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Comunicato n° 291 del 21 maggio 2025
Iniziati i lavori del Consiglio del 21 e 22 maggio. Dibattito sulle comunicazioni del Presidente della Regione
Il Presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, ha aperto i lavori dell'Assemblea, convocata oggi, mercoledì 21, e domani, giovedì 22 maggio 2025, per discutere un ordine del giorno composto di 75 punti.
Nelle sue comunicazioni all'Aula, il Presidente della Regione, Renzo Testolin, ha riferito in merito all'impugnativa del Governo nazionale su alcuni articoli della legge regionale n. 4 del 3 marzo 2025 “Disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale, nell’anno 2025, delle elezioni regionali e generali comunali. Modificazioni di leggi regionali in materia di enti locali".
«Tale decisione - ha specificato il Presidente Testolin -, peraltro presa l’ultimo giorno utile, nonostante la Regione avesse predisposto puntuali controdeduzioni volte a ribadire le proprie competenze in materia seppur nell’irrituale breve lasso di tempo concesso, si pone in forte contrasto rispetto alle competenze che lo Statuto assegna alla Regione in materia di enti locali. Le contestazioni mosse dal Governo non inficiano l’impianto complessivo della norma e non vanno ad interessare alcuni aspetti significativi quali quelli relativi al numero di Assessori delle Giunte comunali, alla rideterminazione dei compensi così come all’election day. Il Consiglio dei Ministri ha, invece, impugnato la legge in questione in relazione al contenuto dell’articolo 3, laddove abbiamo mantenuto un numero massimo di mandati pari a 4 per i Sindaci dei Comuni valdostani sotto i 5.000 abitanti in luogo di non porre alcun limite alle ricandidature come nel resto del territorio nazionale. Le altre contestazioni riguardano disposizioni che già esistevano nel nostro ordinamento, mai state messe in discussione in precedenza, che riguardano nello specifico il grado di parentela tra Sindaco, Vicesindaco e gli altri componenti della Giunta e l’impossibilità, nelle Giunte comunali della Valle d'Aosta, di nominare Assessori tecnici.»
«Le decisioni del Governo - ha aggiunto -, al di là del merito, destano comunque seria preoccupazione, perché, così come accaduto per la legge trentina sui mandati, testimoniano il fatto che non si faccia più distinzione tra Regioni ordinarie e Regioni speciali e non si riservi la giusta attenzione alle competenze esclusive garantite dagli Statuti di autonomia, nonostante - come avvenuto in occasione del Festival delle Regioni - tutti si professano rispettosi delle differenze ordinamentali e dei particolarismi. In ogni caso, come ho tenuto sin da subito a precisare, non c’è nessuna preoccupazione sul prosieguo del cammino elettorale di quest’autunno, ma assoluta certezza di difendere davanti alla Corte costituzionale la specificità ordinamentale valdostana, caratterizzata dalla competenza primaria in materia di ordinamento degli enti locali, peraltro consolidata ed in più occasioni confermata proprio dalla Consulta che sarà chiamata a decidere in merito al ricorso.»
Il dibattito sulle comunicazioni
Il Consigliere Paolo Sammaritani (Lega VdA) ha evidenziato: «Era proprio questo il tema su cui il nostro gruppo aveva posto dei dubbi quando si è votata la legge: il limite dei mandati. Era evidente che si andava contro una sentenza della Corte costituzionale recentissima con l'emendamento che era stato presentato in Aula. Ora che il Presidente della Regione venga a fare il paladino dell'autonomia, fa specie. La maggioranza oltre ad essere confusa è anche arrogante: un conto è avere competenze primarie, un conto è violare i principi costituzionali e il diritto all'elettorato passivo. Mi auguro che non si spendano i soldi dei cittadini per resistere contro l'impugnativa, perché si sa già come andrà a finire. Il principio costituzionale non lo può violare nessuno: questa non è autonomia, è andare con la testa contro un muro.»
«Cambiare la legge all'ultimo si è rivelata una pratica fallimentare - ha commentato il Capogruppo di RV, Stefano Aggravi -. Serve ed è urgente fare un approfondimento in prima Commissione sentendo il Presidente del Cpel e riuscire a fugare i dubbi che, diversamente, rischiano di condizionare il futuro e la validità delle elezioni che sono ormai prossime in Valle d'Aosta.»
La Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz, si è detta «preoccupata anche da quanto emerge dalle dichiarazioni del Presidente del Cpel, che pensa ad una possibile invalidazione delle elezioni comunali. Noi avevamo votato contro a questa legge, perché fare modifiche di questo tipo, a maggioranza e a ridosso delle consultazioni elettorali, è sbagliato e pericoloso e oggi abbiamo la piena conferma dei dubbi di legittimità che avevamo espresso in sede di voto della legge. A tutto questo si aggiunge la confusione su quelle che saranno le regole per le elezioni regionali, sui quali pende la possibilità di un referendum confermativo. Si deve fare chiarezza perché conoscere le regole del gioco è il minimo.»
«Il Presidente coglie sempre l'occasione per lamentarsi del Governo nazionale, pertanto chiediamo di avere copia della corrispondenza intercorsa tra Stato e Regione su questo punto per capire meglio la situazione - ha affermato il Vicecapogruppo di Forza Italia, Mauro Baccega -. La materia elettorale è importante, il Governo regionale ha prodotto una legge che ha tante magagne e Roma ve lo sta ricordando.»
Il Capogruppo dell'UV, Aurelio Marguerettaz, ha osservato: «Allo stato attuale nessun Sindaco, in base alla norma regionale, è bloccato rispetto ad una sua candidatura. Se vogliamo ricamare sulle spaccature nel centro destra, basta vedere cosa è successo in due Regioni a Statuto speciale, il Friuli - dove gli Assessori di una parte politica si sono dimessi - e in Trentino-Alto Adige dopo il ricorso del Governo Meloni sui terzi mandati: un Governo che non ha un approccio particolarmente favorevole nei confronti delle Autonomie speciali e delle Regioni più in particolare.»
Il Capogruppo della Lega, Andrea Manfrin, ha sottolineato che «mentre per lo Stato non doveva esservi nessun limite al mandato dei Sindaci, il Governo regionale lo ha previsto nel numero di quattro unicamente per fare un favore al Partito Democratico. Il nostro gruppo ha evidenziato questa bizzarria per cui i diritti vengono compressi a beneficio di accordi politici. Di questo la Regione deve rendere conto, oggi, allo Stato e domani agli elettori che decideranno sulla bontà di questa decisione.»
SC-LT