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Comunicato n° 658 del 21 dicembre 2023

Interpellanza sul rilancio del settore ovi-caprino in Valle d'Aosta

 

Il rilancio del settore ovi-caprino regionale è stato al centro del dibattito consiliare nell'adunanza del 21 dicembre 2023, con un'interpellanza illustrata dal gruppo Lega Vallée d'Aoste.

Il Vicecapogruppo Erik Lavy ha ricordato che «sul territorio valdostano questo tipo di allevamento si è ridotto a poche centinaia di capi, soprattutto per quanto riguarda le pecore di razza Rosset e le capre di razza Valdostana. In un censimento del 1782 si contavano, invece, più di 80mila capi tra capre e pecore. Il dato ci restituisce la dimensione dell'importanza, nel nostro passato, di questo tipo di allevamento che, via via, è stato tralasciato in favore di quello bovino. Il settore ovi-caprino, non soltanto deve essere mantenuto, ma deve essere opportunamente valorizzato. Chiediamo quindi quale sia il numero di capi di queste razze, cosa si intenda fare per rilanciare il settore ovi-caprino in Valle d'Aosta e se vi sia l'intenzione, anche in accordo con l'Institut agricole régional, di intraprendere collaborazioni con la Scuola nazionale di pastorizia

L'Assessore all'agricoltura, Marco Carrel, ha riferito che «ad oggi il numero di capi di pecore di razza Rosset sono 893 su un totale di ovini pari a 1.945 capi e 1.489 di razza Valdostana su in totale di caprini pari a 3.924 capi. L'azione dell'Assessorato punta alla crescita dell'imprenditorialità di questo settore. Abbiamo un confronto diretto e costante con l'Arev che, nel 1999, ha costituito una sezione ovi-caprina, raccogliendo una serie di dati importanti che ci consentono di avere il quadro aggiornato della situazione. Negli ultimi anni gli allevamenti "minori" hanno manifestato una sostanziale tenuta facendo registrare una chiusura delle aziende part-time e il consolidamento di quelle specializzate. L’allevamento ovi-caprino ha saputo ritagliarsi un suo spazio legato alle peculiari capacità di sfruttamento del territorio, utilizzando anche zone marginali, meno appetibili per i bovini. La maggiore specializzazione delle aziende va nella direzione auspicata che guarda alla valorizzazione non solo della produzione di lana e carne ma anche di quella lattiero-casearia. Stiamo intervenendo in favore dell'imprenditoria utilizzando il Complemento regionale per lo sviluppo rurale 2023-2027, per il sostegno alle razze a rischio di estinzione, e i fondi regionali per i costi di formazione, consulenza e promozione di questo settore che, secondo uno studio del 2019, sta attirando sempre più l'interesse dei giovani

«Non escludiamo la possibilità di aderire alla Scuola nazionale di pastorizia ma bisogna inserire il settore ovi-caprino in una logica di multifunzionalità che punti su aziende strutturate per rimanere economicamente stabili e soprattutto essere in grado di affrontare quelle che sono le difficoltà legate al nostro territorio - ha dichiarato l'Assessore -. Non possiamo, poi, non tenere in considerazione la presenza del lupo sul nostro territorio perché, ovviamente, l'apertura di un'azienda, soprattutto da parte di giovani imprenditori, è condizionata anche da questo fattore, oltre che dalla difficoltà nel reperire manodopera. Sono elementi su cui bisogna porre particolare attenzione e stiamo lavorando in collaborazione con l'Arev per arrivare ai migliori risultati auspicabili, facendo crescere l'allevamento ovi-caprino, la redditività e la produzione

«Sono interventi importanti ma non sono sufficienti per il rilancio di questo settore e per dare il giusto valore alle razze autoctone - ha replicato il Vicecapogruppo Lavy -. In bassa Valle abbiamo allevamenti bovini in luoghi in cui non ci sono prati e arrivano i camion di fieno da fuori Valle. In queste zone sarebbe auspicabile puntare sull'allevamento ovi-caprino.  Sono preoccupanti i numeri di capi sulla razza Rosset - sotto la soglia psicologica dei mille capi - e anche le ripercussioni sulla filiera della tessitura che non sempre è stata adeguatamente sostenuta dall'Amministrazione regionale. La Regione dovrebbe aprirsi a confronti con l'esterno come hanno fatto da altre Regioni, aderendo a progetti europei per lo sviluppo di allevamenti di razze ovine autoctone, della filiera e della qualità della lana. Una "contaminazione" in senso positivo porterebbe sicuramente dei benefici in un settore che, per definizione, si dice giovane e aperto alle innovazioni

I lavori sono sospesi e riprendono alle ore 14.30

 

LT