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Comunicato n° 93 del 22 marzo 2023
Il Consiglio ha preso atto della petizione "Salviamo il Vallone delle Cime Bianche". Respinta una risoluzione
È proseguita nella seduta pomeridiana del 22 marzo 2023 la discussione sulla petizione popolare "Salviamo il Vallone delle Cime Bianche", depositata in Consiglio il 28 ottobre 2022 e accompagnata da 2335 firme.
Il Consiglio ne ha quindi preso atto e contestualmente ha respinto - con 15 voti contrari (UV, AV-VdAU, SA, FI, GM), 18 astensioni (Lega VdA, FP-PD, PlA) e 2 a favore (PCP) - una risoluzione del gruppo Progetto Civico Progressista che voleva impegnare il Governo regionale ad accantonare ogni attività volta alla realizzazione di nuovi impianti funiviari nel Vallone delle Cime Bianche; a promuovere entro l'estate 2023 un sopralluogo nel Vallone per i Consiglieri regionali e una delegazione dei firmatari; a predisporre, entro un anno, un apposito piano di gestione dell'area ZPS/ZSC "Ambienti glaciali del Gruppo del Monte Rosa - IT 1204220" ed entro sei mesi un programma pluriennale di valorizzazione dell'estrazione della pietra ollare ad Ayas e nel Vallone; a predisporre un piano di ammodernamento degli impianti esistenti nei comprensori del Breuil e del Monterosa Ski e a monitorare gli effetti della prossima funivia Plateau Rosa/Piccolo Cervino per la Valtournenche.
Il dibattito pomeridiano in Aula sulla petizione
«Come Governo non si può che rimarcare come sia stata sottolineata da parte dei gruppi Lega e FI l'importanza del progetto di collegamento delle Cime Bianche così come la necessità di avere un quadro ampio delle strategie e delle risorse da mettere a disposizione - ha sostenuto l'Assessore allo sviluppo economico, Luigi Bertschy -. La petizione è debole perché non nasce come proposta alternativa, ma per dire "no" a quanto si vuole fare. Una petizione che non prende in considerazione la crescita delle comunità, non è di aiuto ad una strategia che si pone obiettivi completamente diversi e non si unisce con quanto hanno chiesto i territori. Se la democrazia ha un senso, non possiamo non ascoltare le amministrazioni locali che si sono dichiarate favorevoli e ritengono necessario e utile il progetto per garantire sviluppo e futuro alla popolazione. Noi partiamo da lì, e pur cercando di dare a questa petizione l'attenzione che merita, al contempo ricordiamo che la programmazione e la prospettiva sono altre. Noi crediamo che 4 tralicci non siano invasivi, così come non lo sono gli impianti funiviari: questi rappresentano lo 0,4% della nostra superficie, con 3 milioni di passaggi che producono economia e lavoro. La nostra posizione è quindi quella di andare avanti con questo studio, pur con tutta la necessaria attenzione che poniamo ai cambiamenti climatici. Dobbiamo trovare un giusto compromesso tra le esigenze di produrre economia e lavoro per la gente che lavora in montagna e la tutela dell'ambiente. Oggi si apre una strada per continuare a valorizzare la Valle d'Aosta, il settore degli impianti a fune e quei luoghi e territori che ne sono interessati: gli studi che abbiamo richiesto tutti insieme in questo Consiglio serviranno da base per fare una seria analisi tecnica e politica. La politica deve esprimersi sulla base di studi scientifici ed economici: con questa petizione non lo si fa, quindi questo modo di agire non ci vede favorevoli e andiamo avanti per la nostra strada, anche se dovrà ancora essere verificata e sarà il frutto di un confronto politico che avremo nei prossimi mesi.»
«Secondo i sostenitori di questa petizione si sono delineate due visioni diametralmente opposte - ha detto l'Assessore al turismo, Giulio Grosjacques -: quella della conservazione e quella della distruzione che viene attribuita a questa maggioranza, anche se in Consiglio ci sono compagini di minoranza pregiudizialmente non contrarie ai principi sottesi alla nostra azione. Ricordo, per altro, che lo stesso studio rivela che l'incidenza sotto tutti i profili esaminati è statisticamente medio bassa. Noi siamo fermamente convinti della necessità di sostenere la tutela dell'ambiente, che però non deve escludere l'uomo. Non riesco ad immaginare quali altre attività si potrebbero insediare sui nostri territori che possano creare un numero di posti di lavoro pari a quello che garantisce lo sci. Le zone da tutelare non possono essere mantenute vergini, la nostra filosofia è quella di sostenere gli investimenti, seguendo le regole e applicando le compensazioni per sostenere questo sito di grande interesse naturalistico. Noi non sposiamo la visione della decrescita felice, vogliamo invece sostenere l'economia del nostro territorio. Questa petizione paga forse di più da un punto di vista politico ma non rende un buon servizio alla nostra comunità. La petizione non è accoglibile perché in contrasto con le scelte fatte da questo Governo.»
L'Assessore alle politiche per la montagna, Luciano Caveri, ha aggiunto: «La questione di quali modelli avere per la montagna è un tema significativo: l'istanza più democratica dell'arco alpino Eusalp si è più volte espressa sulla necessità di avere un turismo rispettoso dell'ambiente ma che mantenga lo sci come attività. Il cambiamento climatico ci impone di andare più in alto e questo sarà un obiettivo dei prossimi anni. L'aspetto più insopportabile di una certa polemica è la logica manichea di dividere il mondo: da una parte ci sono i buoni e i puri, dall'altra ci siamo noi, espressione della democrazia locale, che siamo visti come i cementificatori. Non è così. Ci vogliono elementi di onestà intellettuale e io sono convinto che i montanari debbano essere fautori del proprio destino perché vivono la montagna, perché ne hanno un'esperienza di vita. La mia impressione è che esista un effetto distorcente dell'ideologia, con persone che sono talmente convinte di avere la verità in tasca da non ascoltare più gli interlocutori e criticare studi ancor prima di averli ricevuti. Oggi lo studio di fattibilità lo abbiamo ricevuto, quindi possiamo discuterlo.»
Il Consigliere Simone Perron (Lega VdA) ha sottolineato: «Lo studio tecnico è appena arrivato e, dopo averlo analizzato nel dettaglio, faremo le nostre valutazioni coerenti, nel rispetto dei nostri elettori e di quello che richiede la situazione. La nostra non è una difesa degli impianti a tutti i costi, ma un ragionamento complessivo sul tema climatico e delle emissioni di CO2. Anche nei peggiori scenari avrà ancora un senso sciare perché il limite delle nevi si innalzerà, ma la Valle potrà garantire lo sci grazie alle sue quote elevate. Non si possono usare degli slogan, si deve guardare nel merito e i numeri dicono questo.»
Il Presidente della Regione, Renzo Testolin, ha chiuso il dibattito, osservando che «lo sviluppo del territorio e la creazione di qualcosa di unico che renda la Valle d'Aosta ancora più attrattiva sono gli obiettivi di questa maggioranza. Riguardo agli impianti a fune e allo sci, in termini numerici, parliamo di un sistema che vale 100 milioni di euro, creando un indotto dieci volte superiore. Un indotto che ci sostiene in questo percorso, a fronte anche di cambiamenti climatici che ci porteranno ad utilizzare nel migliore dei modi la nostra montagna anche d'estate. Essere accoglienti anche durante la stagione estiva ci consentirà di allungare la nostra stagionalità e diversificare l'offerta turistica montana. Un aspetto politico va sottolineato: non ci sono buoni o cattivi, l'ambiente per la Valle d'Aosta è fondamentale e chi ha governato in questi 50 anni lo ha sempre dimostrato. Oggi, alla luce anche delle normative europee, dobbiamo trovare delle risorse utili alla crescita e alla valorizzazione delle aree naturalistiche valdostane, e il collegamento funiviario potrebbe offrire delle opportunità di compensazione, anche finanziarie, utili alla causa. Per fare passi avanti è stato proposto uno studio che sia propedeutico a valutare la fattibilità, anche normativa, del progetto Cime Bianche: questo per mettere in evidenza le attenzioni che bisogna avere nei confronti del territorio accanto ai bisogni di sviluppo delle comunità. Questo è il lavoro che vogliamo fare, così come crediamo che le attività di valorizzazione della pietra ollare siano compatibili con un impianto funiviario. Vogliamo lavorare per chiudere il percorso che ci ha visti operanti in questi anni e per dare risposte concrete alla nostra regione.»
SC-LT