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Comunicato n° 427 del 14 luglio 2022

Interpellanza sul recupero del patrimonio artistico e culturale attraverso il project financing

 

Nella seduta consiliare del 14 luglio 2022, si è tornato a parlare di project financing per il recupero del patrimonio artistico e culturale con un'interpellanza presentata dal gruppo Lega Vallée d'Aoste.

Il Consigliere Nicoletta Spelgatti ha ricordato: «Visto che, per il recupero, la valorizzazione e l'apertura al pubblico del nostro patrimonio artistico e culturale, non è più possibile intervenire sempre e solo con capitale pubblico, il ricorso al project financing, che prevede l'utilizzo di capitale misto con il concorso dei privati, assume un'importanza sempre più rilevante. In merito, nel mese di dicembre 2020, questo Consiglio aveva approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegnava il Governo a predisporre un elenco di tutti i beni del nostro patrimonio artistico e culturale che avrebbero potuto essere valorizzati attraverso il project financing e ad attivare le procedure per la sua realizzazione. Essendo trascorso oltre un anno e mezzo dall'approvazione di questa iniziativa che è di grande importanza poiché pone l'accento sulla valorizzazione e sulla possibilità di fruizione dei nostri beni culturali che, oltre a rappresentare un patrimonio collettivo possono generare un indotto rilevante per il territorio, chiediamo dunque quali siano gli esiti della ricognizione; quali le procedure messe in atto e quali saranno attivate per l'attuazione dei progetti

L'Assessore ai beni culturali, Jean-Pierre Guichardaz, ha riferito che «a seguito di questo ordine del giorno, gli uffici dell'Assessorato hanno effettuato una verifica della normativa di riferimento del project financing, con particolare attenzione al coinvolgimento dei beni culturali, alle procedure necessarie per mettere in atto questi obbiettivi e ad analizzare le esperienze presenti sul territorio nazionale. Dalle analisi effettuate, risulta che il partenariato pubblico-privato è stato applicato al settore culturale solo in sporadiche occasioni che presentavano, sotto il profilo della complessità dei sistemi da gestire, caratteristiche diverse dal caso della Valle d’Aosta in quanto si trattava di singoli beni o sistemi culturali circoscritti. Visto il numero dei siti regionali, bisognerebbe invece prevedere, non solo più di una procedura, con aggravio di oneri e complessità per l’Amministrazione, ma anche uno sforzo gestionale molto consistente in capo all’eventuale operatore economico selezionato in qualità di concessionario. Dati i livelli di domanda (ingressi) registrati pre-covid, la tipologia di servizi di valorizzazione esistenti o attivabili nei siti di riferimento (molti dei quali non sono centri di ricavo, ma solo di costo) e il peso finanziario delle attività di manutenzione e conservazione, sembra difficile immaginare livelli di profitto gestionali che possano garantire adeguati ritorni a un eventuale operatore economico in assenza di supporto pubblico. L’eventuale ricorso al project financing, per essere praticabile, richiederebbe di agire su una scala dimensionale consistente che solo la gestione integrata di tutti i servizi su tutti i beni potrebbe consentire (in modo da avere, eventualmente, una compensazione tra siti/servizi in perdita con altri in attivo). Questo comporterebbe, oltre all’immensa complessità della procedura (da parte dell'Amministrazione) e a uno sforzo rilevante nella gestione (per l'operatore economico), l’estromissione della società in house che attualmente fornisce personale per lo svolgimento dei servizi aggiuntivi nei luoghi della cultura regionali

«La natura bifase della procedura comporterebbe oneri per la PA sia in termini di tempistiche (quelle minime previste per legge sono piuttosto lunghe senza considerare imprevisti nelle fasi di istruttoria e aggiudicazione), sia in termini di risorse - ha spiegato l'Assessore Guichardaz -. Infatti, il primo studio di fattibilità, quello da porre a base di gara, dovrebbe essere prodotto dall’Amministrazione, internamente o tramite affidamento esterno. Trattandosi, nel caso della Valle d’Aosta, di una Regione a statuto speciale, la fruizione pubblica del bene necessita di essere garantita in modo ancora più forte di quanto non avvenga in altri casi, essendo specifico compito dell’Amministrazione agire non solo a favore della valorizzazione dei beni, ma anche della loro preservazione per la fruizione delle presenti e future generazioni. Questo potrebbe incidere nel senso di una limitazione delle possibili destinazioni d’uso dei beni e conseguentemente impattare negativamente sia sulle prospettive di redditività di eventuali operatori economici, sia sulle probabilità di successo della gara. Alla luce delle analisi e degli studi effettuati, si ritiene che l’applicazione della procedura di Project financing per la valorizzazione e gestione dei beni culturali della Regione Valle d’Aosta sia difficilmente applicabile

«Ragionare da "bravi burocrati" non è la soluzione - ha replicato il Consigliere Spelgatti -: bisogna trovare il modo di contemperare le esigenze di tutela dei beni culturali con una mentalità più elastica e aperta. I tempi d'oro sono finiti, la Regione non ha più soldi da investire e se non si interviene con altre forme di finanziamento i nostri beni andranno in rovina generando ricadute negative su tutto il territorio. Come mai nelle altre realtà si porta avanti il partenariato pubblico-privato e noi non siamo in grado di farlo? È necessario un cambio di mentalità: uscire da quello che è sempre stato fatto fino ad ora e cercare altre strade

 

LT