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Comunicato n° 185 del 24 marzo 2022

Interpellanze sul riutilizzo delle acque reflue

 

Nella seduta consiliare del 24 marzo 2022, il gruppo Lega Vallée d'Aoste ha presentato due interpellanze discusse congiuntamente sul riutilizzo delle acque reflue così come previsto dalla normativa europea.

«Il riuso sostenibile delle acque è in linea con i principi di economia circolare e permette di ridurre la pressione dei prelievi su questa risorsa così importante - ha evidenziato il Consigliere Christian Ganis -. Il tema ha un lungo percorso normativo e da ultimo è stato indicato nella Politica sulle acque dell'UE come fonte idrica alternativa in aree con scarsità di acqua tanto che, nel mese di maggio 2020, è stato adottato un Regolamento europeo che riporta le prescrizioni minime per il riutilizzo dell'acqua a fini irrigui in agricoltura. Considerato che questo Regolamento troverà applicazione dal 26 giugno 2023, chiediamo quale sia la diffusione sul nostro territorio delle tecniche e dei sistemi di riutilizzo delle acque reflue e in quali impianti di depurazione sia possibile vederne l'applicazione; quali siano le ricadute del Regolamento UE per la nostra Regione e se sia intenzione del Governo recepirne i princìpi nel Piano di tutela delle acque o di altri atti e in che termini. In caso negativo, quali altre soluzioni ha individuato il Governo regionale per rispondere in modo sostenibile allo stress idrico a cui è esposto il nostro territorio?»

Il Consigliere Luca Distort ha aggiunto: «Abbiamo presentato due interpellanze sullo stesso tema, l'acqua, perché la nostra sensibilità è alta e per generare, quindi, una maggiore attenzione. Dai dati in mio possesso, risulta che nella nostra regione il consumo medio giornaliero di acqua per uso civile sia pari a circa 250 litri per abitante, per un totale di 30mila metri cubi di acqua potabile al giorno e di circa 11 milioni nel corso dell'anno (il lago artificiale di Cignana ne contiene circa 16 milioni). Che cosa possiamo fare per evitare questo spreco?»

Il Presidente della Regione, Erik Lavevaz, in qualità di Assessore ad interim all'ambiente, ha riferito che «dai dati del Centro Funzionale e di Arpa VdA che monitorano la situazione in tempo reale, la principale criticità oggi è rappresentata dalla riserva idrica delle nevi, che risulta essere ridotta del 40-50% rispetto alla media del periodo 2000-2020. La Valle d'Aosta non è a rischio di desertificazione, ma devono essere considerati i potenziali impatti, in particolare sul settore agricolo. Il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura è una delle strategie a livello europeo per fronteggiare la carenza idrica, in quanto costituisce una riserva di acqua a flusso continuo, contenente nutrienti quali fosforo e azoto. Tuttavia il loro riutilizzo non è semplicissimo: le acque reflue urbane devono essere sottoposte a un processo di disinfezione per ridurre la presenza di agenti microbici patogeni, il che dovrebbe quindi prevedere la realizzazione di sistemi di stoccaggio, di disinfezione e poi di distribuzione. È pertanto necessaria un’attenta analisi costi/benefici sulla convenienza di implementare queste specifiche linee di trattamento, anche in considerazione della posizione degli impianti rispetto alle aree agricole da servire.»

In merito al riutilizzo delle acque reflue depurate in Valle, il Presidente ha specificato che «l’unico caso di rilievo è quello del depuratore di Brissogne nel quale parte dell’acqua di scarico è utilizzata dalla società di gestione per gli usi interni del polo ecologico, in particolare per irrigare le aree verdi, per supportare l’inerbimento dei cumuli della discarica regionale e ad uso antincendio.»

Sugli intendimenti futuri, il Presidente Lavevaz ha ritenuto che «il riutilizzo delle acque reflue ad uso agricolo non è, da sola, un’azione di adattamento efficace per ridurre il deficit idrico estivo, per questioni di costi/benefici riguardo alla nostra conformazione territoriale e ai nostri sistemi di irrigazione che privilegiano lo scorrimento per gravità a scapito dei prelievi irrigui sulla risorsa sotterranea. Il volume complessivo di reflui scaricati dagli impianti di depurazione nel periodo irriguo, riferiti al 2020, è di 21 milioni di metri cubi da confrontarsi con i poco meno 800 milioni di metri cubi utilizzati ai fini irrigui (circa il 2% del totale dell'acqua utilizzata a fini irrigui). I principi generali del Regolamento europeo devono essere recepiti nei nostri Piani di settore, ma non credo che saranno risolutivi per far fronte al cambiamento climatico e allo “stress idrico” dei territori. La sfida che dobbiamo affrontare deve essere un giusto mix tra azioni immediate di sensibilizzazione per l’ottimizzazione del consumo idrico e la progettazione di interventi infrastrutturali di prospettiva più lunga, come la costruzione di bacini multiuso di accumulo di acqua, senza escludere il riutilizzo delle acque reflue dove questo sia strutturalmente ed economicamente possibile.»

«Crediamo che questa soluzione vada comunque presa in considerazione e analizzata - ha replicato il Consigliere Ganis -: gli agricoltori avrebbero così una diversa opzione senza andare a limitare le acque di falda e quelle superficiali. Ricordo che i maggiori consumi di acqua in agricoltura sono legati all'irrigazione: il riutilizzo delle acque reflue potrebbe quindi ridurre gli sprechi. Certo bisognerà investire nella costruzione di impianti di depurazione nuovi, questioni che andrebbero affrontate con incentivi economici. Bisogna intervenire nell'immediato, ridurre lo stress idrico e dare alle Regioni gli strumenti normativi adatti per garantire al meglio il ricorso a questa pratica. Occorre entrare nell'ottica che il riutilizzo delle acque reflue creerebbe un riutilizzo sostenibile, una forma di economia circolare dell'acqua.»

Per il Consigliere Distort, «si tratta di un tema che va sviscerato ulteriormente: mi affido quindi alla sensibilità del Presidente della terza Commissione per calendarizzare un approfondimento. Un tema che entra nella vita della quotidianità delle persone anche agli effetti dei costi del servizio idrico integrato e deve essere assunto in maniera seria da un governo che vuole essere all'altezza, anche solo per contenere uno spreco. La sfida è importante e presuppone una visione, una capacità di analisi e di gestione, il senso di missione del proprio incarico e di rendersi utile. Ricordo che esistono dei fondi europei nell'ambito del Recovery fund: entro giugno la Regione deve provvedere alla riorganizzazione del modello di gestione delle acque, pena il rischio di perdere questi fondi.»

 

SC