Info Conseil
Comunicato n° 318 del 20 giugno 2023
Piano salute e benessere sociale: il dibattito in Consiglio
La discussione sul Piano regionale per la salute e il benessere sociale 2022-2025 ha occupato l'intera seduta pomeridiana del Consiglio del 20 giugno 2023.
Sul Piano sono stati depositati 19 emendamenti, di cui 3 del gruppo PCP, 3 del gruppo Lega VdA, 4 del gruppo Misto oltre ai 9 emendamenti della quinta Commissione "Servizi sociali".
In Aula, sono stati inoltre presentati 55 ordini del giorno, di cui 28 di Lega VdA, 1 congiunto Lega VdA e PCP, 5 del gruppo Misto, 8 di Forza Italia, 13 di Progetto Civico Progressista.
La discussione in Aula
«La prima versione del Piano del 2021, partiva dall’analisi del contesto di riferimento, che oggi nella versione finale finisce in allegato al Piano. Non è un punto banale, - ha sottolineato il Vicecapogruppo della Lega VdA, Stefano Aggravi -, perché un piano dovrebbe basare le proprie considerazioni su di una base statistica e di contesto. Si può programmare su un arco triennale senza avere delle considerazioni “statistiche” forti che permettono anche considerazioni prospettiche non di poco conto? In questo documento, invece, si danno alcuni numeri aggiornati, par-ci par-là con l'ovvia considerazione di apertura, ormai iper abusata dovunque: gli effetti nefasti del Covid. La pandemia avrebbe dovuto permetterci di imparare ed evolvere. Invece, sembra come se oltre alle soluzioni contingenti di contrasto all’evento pandemico, le altre si vogliano comunque risolvere con soluzioni passate e che non tengono conto di quello che è successo. Più che un “libro dei sogni” non valeva forse la pena di predisporre un Piano più “operativo”, più snello ma concreto in termini di azioni, tempistiche di realizzazione e risorse, che portasse la sanità valdostana fuori dal pantano in cui è finita? Un piano di transizione che non dimenticasse che la pandemia altro non è stata che un “terribile intermezzo” rispetto ad una crisi che la nostra sanità aveva già sviluppato endemicamente. Su questo punto il nostro gruppo ha presentato svariate iniziative perché spesso poche, semplici, ma chiare idee sono più forti di tanti e confusi sogni e prospettive. Il Piano riorganizza gli attuali quattro distretti in due e mi chiedo se abbia davvero avuto senso concentrare circa il 70% dell’utenza all’interno di un solo Distretto, il primo, in cui Aosta e Plaine di fatto concentrano circa il 50% dell’utenza regionale. La spesa pubblica pro capite in Valle d'Aosta, nel 2019, si è rivelata superiore a quella media nazionale di 133 euro a persona (2.037 euro contro i 1.904) ed era la quarta più alta a livello nazionale. Rispetto al cittadino italiano, ogni valdostano spende privatamente circa 411 euro in più in un anno (1.040 euro contro i 629). Su questa questione trovo riduttiva la spiegazione che a maggior reddito corrisponde una propensione alla spesa più alta. Bisognerebbe invece chiedersi se questo fenomeno può essere generato dalla "non adeguatezza del servizio sanitario pubblico a coprire l’intero fabbisogno regionale”. Insomma, un Piano vecchio e tanta confusione sotto il cielo.»
«Questo è un Piano che ha tirato dritto, con arroganza, senza confronto e senza prendere in considerazione le proposte emerse nelle audizioni dagli ordini, dalle professioni, dai sindacati e dai cittadini intervenuti - ha commentato la Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz -. Discutiamo un piano votato dalla vecchia Giunta più di un anno fa, con delibere e atti che nel mentre hanno di fatto modificato, ampliato o peggio ancora applicato il Piano senza che il Consiglio lo avesse votato. Quindi questa discussione diventa un mero adempimento formale che non può dare e non dà risposte ai valdostani perché dal punto di vista operativo non conosciamo la fattibilità tecnica, la valutazione economica, la valutazione delle risorse umane necessarie, la loro reperibilità e le valutazioni organizzative del caso. Ancora una volta programmazione e visione non tengono conto della realtà. L'analisi dei dati sullo stato di salute, allegata al piano, offre un quadro preoccupante (la diminuzione di 5000 residenti in nove anni, un aumento dell'indice di vecchiaia, un eccessivo consumo di alcool, il maggior tasso di ospedalizzazione, il tasso di mortalità legato a suicidi più del doppio del dato nazionale, la mobilità ospedaliera passiva superiore a quella attiva…) che i risultati del monitoraggio dei LEA del 2021 confermano. Tutto questo a fronte di una spesa sanitaria pro capite maggiore della media nazionale, tanto che lo stesso venga riconosciuto pubblicamente dal Direttore generale. In premessa era importante ribadire il valore insostituibile del sistema sanitario pubblico rivolto a tutti, per diminuire le diseguaglianze di salute tra le famiglie più avvantaggiate e quelle meno e quelle che vivono a Gressoney-La-Trinité anziché ad Aosta. Un piano pensato a silos, senza indicatori prospettici, con un approccio semplicistico alle singole patologie e alle strutture fisiche, con la visione dell'ospedale come una fabbrica di prestazioni e senza un cronoprogramma. Manca un approccio trasversale che metta al centro la persona e i suoi bisogni, si fa un passo indietro rispetto all'ente strumentale per le attività di gestione dei servizi e degli interventi socio-sanitario, si parla di un contratto regionale quando tutte le regionalizzazioni sono un flop (vigili del fuoco, forestali, motorizzazione, …). È messo nero su bianco che l'ampliamento del Parini nasce dalla risoluzione che ha portato alle nostre dimissioni. Per privatizzare la sanità non serve una delibera o un Piano, basta non far funzionare la sanità pubblica e in questo momento il diritto alla salute non è uguale per tutti.»
«È vero che le delibere di Giunta dicono che si stanno facendo dei passi avanti rispetto al Piano, ma il percepito dei cittadini ci indica che ci sono dei grandi problemi nella sanità valdostana - ha evidenziato il Consigliere Mauro Baccega (FI) -. La richiesta di sanità è sempre più alta, ma negli anni c'è stata una significativa involuzione, con riduzione di risorse, crisi politiche e amministrative, senza contare la pandemia. Il Piano parla di programmazione 2022-2025 quando siamo a metà 2023: sarebbe stato opportuno che questo documento traguardasse al 2027 mentre rimane un libro dei sogni. Abbiamo il timore che diventi come il report che aveva prodotto la Cabina di regia condotta dal professor Balduzzi e che indicava soluzioni concrete. La Cabina aveva individuato 5 strutture che avrebbero già potuto funzionare e che avrebbero risolto anche il problema della raccolta dei dati che tanto ci penalizza nei report del Ministero: una a Morgex (che è pronta ma è chiusa); due ad Aosta, una a Châtillon e una a Perloz. Invece, è un continuo trasferire risorse e cambiare nome a strutture già esistenti. Come costruire un progetto ambizioso per la sanità valdostana? Noi riteniamo che mai come in questo momento, la sanità pubblica e quella privata debbano fare squadra per dare servizi ai cittadini, perché le cose non vanno migliorando. La Valle d'Aosta potrebbe diventare un laboratorio di innovazione, ma per farlo c'è bisogno di idee, di portare avanti i percorsi intrapresi come la telemedicina. Dare risposte ad un territorio di montagna significa anche attuare un piano di sanità connessa. Tanti obiettivi fumosi, tante parolone, nessun cronoprogramma, niente sulle risorse da implicare nelle macro aree. La Valle d'Aosta deve creare alleanze tra tutti i soggetti, pubblici e privati, e l'educazione sanitaria deve entrare nei programmi scolastici perché la prevenzione può dare risposte ai giovani in termini di salute e di benessere. Non ci sono risposte alle politiche per la famiglia quando si sono persi 5000 residenti, il tasso di natalità è sceso a 6 nati ogni 1000 abitanti. Insomma mancano le risposte concrete in termini di tempi e di qualità, mentre il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di garantire sanità e benessere a tutti i cittadini.»
Il Capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin, ha parlato di un percorso pianificatorio «a buchi che non ha coperto in maniera uniforme i periodi passati e ci chiediamo se la fretta di chiudere questo documento sia così giustificata, considerato il numero elevato di criticità sollevate da tutti gli interlocutori e i portatori di interesse. Dopo un anno e mezzo di discussione, il Piano 2022-2025 nasce già vecchio dal momento che siamo nel 2023 e alcune previsioni che contiene sono già state realizzate. Se ho bisogno di un documento per pianificare le azioni future ma le realizzo già prima della sua approvazione, o il documento è inutile o arriva inutilmente in ritardo. Su questo punto, però non abbiamo ricevuto nessuna spiegazione. I dati che contiene sono stati aggiornati tramite degli emendamenti importanti presentati dal Governo come quello sulla creazione dell'ente strumentale che avrebbe mutilato le politiche sociali. La soppressione di questo organismo è sicuramente positiva, ma non mi sembra un segnale di buona organizzazione cancellarlo in itinere, in questa maniera. Il Piano, inoltre, manca di concretezza: elenca criticità e problemi presenti sul nostro territorio senza però fornire strumenti e programmi per risolverle. Pensiamo, ad esempio, alla disabilità fisica e mentale che viene citata ma mai affrontata con la necessaria visione operativa. Il percorso condiviso e aperto sulla piattaforma è stato sicuramente utile e importante ma i portatori di interesse, soprattutto quelli delle professioni sanitarie, non sono stati coinvolti in maniera diretta nella stesura del documento, in una sorta di rifiuto all'ascolto che si è manifestata anche dopo la bocciatura arrivata dal Report nazionale con cui si segnalavano le grandi carenze della nostra sanità. La Regione cosa fa? Sceglie di non intervenire, di non farsi carico di queste problematiche, contestando i dati rifiutando. Mi auguro che il Governo prenda in seria considerazione le proposte che abbiamo presentato perché, così com'è, questo Piano non dà le risposte di cui hanno bisogno i valdostani.»
Il Capogruppo di Forza Italia, Pierluigi Marquis, ha parlato di «un Piano strategico che dovrebbe dare risposte di prospettiva alla sanità e alle politiche sociali, ma che di fatto rimane un documento filosofico senza indicazione di risorse né di tempistiche di attuazione. Non è questo il modo di lavorare per ottenere risultati concreti e sostenibili. Non sappiamo quale sarà l'impatto che avranno le scelte sul territorio: non c'è un quadro di riferimento economico a fronte di un programma che stravolge la situazione cambiando il modello attuale. Peraltro, in un contesto dove c’è carenza di professionalità: come si fa ad incrementare i servizi senza le risorse umane? Sono delle risposte che vorrei avere dall'Assessore. Questo Piano sembra trovare origine da motivazioni esterne alla Regione più che interne: ci sono input che arrivano dal livello nazionale, adattandoli alla realtà regionale, ma senza un obiettivo chiaro. Come si fa a definire una governance se non si dà priorità alla raccolta dei dati che sono essenziali per ogni tipo di programmazione? In un momento in cui tutti parlano di integrazione tra sanità e sociale, noi immaginiamo un modello che va contro questo principio, senza seguire un percorso razionale. Viviamo una situazione di estrema difficoltà e crediamo che se il cittadino valdostano dovesse dare delle pagelle, non ci sarebbe la sufficienza: questo perché si continua a dare risposte tampone, senza prendere in capo seriamente le problematiche, continuando a sovraccaricare il Pronto Soccorso per le carenze territoriali. I problemi dei cittadini devono essere la nostra priorità: i risultati si vedono laddove si semplificano le cose, approfondendo le scelte da fare. Come gruppo abbiamo presentato diversi ordini del giorno su varie tematiche - disabilità, volontari del soccorso, assistenti sociali ecc. - perché anche noi vogliamo dare degli indirizzi che contribuiscano a dare attuazione concreta ad un Piano dove ci sono tante belle parole ma che paiono nebulose e prive di una visione d'insieme.»
«La Valle d'Aosta fa le spese per aver dovuto fronteggiare la situazione pandemica sollecitando l'unica struttura ospedaliera presente sul territorio, con il personale sanitario già ridotto ai minimi termini - ha commentato il Consigliere Christian Ganis (Lega VdA) -. Questa situazione ha causato un notevole malessere e la sfiducia generale nel sistema organizzativo sanitario e, nella nostra regione, medici infermieri, ma anche molti cittadini valdostani preferiscono lavorare o ricevere assistenza sanitaria nelle regioni limitrofe e oltre Alpe. Nel Piano manca una puntuale programmazione sulla prevenzione in diversi ambiti di competenza sanitaria, mentre altre Regioni, come la Lombardia e il Veneto, hanno agito prontamente su questa problematica anche attraverso linee guida. La salute è un diritto fondamentale di ogni persona, sancito dalla Costituzione ed è importante che venga attuato al meglio. Oggi i cittadini valdostani sono particolarmente disillusi e scontenti di come viene gestita la sanità valdostana. Questo Piano presenta ancora molte criticità e i nostri ordini del giorno, se votati dalla maggioranza, potrebbero completare al meglio questo documento.»
Il Consigliere Claudio Restano (GM) ha affermato: «Il Piano socio-sanitario è un documento politico sul quale il Presidente della Regione ha una responsabilità precisa in quanto Capo del Governo. Purtroppo, questo Piano non fa riferimento alle nostre specifiche prerogative statutarie e quindi all'attestazione politica della Regione Autonoma Valle d'Aosta: vi abbiamo rinunciato per scrivere un Piano che non fa altro che recepire normative nazionali. Dov'è finita la nostra autonomia? L'esiguo bacino di utenza unito alla morfologia territoriale pone da sempre questioni di scelte molto importanti, prima fra tutte la realizzazione di economie di scala. La nostra autonomia statutaria ci ha permesso di mantenere standard elevati perché abbiamo finanziato interamente la nostra sanità. Oggi, invece, pur investendo oltre 400 milioni di Euro all'anno nel settore, abbiamo rinunciato alla nostra particolarità e non abbiamo l'orgoglio di indicare un nostro modello. Tutto questo mentre in Italia si parla di Autonomia Differenziata che, include anche la Sanità, andiamo controcorrente. Sulla prevenzione arriviamo in ritardo fin dal 2018, in questo Consiglio vi chiedevo la riforma del Dipartimento e l'istituzione della struttura di epidemiologia; sui distretti e poliambulatori peccato non aver visto gli studi, così come non abbiamo visto dati né proiezioni sull'Ospedale di Comunità, a tale proposito vi chiedo di valutare l'istituzione di un punto di primo soccorso. Riguardo al nuovo ospedale, sul quale sono d'accordo, sollecito il Governo affinché si ponga fine in fretta all'eterno cantiere. Manca poi ogni riferimento alla sicurezza degli alimenti e le bevande per alimentazione umana: ecco perché ho proposto un ordine del giorno che vada nella direzione di garantire controlli sulle acque, sui contenitori, sui prodotti freschi. Ogni scelta e ogni strategia dovrebbero essere fondate sull'efficienza e sull'efficacia: ci auguriamo che questo Piano non diventi né irrealizzabile né inefficace.»
Il Consigliere Roberto Barmasse (UV) ha evidenziato che «il ruolo principale dell'Assessorato non deve essere quello della gestione sanitaria, che spetta all'azienda USL, ma quello di programmazione. Questo è stato il principio che ha ispirato la stesura del documento con cui si è voluta descrivere una proposta di sviluppo a medio-lungo termine del sistema dei servizi sociali e sanitari nella nostra regione (che manca da 10 anni) e non di immaginare degli interventi finalizzati unicamente a risolvere problemi contingenti. Questi vanno certamente affrontati ma con altri strumenti amministrativi. Prima della sua approvazione in Giunta, il documento è stato presentato alla direzione strategica, medica e di presidio territoriale dell'AUSL e agli enti locali. È stato ampiamente condiviso con gli addetti ai lavori, con i principali portatori di interesse e con tutti i cittadini attraverso la piattaforma di consultazione pubblica online con la possibilità di intervenire e inviare contributi. Sono stati accolti i suggerimenti che contenevano istanze coerenti con il livello di programmazione del Piano, mentre non abbiamo ritenuto corretto inserire quei contenuti che si riferivano a rivendicazione di carattere contrattuale o sindacale che potranno essere oggetto di accordi successivi. L'elemento qualificante di questo documento è la riorganizzazione dei servizi territoriali in un'ottica socio-sanitaria integrata, che mette al centro il cittadino. I valdostani hanno diritto a ricevere tutti i servizi, declinati attraverso i Livelli essenziali delle politiche sociali: alcuni sono già presenti sul nostro territorio e necessitano soltanto di un potenziamento, altri invece di una nuova ideazione. Auspico che, questo Piano, che è rimasto all'esame della Commissione per un anno e mezzo, venga oggi approvato. I bisogni dei nostri cittadini non possono attendere ulteriormente i tempi della politica.»
Per il Presidente della quinta Commissione, Andrea Padovani (FP-PD), «si tratta di un Piano che mira a una nuova assistenza sociosanitaria territoriale che, superando la logica puramente erogativa, pone al centro la persona nella totalità dei suoi bisogni. Un documento partecipato, che mancava dal 2013, al quale i vari attori istituzionali, le cittadine e i cittadini hanno potuto dare il loro contributo attraverso la piattaforma di partecipazione democratica e che mira a migliorare l'accesso ai servizi sanitari e sociali, garantendo che tutti i cittadini abbiano la possibilità di ricevere cure di qualità, concentrandosi sulla riduzione delle disuguaglianze nell'accesso ai servizi, con un’attenzione particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione garantendo che abbiano accesso a cure mediche adeguate e al supporto sociale. Molta importanza è poi riconosciuta alle attività di prevenzione, dal concetto di educazione alla salute a quello di prevenzione attiva, fino anche alle modalità di comunicazione del rischio. Per ciò che concerne i servizi sociali, il Piano è caratterizzato da due concetti fondamentali: l'approccio multidimensionale e multidisciplinare come strategia della presa in carico delle situazioni di difficoltà o di fragilità e il “protagonismo” della persona nel corso delle fasi di intervento; due elementi fondanti non solo di questo Piano, ma anche di un approccio al welfare che funziona e che non vuole lasciare indietro nessuno. In questo ambito, predisporre buone politiche significa partire dal riconoscimento dell’importanza del Terzo Settore, passando per la disabilità, la famiglia e gli asili, fino ad affrontare il tema della povertà. Perché una società giusta e che funziona è una società che non lascia indietro nessuno, specialmente i più deboli. Questo Piano rappresenta una grande opportunità per migliorare la qualità della vita delle valdostane e dei valdostani. Mettendo al centro le persone, le loro capacità e non solo i bisogni, per garantire risposte integrate tra sanità e sociale, qualificate e diffuse. Per creare una società più sana, equa e sostenibile. Solo attraverso uno sforzo collettivo potremo realizzare il nostro obiettivo di un futuro migliore per tutte e tutti.»
«Il Piano contiene tutto quanto necessario e quindi è un buon atto pianificatorio e siamo certi che sarà approvato perché utile alla nostra comunità - ha dichiarato il Capogruppo di AV-VdA, Albert Chatrian -. Il passaggio successivo consisterà nell'approvazione delle delibere applicative e di tutti gli atti necessari al perseguimento degli obiettivi. Se osserviamo i dati sulla sanità pubblica internazionale del 2022 vediamo che l'Italia oggi conta circa 370mila infermieri attivi, 6,3 infermiere ogni mille abitanti, attestandosi ben al di sotto dei paesi UE e con 12 punti per mille abitanti al di sotto dei valori registrati dalla Norvegia. Per raggiungere una posizione intermedia in Europa, dovrebbero essere acquisiti almeno 150 mila infermieri per raggiungere la Germania e il triplo per arrivare ai livelli della Norvegia. Il Piano è importante ma bisogna avere anche le professionalità per poter mettere a terra i servizi. La scelta di avere tre sedi ospedaliere dislocate sul territorio va anche nell'ottica di ottimizzare l'uso delle risorse professionali. Di importanza centrale sarà anche l'approvazione dell'Atto aziendale da parte della Regione e dell'AUSL che renderà veramente operativo il documento pianificatorio. È fondamentale rimodellare l'assetto aziendale e, dove si registrano criticità, creare le condizioni per trovare delle soluzioni partecipate. Un nuovo indirizzo aziendale consentirà di trovare il miglior percorso necessario e sarà indispensabile definire i rapporti di collaborazione con le scuole di specializzazione, per rendere veramente funzionale la rete formativa ospedaliera universitaria. Avremo bisogno delle menti migliori e delle figure migliori che daranno maggiore concretezza a quanto previsto. I segnali per fare di più arrivano anche dall'analisi di alcuni dati: nel concorso per infermieri del 2021 c'erano 666 iscritti mentre nel 2023 solo 141 candidati. I numeri fanno la differenza ma soprattutto sono le azioni e noi pensiamo che questo Piano consentirà di migliorare il "percepito" sulla sanità che, oggi, non è così positivo ma che ha grandi margini di miglioramento. Il nostro obiettivo è quello erogare un servizio pubblico di qualità a tutti a quelli che sono in difficoltà e anche a quelli che, per scelta di vita, hanno deciso di rimanere nelle vallate laterali.»
Il Consigliere dell'UV Erik Lavevaz ha ricordato che «questo Piano è stato scritto in trincea, durante il Covid, con lo sforzo di immaginare la situazione in tempo di pace e di ripresa. La sanità, già prima della pandemia, si trovava in grande difficoltà sia a livello locale che nazionale. La crisi dei medici specialisti e degli infermieri ha origini lontane: le percentuali dei contratti non assegnati sono inquietanti, ma questo problema, in un contesto così piccolo come il nostro, diventa enorme. In questi due anni e mezzo, la sanità è stata al centro della politica valdostana, non solo a causa del Covid, ma per una precisa scelta politica. Sono stati presi contatti con le università italiane per creare un circolo virtuoso di attrattività, così come abbiamo cercato di sostenere le collaborazioni per le lauree infermieristiche. È vero che ci sono state delle non scelte da parte della politica, ma è altrettanto vero che, ad esempio, sull'ospedale la scelta è stata netta - e abbiamo anche perso un pezzo della maggioranza - perché avevamo la responsabilità politica di decidere, anche per riorganizzare tutto il nostro sistema ospedaliero. A chi dice che non utilizziamo appieno le nostre prerogative, rispondo che se non lo facessimo, oggi avremmo poco di più che un poliambulatorio in Valle d'Aosta e dovremmo organizzare i trasporti per portare i pazienti a curarsi fuori Valle. I nostri piccoli numeri non ci rendono giustizia, però non credo che sia tutto alla rovina, anzi credo che la sanità valdostana sia tutt'altro che un brutto anatroccolo. Questo Piano contiene degli aspetti innovativi e per certi versi rivoluzionari: non è un libro dei sogni, è un documento fatto con competenza e preparazione e qui mi sento di ringraziare l'ex Assessore Barmasse.»
«Dopo l'approvazione del Piano sarà urgente accelerare su una serie di questioni centrali per la nostra sanità - ha dichiarato il Consigliere Augusto Rollandin (PlA) -. Penso ad esempio alla carenza di personale che riguarda l'ospedale di Aosta: i sanitari sono attratti oltralpe dall'offerta di salari maggiori. Non solo ci troviamo con organici ridotti ma abbiamo investito risorse e tempo nella formazione di persone che poi ci lasciano per andare altrove. Dobbiamo introdurre dei correttivi per arginare questa situazione che per ci danneggia due volte.»
«In futuro l'ospedale non sarà l'unico luogo di cura nell'ambito del nuovo modello del sistema sanitario - ha sostenuto il Capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier - che la pandemia ha messo in ginocchio anche a causa di una struttura obsoleta ma necessaria. In questo momento si stanno facendo enormi sforzi per trovare le professionalità necessarie per dare continuità ai servizi. La Valle d'Aosta sarà l'unica oltre alla provincia autonoma di Trento e Bolzano ad avere un trend positivo: infatti, avrà, presumibilmente nel 2025, 7 medici in più grazie ad una programmazione del passato. Un dato confortante che potrà nuovamente abbassare il rapporto numerico tra gli assistiti e i medici di medicina generale. Anche sotto l'aspetto di reperimento delle professionalità, gli ultimi bandi evidenziano uno spiraglio di luce nella loro ricerca, un buon numero di medici si è iscritto ai concorsi locali. Il Piano offre un'analisi del contesto che è stata necessaria per stabilire delle priorità evidenziate dai problemi strutturali e dalle relazioni interpersonali. Si è reso necessario intervenire per rimodellare il sistema per perfezionare la sanità meno Aosta-centrica, dando il giusto peso e la capacità di dare risposte anche al territorio, organizzando Case della Salute e Ospedali di Comunità nell'intento di filtrare coloro che attualmente si rivolgono direttamente al Pronto Soccorso e all'ospedale Parini. Vengono poi proposte le Aggregazioni funzionali territoriali che daranno almeno due risposte: la prima alla complessità clinica e la seconda alla prossimità con il cittadino. Le modifiche strutturali e organizzative presenti nel Piano necessitano di grandi relazioni di fiducia tra équipe sanitaria e di continuità assistenziale, in un'ottica di rafforzamento del sistema multidisciplinare tra gli attori che partecipano alle complesse attività di cura e di tutte le figure che costituiscono il modello organizzativo futuro.»
«Questo è un atto di programmazione tecnico e politico che ricalca gli stessi difetti genetici del DEFR di due anni fa - ha sottolineato il Consigliere Paolo Sammaritani (Lega VdA) - Siamo tutti capaci a elencare i problemi della sanità ma quello che interessa è trovare le soluzioni. Il piano avrebbe dovuto partire dai dati, analizzarli e poi presentare delle proposte concrete. Questi documenti dovrebbero consentire un confronto con quelli precedenti e i futuri, per valutare l'evoluzione della situazione in maniera chiara. Sarà difficile fare un paragone tra questo piano e quelli che verranno. I dati sanitari valdostani non sono affatto confortanti e c'è parecchio da lavorare.»
La trattazione del Piano prosegue domani, mercoledì 21 giugno, a partire dalle ore 9.
SC-LT