Info Conseil
Comunicato n° 245 del 9 luglio 2013
Garante dei detenuti: soddisfazione per il decreto legge sulle carceri
Dal 3 luglio scorso è in vigore il decreto legge n. 78/2013, che detta disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena.
«Non posso che accogliere con favore le misure appena varate, per altro a seguito delle note sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo – è il commento del Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Enrico Formento Dojot –. Deve essere un primo passo cui, spero, ne seguiranno altri, finalizzato alla risoluzione del problema principale che affligge le carceri: il sovraffollamento. Il decreto legge prevede, in primo luogo, la sospensione dell’esecuzione della pena non superiore a tre anni (quattro per i detenuti che versano in condizioni particolari), finalizzata alla concessione di misure alternative alla detenzione: la norma non si applica ai condannati per reati gravi, quali, ad esempio, l’associazione di tipo mafioso, la prostituzione minorile e i maltrattamenti in famiglia. Il decreto opera altresì sull’istituto della liberazione anticipata, da valutarsi dal Magistrato di Sorveglianza, sempre escludendo i condannati per reati gravi.»
«Inoltre – prosegue Formento Dojot – il decreto legge amplia gli spazi per l’applicazione di misure alternative alla detenzione per i recidivi che hanno commesso reati di piccola entità e per l’assegnazione a lavori di pubblica utilità, in luogo della carcerazione, riguardo ai soggetti in condizione di dipendenza da alcool o stupefacenti.»
«Si tratta – conclude il Garante valdostano – di misure sicuramente positive, volte alla decongestione degli Istituti di pena e, quindi, ad una condizione meno pesante per i ristretti. Occorre però, a mio avviso, procedere ad un rafforzamento reale delle opportunità dell’ammissione al lavoro, interno ed esterno, al di là delle attività a titolo volontario e gratuito a favore di enti pubblici, previste dalla novella. Non bisogna dimenticare che il reinserimento sociale del ristretto non può prescindere, come dimostrato dall’esperienza, dalla collocazione lavorativa, in assenza della quale è alto il rischio di recidiva. Ad una prima analisi, cui seguiranno i necessari approfondimenti, stimerei che una percentuale significativa dei detenuti della Casa circondariale di Brissogne possa essere interessata dalle nuove misure, in linea teorica.»
SC