Info Conseil

Comunicato n° 532 del 21 ottobre 2009

INTERROGAZIONE SU PREVENZIONE E SICUREZZA DEL TERRITORIO

Adunanza del Consiglio regionale


Il Consigliere segretario Enrico Tibaldi (PdL) ha voluto sapere, con un'interrogazione, quali sono le misure di prevenzione e sicurezza adottate in Valle d'Aosta per far fronte a eventuali eventi alluvionali.

Considerato che la regione è classificata come zona a "elevato rischio di calamità naturali" che riguarda la maggior parte dei Comuni, l'interrogante ha chiesto quali sono le zone e i Comuni potenzialmente più esposti al rischio idrogeologico; se sono stati previsti, e - in caso affermativo - quali sono i probabili eventi idrogeologici di maggiore importanza che potrebbero verificarsi nel prossimo futuro sul nostro territorio e quali misure sono state adottate dall'Assessorato per farvi fronte; se vi sono strutture (pubbliche o private) o infrastrutture edificate in aree a rischio idrogeologico e, in particolare, nelle "zone rosse" e come è stato attuato il piano di delocalizzazione e messa in sicurezza di cui alla legge regionale 11/2002; se i Comuni hanno puntualmente e completamente ottemperato alle previsioni normative degli artt. 35, 36 e 37 della L.R. 11/1998, in materia di normativa urbanistica e di pianificazione territoriale, e ai successivi aggiornamenti cartografici.

L'Assessore alle opere pubbliche, difesa del suolo e edilizia residenziale, Marco Viérin, ha detto che "i rischi sono affrontati dai Comuni e dalla Regione con efficienti strumenti sviluppati nel corso degli anni: vincoli di inedificabilità, previsione meteo degli effetti al suolo, sistema di protezione civile.
Riguardo al primo quesito, l'individuazione della situazione dei rischi non è valevole per sempre, ma è in divenire, si basa sulla capacità offerta dalla scienza e dalla tecnica. Oggi la Regione dispone di strumenti conoscitivi costituiti dalla cartografia degli ambiti inedificabili per pericolo di frane, inondazioni e valanghe, e, per quanto attiene alla materia urbanistica, dalla legge regionale 11/1998 (in cui viene valutato quale indice di pericolosità non solo l'area già interessata dal dissesto, ma anche la propensione al dissesto del territorio), dall'inventario dei fenomeni franosi, che comprende più di 5.000 frane, dai diversi studi conoscitivi svolti negli anni.
Dal punto di vista della classificazione, nell'ambito del piano dell'assetto idrogeologico approvato nel 2001 dall'Autorità di bacino del fiume Po, è stato costruito un indice comunale di pericolosità idrogeologica, in base al quale emerge che 42 comuni  sono risultati avere pericolosità molto elevata, 11 elevata e 21 media."

Con riferimento al secondo quesito, l'Assessore ha spiegato che per far fronte ai diversi rischi, l'azione regionale si è articolata su vari livelli, per conoscere le situazioni e sviluppare un sistema di previsione e di allertamento.
"L'Assessorato partecipa con le proprie strutture tecniche, gestendo l'attività conoscitiva di monitoraggio e di intervento nel settore.
I tecnici hanno individuato 110 conoidi su cui sono presenti centri edificati, per i quali sono stati avviati studi di approfondimento per determinare le opere di protezione più efficaci.
Per quanto riguarda i fenomeni di esondazione più estesi, che si localizzano quasi esclusivamente lungo le aste principali della Dora, stiamo studiando da mesi le migliori soluzioni possibili."

Riguardo al terzo quesito, vista l'estensione delle zone pericolose in regione, lo sviluppo antropico e la presenza di strutture a medio-basso rischio sono consentiti solo al di sotto del 10% del territorio. "Basti pensare alla strada per Cogne che attraversa per forza aree pericolose.
La delocalizzazione deve essere attuata a valle della valutazione del rischio che escluda la possibilità di realizzare strutture atte a diminuire la pericolosità. I Comuni con cartografia degli ambiti inedificabili a rischio frane e inondazioni (articoli 35 e 36 della legge 11/1998) sono 71, mentre i restanti 3, Bionaz, Pontboset e Rhêmes-Saint-Georges, non hanno presentato la cartografia, pur avendo già avviato il confronto con le strutture regionali preposte.
I Comuni dotati di cartografia per i territori soggetti a rischio valanghe e slavine (art. 37) sono 70, mentre i restanti 4, Champorcher, Rhêmes-Notre-Dame, Rhêmes-Saint-Georges e Valsavarenche, non hanno ancora la cartografia approvata, e solo Champorcher ha presentato le pratiche.
Preciso infine un aspetto importante: nel 2000 la Giunta regionale ha adottato la disciplina di vincolo del territorio in conseguenza dei rischi idrogeologici, che è in vigore finché i Comuni non approvino le cartografie degli ambiti in edificabili, con cui perimetrare con maggiore dettaglio le zone."

Nella replica, il Consigliere segretario Tibaldi ha sottolineato che "emerge una fotografia non confortante: i dati confermano la segnalazione del Ministero dell'ambiente, secondo cui la Valle d'Aosta è una zona ad elevato rischio di calamità naturali. La cartografia non è estremamente recente, ma ha ovvia validità: siamo consapevoli che il lavoro cartografico è perennemente work in progress, ma deve comunque essere costantemente aggiornato.
Siamo perplessi che ci sia ancora una nicchia di Comuni che stenta a ottemperare a quanto previsto dalla normativa vigente.
La natura non fa sconti, soprattutto quando c'è un'incuria da parte dell'uomo nell'edificazione del territorio. Il piano di delocalizzazione è stato sottoutilizzato e la legge del 2002, col passare degli anni, ha perso il suo smalto, forse perché è passato l'effetto dell'alluvione. Le zone antropizzate in passato con criteri di sicurezza devono essere ripensate: la legge deve tornare di attualità."