di sangue sparso sono sempre elevati in entrambi gli schieramenti. È dunque importante non dimenticare il passato per non commettere le medesime atrocità. Ricordiamoci che il silenzio è complicità.» (Martina e Sharon, ISITP Verrès)

«Un posto dove il tempo si è fermato, luogo di dolore, tristezza e malinconia, è sicuramente la Risiera di San Sabba, dove più di quattromila persone entrarono e uscirono polvere. Polvere sparsa per mano di belve umane e accompagnate dal travolgente soffio della Bora per la città e per il mare. Soffio di libertà che li rese uomini.» (Pierre Vuillermoz, Eleonora Cracchiolo, Gabriele Stevenin e Emanuel Di Maria, ISITP Verrès; Federica Scandale, IPRA)

«Siamo testimoni indiretti di tragiche pagine del nostro passato che non dobbiamo mai dimenticare. Penso che ognuno di noi abbia l'obbligo morale di ridare spazio alle vite di chi è stato drammaticamente strappato all'esistenza, restituendo dignità a chi oggi ci appare come un numero scritto su un monumento, senza più né voce né volto. Ogni giorno dovrebbe essere una "giornata della memoria" perché raccontare e tramandare il ricordo di ciò che è avvenuto è essenziale affinché l'umanità intera non si macchi più di orrori simili.» (Ilaria Gallo, ITPR Corrado Gex di Aosta)

«Grazie all'esperienza vissuta a Trieste sono riuscita a comprendere appieno il valore dei luoghi storici. Trieste non è solo stata terra di guerra, poiché ha accolto grandi culture e civiltà che hanno creato un luogo unico. Purtroppo però Trieste è stata luogo di contese a causa della sua posizione geografica strategica, che ha portato grandi vantaggi alle potenze politiche che sono riuscite a dominarla, ma grandi dispiaceri e dolore alla popolazione civile, suo malgrado coinvolta. Siamo onorati di aver avuto la possibilità di vivere questa esperienza unica, che ha suscitato in noi emozioni difficili da descrivere, ma incredibilmente profonde.» (Carmen e Fatna, ITPR Corrado Gex di Aosta)

«La nostra "civiltà" è costruita sui pilastri sporchi del sangue di milioni di persone morte per un ideale, una convinzione, talvolta una bugia; nonostante questo, continuiamo ad uccidere ed essere uccisi nel nome del denaro, del potere, della religione. Possiamo, allora, sperare in un futuro migliore proseguendo in questa eredità di violenza e dolore? La risposta è: probabilmente no. Tuttavia, grazie ad esperienze come questa, che risvegliano in noi la memoria di ciò che è stato, possiamo evitare di ripetere gli stessi terribili errori del passato. Ma non è sufficiente: il rispetto della vita e della sua unicità è alla base di un futuro più prospero che renderebbe veramente onore a tutte le persone, italiane o meno, morte nella speranza di un'esistenza migliore. Utopia? Forse; ma, come recitava una famosa canzone: "You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one".» (Gabriele, ITPR Corrado Gex di Aosta)

«L'incontro con l'istriano Romano Marzuti è stato il più significativo; ci ha parlato con il cuore in mano delle sue ferite ancora aperte dopo più di cinquant'anni. Non ci sarà libro di storia che trasmetterà ciò che abbiamo imparato e compreso in quelle due ore con lui. Ringraziamo di cuore per l'opportunità di aver potuto conoscere da vicino un pezzo di storia che si tenta di tenere il più possibile al margine.» (Ilda, Luca e Geri, ITPR Corrado Gex di Aosta)

«"Abbattiamo le frontiere", frase scritta sul muro di un edificio di fronte alla Chiesa di San Giusto sul Monte della Rimembranza a Trieste: grazie a questa affermazione, quasi come fosse un urlo soffocato, sono riuscita a comprendere il vero obiettivo di questa esperienza, ovvero che nessun confine geografico potrà mai separare un popolo e nessuna differenza, linguistica o culturale che sia, dovrà mai rendere disuguali gli uomini.» (Nives Morani, Liceo linguistico Binel-Viglino di Verrès)

«Non siamo venuti qui solo per celebrare le vittime delle atrocità e della cattiveria umana, ma abbiamo intrapreso questo viaggio soprattutto per capire che siamo liberi di parlare, di denunciare e di scegliere in modo da evitare il ripetersi di tragedie simili.» (Alessia Battaggia, Stefania Bonamigo, Asmaa Hassoune, Manuela Macori e Valérie Poletto, Istituto tecnico per il turismo, Istituzione Binel-Viglino di Pont-Saint-Martin)

«Un tuffo nel passato che ha suscitato in noi emozioni e sensazioni che ci hanno reso cittadini più consapevoli della storia del nostro paese.» (Nicola, Sofia, Alberto, Giulia, Christian, Luca, IPRA)

«Mi sono accorta in questi giorni che le parole fanno la storia, le parole dette raccontando le proprie esperienze, con le lacrime agli occhi. Le parole che ti trasmettono la storia sono anche quelle non dette, ma solo immaginate, come davanti alle celle disumane e dei prigionieri nella Risiera di San Sabba. Sono anche le parole dette a bassa voce, attorno ad un silenzio inevitabile, davanti alle Foibe, sono l'eco delle trincee, il respiro percorrendo le scalinate del Sacrario. Ma com'è possibile tutto questo massacro? Com'è possibile che Mussolini abbia fatto costruire un Sacrario della Prima Guerra mondiale per ricordare le vittime per poi, pochi anni dopo, proclamare l'entrata in un'altra guerra ancora più sanguinosa? Oppure, come è possibile che lo Stato italiano non dia dei soldi per la ristrutturazione di un museo importante come quello dei campi profughi istriani, che sono una parte importantissima della storia italiana? Queste sono domande alle quali spero di poter riuscire a rispondere nel corso della mia vita.» (Martina Paramatti, Liceo linguistico Binel-Viglino di Pont-Saint-Martin)