Objet du Conseil n. 273 du 28 janvier 2021 - Resoconto
OGGETTO N. 273/XVI - Approvazione di risoluzione: "Impegno del Consiglio Valle e della Giunta regionale a mantenere alta l'attenzione su segnali di revisionismo e negazionismo della Shoah e a trasmettere valori democratici"
Bertin (Presidente) - Buongiorno a tutti. Alla presenza di 33 consiglieri, possiamo iniziare i lavori di questa mattinata. Come convenuto ieri nella Conferenza dei Capigruppo, la giornata di oggi inizierà con la discussione della risoluzione riguardante la Giornata della Memoria. Ricordo che l'organizzazione della discussione della risoluzione consiste nell'intervento del proponente, della Giunta e uno per gruppo. Si è prenotata la consigliera Erika Guichardaz per l'illustrazione della risoluzione, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Questa risoluzione, che abbiamo presentato ieri come cinque capigruppo durante la Giornata della Memoria, vuole impegnare il Governo regionale e tutti noi a non abbassare la guardia. Ieri sia il Presidente del Consiglio che il Presidente della Regione hanno onorato la giornata e oggi torniamo a parlarne chiedendo questo impegno.
Come è stato detto, si è scelta la data del 27 gennaio, perché in quel giorno le truppe sovietiche entrarono ad Auschwitz e trovarono quello che oggi tutti noi conosciamo, ma che ai tempi molto probabilmente nessuno poteva immaginare. Ricordiamo quindi quei diciassette milioni di morti tra ebrei, prigionieri di guerra, oppositori, omosessuali, zingari e gruppi religiosi e ricordiamo persone come Ida Desandré, con cui per anni ho avuto l'onore e il piacere di collaborare, che da deportata in un campo di donne ci raccontava gli orrori subìti. Come abbiamo avuto occasione di poter sentire, mio suocero vive a Issime e si ricorda benissimo quando vennero a prelevare i due bambini Jona nella scuola del paese per portarli ad Auschwitz e ucciderli.
Sicuramente ognuno di noi ha avuto il piacere e l'occasione di parlare con alcune di queste persone. Ci sono figli di partigiani e deportati in quest'aula e sicuramente hanno potuto conoscere gli orrori di quella guerra, che credo nessuno di noi voglia assolutamente rivedere.
È normale però che, visto quanto accade intorno a noi, visto i continui rigurgiti nazionalisti, sovranisti che continuiamo a vedere, non possiamo stare indifferenti. È proprio l'indifferenza che allora ha giocato una parte importante. Ecco perché questa risoluzione, ecco perché crediamo che ognuno di noi debba prendere posizione e agire, perché quel disumano vissuto allora non si ripeta.
Presidente - Consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - In realtà per mozione d'ordine. Le chiederei una cortesia. Siccome nel Regolamento interno, per quanto riguarda la discussione degli ordini del giorno e delle risoluzioni, viene previsto un solo intervento a consigliere per un massimo di dieci minuti a gruppo, le chiederei invece di poter utilizzare i dieci minuti in maniera collettiva, ripartiti per i componenti del nostro gruppo.
Presidente - Come lei riportava, il Regolamento è piuttosto chiaro in questo senso. Possiamo derogare, per quanto mi riguarda, se tutti sono d'accordo, altrimenti resta il Regolamento. Ci sono obiezioni? Ricordo che il minutaggio però non cambia. Consigliere Baccega, ne ha facoltà.
Baccega (PA) - Richiamare oggi il Giorno della Memoria, che abbiamo celebrato ieri in tanti modi, è certamente un fatto importante che ci fa guardare a quello che è l'obiettivo della risoluzione: non abbassare la guardia e ricordare, perché quei fatti non possano più ritornare.
Pour l'Autonomie ieri ha emanato un comunicato, che mi permetto di richiamare nei suoi punti salienti, dove noi ritenevamo importante intervenire in questa fase in una giornata simbolo, perché si evidenzi e si ribadisca l'importanza del ricordo, ma soprattutto la necessità che le istituzioni e la società tutta, anche per il tramite della scuola, debbano porre in essere tutte le azioni affinché nulla di simile si possa in qualche modo ripetere.
Ricordo anch'io questa mattina Ida Desandré, che ho avuto il piacere di conoscere in passato, ma noi abbiamo ricordato e dedicato la giornata di ieri a Carlo Guaramonti, ex presidente dell'Associazione valdostana ex internati, che per anni è stato in prima fila nelle celebrazioni della Giornata della Memoria. Un alpino tutto d'un pezzo, testimone della Seconda guerra mondiale e della prigionia nei lager. Guaramonti è morto lo scorso anno a novembre all'età di 97 anni e abbiamo richiamato una sua suggestione: "Ho posato lo zaino a terra dopo aver attraversato un pezzo importante della nostra storia".
Noi riteniamo che quello che è accaduto non possa più essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo, proprio nel ricordo, né da eventi dell'estrema destra né da eventi dell'estrema sinistra. Quindi è giusto e importante che ci ritrovi a commentare fatti così laceranti per il popolo di tutto il mondo.
Presidente - Si è prenotato il consigliere Chatrian, ne ha facoltà.
Chatrian (AV-SA) - Se capire è impossibile, ricordare è necessario. Queste sono parole di Primo Levi, che a mio avviso sintetizzano perfettamente il dovere che tutti noi abbiamo soprattutto verso le nuove generazioni, un impegno che questo Consiglio regionale intende assumersi tramite l'adozione di questa risoluzione, quindi un atto importante.
Colleghi, sembra lontanissimo, ma sono solo 75 gli anni che ci separano da Auschwitz e da Dachau, 80 anni dalle leggi razziali fasciste, due delle pagine probabilmente più brutte, più tragiche della storia dell'umanità, sicuramente il capitolo più violento e sanguinario del Novecento.
In questi momenti è difficile comunque proporre degli elementi, ma abbiamo il dovere sicuramente di combattere i rigurgiti nazifascisti, abbiamo il dovere di eliminare quella zona grigia in cui xenofobia, ignoranza e antisemitismo si saldano. Crediamo fortemente che tutto ciò possa accadere partendo dalle scuole e non solo dalle scuole, pensiamo sia fondamentale. Le scuole sono il baluardo più forte al ritorno della barbaria e dell'oscurantismo, ma sempre Primo Levi sosteneva che chi non conosceva la storia sarebbe stato costretto a riviverla. Noi abbiamo il dovere per far sì che tutto ciò non accada di nuovo. Sicuramente non basta ricordare, ma pensiamo che sia fondamentale conoscere e ricordare è necessario.
Presidente - Si è prenotato il consigliere segretario Jordan, ne ha facoltà.
Jordan (VdA Unie) - Je me réjouis avec la conseillère Guichardaz pour avoir déposé cette résolution. Nous avons tous le devoir bien de rappeler, dans toutes les institutions, cette journée de mémoire et de commémoration. Une commémoration pas seulement de la Shoah, mais aussi de toutes les lois raciales approuvées. Une commémoration de tous les italiens, les juifs et les non juifs, qui ont été tués, déportés et emprisonnés, et de tous ceux qui se sont opposés à ces lois en risquant même leur vie.
En ce jour nous devons condamner sans réserve l'intolérance, la haine et l'agression motivées par les différences religieuses et ethniques envers les personnes et les communautés. Commémorer les victimes de la Shoah ne signifie pas de tout négliger les autres génocides, ni établir des priorités inutiles entre l'extermination et la douleur d'un peuple plutôt que d'un autre.
Le but de cette commémoration est de ne jamais oublier ce moment dramatique de notre passé, en tant que valdôtains, italiens et européens, afin que des évènements similaires ne puissent jamais plus se reproduire. Nous devons faire en sorte que le temps n'efface pas la mémoire et, surtout, on doit s'engager pour que personne nie ce qui s'est passé et faire en sorte que les jeunes aussi prennent conscience d'une réalité si importante et qu'ils puissent contribuer dans le futur à bâtir une société de respect et de tolérance.
Presidente - Si è prenotato il consigliere Padovani, ne ha facoltà.
Padovani (PCP) - "Mai più", sono queste le parole che ogni anno sentiamo riecheggiare di più nella Giornata della Memoria, perché mai più vorremmo vedere autoelettisi superuomini ridurre interi popoli a non uomini da dover sterminare.
Il Giorno della Memoria è il riconoscimento pubblico e collettivo di una tragedia europea a cui l'Italia ha attivamente collaborato. La memoria storica della Shoah non riguarda soltanto il popolo ebraico, ma l'intera umanità. Quella pagina cupa affonda le sue radici malate nel nazionalismo dell'Europa di metà Novecento: da quelle radici malate non poteva nascere nuova vita, ma poteva solo esplodere il germe del male. E così fu e sei milioni di ebrei, insieme a disabili, prigionieri politici, rom, sinti, omosessuali e testimoni di Geova, perirono nelle camere a gas nei campi di sterminio anche in Italia. Spogliati dei loro beni, privati delle loro case, delle loro scuole, del loro lavoro, dei loro diritti, ma non solo, anche del loro nome, della loro famiglia, dei loro capelli e dei loro denti trasformati in merci, privati della loro dignità di uomini. Ridotti spesso alla fame morirono anche prima di entrare nelle camere a gas.
Nulla accadde per caso, tutto fu pianificato e avvenne anche con la collaborazione dei collaborazionisti di tutti i paesi europei occupati dal regime nazifascista che, malato di odio e affamato di potere, costrinse una parte di umanità nella sua politica xenofoba. E così furono i ghetti, le deportazioni, le leggi razziali, lo sterminio di massa. Hitler, Mussolini, i gerarchi nazisti, i fascisti nostrani, i collaborazionisti di tutta Europa consegnarono alla società civile il virus dell'odio e consegnarono ai campi di morte donne, uomini, bambini senza colpe se non, come scrisse qualcuno, quella di essere nati.
Oggi che venti di odio verso il diverso si sentono di nuovo spirare nel mondo, oggi che i neofascismi tentano di risorgere un po' a pezzetti, come sta in una vignetta di Biani, oggi gennaio 2021, mese nel quale le forze dell'ordine devono arrestare ancora un neonazista di 22 anni in Italia a Savona che voleva fare strage di ebrei e femministe, un ragazzo che sognava di diventare il nuovo Luca Traini e aveva in mente di compiere una carneficina come quella firmata da Breivik nel 2011 a Utoya, nella quale morirono 77 ragazzi. Oggi dobbiamo impegnarci ancora di più nel tramandare la memoria lasciataci da chi quel periodo l'ha vissuto e si è salvato, perché anche questo è uno degli anticorpi, non una perdita di tempo, che farà sì che questo non accada mai più.
Presidente - Consigliere segretario Distort, ne ha facoltà.
Distort (LEGA VDA) - Una commemorazione serve per il presente e per prepararci al futuro, altrimenti è ritualismo. La commemorazione serve per generare vigilanza in una società. La vigilanza si basa sulla percezione di una verità storica, una verità filosofica, i corsi e i ricorsi storici. La storia tende a ripetersi ciclicamente, ma con variabili che si inseriscono e cambiano completamente scenari e sostanza. Questa è la stoffa della vigilanza a cui siamo tenuti e che serve in queste commemorazioni, perché quei totalitarismi che hanno creato il fenomeno di cui parliamo e trattiamo oggi si ripetono e si ripropongono con altre spoglie, sotto altre vesti.
Uno studio recente sull'antisemitismo ha evidenziato che, pur essendo l'antisemitismo di matrice fondamentalmente di destra nel Novecento culminata con l'abominio delle leggi razziali, quello che invece andrebbe ribadito oggi è che questo fenomeno tutt'altro che sopito è di diretto appannaggio di altri ambienti, come appunto la sinistra italiana ed europea e gli islamisti che continuano ad aumentare nel vecchio continente, così come in Medio Oriente, episodi di intolleranza verso ebrei e Israele. Allora, bisogna essere vigilanti e bisogna essere vigilanti e efficaci: queste parole vanno dette e questa attenzione va mostrata.
Ricordo che in occasione del 25 Aprile di alcune edizioni, del 2015, 2016 e 2018, a Milano aveva partecipato e sfilato la brigata ebraica. Un articolo dice: "La Brigata ebraica ancora nel mirino. Come ogni anno l'episodio è avvenuto all'arrivo del corteo in Piazza San Babila. Quella delle contestazioni antiebraiche al corteo del 25 Aprile è una storia che purtroppo si ripete. Non appena arrivati in piazza, una ventina di persone hanno accolto i manifestanti dalle comunità urlando assassini, Palestina libera, Palestina rossa e hanno mostrato uno striscione eloquente contro l'imperialismo e il sionismo, con la resistenza palestinese al fianco dei popoli che lottano. E ancora: fuori i sionisti dal corteo, Israele fascista stato terrorista. I manifestanti della Brigata ebraica hanno intonato in tutta risposta 'Bella Ciao'".
Se vogliamo essere efficaci, dobbiamo avere una visione completa, perché il pericolo è dietro l'angolo.
Presidente - Consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Io ovviamente non posso che unirmi alla solennità di questa giornata, che evidentemente ci ricorda come la violenza sia qualcosa da cui rifuggire sempre e in ogni caso. Credo che abbia già ben riassunto il collega Distort quello che è il pensiero del nostro gruppo e mi è spiaciuto però particolarmente ascoltare alcune parole oggi, per esempio le parole utilizzate a sproposito da un collega che cita in relazione alla Giornata della Memoria il nazionalismo e il sovranismo. Sinceramente mi sono chiesto effettivamente cosa c'entri in una giornata come questa citare il nazionalismo e il sovranismo. Mi sono andato a rileggere la Costituzione italiana, che ci dice al suo articolo 1 che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, e credo che questo possa bastare ed essere sufficiente per chi ascolta.
Ho apprezzato che in questa risoluzione venga ricordata la figura di Primo Levi, che è stato arrestato in Valle d'Aosta, ma mi tocca anche l'onere di ricordare che la figura di Primo Levi viene ricordata in questa risoluzione, ma non viene ricordata ogni anno quando invece sarebbe il momento di celebrarlo e di ricordare quell'evento. In quel caso ci si dimentica di celebrare quell'evento, ci si dimentica di ricordarlo, ci si dimentica di organizzare delle iniziative.
E allora, visto che il collega Distort ha già aperto un capitolo, voglio consigliare - per non annoiare ulteriormente e tediare questa aula - la lettura di un libro che ritengo molto interessante di Alessandra Tarquini che è intitolato "La sinistra italiana e gli ebrei. Socialismo, sionismo e antisemitismo dal 1892 al 1992". È una lettura molto interessante che io penso e immagino chiarirà molti aspetti di quello che a oggi è il fenomeno dell'antisemitismo.
Presidente - Consigliere Aggravi ne ha facoltà.
Aggravi (LEGA VDA) - Simon Wiesenthal diceva che il nazismo è crimine, è assassino sia negli ideali che nella prassi, il comunismo lo è soltanto nella prassi. Fascismo, comunismo e nazismo vengono da una radice comune che spesso viene dimenticata che è quella dei totalitarismi, che sono i veri nemici di oggi. Lo dico pensando a quello che succede da anni in Tibet, da quello che sta succedendo a Hong Kong e da quello che succede al popolo uiguri. Lo dico perché sentire nella presentazione di questa tardiva risoluzione, o smemorata risoluzione, e soprattutto nel suo testo, e invito chi ha firmato di rileggersi il primo paragrafo, il fatto di sottolineare le truppe sovietiche un po' mi fa paura e me ne fa tanta, perché sembra quasi che per condannare un regime, due regimi o chissà quanti se ne esalti un altro.
Ricordiamo che all'epoca la ragion politica degli stati democratici permise di armare e di rafforzare un regime, che era quello di Stalin, i cui campi non sono mai stati liberati, questo è bene ricordarselo, per vincere un nemico. Ma poi iniziò un altro grosso problema, che era appunto quello di combattere un regime che è soltanto caduto grazie a un'azione di libertà, quella della caduta del muro di Berlino, che vorrei ricordare e che ogni anno meriterebbe molta più attenzione. Non è soltanto condannando il nazismo che noi combatteremo il totalitarismo, perché i regimi sono sempre dietro l'angolo, qualsiasi ideologia sia, che lo sia direttamente, come lo era il nazismo e l'ha detto giustamente Wiesenthal, oppure in maniera più subdola come lo è il comunismo.
Presidente - Consigliera Spelgatti ne ha facoltà.
Spelgatti (LEGA VDA) - In una società civile ogni giorno deve essere il Giorno della Memoria, perché ogni giorno noi dobbiamo ricordare ai nostri giovani tutto quello che è successo, insegnare, spiegare la storia e leggere gli avvenimenti storici nella loro profondità, nella loro drammaticità, perché tutto ciò che è accaduto non si ripeta e non si ripeta mai più. Ogni forma di xenofobia, ogni forma di razzismo, dovrà sempre comunque essere combattuta senza esclusione di colpi, con tutte le nostre forze.
Quello che però poi non si accetta è il fatto di limitare la visione delle cose al ragionamento che nel momento in cui si combattono certe forme di immigrazione incontrollata automaticamente allora si diventa razzisti. C'è proprio un passaggio logico e bisognerebbe parlare molto di più, ma vorrei eventualmente lasciare il posto ancora ad altri colleghi. Ma è questo tipo di ragionamento che non è accettabile, esattamente come dire: nel momento in cui cerchiamo di difendere quella che è la nostra patria e quelli che sono i nostri confini, automaticamente si è sovranisti e automaticamente si è razzisti e automaticamente si è fascisti. Tutto questo è un modo di ragionare sostanzialmente di una superficialità che non può più essere accettato.
Presidente - Consigliere Perron ne ha facoltà.
Perron (LEGA VDA) - Ovviamente mi associo a questa risoluzione, ma vorrei soltanto ricordare, per quanto la memoria sia fondamentale e quindi giustamente sia stato ricordato, che i regimi totalitari, cioè dove ci fu un controllo assoluto dell'individuo, furono due: quello nazista e quello stalinista che spesso - lo dico per esperienza, perché vengo dal mondo della scuola - da una certa mentalità viene, proprio per volontà, dimenticato. Forse perché oggi abbiamo il retaggio di quella mentalità estrema totalitaria ancora viva, ancora in grandissimi stati e potenze, come ad esempio la Cina, e quindi i germi del totalitarismo ci sono ancora, sono da una parte precisa, vanno combattuti, vanno evidenziati. Se la memoria è importante - e ovviamente lo è per tutti i crimini - dobbiamo ricordarci che probabilmente un giorno si vedranno nuovi tipi di totalitarismo, i cui germi sono nella mancanza di libertà di pensiero ed espressione che già si vedono all'orizzonte, e in pensieri che sembrano innocui e in realtà non lo sono. Quindi stiamo molto attenti, non solo memoria, guardiamo avanti: un certo tipo di pensiero antilibertario è già in azione, è già rappresentato e si proietterà nel futuro e dobbiamo stare molto attenti e noi lo combatteremo.
Presidente - Consigliere Marguerettaz, vicepresidente del Consiglio, ne ha facoltà.
Marguerettaz (UV) - Io vorrei riprendere qualche considerazione che è stata fatta, secondo me, non centrando particolarmente l'argomento. Il 27 gennaio si citano in modo preciso i fatti che hanno coinvolto l'Armata Rossa, perché è un fatto storico. Essendo un firmatario della risoluzione, non c'è nessuna volontà di distinguere il bene e il male; è uno stravolgimento. Quando si cita un evento storico, non si possono fare delle considerazioni fuori luogo. L'Union Valdôtaine ieri ha fatto e ha diffuso un comunicato chiaro.
Concordo totalmente con l'incipit del collega Distort, ovvero le commemorazioni non sono un esercizio retorico dove ci si parla addosso, ma deve esserci un obiettivo comune. Se qualcuno di voi ha avuto la fortuna di visitare il campo di concentramento di Auschwitz, non avrà potuto non avere un fremito di terrore proprio al cancello dove c'è questa scritta che sovrasta l'ingresso: " arbeit macht frei", il lavoro rende libero. La presa in giro, la ridicolizzazione della morte! Oltre allo straordinario sforzo intellettuale per industrializzare la morte, anche la presa in giro. Allora la Giornata della Memoria serve per evitare di banalizzare questi momenti.
Ma signori, ma avete visto dei diciottenni, dei quindicenni che si tatuano simboli nazisti, fascisti?! Può darsi anche di estrema sinistra, non mi interessa, l'Union Valdôtaine non è appassionata a questo discorso da tifoseria da stadio. Il terrore è terrore, la violenza è la violenza, chi se ne frega se è di sinistra o se è di destra. È da condannare! Ma che gioco stiamo facendo in questo Consiglio? Sì, loro sono cattivi ma sono cattivi anche gli altri, ma chi se ne frega?! Quello che noi dobbiamo combattere è la banalizzazione del terrore. Noi vediamo dei ragazzini che inneggiano a delle attività sciagurate.
Io vorrei semplicemente rappresentarvi una cosa che mi ha fatto stare male per un giorno intero, un'immagine che c'è nel campo di concentramento di Auschwitz, dove c'è la discesa di un convoglio di ebrei e ci sono tutta una serie di ragazzini che corrono davanti a tutti gli altri. Sicché chiediamo alla guida: "ma perché questi ragazzini corrono davanti agli altri?". Perché i loro aguzzini, perché queste persone sciagurate, mi verrebbe da dire queste persone maledette, avevano detto a questi ragazzini: "correte perché ci sono per voi dei regali, ci sono per voi dei giochini" e questi ragazzini spensierati correvano. Sapete qual era il regalo per questi ragazzini? La camera a gas! E allora oggi vedere dei ragazzini di 15-16 anni che scrivono sui loro diari queste frasi, signori è un grosso problema.
Ecco perché vi dico che da questo punto di vista il Giorno della Memoria non deve servire per avvalorare una tesi o l'altra, ma semplicemente per spiegare che il terrore e la violenza, questa prevaricazione dell'altro, è da condannare senza se e senza ma. Per cui io e l'Union Valdôtaine prendiamo le distanze dal fatto che vi sia una violenza buona e una violenza cattiva. No, la condanna è una condanna trasversale. Il fatto storico è chiaro, l'Armata Sovietica è entrata ad Auschwitz il 27 gennaio, c'è questa ricorrenza e come tale la ricordiamo, ma senza voler portare delle tesi che non ci appartengono.
Ecco perché io credo che l'attività non sia semplicemente una attività di ricordo, ma un'attività istruttiva. Io purtroppo vedo sempre più delle persone che in modo sciagurato banalizzano il terrore, si affascinano a modelli pericolosi, quindi io credo che questo lavoro appartenga a tutta la politica, a questi 35 Consiglieri, al mondo della cultura, ha ragione Perron, al mondo della scuola. Noi condanniamo i campi di concentramento, condanniamo le foibe, non c'è una distinzione: la condanna deve essere trasversale.
Io credo che in modo solenne questo Consiglio regionale possa approvare questa risoluzione in modo universale, senza fare distinzioni. Ha ragione Manfrin, bisogna trovare tutte le occasioni per portare alla luce determinati fatti, mi risulta - però potrei essere smentito - che ad Amay il 7 settembre vi sono delle cerimonie in cui ricordano Primo Levi (vedo il collega Marquis che annuisce), quindi da questo punto di vista, qualora non fosse così però sono dei ricordi, mi verrebbe da dire che è così, potrebbe essere l'occasione il 7 settembre che tutto il Consiglio regionale si trovi ad Amay a ricordare Primo Levi.
Presidente - Consigliere Caveri ne ha facoltà.
Caveri (VdA Unie) - Parlo come Consigliere, non come Giunta, e sono anche un po' emozionato, perché quando votai alla Camera dei deputati questa legge sul Giorno della Memoria, pensai a mio papà, Alessandro Caveri, classe 1923. Da ragazzino, poco più che ragazzino, accompagnava gli ebrei che facevano tappa nella casa della mia famiglia per andare in Svizzera e lui li accompagnava attraverso la conca di By, verso la libertà e contro le leggi razziali che Benito Mussolini aveva voluto nell'imitare la tragedia del nazismo.
E poi i casi della vita portarono mio papà, assieme a una quarantina di militari valdostani verso la fine del maggio del 1944, a finire su di un treno che tra l'altro venne in parte intercettato dai partigiani, ma poi la mitragliatrice del treno, come mi ricordava mio papà, gli impedì di scendere dal treno e quindi si ritrovò ad Auschwitz. I primi tempi questi ragazzi di diciannove o vent'anni scherzavano nei confronti di queste persone vestite con questi vestiti bianconeri, che richiamavano la Juventus. Loro lavoravano all'esterno del campo, montavano pali telegrafici o cose di questo genere; naturalmente era una vita da internati non dura come quella di coloro che erano nel campo, ma era una vita comunque difficile di stenti e di paure. E mio papà mi raccontò di come la paura più tremenda, la paura che lo attanagliava era quando un prete polacco, un salesiano polacco che parlava bene francese, gli raccontò esattamente che cosa capitasse lì all'interno. All'interno era molto semplice: lo abbiamo visto quando siamo stati ad Auschwitz anche con degli studenti valdostani. Era un campo di sterminio, il gas e poi - come disse questo prete polacco a mio papà - quel fumo che vedi che va via sono i cadaveri bruciati delle persone.
Mio papà per tutta la vita, chi l'ha conosciuto sapeva che era un uomo scherzoso, che però aveva un fondo di amarezza ed è quel male di vivere che hanno avuto tutti quelli che si sono trovati ad affrontare le vicende drammatiche della Seconda Guerra Mondiale - io vorrei anche aggiungere - dalla parte giusta, perché oggi il revisionismo storico, il negazionismo cercano in qualche maniera di negare l'evidenza dei fatti. Ci sono stati dei buoni e dei cattivi, poi che i cattivi fossero talvolta in buona fede può anche essere, ma per fortuna quando si è tornati alla libertà si può visitare l'insieme di questi campi di sterminio per capire la drammaticità del secolo breve del Novecento.
Io ho portato separatamente, dopo aver spiegato loro di che cosa si trattasse, i miei due figli più grandi, Laurent e Eugénie, e ho questa immagine drammatica, che in qualche maniera dovrebbe anche far capire come è stata evocata la stupidità di certo antisionismo che è talvolta nel solco dell'antisemitismo. Ricordo dei ragazzi israeliani appoggiati a un muro al centro del campo di Auschwitz che piangevano e io ho chiesto alla guida che li accompagnava il perché. Ognuno di loro aveva un nonno, uno zio, un cugino, qualcuno che era passato di lì in questo posto così inumano, così astratto, così folle.
Io credo che si debba leggere il libro di Paolo Momigliano Levi dedicato agli ebrei e si scoprirà tra l'altro quanti cognomi valdostani di persone, che magari non hanno neanche idea di essere di origini ebraiche, ci siano in Valle d'Aosta e di quanto i valdostani hanno fatto per aiutare gli ebrei nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Mio papà ottenne il riconoscimento di giusto da parte della Comunità di Torino, ma ci sono grandi personalità, cito Don Cirillo, il famoso parroco di Courmayeur, che ebbe il coraggio di nascondere degli ebrei.
Io non condivido il fatto che si approfitti del Giorno della Memoria per dire degli orrori degli altri. Come federalista ritengo che siano disumani o siano stati disumani i Gulag di Stalin, le stragi di Pol Pot, i campi di rieducazione di Mao, quindi non c'è un discorso di destra o sinistra. C'è però la considerazione, che credo sia del tutto opportuna, che la Shoah ha una sua particolarità assoluta. Ogni volta che uno legge dei libri che approfondiscono ancora di più questa macchina di morte, si rende conto di come questo genocidio abbia qualche cosa di folle, l'idea di fare tabula rasa di un popolo, di un popolo peraltro perseguitato. La diaspora degli ebrei non è un fatto casuale, sono perseguitati da millenni, la stessa religione cattolica, che è la mia religione, per anni ha visto negli ebrei dei traditori e in questo humus è nata questa logica delle persecuzioni.
Ecco perché il Giorno della Memoria, a mio avviso, è importante. Poi ognuno può leggerlo come vuole. Ha detto bene il consigliere Marguerettaz, non si tratta di schierarsi da nessuna parte, si tratta semplicemente di schierarsi verso l'umanità cui noi tutti assieme apparteniamo.
Un ultimo aneddoto me lo consentirete che riguarda mio papà, che però è significativo nella sua generalità. Mio papà quando rientrò andò da suo papà, mio nonno morto nel 1948, era un prefetto di carriera, René Caveri. Il mio papà aveva fatto un anno di giurisprudenza prima di salire su quel treno e poi di rientrare da Cracovia dove aveva passato la seconda parte della sua prigionia. Andò da suo papà e gli disse che non credeva più nel diritto dopo aver visto quello che aveva visto e che quindi non se la sentiva più di fare giurisprudenza e decise di fare veterinaria. E talvolta, quando io gli chiedevo perché veterinaria, mi rispondeva beffardo come era il suo carattere, sempre un po' scherzoso come dicevo prima, "dopo aver visto certi posti ritengo che siano meglio gli animali che gli uomini".
Presidente - Per il Governo il Presidente della Regione Lavevaz.
Lavevaz (UV) - On a rappelé, déjà dans la journée de hier, l'importance de ne pas oublier. Les institutions ont le rôle évidemment important, je dirais même nécessaire, de transmettre aux nouvelles générations l'importance de ne pas oublier. Encore aujourd'hui, beaucoup d'entre vous, dans vos interventions, collègues, vous avez rappelé des nombreux exemples de négationnisme, de nouveaux exemples d'extrémisme, qui n'ont pas de couleur. Ou mieux, qui ont une couleur, mais qui n'est pas la couleur le problème. La haine et la violence, comme on a dit, n'ont pas de couleur. Le débat politique, hélas, peut être parfois retombe dans une instrumentalisation qui n'est pas convenable dans des moments de si grande importance de mémoire et de douleur, qui demanderait, je dirais avant toute autre chose, rien d'autre que le respect.
En retournant sur le rôle de transmission de ces valeurs, qui sont les valeurs de la mémoire, je dois souligner tout de même un aspect qui est de quelque façon réconfortant. Moi j'ai trois fils, qui sont dans des différents niveaux scolaires : école primaire, école secondaire du premier degré et école secondaire du deuxième degré. Je dois dire, déjà dans les années passées, que j'ai vu une grande sensibilité de la part des instituteurs et des institutrices à la transmission de ces valeurs, parce que j'ai vu dans mes fils une grande attention à ses valeurs, à ses problèmes, à ces faits historiques si difficiles. C'est une sensibilité qui est, comme je disais, évidemment à perpétuer et qui est toujours plus difficile à perpétuer, étant donné que, évidemment, les témoins vivants sont toujours plus rares pour les effets de l'âge ; les témoins vivants sont très peu nombreux.
Je dirais que, pour faire en sorte que la mémoire de laquelle on a parlé aujourd'hui, de laquelle on a parlé hier, soit aussi utile pour le futur et pour faire en sorte que nous ne soyons pas hypocrites envers ce que nous faisons et ce que nous disons, nous devons combattre aussi avec les forces que nous avons, avec les possibilités que nous avons, toute forme de totalitarisme actuel, comme quelqu'un a rappelé. Il y a encore aujourd'hui des enfants qui n'ont pas de quoi manger, il y a dans le monde des enfants qui vivent encore aujourd'hui au gel et au froid, victimes des totalitarismes de n'importe quelle sorte. Donc, le jour de la mémoire doit être utile aussi pour faire en sorte que même qui aujourd'hui souffre ne souffre plus.
Presidente - Consigliere Marzi ne ha facoltà.
Marzi (AV-SA) - Io ritengo sia fondamentale il fatto, come è stato appena richiamato, che in luoghi istituzionali come questi si porti con sé e si utilizzino dei simboli in parte anche per svolgere un ruolo istituzionale che tutti noi richiamiamo. Questo ruolo istituzionale va ovviamente al di là di noi e ovviamente non si riflette soltanto in un dibattito o in un confronto di aula, ma si riflette anche, in maniera positiva in questo caso, in un dialogo che è giusto tenere aperto anche con i popoli che istituzionalmente si rappresentano. Quindi, secondo me, è giustissimo, come richiamato da alcuni colleghi, che sia stato istituito un Giorno della Memoria e, allo stesso tempo, anche che questo Giorno della Memoria diventi un simbolo e che venga di conseguenza anche consacrato e che questa consacrazione avvenga tutti gli anni.
Non starò assolutamente a riprendere un concetto che è stato, secondo me, in maniera magistrale espresso dal collega Marguerettaz e dal collega Caveri, rispetto alla opportunità o non opportunità di una sorta di analisi storica o di una graduazione storica dei totalitarismi che hanno fatto peggio o meglio nel corso della millenaria storia umana. Preferisco utilizzare pochi termini, uno l'ho già utilizzato, e continuare a parlare nel solco dei termini scelti, cioè quello del simbolismo.
Come richiamato non è un caso, anche perché da un punto di vista storiografico ovviamente tutto quanto avvenuto rispetto alla soluzione finale è qualcosa che per la prima volta ha dato la possibilità nella storia di fare un'analisi. Di conseguenza, non è un caso che si sia partiti da quel fatto storico per poter arrivare a normare un concetto fondamentale come quello della memoria. In tal senso trovo l'intervento del Presidente assolutamente puntuale rispetto al fatto che l'avere consacrato il Giorno della Memoria in quanto tale, sta facendo perfettamente il proprio lavoro e quindi di conseguenza le nuove generazioni, fortunatamente già rispetto alle mie, vengono richiamate obbligatoriamente a ricordare e quindi poi a sviluppare individualmente e in pieno libero arbitrio un approfondimento del caso.
A mio modesto avviso - lo dico perché da ragazzo la mia testa venne "sollecitata" ad approfondire la tematica da lettore appassionato di storia - non è un caso che non tanto la Shoah ma quanto la soluzione finale a essa collegata risulti essere perfetta per narrare - solo su questo non sono d'accordo con quanto espresso in questa aula -: per narrare realmente invece un fatto eccezionale della soluzione finale, cioè la sua assoluta banalità.
Banalità in che senso? Banalità intesa come industrializzazione, ripeto quanto detto dal collega Marguerettaz, della morte. Se si studiano le scelte storiche che vennero fatte a partire dal 1933 fino e fermandoci al 27 gennaio del 1945, quello che si scopre è un obiettivo chiarissimo con una serie di valutazioni, con una serie di migliorie che vennero apportate a un piano preciso che è stato richiamato e che tutti quanti noi conosciamo. Ma quello che è assolutamente degno di nota e che va compreso è che tutto quanto questo venne fatto da uomini, da uomini apparentemente normali.
Se qualcuno ha avuto la possibilità di leggere l'autobiografia, ad esempio, visto che di O?wi?cim stiamo parlando, quindi di quello che poi viene chiamato il campo di Auschwitz, del primo direttore del campo di Auschwitz, Rudolf Höss, si renderà conto di stare leggendo la cronaca fondamentalmente di un uomo che si presenta a descrivere la creazione di una delle più grandi macchine di morte come se stesse parlando di una sorta di magazzino generale di una casa automobilistica. E se si limita a collegare, ad esempio, quel libro con una grande opportunità purtroppo storica che noi abbiamo avuto, cioè quella di leggere la narrazione da parte di Shlomo Venezia, un italiano che faceva parte del Sonderkommando, collegata appunto a questa trattazione da stücke, in tedesco "pezzi", si troverà a rendersi conto di come le due cose sono esattamente la stessa lettura di un fenomeno che è assolutamente umano e che nella sua trattazione, in termini di banalità, si poneva delle domande. Dal 1943 al 1945 quel sistema, avallato dalla quotidianità che rimane e permane e che è proprio nella narrazione della sua eccezionalità che potrebbe ripresentarsi, si faceva delle domande perché non riusciva a raggiungere degli obiettivi. L'obiettivo era quello di rendere l'Europa libera da quelli che venivano recepiti come dei nemici, attraverso tutta una serie di azioni poste in essere - la ghettizzazione, addirittura ci furono dei momenti nei quali si arrivò a pensare di trasferire tutti coloro che non erano graditi in Madagascar, qualche italiano propose addirittura l'Etiopia, fino poi ad arrivare agli gesangsgruppen, quindi di fatto le prime forme - ma che creavano dei problemi nei militari che dovevano uccidere tante persone - , quindi si arrivò ai campi di lavoro, poi ai campi di concentramento, infine si normò lo sterminio e il campo di sterminio con due grandissimi esempi: prima Treblinka, poi Auschwitz che venne scelto per la sua centralità all'interno dell'Europa. Si andò a prendere una vecchia caserma polacca inutilizzata in centro all'Europa e la si trasformò per motivi logistici nel più grande campo di sterminio della storia.
Ecco che quindi il semplice fatto di continuare tutti quanti noi con il ruolo che ricopriamo a ricordare come il male non puzzi, il male non ha le corna, non ha zoccoli, non sa di zolfo. Il male viene strutturato e si insemina in un contesto storico di difficoltà. Mai come in questo momento ciò rischia di essere attuale e quindi ben venga che le istituzioni ricordino e parlino di questi fatti.
Presidente - Possiamo a questo punto mettere in votazione la risoluzione. La votazione è aperta.
Esito della votazione:
Presenti, votanti e favorevoli: 34
Il Consiglio approva all'unanimità.