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Comunicato n° 121 del 27 febbraio 2025

Approvata la reintroduzione delle tre preferenze e della rappresentanza di genere per l'elezione del Consiglio Valle

 

Nella seduta pomeridiana del 27 febbraio 2025, dopo un ampio dibattito, l'Assemblea ha approvato - con 19 voti a favore (UV, FP-PD, PlA, SA), 2 voti contrari (PCP) e 5 astensioni (RV) -, una proposta di legge per la reintroduzione delle tre preferenze e della rappresentanza di genere all'interno della norma per l'elezione del Consiglio Valle. I gruppi Lega VdA e FI non hanno partecipato al voto.

Il testo, presentato dal gruppo Union Valdôtaine il 14 luglio 2023 e poi emendato in prima Commissione e in Aula, prevede il superamento della preferenza unica con la reintroduzione di tre preferenze secondo il sistema già adottato per le elezioni comunali: nel caso di espressione di tre preferenze, almeno una deve riguardare candidati di genere diverso, pena l'annullamento dell'ultima preferenza.

Sul testo è stato respinto un emendamento del gruppo RV riguardante la soglia di sbarramento.

L'Assemblea ha anche approvato un ordine del giorno depositato in Aula dai Capigruppo di maggioranza, che impegna il Consiglio regionale e la prima Commissione ad elaborare una specifica proposta di legge finalizzata a garantire la presenza di entrambi i generi all'interno della Giunta regionale. Il testo ha ottenuto 19 voti a favore (UV, FP-PD, PlA, SA), 2 voti contrari (PCP) e 5 astensioni (RV).

La proposta di legge - prevista dall'articolo 15 dello Statuto speciale - sarà ora pubblicata a fini notiziali sul Bollettino ufficiale della Regione per tre mesi durante i quali potrà essere avanzata richiesta di referendum confermativo da un cinquantesimo degli elettori della regione o un quinto dei componenti il Consiglio della Valle.

L'Aula ha respinto - con 18 voti contrari (UV, FP-PD, PlA, SA), 7 astensioni (RV, Bertin e Erika Guichardaz) e 1 voto a favore (Minelli), una proposta di legge in materia di elezioni regionali del gruppo PCP. I gruppi Lega VdA e FI non hanno partecipato al voto.

I testi di legge dei gruppi Lega VdA, Forza Italia e Rassemblement Valdôtain sono stati ritirati dai proponenti dopo l'illustrazione.

Il dibattito in Aula

«Questa legge arriva con considerevole ritardo, dopo un lungo e travagliato percorso che ha visto tutte le forze politiche esprimersi sulla necessità di una riforma elettorale senza però riuscire a concretizzare una proposta, essendosi poi arenate su idee e posizioni contrastanti - ha affermato il Capogruppo di PlA, Aldo Di Marco -. Non abbiamo presentato una nostra proposta ma abbiamo valutato in maniera accurata quelle presentate che hanno tutte contenuti condivisibili e non. Il testo predisposto dalla Commissione, di cui siamo firmatari, è quello che vogliamo sostenere. La politica è l'arte del compromesso finalizzato ad assumere decisioni a favore della comunità e questa norma, se non rispecchia il punto di vista di nessuno, rispecchia, seppur in modo parziale, quello di tutti. Un testo che non si può attribuire solo a una forza politica ma a tutte le quelle che si sono impegnate per la sua stesura. Siamo soddisfatti di aver contribuito a una legge che, ci auguriamo, possa trovare il favore di altre forze politiche e, allo stesso tempo, insoddisfatti perché mancano all'appello altri interventi, ad esempio sulle soglie di sbarramento, ma questa è la migliore alternativa che è possibile adottare oggi, consentendo ai valdostani di andare a votare con una nuova modalità migliorativa rispetto a quella precedente.»

Il Capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier, ha evidenziato che «l'ambizione di tutti i partiti e movimenti era di fare una riforma sostanziale, ma è rimasto un sogno nel cassetto. Come gruppo FP-PD avevamo fatto una proposta ambiziosa e legata a temi che sentiamo nostri, come quello della doppia preferenza di genere e la presenza di entrambi i generi in Giunta: una proposta che voleva essere un punto di partenza, consapevoli che sarebbe stato difficile mettere insieme tutte le richieste dei gruppi. Senza remore l'abbiamo poi ritirata, convinti come siamo che in quest'Aula ci si debba confrontare per cercare, anche in modo estenuante, dei punti di contatto, perché le riforme non sono un patrimonio di qualcuno, ma di tutti e dei valdostani. Una ampia condivisione è un segnale di democrazia, di responsabilità: in questi momenti bisogna compattarsi e federarsi in una forma consiliare inusuale perché, come nel passato, gli obiettivi si raggiungono assieme, nella diversità politica ma, nel momento di necessità, si uniscono le forze. Oggi, dobbiamo dimostrare a tutti che possiamo superare le difficoltà per chiudere un accordo politico migliorativo e convergere su un primo risultato tangibile e qualificato. Minimale, ma un passo avanti, portando a casa la preferenza di genere che oggi manca: è questo un segno di civiltà che è necessario nella nostra cultura politica e sociale. Le persone intelligenti si confrontano, rispettando anche l'avversario politico. Non vorrei che finisse come quel gruppo di persone o politici attorno al tavolo che si passano un cubetto di ghiaccio, alla fine tutti hanno le mani bagnate ma il cubetto è sciolto e sparito. Ecco, io non vorrei che finisse così. Ci bagniamo le mani con l'Autonomia e poi rinviamo tutto.»

Il Capogruppo dell'UV, Aurelio Marguerettaz, si è detto dispiaciuto per l'assenza in Aula di alcuni gruppi consiliari del centro destra «perché il dibattito e il confronto civile sono il sale della democrazia» e, entrando nel merito dei testi in discussione, ha affrontato la questione dell'elezione diretta del Presidente della Regione. «In una Regione come la nostra, in cui il Presidente ha un potere decisamente più importante rispetto a qualsiasi altro potere, con l'elezione diretta e tutte le attribuzioni riconosciutegli di conseguenza, rischia di diventare un intoccabile. La Costituzione sottolinea l'importanza della presenza di un sistema di "pesi e contrappesi" che, con l'elezione diretta, verrebbero meno. Il tema per noi non è un tabu ma bisogna creare dei contrappesi che tutelino il corretto andamento democratico. Credo poi che si debba fare chiarezza sull'asserita mancanza di governabilità della nostra Regione. Ci sono stati dei cambiamenti nella composizione della Giunta, certo, ma non sono solo le persone a incarnare la stabilità, ci sono anche i partiti e i ruoli che sono chiamati a ricoprire. In questa Legislatura abbiamo avuto la Presidenza Lavevaz e la Presidenza Testolin che appartengono allo stesso partito. Possiamo parlare di un ribaltone? Non direi. La nostra legge non ha la pretesa di essere una riforma ma introduce dei cambiamenti come l'innalzamento delle preferenze. Il superamento della preferenza unica è l'unico dato che sostanzialmente era presente anche in tutti gli altri testi di legge. Non trovo quindi dei motivi per non votare questa proposta e trovo stravagante la scelta di non farlo.»

Il Consigliere Antonino Malacrinò (FP-PD) ha dichiarato: «Dal 2022 in poi, le diverse forze politiche hanno depositato varie proposte di legge: con l'obiettivo di trovare una condivisone, siamo partiti da quello che poteva unire, ossia dal superamento della preferenza unica. Oggi, ci troviamo con un testo che introduce nuovamente le tre preferenze di cui una di genere. Nei Consigli comunali, questa introduzione ha prodotto un'importante evoluzione, che sembrava potesse produrre effetti positivi anche sul Consiglio regionale, visto che alla fine della scorsa Legislatura le donne in Consiglio erano dieci. L'introduzione della preferenza unica, votata in un momento particolare della storia valdostana, sembra aver danneggiato la rappresentanza di genere. Non credo quindi che si possa rinunciare al superamento della preferenza unica, anche se i profili di rischio legati all'annunciato referendum sono alti. A volte, per fare dei passi avanti è necessario fare qualche passo indietro: in questo caso, spero che sia per prendere la rincorsa e velocizzare il processo di riequilibrio dei generi rappresentati. Un passo che, per qualcuno, è sotto il minimo sindacale, ma che, per altri, è un grande momento di verità.»

Il Consigliere Andrea Padovani (FP-PD) si è detto «spiaciuto per quest'Aula semivuota e non capisco l'uscita dei gruppi della destra che, dopo aver sollecitato la maggioranza a dare conto delle scelte fatte, oggi non sono qui ad ascoltare le nostre risposte. Ho sempre ritenuto che l'elezione diretta Presidente della Giunta fosse sbagliata e pericolosa perché concentra tutto il potere nelle mani di una sola persona. La stabilità di governo è una via percorribile anche se sicuramente difficile: bisogna riuscire a mettere insieme delle forze che abbiano il 42% dei consensi e, per fare questo, è necessario saper intercettare i bisogni della popolazione e trasformarli in un programma di governo. Avevamo presentato una proposta di legge diversa da quella attuale, che poi abbiamo ritirato. Per noi l'obiettivo era trovare una soluzione condivisa e, a volte, serve fare due passi indietro per provare tutti a farne uno in avanti. Oggi abbiamo la possibilità di fare questo passo in avanti sicuramente per quanto riguarda la presenza di genere nel Consiglio e sarà bene intervenire per affrontare la questione della rappresentanza di genere anche in Giunta. Quando ci sono dei disequilibri la politica deve applicare dei correttivi ma per cancellare le disuguaglianze bisogna iniziare a lavorare anche all'interno dei partiti e nella società.»

L'Assessore Luciano Caveri (UV), nell'evidenziare che la tematica elettorale è sempre stata un rovello nella storia valdostana, ha ricordato i vari sistemi adottati nelle 17 Legislature del Consiglio Valle: «La vera rivoluzione risale al 1989, quando una modifica costituzionale diede alla nostra Regione la competenza elettorale, e la prima legge venne applicata per la prima volta nel 1993. Con la legge costituzionale n. 2/2001, che ha modificato il nostro Statuto, oggi abbiamo una possibilità piuttosto ampia su tutta la forma di governo: la Valle d'Aosta non ha l'elezione diretta come prima opzione per scelta che riuscii ad imporre alla Camera e sono profondamente convinto di questa decisione. Oggi siamo di fronte a una necessità che deriva dall'ultima legge elettorale, che ha introdotto la preferenza unica, limitando così la possibilità di scelta degli elettori. È quindi positivo che il cittadino possa tornare ad essere dominus. In quest'Aula abbiamo assistito a un piccolo Aventino valdostano, che però non porta a grandi risultati. Anche se certe riforme dovrebbero avere un respiro più ampio, se non c'è chi lo alimenta, quel respiro non può esserci.»

«Le preferenze sono come la pizza e il mandolino: una tipicità italiana che non esiste nelle altre democrazie europee, se non in rari casi - ha commentato il Presidente del Consiglio Alberto Bertin (FP-PD) -. La precedente legge elettorale, che conteneva la preferenza unica, è stata il frutto di un preciso periodo storico che ha portato a una convergenza molto ampia e trasversale alle varie forze politiche. Nel 2019 il testo è stato approvato a larga maggioranza, votato anche dalle forze politiche che oggi forse non più memori, avversano la loro stessa scelta. Con il mutare dei tempi, cambiano anche le leggi. Ci è stata rappresentata da più parti la difficoltà oggettiva di fare le liste elettorali, e la preferenza unica in caso di election day è un ostacolo a trovare candidati; la rappresentanza di genere oggi assume una valenza diversa rispetto al passato. A chi lamenta la mancanza della governabilità ricordo che le leggi elettorali non determinano la stabilità, al limite la possono favorire. Questo testo è ciò che il Consiglio è riuscito ad esprimere in questa legislatura. Nessuno ne è entusiasta, neanche io, ma questa è realisticamente la situazione.»

La Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz, ha parlato di «dibattito surreale e di brutta pagina della politica. Le leggi elettorali normalmente vengono discusse tra le forze politiche e si cercano di condividere anche con le minoranze e le forze presenti fuori da questo Consiglio regionale, per avere il più ampio consenso possibile, ma la solita arroganza della maggioranza ha impedito tutto questo. Valle d'Aosta Aperta, che io oggi rappresento in questo Consiglio, era stata invitata nell'ottobre scorso per una discussione con le forze di maggioranza e aveva evidenziato l'importanza della doppia preferenza di genere o al massimo la tripla con l'alternanza. Ricordo che gli accordi preelettorali erano stati sottoscritti tra tre forze politiche che componevano PCP, dove alla fine ne sono rimaste solo due. Oggi, coerentemente con quanto mi chiede Valle d'Aosta Aperta non voterò la proposta di legge che avevamo presentato ad aprile perché aveva lo scopo di far esprimere i cittadini: era stata depositata perché si voleva un referendum. Mi spiace che non sia stata data quella possibilità ai cittadini perché secondo me poteva anche stupirci l'esito.»

La Consigliera Chiara Minelli (PCP), intervenendo sul testo di legge dell'UV, ha commentato: «Si tratta di una proposta sulla quale si è fatto un ampio uso del bianchetto, una proposta inadeguata e irrispettosa delle norme di legge stesse legate agli strumenti di partecipazione popolare. La maggioranza si è infilata in un pasticcio istituzionale indecoroso, con un atteggiamento che contrasta con le procedure democratiche, quando c'era tutto il tempo per fare una vera riforma, affrontando il tema con serietà e responsabilità. Avevamo una occasione preziosa per fare una riforma organica, per metterci al passo con le altre Regioni sull'aspetto della rappresentanza di genere, che abbiamo sicuramente sprecato. La proposta non è condivisibile né nel contenuto, né nei tempi, né nelle modalità con cui è stata portata avanti. Esprimo un giudizio fortemente negativo: il Consiglio non ha assolto, colpevolmente, al suo compito. Sulla nostra proposta di legge, invece, che ho sostenuto convintamente, ribadisco che la voterò in coerenza con tutto il percorso fatto, con il programma elettorale e con quanto abbiamo proposto ai cittadini durante la campagna di raccolta firme per il referendum che il Consiglio ha impedito. Con la serena e piena consapevolezza di aver tenuto fede agli impegni e di non aver cambiato le carte in tavola in nessun momento.»

SC-LT