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Comunicato n° 268 dell'8 maggio 2024

Interpellanza sulla valorizzazione dei siti e della storia della nascita della città di Aosta

 

Nella seduta consiliare dell'8 maggio 2024, il gruppo Rassemblement Valdôtain ha illustrato un'interpellanza sulla valorizzazione delle testimonianze archeologiche presenti ad Aosta in vista delle celebrazioni del 2050° anniversario della nascita di Augusta Praetoria.

In particolare, il gruppo ha chiesto al Governo come intenda valorizzare i siti delle Insulae 51, 52 e 59 ubicati tra il Giardino dei ragazzi di via Festaz e il castello di Bramafan; se pensi di razionalizzare le esposizioni delle statue di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, presenti in più di un punto della città; se intenda rimuovere la statua di Gaio Giulio Cesare presente all'imbocco di avenue Conseil des Commis, considerato che il personaggio storico non ha mai dominato questa terra e soprattutto in considerazione del fatto che i falsi storici non rendono onore al grande lavoro degli studiosi che si occupano di Augusta Praetoria Salassorum. RV ha anche chiesto se la Regione voglia realizzare uno studio approfondito sul periodo legato alla nascita dell'urbe augustana (fine del I secolo a.C.) che, oltre alle testimonianze archeologiche e ai testi storici già noti, con l'ausilio di nuove tecniche come la digitalizzazione, favorirebbe una più approfondita conoscenza delle realtà antropologiche, storiche e architettoniche di quel periodo, permettendo un approccio storicamente sostenibile alle celebrazioni dell'anno prossimo. 

L'Assessore ai beni e alle attività culturali ha risposto che il sito dei Giardini dei ragazzi rientra a tutti gli effetti nel percorso di valorizzazione della città romana, previsto nell’ambito delle celebrazioni di Aosta 2025. Nell’area giochi “L. Brivio”, in via Festaz, ad Aosta, si cela infatti un importante sito archeologico che conserva un ampio settore di alcune case private (Insulae 51 e 52, oggi visibili, e insula 59, conservata sotto il parco giochi) dell’antica Augusta Praetoria, databili tra il I e il III secolo d.C.  Si tratta di edilizia che oggi viene definita “popolare”, costituita da più nuclei di caseggiati pluripiani, con numerosi ambienti di piccole dimensioni, gravitanti intorno ad aree cortilizie generalmente scoperte. A separare le Insulae settentrionali era la strada (cardo minore), orientata nord-sud, larga 8.20 m, porticata sul lato occidentale e pavimentata in lastre di bardiglio, che poteva ospitare negozi e botteghe. Il sito sarà oggetto di manutenzione straordinaria in vista dell’apertura al pubblico.

In merito alle statue che fronteggiano la stazione ferroviaria, l'Assessore ha osservato che sono in quella posizione da ormai più di ottant’anni: volontà dell’allora Governo italiano, e del Duce stesso, era quella di marcare fortemente l’identità romana, in un’ottica di rilettura storica centralista del tutto avulsa alla moderna storiografia. Secondo il Codice dei beni culturali, le cose immobili e mobili che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose, sono a tutti gli effetti beni culturali. Per la Soprintendenza, l’approccio di una moderna attività di tutela non agisce sull’onda della “memoria”, ma in linea con la “storia”, nella consapevolezza che non esistono monumenti “sbagliati”, ma solo opere frutto del tempo in cui sono state concepite. Per questo motivo, il Governo non ritiene di dover prevedere la rimozione di alcuna statua, quanto piuttosto, cogliendo l’invito dei proponenti, a una sua più corretta contestualizzazione che ne spieghi il significato storico moderno ormai consolidato.

L'Assessore ha poi evidenziato che sono in corso da circa 4 anni studi approfonditi, supportati da moderne tecnologie relativi alla fine del I secolo a.C.: il Progetto “Siti d’alta quota”, condotto in collaborazione con l’Office cantonal du Valais, ha come scopo primario la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione di una rete di accampamenti militari di epoca romana (età tardo-repubblicana/augustea), ubicati in alta montagna tra Valle d’Aosta e Vallese, utilizzati per conquistare il territorio alpino controllato dai Salassi e arrivare alla fondazione della nuova colonia di Augusta Praetoria. Lo studio dei siti archeologici e dei numerosi reperti in essi trovati sta portando a una rivalutazione di quelli che prima erano considerati “villaggi salassi”, interpretandoli appunto come avamposti dell’esercito romano inviato da Augusto. L’asservimento completo dei Salassi, condotto anche con l’ausilio di altre popolazioni locali, si compì nel 25 a.C. con la costruzione della nuova città, nella quale tuttavia gli sconfitti poterono trovare spazio e nuove forme di vita sociale per mezzo di commerci e matrimoni, arrivando addirittura a ricoprire importanti cariche pubbliche, come dimostrano alcune iscrizioni aostane.

Il gruppo RV ha rilevato che la statua di Giulio Cesare rischia di rimanere in quel posto a imperitura memoria anche se nulla ha a che fare con la nostra terra: si tratta di una presenza che offende il buon senso e la storia. Riguardo alla storia dei Salassi, si apprezzerebbe uno studio più approfondito, nel senso ad esempio che non si capisce il perché della costruzione di una cinta muraria così imponente e dotata di un sistema di difesa tanto importante, come citato da alcune fonti storiche che risalgono ad alcuni secoli dai fatti, se i Romani avevano già sconfitto i loro nemici.

SC