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Comunicato n° 412 del 13 luglio 2022

Rinviata la decisione sul referendum consultivo in materia di elezioni regionali

 

Nella seduta del 13 luglio 2022, l'Assemblea regionale ha rinviato, con 31 voti a favore e 4 contrari (PCP e FI), in attesa di approfondimenti in prima Commissione consiliare, la decisione di sottoporre a referendum consultivo la proposta di legge n. 58 in materia di elezioni regionali depositata il 26 aprile scorso dal gruppo Progetto Civico Progressista e sulla quale era stata presentata - il 24 maggio - una richiesta di referendum consultivo di iniziativa popolare, sottoscritta da oltre 3000 firme, ai sensi della legge regionale n. 19/2003, al fine di conoscere l'orientamento degli elettori sulla proposta stessa.

Il rinvio è stato richiesto dal Capogruppo dell'Union Valdôtaine, Aurelio Marguerettaz, sollevando una questione sospensiva: «Non si vuole mettere in discussione l'istituto referendario, nel quale crediamo profondamente perché è un momento elevato di democrazia in cui si chiede la partecipazione della popolazione.» Facendo riferimento al quesito proposto (elezione diretta del Presidente della Regione, premio di maggioranza, soglia di sbarramento al 4%, eventuale ballottaggio, numero massimo di 6 Assessori, presenza di entrambi i generi in Giunta, doppia preferenza di genere, riduzione del numero di firme per presentare una lista, spoglio centralizzato delle schede, elettorato passivo esteso ai diciottenni e disposizioni in materia di forma di governo), il Consigliere Marguerettaz ha osservato: «Se questo fosse il quesito referendario, dovrebbe essere dichiarato inammissibile, perché i principi della Costituzione in merito al referendum indicano che il quesito debba essere formulato in termini semplici e chiari con riferimento a problemi affini e ben individuati prevedendo in caso contrario la reiezione. Con questo quesito si chiede invece di intervenire su di una pluralità di leggi e dando indicazioni alla popolazione assolutamente fuorvianti. Nel rispetto quindi di coloro che hanno proposto il quesito referendario, dobbiamo ritornare in prima Commissione e fare un approfondimento sul fatto se questo referendum possa essere o non essere ammesso o, in subordine, che abbia un quesito solo. La Commissione regionale per i procedimenti referendari, alla quale in prima Commissione abbiamo chiesto un parere, si è dichiarata incompetente nella sua valutazione, così come ha messo in evidenza che la legge sul referendum andrebbe migliorata perché vi sono una serie di antinomie. Io metto quindi a fattor comune la necessità di condurre un'analisi corretta in prima Commissione, con l'ausilio di un costituzionalista in modo da poter deliberare serenamente.»

Il Vicecapogruppo di Forza Italia, Mauro Baccega, ha quindi chiesto una sospensione dei lavori per un approfondimento con le Consigliere di PCP. Al rientro, ha chiesto di «aprire un dibattito in Consiglio su questo argomento che, dopo rinvii, rimandi alle Commissioni e il diniego del Comitato dei saggi, è stato finalmente iscritto il punto all'ordine del giorno. Al termine della discussione si potrà poi esprimere un parere sulla pregiudiziale. L'argomento è molto importante e non è un caso che, forze normalmente distanti su tanti temi, sostengano la richiesta di interpellare i cittadini per sapere se vogliono un sistema elettorale che consenta agli elettori di scegliere un Presidente della Regione, una maggioranza che lo sostiene e il programma condiviso.»

Sono quindi intervenuti il Consigliere Sammaritani (Lega VdA) a favore e la Consigliera Minelli (PCP) contro la richiesta di rinvio.

Il Consigliere della Lega Vallée d'Aoste Paolo Sammaritani, sottolineando che «il gruppo Lega VdA non è contrario alle forme di partecipazione diretta», ha detto di essere «contro la trattazione di questo argomento oggi, sia per questioni tecniche che di puro buon senso. È la prima volta che si vuole ricorrere al referendum consultivo: qualcuno la prende alla leggera, ma secondo noi la questione non è così semplice. Come si può chiedere alla popolazione di esprimersi su 11 principi, come quelli contenuti nel quesito referendario? In sostanza si chiederebbe una sola risposta per 11 domande e non solo, come qualcuno vuol far credere, sull'elezione diretta del Presidente della Regione. Inoltre, la prima Commissione sta lavorando sul tema dell'ammissibilità, con un atteggiamento sensato e razionale: scavalcare la Commissione competente non è un atteggiamento logico.  Rilevo, inoltre, che in Consiglio c'è anche un'altra proposta di legge in materia elettorale, così come ne arriveranno altre nei prossimi mesi. Il dibattito è appena stato aperto: che senso avrebbe quindi chiedere un parere consultivo quando non ci sono i termini di paragone? Un buon amministratore questo non lo può fare perché significherebbe buttare via i soldi dei cittadini e avremmo una risposta parziale, non significativa dal punto di vista politico. A leggere le motivazioni della Commissione per i procedimenti referendari e le pronunce della Corte costituzionale sorgono dubbi sull'ammissibilità del referendum consultivo sulla materia elettorale, perché ci sono delle modalità di approvazione di certe leggi che prevedono dei procedimenti tipici e che al loro esito prevedono una consultazione popolare, come è questo il caso. Quindi se facciamo una consultazione prima e una dopo, cosa abbiamo risolto? C'è un problema di coerenza. Ho l'impressione che questa manovra sia puramente politica: affrettare i tempi è decisamente inopportuno. La Lega non si sente di votare un referendum consultivo su questi presupposti perché temiamo che qualcuno potrebbe chiederci come mai abbiamo buttato via i soldi, sia privati cittadini che organi deputati al controllo. Questo quesito è troppo complesso e non è opportuno affrontarlo in questo modo alla luce dei fatti e dell'esistenza di altre proposte di legge già depositate.»

La Vicecapogruppo di Progetto Civico Progressista, Chiara Minelli, nell'esprimere la contrarietà del suo gruppo e di quello di Forza Italia, ha sostenuto: «Il quesito è stato predisposto dalla Presidenza del Consiglio, non da noi né dal Comitato per la riforma elettorale che ha raccolto le firme. Quindi, il quesito è emendabile e possiamo affrontare la questione in Aula. Rispetto agli approfondimenti richiesti, segnalo innanzitutto che la proposta di legge 58 è stata depositata il 26 aprile e le firme dei cittadini il 24 maggio: c'era tutto il tempo di approfondire. Inoltre il CRE ha seguito l'iter di legge: le regole sono state rispettate proprio per poter arrivare alla discussione in Consiglio nei tempi utili. Per altro, abbiamo qualche dubbio sull'interpretazione data che vorrebbe rinviare la questione alla prossima primavera per motivi tecnici perché, dopo la presentazione della documentazione, il verbale è stato redatto il 10 giugno e quindi i tempi ci sono. Per quanto riguarda i lavori in prima Commissione, che sta facendo un lavoro di analisi, non c'è nessun approfondimento costituzionale da fare perché la Commissione non ha competenza in questo senso. Inoltre, la Commissione per i procedimenti referendari ha dichiarato la sua inopportunità a esprimersi proprio perché la materia non è di sua competenza, visto che il referendum ha natura consultiva e non decisionale. Infatti un referendum consultivo può essere richiesto anche su un atto amministrativo e di certo non si riunisce la Commissione citata per dare il suo parere. Si vuole trascinare il più possibile la questione, si vuole "menare il can per l'aia", tutti compatti. Noi crediamo che la popolazione valdostana sarebbe stata contenta se oggi fosse arrivata dal Consiglio la decisione di ammettere questo referendum consultivo di iniziativa popolare, sarebbe stato il primo in Italia. Fare una consultazione di questo tipo per verificare l'orientamento delle persone rispetto a un tema così importante è un elemento prezioso per il lavoro del Consiglio che è sovrano nel redigere la legge definitiva.  Ricordo, infine, il famoso "referendum delle matite spezzate": questa volta il Consiglio quelle matite non vuole neanche fornirle.»


SC-LT