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Comunicato n° 625 dell'11 dicembre 2023

Leggi di bilancio: l'intervento del Consigliere Stefano Aggravi

Ha riferito sui provvedimenti in qualità di relatore di minoranza

 

Nella seduta consiliare dell'11 dicembre 2023, dopo l'illustrazione del Presidente della seconda Commissione, è intervenuto il Capogruppo di Rassemblement Valdôtain, Stefano Aggravi, in qualità di relatore di minoranza sulla legge di stabilità regionale e sul bilancio della Regione autonoma Valle d'Aosta per il triennio 2024-2026.

Il Consigliere ha evidenziato che «il bilancio nasconde più o meno velatamente due caratteristiche ricorrenti negli ultimi anni: l’andamento decrescente della curva delle entrate nel triennio (e di conseguenza delle spese previsionali) e, la sempre maggior dipendenza da fonti terze rispetto alle proprie, su cui la manovrabilità regionale sarà davvero limitata in quanto derivanti da bandi, programmazione comunitaria  o vincoli e scelte discrezionali dettati dall’ente concedente, lo Stato centrale in particolare. Il che testimonia che l'autonomia finanziaria della Regione risulta più compressa di un tempo. Nel 2024 gli stanziamenti di spesa sono maggiori rispetto al 2023, pari a 101,7 milioni di euro, mentre sul biennio successivo questi si comprimono per complessivi 356 milioni. Questa curva discendente porterà a rivedere gli stanziamenti di molte voci di spesa pubblica a copertura di servizi importanti, sanità e trasporti pubblici in primis.»

Il Consigliere si è poi soffermato su alcuni temi. «Attraverso lo studio della Sda Bocconi si sono definite le attività per dar corso alla riforma del comparto pubblico. Pur essendoci una volontà condivisa in quest’Aula, le forze di minoranza hanno espresso più di una perplessità rispetto alla via che si è intrapresa. La spesa per il personale del comparto pesa e peserà sulla spesa pubblica in maniera sempre più importante e questo deve portare necessariamente l’Amministrazione ad un cambio di passo, con scelte coraggiose o radicali sul modello organizzativo e di gestione delle procedure di spesa per evitare che si generino inefficienze e mancato raggiungimento degli obiettivi programmatori. Altrimenti non si farebbe che sostituire il passato con un presente che troppo gli somiglia, non facendo che peggiorare il già peggiore esistente.»

«La riforma del modello dell’Amministrazione regionale deve di pari passo avvenire con la riforma del modello degli enti locali, che non si può ancora rinviare o affrontare con singoli interventi di contingenza. Passaggio delicato su cui sembra che questa maggioranza abbia più di un timore a fare scelte coraggiose e necessarie, bensì più strategicamente a rimandare l’anno zero in vista delle prossime competizioni elettorali. Comprensibile, ma non giustificabile. La cifra stanziata per gli enti locali è notevole, circa 315 milioni di euro nel triennio, e l’importanza dell’istituzione comunale nella nostra realtà lo è altrettanto. Anche su questa cifra pesa il costo del rinnovo del contratto pubblico, ma anche un modello non più al passo con i tempi su molteplici funzioni da gestire o su nuove opportunità, come nel caso dei progetti europei per cui la singola dimensione comunale oggi non è più efficiente per reperire risorse terze a favore di investimenti comunali spesso fondamentali per il rilancio di molte nostre realtà.»

«Un terzo del bilancio è rappresentato da sanità, politiche sociali e famiglia, sui quali occorrerà valutare nel tempo l’efficacia della spesa. In particolare, il valore complessivo della spesa sanitaria (tra spesa corrente e investimenti) per il 2023 ha raggiunto il suo massimo con 522 milioni di euro (di cui è importante sottolineare che circa 175 milioni finanziano gli investimenti sanitari). Tuttavia, l’andamento nel triennio 2024-2026 è discendente e non soltanto per la diminuzione della parte investimenti, bensì anche con riferimento ai Livelli essenziali di assistenza.»

«Una condizione - ha concluso Aggravi - che deve e dovrà portarci a rivedere molte delle politiche e delle scelte sino ad oggi condotte, perché non si può più far finta di nulla e continuare a pensare che le risorse complessive siano quelle di un tempo. La spesa pubblica deve e dovrà essere anch’essa riformata, concentrando la propria attenzione in favore della continuità e relativa sostenibilità di quei servizi essenziali e non delegabili, che potrebbero patire maggiormente lo scenario delle entrate calanti. Non saranno anni facili e ci saranno scelte complicate da fare, la differenza, tuttavia, la farà la volontà di chi vorrà o non vorrà farle.»

 

SC