Rédaction informelle du débat du Conseil régional

Objet du Conseil n. 75 du 20 mars 1970 - Resoconto

OGGETTO N. 75/70 - Votazione di ordine del giorno di fiducia alla Giunta regionale.

Pollicini (D.C.) - Signor Presidente, signori consiglieri, è indubbio che il voto di venerdì scorso sul bilancio di previsione per il 1970 ha creato all'interno della maggioranza dei problemi; ha creato pure dei problemi alla Giunta in carica; si è riunita la Giunta, si sono riuniti i capigruppo, i segretari dei partiti che reggono questa maggioranza, ed è stato esaminato a fondo quello che è stato il comportamento della maggioranza in seno a quest'aula. Ebbene, dopo aver visto sul piano politico il comportamento, ne è conseguita una risoluzione e cioè, i due voti che sono mancati alla maggioranza non hanno significato politico; sono due voti individuali, cosiddetti di franchi tiratori e, per questo, appunto, non voti politici ma voti singoli. Alla maggioranza non è venuta meno nessuna forza che la compone; come tutti i partiti e tutte le maggioranze, vi possono essere delle frange, delle insoddisfazioni o delle incomprensioni. Ebbene, noi confidiamo che le incomprensioni che ci sono in tutti i partiti, quindi anche in quelli di minoranza, siano risolte in senso positivo, poiché i partiti e i gruppi politici che formano questa maggioranza hanno riconfermato la validità di questa formula, direi, andando ancora più avanti, dichiarandosi disponibili a un allargamento a forze che a questi programmi credono e vogliono portare avanti.

Quindi, la Giunta non ha perso la maggioranza in quanto ne conserva la fiducia degli organi statutari, conserva la fiducia dei gruppi consiliari, conserva la fiducia dei partiti; si dice che la Giunta avrebbe dovuto dimettersi; il voto di venerdì scorso è un provvedimento inefficace, dicono i giuristi, e qui ne abbiamo due, in quanto è un voto paritario - avvocato Caveri avrà poi tutto il tempo di confutare quello che dico io - inefficace, inefficace in quanto abbiamo avuto un voto paritario, 16 voti pro, 16 voti contro e due astenuti. In termini sportivi questa votazione potrebbe chiamarsi un "no contest", cioè senza risultato, senza risultato poiché, se per approvare un bilancio occorrono 18 voti, io dico che, per analogia, per respingere un bilancio, ne occorrerebbero altrettanti.

D'altra parte i miei colleghi della legislatura precedente mi hanno ricordato che nel 1966, nonostante un voto negativo del bilancio, 17 su 33, 17 su 33, la "Giunta del Leone" non ha sentito il dovere di dimettersi, nonostante che, in quell'epoca, una componente politica della maggioranza del Leone si era tolta dalla maggioranza, quindi vi erano veramente i motivi del voto in sé perché una componente politica aveva denunciato quella maggioranza e si era messa all'opposizione.

Quindi, mi pare che il problema delle dimissioni sia perlomeno da sottoporsi a verifica e noi questo lo chiediamo, cioè, chiediamo, attraverso un ordine del giorno presentato dai Consiglieri Balestri, Chamonin e dal sottoscritto, la fiducia alla Giunta, che chiedo sia votata per appello nominale, in quanto, essendo carente l'istituto della fiducia nel nostro regolamento, per analogia l'articolo 34 della legge 1953 sulle Regioni a Statuto ordinario prescrive che la fiducia sia votata per appello nominale.

Do lettura dell'ordine del giorno:

"Il Consiglio regionale,

visto l'esito della votazione del 13 corrente sulla legge di approvazione del bilancio di previsione per l'esercizio 1970;

ritenuta la necessità, nell'interesse dell'amministrazione regionale, di ripresentare la legge stessa all'approvazione del Consiglio,

conferma la sua piena fiducia alla Giunta".

Milanesio (P.S.I.) - È inutile nascondere l'imbarazzo in cui ciascuno di noi versa; il voto a sorpresa della trascorsa adunanza sul bilancio di previsione per il 1970 ha aggiunto nuove e più gravi preoccupazioni sull'operatività di questa maggioranza e sulle prospettive di durata e di efficienza che le stanno dinnanzi.

Anche se le motivazioni che hanno spinto i due franchi tiratori non possono avere, come non hanno, dignità politica alcuna, è bene riconoscere che il loro voto inconsulto ha determinato, almeno sul piano dell'aritmetica parlamentare, un risultato politico, non già un risultato politico positivo, di indicazione, cioè di quale formula e di quali maggioranze politiche possono esistere in questo Consiglio, in alternativa all'attuale coalizione di governo. Tale voto ha bensì determinato un risultato che definirei al negativo, privando, in un atto politico e amministrativo di capitale importanza, una maggioranza, appunto, della maggioranza aritmetica.

Si è tanto discusso in questi giorni se, dopo il voto, si imponessero, si imponevano le dimissioni della Giunta regionale. Io ritengo comunque legittimi e altrettanto validi sotto il profilo della correttezza parlamentare, i due comportamenti ipotizzati, quello cioè delle dimissioni e quello della ripresentazione immediata del bilancio, preceduto da una richiesta di fiducia da parte della Giunta in carica.

Una Giunta regionale, un Governo regionale, ancorché politicamente travagliati, di fronte al rischio concreto e imminente della totale paralisi politica e amministrativa della Regione, conseguenza che può derivare dalla mancata approvazione, a fine marzo, di un bilancio e, quindi, le considerazioni sull'esercizio provvisorio hanno un valore ma è limitato, questo valore, dicevo, in primo luogo, questa Giunta, questo Governo deve, in primo luogo, avvertire le responsabilità istituzionali che ha verso gli amministrati, verso l'amministrazione pubblica.

Da queste considerazioni, e non da altre, è scaturita la nostra opzione per la ripresentazione immediata del bilancio preceduto dal voto sulla fiducia.

Del resto, noi socialisti riteniamo che, se crisi politica si aprirà, questa crisi sarà ben più grave di quelle che fino a oggi hanno travagliato la vita politica della Regione e, quasi certamente, non potrà più risolversi nell'ambito delle forze che in questi ultimi anni ne hanno retto le sorti politiche o amministrative.

Quando una maggioranza presenta sintomi di disgregazione, di confusione, di immoralità politica da basso impero, perché questo è il significato da attribuire ai franchi tiratori, all'esistenza dei franchi tiratori, dopo un ricorso alle verifiche - ne abbiamo fatte tante - e alle crisi - ne abbiamo fatte anche troppe - se la fiducia e l'operatività non ritornano, è chiaro che non resta che dichiarare l'esaurimento di una formula, la fine di una formula.

Ora, noi socialisti siamo sempre stati leali e solidali fino in fondo con i nostri alleati, con i nostri interlocutori e, ancorché preoccupati dei fenomeni negativi di costume politico che ho sopra elencato, per assolvere un impegno politico e morale preso nei confronti degli elettori valdostani, voteremo per l'esercizio provvisorio e voteremo per il bilancio. Siamo rispettosi, e non da oggi, della democrazia parlamentare e decideremo quindi il nostro atteggiamento sulla base dei risultati delle votazioni che seguiranno. Certo è che, se la fiducia non verrà accordata, che se non verrà approvato il bilancio di previsione, noi socialisti non resteremo in carica che per il tempo occorrente a scrivere una lettera di dimissioni.

Caveri (U.V.) - L'Assesseur Milanesio, dans sa déclaration, a démontré de se rendre compte que pratiquement une crise existe à la Région, comme d'ailleurs à la Ville d'Aoste et à la capitale.

Parce qu'il a parlé, sans ambages, de ses préoccupations sur "l'operatività, sur la durée et sur l'efficienza de cette Junte". C'est une admission très remarquable. D'autre part, l'Assesseur Milanesio, a dit que, si cette crise se vérifiera, elle sera plus grave que les précédentes et pourra se résoudre seulement avec d'autres forces politiques; aussi cette deuxième affirmation est très remarquable et même, je dirais, très grave.

Et ces deux déclarations constituent le meilleur démenti à la thèse soutenue par Monsieur Pollicini, de manière que la contradiction et le conflit entre les deux forces politiques principales de cette Junte et de la majorité actuelle, la contradiction ne pourrait être plus flagrante.

Je ne reste pas à faire de la polémique sur le fait que les démissions de Monsieur Pollicini comme chef de groupe sont rentrées, cela c'est du détail que, d'autre part, ne nous intéresse pas.

J'ai entendu que Monsieur Pollicini, pour justifier le fait que la votation soit ouverte, publique sur le vote de confiance, a invoqué la loi du 1953 sur les Régions à Statut ordinaire. Or, là-dessus il y a deux considérations à faire: en premier lieu la loi du 1963 règle les Régions à Statut ordinaire mais on oublie un peu trop souvent que la Vallée d'Aoste est une Région à Statut spécial. Ceci c'est déjà une considération d'ordre juridique. Mais, à cela je veux ajouter une considération d'ordre politique, et alors nous savons très bien ceci: nous de l'Union Valdôtaine nous nous sommes demandés plusieurs fois si c'était plus avantageux pour les Régions à Statut spécial, et d'une manière plus spécifique pour la Région de la Vallée d'Aoste, si c'était plus avantageux ou plus désavantageux, s'il y avait plus d'avantages ou plus de désavantages, qui pouvaient sortir de l'institution des Régions à Statut ordinaire et nous avons répondu à cette question dans la manière suivante: d'un côté l'institution des Régions à Statut ordinaire est favorable aux Régions à Statut spécial et aussi à la Vallée d'Aoste par conséquent, pourquoi? Parce que, dans les cas contraires ces Régions à Statut spécial finiraient par être considérées comme des "corpi estranei", comme une espèce de cancers dans le corps de la Nation, comme une exception, et ce serait trop facile recourir à l'argumentation: "ma perchè voi valdostani volete un'autonomia speciale, perchè voi valdostani volete una zona franca, in fondo voi non siete diversi dagli altri abitanti della penisola". De manière que l'institution des Régions ordinaires présente un avantage, parce que alors les quatre ou les cinq Régions à Statut spécial ne sont plus une exception si la République est devenue un État fondé sur les régions. Alors, côté avantageux. Mais il y a évidemment un côté désavantageux de l'institution des Régions ordinaires, pourquoi? Parce que, évidemment, il y aura la tendance à faire de la loi du 1953 sur les Régions ordinaires, de faire le "Testo Unico", le Texte Unique sur les Régions et de là il en sortira une diminution, une diminution du pouvoir, de la compétence des Régions à Statut spécial et, par conséquent, aussi de la Vallée d'Aoste.

On dira: "mais c'est impossible, parce que ce sont, le Statut spécial est une loi constitutionnelle et on ne peut pas abroger une loi constitutionnelle par une loi ordinaire", mais cela tient debout jusqu'à un certain point, c'est vrai du point de vue juridique, mais du point de vue politique ce n'est pas vrai, parce que nous avons déjà vu que avec des lois ordinaires on a abrogé des parties du Statut, comme, par exemple, la loi de l'ENEL et, pire encore, avec la sentence de la Cour constitutionnelle, on a porté atteinte à une loi constitutionnelle sans que cette loi constitutionnelle ait été modifiée par les majorités qualifiées du Sénat de la Chambre des Députés comme il est établi par la Constitution de la République italienne. Et alors, c'est très dangereux, pour nous, valdôtains, d'invoquer la loi du 1953, parce que demain, quand nous dirons nous, en suivant nos intérêts, qu'il ne faut pas suivre l'application de cette loi pour la Vallée d'Aoste, on nous répondra à Rome: "ma se siete voi che l'avete spesso invocata questa legge del 1953? Come fate adesso a opporvi all'applicazione della legge del 1953 sulle Regioni a Statuto ordinario, quando voi stessi, più volte l'avete applicata, questa legge del 1953?". De manière que, le fait d'invoquer l'application de cette loi du 1953, c'est un délit de lèse autonomie et cela c'est plus qu'évident.

Le Conseiller Germano a fait remarquer, l'autre jour très à propos, il me semble dans la Commission qui s'est réunie avant-hier, que, à propos ici de notre point de cette discussion, où l'on a osé parler de "no contest" en transportant, en cédant avant tout à une anglomanie qui est excessive, et en transportant dans le monde juridique des vocables qui ont une signification seulement dans le monde sportif, mais alors, je dis, si nous lions, et l'idée n'est pas à moi, je suis en train de la voler à Monsieur Germano, mais je la trouve tellement juste que je permets de la soutenir moi aussi, en lisant simplement l'article 75 du règlement du Conseil, là où on dit: il risultato della votazione del Consiglio è proclamato dal Presidente con la seguente formula: "il Consiglio approva" o "il Consiglio respinge". Il "Consiglio approva o il Consiglio respinge". I casi sono due, il n'y a pas la formule moyenne, la formule hermaphrodite; l'hermaphroditisme aujourd'hui est de mode mais dans le monde juridique il y a encore le sexe masculin et le sexe féminin: "il Consiglio respinge", de manière que toutes les théories qui ont été soutenues jusqu'à présent à cet égard ne tiennent pas debout, et je peux invoquer un précédent, et ce précédent fait partie d'une décision de Monsieur Montesano, comme Président du Conseil lorsque il a annoncé, en plus d'une occasion, en des cas semblables à celui dont nous nous occupons maintenant, il a annoncé "il Consiglio ha respinto"; il a dit, Monsieur Montesano, et ici la mémoire d'autres conseillers peut me soutenir, secourir, entre autre pour la fameuse loi des contrôles des Communes, il a dit que "le Conseil, il Consiglio ha respinto, ha respinto la legge sul controllo dei Comuni", il n'a pas dit: "il Consiglio no contest", de manière que, aussi sur ce point, il n'y a pas de doutes.

Il y a, cependant, des considérations politiques qui sont plus importantes et maintenant, si vous permettez, je vous raconte une petite anecdote. Au temps de Napoléon III, pour décider si la République française devait devenir un empire, on a fait un plébiscite et les soldats aussi ont dû voter par oui ou par non, mais il n'y avait pas de scrutin secret pour les soldats, les soldats devaient répondre par oui ou par non. Et il y a eu un colonel, les livres d'histoire nous rappellent le cas d'un colonel, comandant d'un régiment des grenadiers, qui a réuni le régiment dans la cour de la caserne sur le garde-à-vous et leur a dit: "soldats, à présent vous devez voter par oui ou par non s'il faut instituer l'Empire. Les soldats qui voteront "oui" démontreront d'être de vrais patriotes français et d'aimer l'empereur. Ceux qui voteront contre..." et à ce moment le colonel s'est mis à retrousser ses moustaches, vous savez qu'alors on portait des moustaches logues comme cela et, en plus, pour les rende plus "rebeccaie", comme on dit en patois, on employait une pâte spéciale, et il a dit: "quant à ceux qui voteront "non"...", il a retroussé ses moustaches et il a fait un grognement, le colonel, bien plus éloquent que tout son discours. Et les soldats ont tellement bien appris la leçon qu'à l'unanimité ils ont voté à faveur de la... je ne dis pas de la confiance de la Junte régionale, mais à faveur de l'Empire, et il n'est pas nécessaire d'être des prophètes pour savoir que les Conseillers régionaux, quand il y aura la votation publique, voteront à faveur.

Mais, à part les historiettes de la petite histoire qui est parfois plus intéressante et, en tout cas, plus amusante que la grande histoire des peuples, il y a une autre considération à faire, et il me semble que de la part de la Junte et de la part de... je ne sais pas s'il faut dire la majorité, parce qu'on ne sait plus si elle existe encore cette majorité ou non, mais, en somme, de la part de la Démocratie Chrétienne, il n'y a aucune sensibilité en rapport à l'évaluation de la situation politique actuelle.

Nous avons vu que Monsieur Rumor n'a pas réussi à faire un gouvernement de centre gauche, Monsieur Moro n'a pas réussi lui non plus, hier soir Monsieur Fanfani a dû renoncer, parce qu'il a dû constater qu'il était impossible de faire un gouvernement de centre gauche, de manière que nous nous trouvons vraiment à la fin, à la fin d'un régime, nous avons eu le régime purement démochrétien qui a duré pendant, je ne sais jusqu'au 1960 ou 1962; après nous eûmes le régime hermaphrodite du centre gauche, qui est en train de mourir, il est en train de mourir, on ne peut pas nier cela. Et au lieu, Monsieur Pollicini, je ne veux pas faire une polémique personnelle avec lui, mais en tout cas, certains démochrétiens on dirait qu'ils ne s'en aperçoivent pas, et ils ne s'aperçoivent pas que ce régime est en train de mourir de langueur, d'épuisement, ce n'est pas une fin tragique, violente, c'est autrefois, je me rappelle quand je lisais "I miei ricordi" di Massimo d'Azeglio, quand il parlait de ses parents il disait: "la zia tale era morta di mal sottile, mia sorella Carolina, è morta di mal sottile" et moi, j'étais alors un enfant, je me demandais: mais qu'est-ce que c'est ce "mal sottile". Eh bien, le centre gauche est en train de mourir du "mal sottile", comme une demoiselle romantique de la première moitié du XIX siècle. Et de ceci il faut tenir compte; ceci à Rome. À la Ville d'Aoste le syndic Bondaz a formé une Junte, mais il lui manque la base parce que le PSI s'est refusé de voter pour une Junte qui ne soit pas monocolore; ceux du PSU ne veulent pas en savoir du monocolore, et alors ce soir ils vont discuter, décider, pour ce soir, et vous l'avez vu sur la Gazzetta del Popolo, ce grand journal, qui est une espèce du Times du Piémont, je ne dis pas de l'Italie, du Times du Piémont, et nous avons vu sur la Gazzetta del Popolo que ce soir on discutera de l'augmentation des prix. Alors, on ne peut pas voter pour la Junte ou contre la Junte et il faut renvoyer, parce que le problème de l'augmentation des prix, regardez que c'est bien plus important. Et alors il est clair, en base aux déclarations de Monsieur l'Assesseur Milanesio, qui fait partie de la Junte, il y a la crise de quelles que soient les votations aujourd'hui, il y a pratiquement la crise à la Région, qu'il y ait la crise au centre, ce n'est pas nécessaire de le dire, parce que tout le monde le sait, il y a la crise à la Ville d'Aoste, donc manifestement nous nous trouvons devant la fin d'un régime, devant la fin d'un système, devant la fin d'une coalition et alors, ce n'est pas avec ces petits jeux, ce n'est pas avec ces petits trucs, ce n'est pas avec ces petits escamotages des trois arguments portés au Conseil régional, la votation ouverte la première, l'exercice provisoire, nous sommes tous d'accord, nous voterons tous à faveur de l'exercice provisoire, parce que nous ne voulons pas qu'à cause de ces crises on arrête l'administration, et puis on reporte de nouveau le bilan, ce bilan qu'on ne pouvait plus reporter au Conseil, parce qu'il avait été repoussé par le Conseil, comme il est démontré par l'article 75 de ce règlement du Conseil régional que Monsieur Montesano dit de vouloir défendre unguibus et rostro, mais nous voyons que l'application change selon les circonstances.

Et alors, j'ai examiné, ce n'est pas avec les petits trucs des trois arguments portés à l'ordre du jour qu'on sauve les situations; la crise existe, la crise est réelle et c'est inutile, Messieurs, que vous fassiez comme l'autruche, l'autruche qui cache sa tête dans le sable pour ne pas voir l'ennemi ou le danger.

On a voulu faire une allusion au 1966 je me permets, je ne parlerai plus de la question qu'il n'y avait que 16 Conseillers régionaux, comme il a été confirmé par une sentence dernièrement de la Cour d'Appel de Turin, je dirai seulement ceci, que nous ne demandions qu'on fasse les élections en Vallée d'Aoste, nous ne demandions pas de rester vissés aux chaises, nous avons demandé au Président de la République de faire les élections, de manière que ce n'est pas vrai que nous étions vissés aux chaises vu que nous demandions que le peuple valdôtain dise son opinion à l'égard de cette crise qui existait alors en 1966, comme elle existe aujourd'hui... (voce) ...cela c'est un autre problème.

Dolchi (P.C.I.) - Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è ovvio, è chiaro che questo argomento è un puro espediente per rimettere in discussione il bilancio preventivo per il 1970 così come è stato bocciato dal Consiglio regionale e io non ripeterò quanto è già stato detto in proposito dal Consigliere Caveri sul "no contest", in quanto è chiaro che su 34 presenti, la maggioranza doveva essere 18, i voti conseguiti sono stati 16, due voti mancavano al conseguimento della maggioranza.

Ecco, vorrei soffermarmi un attimo e richiamare l'attenzione dei Consiglieri, però, sulla procedura usata per giungere al voto, che è stato chiamato voto di fiducia o che è stato chiamato anche mozione di fiducia o verifica.

Ho letto attentamente tutto il regolamento, il regolamento, il regolamento del Consiglio regionale della Valle d'Aosta e non ho trovato questa formulazione. C'è la possibilità di presentare una mozione, la mozione direi quasi, data l'eccezionalità del caso, poteva essere messa all'odine del giorno con l'urgenza che è stata richiesta dal Presidente della Giunta e a cui ha acceduto il Presidente del Consiglio, ma mozione non era perché avremmo dovuto averla allegata agli atti e, invece, l'allegato A mancava perché, nei tre argomenti aggiunti abbiamo avuto gli allegati B e C e non l'allegato A, quindi, non era e non è una mozione, è tutta una procedura irrituale, tanto è vero che il collega Pollicini l'ha definita "ordine del giorno", presentata dai Consiglieri Chamonin, Balestri e Pollicini stesso. Questo ci dovrebbe fare capire che, per analogia, l'assemblea che è chiamata a votare la fiducia, normalmente lo fa, questo voto di fiducia, su una esplicita richiesta nel corso di una discussione di una legge, normalmente, in seguito alla presentazione di un ordine del giorno, come è avvenuto questa mattina.

Però, se noi esaminiamo quello che è successo, vediamo che all'ordine del giorno c'è scritto: "richiesta di votazione della fiducia della Giunta regionale", quindi i Consiglieri, fino alla presentazione di questo ordine del giorno che è stato letto dal collega Pollicini, si trovavano all'oscuro di quello che avrebbero dovuto fare, cosa che mi sembra contraria a tutte le norme che prevedono la convocazione e i dibattiti consiliari, all'oscuro, al buio, cioè all'insegna dell'improvvisazione, quella stessa improvvisazione, oramai l'abbiamo detto tante volte, che caratterizza l'amministrazione e il comportamento della ex maggioranza.

Quindi, come è stato presentato in questo modo irrituale, questo argomento non meglio identificato, perché neanche i colleghi della maggioranza che hanno parlato lo hanno definito in modo uguale, uno l'ha chiamato "verifica", l'altro l'ha chiamato "ordine del giorno", si è parlato di mozione di sfiducia, ecco, mi sembra che non fosse presentabile così come nell'ordine del giorno è stato presentato, non è una mozione, perché se fosse stata una mozione avrebbe dovuto seguire quello che il regolamento prevede per le mozioni e, se fosse una mozione, non è in termini, perché i Consiglieri regionali non ne hanno avuto notizia.

Ecco, ho voluto richiamare all'attenzione del Consiglio questa procedura irrituale e particolarmente la farei presente al Presidente dell'Assemblea, perché è un precedente che non è consono al prestigio del Consiglio regionale, e mi rivolgo al Presidente che, in più occasioni, ha manifestato il suo desiderio di applicare imparzialmente il regolamento, però, dove tutto diventa irrituale, dove tutto questo è irrituale, diventa assolutamente paradossale e assurdo, è quando il Consigliere Pollicini si richiama all'articolo 34 della legge che regola la vita delle Regioni a Statuto ordinario. Non dirò quanto ha già detto il collega Consigliere Caveri, sul pericolo di continuare ad ispirarsi a invocare la legge che regola la vita delle Regioni a Statuto ordinario, noi che siamo una Regione a Statuto speciale, ma mi sembra assurdo e, in questo caso se vale l'analogia, mi richiamo al Presidente del Consiglio, perché analogia ci sia in tutto e, dato e non concesso che questa analogia ci possa essere, non può essere limitata al tipo di votazione cioè, per appello nominale.

E allora, siccome il Consigliere Pollicini non l'ha fatto, mi permetterò di farlo io, vi leggo l'articolo 34 che è stato invocato dal Consigliere Pollicini per questo ordine del giorno di fiducia. Non ci può essere analogia, prima cosa, con la legge che regola le Regioni a Statuto ordinario, perché l'articolo 34 non parla né di mozione di fiducia, né di ordini del giorno di fiducia. L'articolo 34 parla di revoca del Presidente della Giunta regionale, della Giunta regionale o di Assessori e non mi sembra che i presentatori dell'ordine del giorno chiedano la revoca del Presidente della Giunta e degli Assessori.

Ma c'è di più, dato e non concesso, una seconda vola, che si possa interpretare come il contrario della revoca, la richiesta di fiducia, l'articolo invocato dice: "il Presidente della Giunta regionale, la Giunta regionale, uno o più Assessori possono essere revocati dall'ufficio in seguito a mozione sottoscritta da almeno un terzo dei Consiglieri in carica - e mi sembra che, anche se sono importanti, i Consiglieri Chamonin, Balestri e Pollicini, non sono numericamente un terzo dei Consiglieri in carica - mozione da discutersi dal Consiglio regionale non prima di cinque giorni e approvata per appello nominale. Ecco l'unica analogia a cui si è richiamato il Consigliere Pollicini: "a maggioranza assoluta dei voti dei Consiglieri in carica, presenti almeno due terzi dei Consiglieri in carica".

Cioè l'articolo 34 a cui si ispira il Consigliere Pollicini, per non applicare il regolamento del Consiglio regionale della Valle d'Aosta e sarebbe poi difficile in questo caso applicarlo perché non prevede la procedura seguita, l'articolo 34, ripeto, della legge che regola la vita delle Regioni a Statuto ordinario, prevede una procedura particolare, quindi, se analogia ci deve essere, mi rivolgo al Presidente del Consiglio, questa analogia deve essere completa. Uno si ispira a una norma, la ritiene valida, ebbene, la segue, la segue in tutto e per tutto, non solo per dire che la votazione deve essere per appello nominale, perché così sta scritto tra due virgole in un articolo della legge, in un articolo di una legge che regola le Regioni a Statuto ordinario. Se vogliamo invocare l'analogia, ebbene, si faccia la mozione, la si faccia sottoscrivere, la sottoscrivano un terzo dei Consiglieri regionali, non la si discute prima di cinque giorni, così come prescrive la legge e, perlomeno, dato e non concesso, ancora una volta, che ci si possa ispirare alla legge che regola la vita delle Regioni a Statuto ordinario, almeno si sarà seguita quella norma che regola questi consessi.

Ecco perché, quindi, l'obiezione formale che è all'inizio del mio intervento diventa una questione sostanziale: primo, di applicazione del nostro regolamento, indipendentemente da tutte le norme che regolano la vita delle Regioni a Statuto ordinario: secondo, perché questa procedura irrituale, perché non prevista dal nostro regolamento, non trova neanche posto nell'analogia che si vorrebbe invocare per le Regioni, applicando la legge per le Regioni a Statuto ordinario. E, quindi, la conclusione è che questo argomento, ancora una volta, è un argomento espediente per respingere il voto negativo dato a questa maggioranza, voto chiaramente espresso con 16, quando erano necessari 18 voti e, quindi, palesemente un espediente per evitare, dal punto di vista formale, quella crisi che è in atto, non solo alla Regione ma anche al Comune di Aosta.

Ecco, mi sembra che queste considerazioni di carattere formale abbiano una loro sostanza perché, se applicato il regolamento regionale, non si arriva a questo voto di fiducia o di sfiducia, non si capisce bene, se non è possibile l'analogia, è chiaro che rimane tuttora valido il voto negativo dato al bilancio 1970 dal Consiglio regionale alcuni giorni fa e che solamente su questo voto la Giunta regionale doveva trarre le uniche conseguenze che avrebbe dovuto trarre se fosse stato rispettoso della vita democratica assembleare, cioè le dimissioni.

Tonino (P.S.I.U.P.) - Signor Presidente, Signori Consiglieri, a parte la strana teoria del Consigliere Pollicini di configurare il Consiglio regionale come una squadra di calcio, io dico che qui ci troviamo di fronte a una richiesta non solo irrituale, ma addirittura fuori luogo, il che ci pone degli interrogativi sulla validità democratica e dell'interpretazione ambigua della democrazia, che ne fa uso questa Giunta.

Qui si vuole per forza negare il risultato di venerdì scorso, qui si vuole metter in gioco quel poco di prestigio che ancora può avere l'Assemblea regionale. Questa Giunta vuole a tutti i costi mantenere in piedi un castello di carta che è crollato venerdì scorso: ma allora qui, egregi signori della Giunta ed egregio signor Pollicini, che parli a nome della maggioranza pur avendo dato le dimissioni da capogruppo, voi volete beffarci, volete prenderci per degli inavveduti, volete dimostrare che non è successo niente; ma, ammesso che otteniate questa fiducia, credete che le cose possono cambiare? Credete che il vostro voto di fiducia riesca a modificare e a mantenere in piedi una formula politica, condannata non solo a parole ma con i fatti? Orbene, alla luce di questi fattacci, non solo voterò contro la fiducia che ci viene richiesta per mantenere in piedi un fallimento, ma, addirittura, condanno questo tipo di interpretazione della democrazia come atto di ricatto politico verso un'Assemblea che ha già chiaramente detto quello che pensa di questa Giunta di centro sinistra.

Avete subito una profonda crisi che è durata 8 mesi, vi siete ricacciati in un'altra crisi più grave ancora. I Consiglieri vi hanno condannati, per la formula politica fallita e per la vostra incapacità di interpretare i reali bisogni che si fanno sempre più pressanti. Volete per forza rimanere in quelle poltrone e allora, se il buon senso non è più di casa vostra, io mi appello ai Signori Consiglieri, chiamandoli a osservare il rispetto della volontà espressa nel Consiglio venerdì scorso.

Le affermazioni fatte poc'anzi dall'Assessore Milanesio, socialista, dimostrano, contrariamente a quanto da lui espresso, che la democrazia, la vera democrazia, insegna che, quando un giocatore viene battuto sull'esercizio più importante della vita politica e amministrativa della Regione, questo Governo non ha che una cosa da fare: da dare le dimissioni. Quindi, di qui la mia meraviglia sull'affermazione di Milanesio che, seppur non ha negato l'esistenza di una profonda crisi, è ben lungi però dall'interpretare i doveri e le norme democratiche che dovrebbero regolare la vita politica e amministrativa della Regione.

Germano (P.C.I.) - Credo che le considerazioni fatte, sul piano formale, dal compagno Dolchi siano ineccepibili e questo scoglio non si possa superare tanto facilmente ma, vedendo anche le questioni dal punto di vista politico, voi richiedete la fiducia alla Giunta: è una Giunta che è stata bocciata dal Consiglio, nel suo documento più importante, che è il bilancio e l'ha fatto osservare a proposito del "no contest" il Consigliere Caveri, che nel regolamento l'articolo 75 dice che o si approva o si respinge; ma andiamo allo Statuto, quello richiamato tante volte dal nostro Presidente del Consiglio: "Le deliberazioni del Consiglio della Valle non sono valide - non sono valide - se non è presente la maggioranza dei suoi componenti - e ci eravamo, eravamo 34 - e se non sono adottate a maggioranza dei presenti". La maggioranza dei 34 presenti è 18. I voti sono 16, non è valido. 16, cosa c'entra, l'italiano non è mica una cosa con la quale si gioca, voi dite "no contest" macché, "no contest" è respinto, macché "no contest", cos'è questo "no contest"? Sono cose ridicole quelle, non hanno nessun senso. Ma, a parte la questione, anche questa, che è formale, la prassi vuole che una Giunta, dal più piccolo Comune alle Regioni Autonome a Statuto speciale grandi come la Sardegna e la Sicilia, quando viene respinto il bilancio, danno le dimissioni.

In Sicilia, nel 1958, abbiamo avuto un voto negativo sul bilancio, il Governo La Loggia ha dato le dimissioni. Dopo di allora, sei Governi, sei, oltre a quello di La Loggia, hanno dato le dimissioni per votazione negativa sul bilancio... sei! Ma vi cito l'ultimo caso, che è il più interessante, anche perché più vicino, quello della Sardegna, del dicembre scorso, quattro mesi fa; il bilancio non è stato bocciato in Consiglio, è stato bocciato semplicemente in Commissione e la Commissione è consultiva. Cosa è avvenuto? Ho qui tutti i giornali della Sardegna, non ve li leggo tutti, vi leggo solo i titoli perché sono istruttivi, i titoli e i sottotitoli, non è l'Unità, è "La Nuova Sardegna" e "L'Unione Sarda", non sono nostri, non sono del Partito Comunista: "la crisi appare ormai inevitabile - bocciato in Commissione il bilancio della Regione", sottotitolo "approvato un ordine del giorno presentato dai sardisti - la maggioranza si è spaccata fra astensioni e voti contrari - introvabile il Segretario regionale della D.C.". Questo "La Sardegna".

"L'Unione Sarda", invece, dice: "respinto in Commissione il bilancio della Regione - si profila una grave crisi - probabili le dimissioni della Giunta - I "ribelli" Roito e Soddu della D.C. ed Ezenai del P.S.I., si sono astenuti nella votazione decisiva sulla relazione generale del documento. Convocato l'esecutivo della Regione e gli organi direttivi del partito di maggioranza. Proposte immediate sanzioni per l'ennesimo atto di indisciplina dei due esponenti della sinistra democristiana. La crisi regionale - Il gruppo D.C. rinvia il giudizio su Roito e Soddu e vota a maggioranza un plauso alla Giunta Del Rio" - il tentativo che si sta facendo qui adesso - "Duro il P.S.I. con Ezenai - Provvedimenti contro i ribelli che hanno provocato la crisi - il direttivo del gruppo consiliare D.C. ha proposto la sospensione di Soddu e Roito, anche il P.S.I. intende promuovere sanzioni contro Ezenai. I tre partiti di maggioranza unanimi nel deplorare quello che viene definito "un atto di pirateria politica", qui si è detto "vigliaccata", cose di questo tipo, i termini sono pressappoco uguali - "previsioni sulla conclusione e sullo svolgimento della vicenda che paralizza la vita amministrativa dell'isola". E, infine, il giorno dopo, "la Giunta Del Rio si è dimessa - Si scatenano lotte furibonde nella D.C. sarda, il direttivo del gruppo democristiano propone la sospensione di Soddu e Roito, le prime reazioni degli altri partiti - Una maggioranza fragile è all'origine della crisi".

Mi pare che siamo vicini, siamo molto vicini alla Sardegna di tre mesi fa. Quindi, il problema è di non perdere otto mesi come abbiamo fatto l'altra volta, il problema è di trarre le giuste conclusioni.

Pollicini si è richiamato al fatto del 1966, ha già detto l'Avvocato Caveri, non solo mancava il numero legale da parte vostra, non solo quello che accennavi tu, di una parte, di un gruppo che aveva lasciato, il gruppo che aveva lasciato ha dichiarato in aula di aver elaborato il documento e di votare contro per disciplina di partito, senza alcuna motivazione politica, senza dire che una qualsiasi parte non andasse bene, solo disciplina, per ordini ricevuti da Roma. In quella situazione noi chiedevamo di essere sostituiti entro tre mesi da una Giunta che venisse fuori da una consultazione popolare. Quindi, la cosa è ben diversa ed è ben diversa soprattutto perché noi, pazienza, siamo gli antidemocratici, siamo quelli che vogliono la dittatura, ma voi, e soprattutto la Giunta, che fa delle grosse filosofie sull'area democratica, ma soprattutto la Giunta, dico, perché non hanno riunito i gruppi, è la Giunta che ha deciso di ripresentare il bilancio, soprattutto la Giunta, come fate a restare lì, ma allora, cosa serve il voto del Consiglio per voi? Bocciato il bilancio, lo ripresentate di nuovo un'altra volta, fino a che, per esaurimento, diremo va bene... ma questa è una farsa della correttezza democratica, questa è una farsa che deve finire. E mi piace anche fare una considerazione su quanto ha detto Milanesio, che vuole mettere a prova l'operatività e l'efficienza della Giunta. Ma, Milanesio, non sei mica come quelle famose tre scimmie "non vede, non sente", beh, certo "non parla", questo forse il paragone non regge bene, perché parlare parla, Milanesio sa quello che avviene in Consiglio e quello che avviene in Giunta, era presente quando l'Onorevole Caveri ha illustrato l'ordine del giorno per quanto riguarda il Presidente della Giunta, che è un Presidente della Giunta a mezzo tempo o ad un quarto di tempo, lo sa Milanesio questo.

Io dico, Bordon non si allarmi, a me non interessa quanto guadagna Bordon, non m'interessa neanche quanto paga di tasse, mi interessa ai fini dell'Amministrazione, il fatto che Bordon è il primo Presidente della Giunta che continua a fare la sua professione, tutti gli altri, e ci sono i verbali, unionisti, democristiani, hanno sospeso la loro attività professionale e ci sono i verbali all'ordine. Qui, invece, ci troviamo di fronte al fatto di una Amministrazione regionale che amministra 20 miliardi, 20 miliardi non sono una cifra qualsiasi, abbiamo 725 dipendenti, 7 assessori e un Presidente della Giunta che è a mezzo tempo, o ad un quarto di tempo o ad un quinto di tempo, questa è la cosa che preoccupa Bordon, non il resto, non il resto. Faccio solo un esempio: martedì scorso era riunito l'Ufficio di Presidenza per stabilire questo ordine del giorno; sui giornali era apparsa l'intervista di Bordon, poi smentita, non interessa neanche quello, il fatto è che l'Ufficio di Presidenza non sapeva se mettere questo all'ordine del giorno o non metterlo. Allora, cercano Bordon, lo cercano tutta la mattina, non c'è, non si trova, il Presidente della Giunta era con l'Ispettore dell'INA che controllavano le assicurazioni o il loro lavoro, cose che non m'interessano, ma non era presente, in un momento di crisi, all'Amministrazione regionale. Questa la realtà delle cose e Milanesio vuole, in questo modo, una Giunta operativa ed efficiente? Ma siamo ridicoli, siamo ridicoli, non si può, non si può pensare questo!

Così non si può andare avanti: votate la fiducia, non votate la fiducia, fate quello che volete, ma bisogna cambiare e bisogna cambiare qui, come bisogna cambiare in Comune, come bisogna cambiare a Roma, questa è la realtà della situazione! Perché il centro sinistra è finito, è franato, è affossato e bisogna cercare altre strade, bisogna andare a sinistra, bisogna andare incontro alle esigenze dei lavoratori, bisogna amministrare in modo diverso, e questo è possibile, si può fare, si può fare se guardiamo alla situazione politica, non nella gabbia del centro sinistra, ma guardando alle forze che ci sono in Consiglio, alla possibilità di utilizzare tutte le forze, soprattutto di sinistra, affondando i problemi che la gente pone e che vuole che siano risolti. Questa è la situazione.

Manganoni (P.C.I.) - Ho ascoltato la relazione di Pollicini e quella di Milanesio e ho riscontrato che vi è una certa divergenza di giudizi. Mentre Pollicini si sforza di manifestare un certo ottimismo, con un'interpretazione dei fatti singolare, inesatta e molto personale, Milanesio è meno ottimista. Dice Milanesio: "è inutile nascondere l'imbarazzo che ognuno di noi...", aggiunge Milanesio: "in questo caso non resta che dichiarare la fine di una formula politica". Ebbene, io penso che questa dichiarazione la si possa fare subito perché, se per il centro sinistra quella formula politica alla quale penso alludeva Milanesio è finita, lo dimostrano i fatti, dimostra quello che avviene a Roma, lo dimostra quello che avviene alla Città di Aosta, lo dimostra quello che avviene in Consiglio regionale, non solo oggi ma lo scorso anno l'abbiamo trascorso metà in crisi, Giunta in crisi, Giunta che non riusciva a fermarsi. Ora, io ho l'impressione che più che dichiarare la fine di una formula politica, si tratti di non voler riesumare un cadavere. Io sono del parere che sarebbe meglio celebrarne le esequie, anziché cercare di risuscitarlo, e cambiare strada, cambiare via; questa è la soluzione, non altre, le altre sono dei palliativi che non risolvono niente e che continuano a trainare la crisi.

Ora, imboccare una nuova strada come? Io voglio dirvi qui tutto quello che vi dovrebbe essere detto, perché vi è stato detto a suo tempo, in questo Consiglio, ve l'hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, io vi cito solamente alcuni fatti.

Innanzitutto ci vuole una rettitudine amministrativa, bisogna mettere da parte la corruzione, la disonestà, il clientelismo, il cumulo di cariche, bisogna moralizzare l'Amministrazione regionale. Secondo: dovete tenere conto delle necessità dei lavoratori, dovete iniziare quelle riforme in tutti i campi delle attività, sia economiche che sociali, dovete tirare fuori dalla polvere quei progetti di legge o proposte di legge che giacciono nei cassetti. Ve ne cito solo alcune: la legge sugli enti locali, sui contributi ai Comuni per i piani regolatori, la legge sull'industrializzazione che da un anno, un anno e mezzo, due anni, dormono e non arrivano mai in Consiglio. Dovete affrontare seriamente la riforma della scuola, venendo incontro agli studenti poveri, in modo che la scuola non sia un privilegio per le famiglie più abbienti ma sia aperta a tutti, anche ai figli dei poveri, ai figli dei contadini, ai figli degli operai. Dovete mantenere gli impegni che più volte avete promesso da quei banchi, di fare una legge sull'integrazione dei bilanci, dei Comuni, ma non solo del Comune di Aosta, del Comune di St. Vincent, come avviene oggi, ma di tutti i 74 Comuni.

Non parliamo poi degli altri problemi, la proposta di legge che dovremmo inviare al Parlamento sul riparto fiscale, sull'attuazione dello Statuto speciale che sancisce la nostra autonomia, tutti i problemi che dormono, che voi Giunta fate dormire, insomma, bisogna cambiare, bisogna cambiare. Io non dico bisogna cambiare la Giunta, bisogna cambiare gli uomini, bisogna cambiare politica, bisogna cambiare strada, dovete imboccare la via del rinnovamento, delle riforme, che non ha voluto e che non ha saputo fare il centro sinistra, che di sinistra aveva solo il nome ma, di fatto, era una Giunta di centro destra.

Ora, io non voglio continuare a elencarvi le proprie magagne e ad additarvi la via nuova che dovete seguire, voglio finire trattando il problema della votazione, già trattato dai colleghi che mi hanno preceduto e che io non voglio ripetere, non voglio ribadire, però voglio attirare l'attenzione dei Consiglieri e della Giunta e particolarmente del Presidente del Consiglio, sull'articolo 72 del regolamento, del nuovo regolamento, il quale dice...

Montesano (P.S.D.I.) - Il nuovo? Quale nuovo?

Manganoni (P.C.I.) - Questo, che è stato approvato recentemente, a modifica, cioè, che ha modificato il vecchio regolamento e che è in discussione alla Commissione, ecc.

Montesano (P.S.D.I.) - Ma non è approvato ancora...

Manganoni (P.C.I.) - È in discussione alla Commissione e dice questo della votazione: "i Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, ovvero, su richiesta di almeno cinque Consiglieri, per appello nominale o a scrutinio segreto". Prosegue, secondo comma: "la richiesta di votazione a scrutinio segreto prevale - ripeto - prevale su qualsiasi richiesta di altro tipo di votazione".

Montesano (P.S.D.I.) - Ma lei mi prospetta un regolamento che non è approvato... non deve fare sentire che c'è un regolamento il quale, nella dizione che lei dice, non è approvato.

Manganoni (P.C.I.) - Esatto, esatto... ma questo regolamento però le denota l'orientamento della Commissione, perché la Commissione l'ha approvato. Ora, se la Commissione, nella quale sono rappresentati tutti i gruppi di questo Consiglio, ha approvato questo regolamento, che dovrebbe completare l'altro regolamento che pure dice: "i Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, ovvero, su richiesta di almeno cinque Consiglieri, per appello nominale o a scrutinio segreto". Ora, siccome questo poteva forse prestarsi a varie interpretazioni, cosa ha pensato la Commissione? Di chiarire una volta e per sempre, e questo l'articolo 72 lo chiarisce, il prevalere su qualsiasi altra richiesta di altro tipo, della votazione segreta.

Pertanto noi, cinque consiglieri del mio gruppo, chiediamo la votazione segreta in base all'articolo 66 e in base all'articolo 72... non è approvato dal Consiglio ed è esatto, che però... che però denota l'orientamento del Consiglio, perché, ripeto, erano presenti in Commissione, che l'anno approvato, tutti i gruppi consiliari.

Quindi, se si passa ai voti, logico, perché se non si passa ai voti la questione è chiusa. E io, su questo, voglio richiamare il Presidente del Consiglio alle sue responsabilità.

Montesano (P.S.D.I.) - Ora, chiedo scusa al Consiglio e ai Consiglieri che hanno chiesto prima la parola, per precisare, assumendomi tutte le responsabilità, che un regolamento all'esame delle Commissioni non è valido, non è valido, sia messo a verbale, fino a quando il Consiglio non l'approva. Quindi, il richiamo di Manganoni è un richiamo indicativo, però non è un richiamo tassativo per l'applicazione della norma, in quanto la norma non è stata approvata dal Consiglio. Sia messo a verbale.

In più devo aggiungere che il regolamento del Consiglio regionale della Valle d'Aosta, ho l'impressione che una volta sia fatto d'acciaio, qualche altra volta è fatto di caucciù, a seconda delle esigenze da una parte e dall'altra, che si vogliono portare avanti. Io cerco di tenere una linea mediana andando, quando è possibile, incontro alle esigenze del Consiglio stesso e, in questo caso, ho preso la piena responsabilità dell'azione procedurale, convocando d'urgenza l'Ufficio di Presidenza ed esprimendo all'Ufficio di Presidenza qual è l'azione del Presidente in questo caso.

Quindi, perciò, io chiedo ai Consiglieri la piena consapevolezza di quello che chiedono e di quello che il Presidente può accogliere, a noma di regolamento, però io devo ripetere ancora che, se c'è un regolamento da applicare, questo regolamento è quello approvato dal Consiglio e tutt'ora in vigore. Non vale assolutamente la pena richiamare delle norme che sono ancora all'esame delle Commissioni, anche se la Commissione ha dato il suo parere, che però possono essere, come parecchie saranno, modificate in sede di Consiglio regionale.

Detto questo, diamo la parola al Consigliere Pedrini.

Pedrini (P.L.I.) - Signor Presidente, Signori Consiglieri, per primo mi duole constatare l'assenza di due socialisti... ci siete, meno male, che almeno uno è già passato sui banchi dei Consiglieri, si vede che prevede la fine di questa Giunta e quindi gli do atto e lo ringrazio di questa perspicacia, perché, evidentemente, ci sono varie considerazioni da fare e tutte, mi si creda, veramente pesanti.

Ci ritroviamo, se così si vuole dire, a qualche anno addietro, quando i Consiglieri e la Giunta unioncomunista non avevano l'intenzione di lasciare i posti che avevano occupato. Però vi è una sostanziale differenza da allora a oggi e la considerazione che viene logica farsi è che gli unioncomunisti misero del fil di ferro, però lo misero pubblicamente, perché noi Liberali diamo atto quando qualcuno fa le cose alla luce del sole e bisogna anche dare atto che qualcuno è finito in galera e ha pagato di persona. Qua, invece, siamo più o meno nella identica, esatta situazione, ma, invece del fil di ferro, si vuole adoperare la vaselina, invece di qualcuno che finisca in galera, si vuole ritornare a rimanere a quei posti di comando che oggi si hanno. Questo, non dicendo onestamente in questa sala che 16 contro 16 fanno sempre 16 contro 16, ma non si è mai aggiunto, nemmeno da parte vostra, che vi erano state due astensioni da parte liberale e le due astensioni erano state motivate molto chiaramente perché era stato detto che l'astensione può essere fatta in senso benevolo o in senso negativo e noi l'avevamo fatta in senso negativo. Quindi, pertanto, era da considerarsi 18 contro 16, siccome parliamo tanto di morale.

È triste dover dire queste cose a una Giunta che noi, più volte, coscientemente abbiamo appoggiato. E la mia frase all'amico Bordon, che comunque rimane un amico, dell'altra sera in cui gli dissi: "ex Presidente Bordon, per me è ancora valida in questo momento, perché non si è mai vista, e mi sono preso la briga anche di informarmi presso l'Ufficio legislativo a Roma del nostro partito, non si è mai vista una Giunta che, biffata, bocciata in questa maniera, abbia avuto il toupet e la faccia tosta e il coraggio di ripresentarsi a chiedere un voto che non poteva fare, proprio su quel piano morale che essi dicono ai franchi tiratori".

Perché qua, o la morale è solo da una parte, o è solo dall'altra, o vale per tutti e due.

E mi voglio richiamare, per un momento, a quello che ha detto il Consigliere Germano, ribadito dal Consigliere Manganoni. Noi, che siamo stati i lebbrosi di questo centro sinistra, noi siamo dell'avviso che, effettivamente, bisogna cambiare anche perché, a un dato punto, ci accorgiamo che quei laici socialisti, a forza di cadreghini e di prebende, e questo non solo in Valle d'Aosta e ne abbiamo esempi palmari, possiamo fare nomi e tutti li conosciamo, tutti i cittadini della Valle d'Aosta li conoscono, questi laici, della loro laicità non hanno tenuto o mantenuto proprio più nulla. Ed è vero, quando qualcuno dice, se ti lasci abbracciare dalla Democrazia Cristiana, ti ritroverai stritolato; bacio della morte o... lo vediamo perché al Partito Socialista proprio sta succedendo questo e nessuno mi può smentire perché è una realtà immediata, imminente di oggi e quindi mi si consenta, quale liberale, di stupirmi veramente di questa mancanza di laicità, di questa mancanza di senso dello Stato che i socialisti non hanno mai avuto, forse perché non sono mai stati al Governo. Sono scusabili solo per quel motivo ma, evidentemente, da quando ci sono arrivati, si sono buttati all'assalto della greppia con una voracità tale che nessun altro tipo li ha mai battuti da che mondo è mondo e, su questo anche, nessuno mi può smentire. Ma pensavo che su questo fatto, su questa votazione perlomeno i socialisti si sarebbero ricordati di quelli che combatterono sulle barricate veramente a difesa dei lavoratori, come essi a ogni piè sospinto dicono, accomunati in questo dai comunisti, e almeno avrebbero avuto il coraggio morale di dire a questa Giunta: "noi non ci stiamo più, noi socialisti ci dimettiamo e poi la Democrazia Cristiana faccia quello che vuole, non ha alcuna importanza".

Il Consigliere Germano, e mi richiamo a quanto prima diceva, appunto, che bisogna cambiare, e bisogna cambiare andando più a sinistra, andando verso quella che lui ha definito non vera ma dittatura comunista; e anche noi diciamo, bisogna cambiare ma non in quella maniera, non su quella strada; e su questo mi permetto proprio di richiamare la vostra attenzione sul fatto che non sono stati certamente i comunisti, non sono stati certamente la sinistra italiana, in quel momento legata a doppio fil di ferro con il Partito Socialista, non è stato sicuramente Togliatti, Ministro della Giustizia, ad aver rifatto l'Italia da una guerra perduta. Sono stati proprio i liberali, con il quadriparito, sono stati proprio quei liberali che hanno ridato veramente una ossatura all'Italia, è stato proprio quell'Einaudi, e di fronte a questo nome penso che nessuno abbia nulla da eccepire, proprio quell'Einaudi che ha ridato quella stabilità economica e finanziaria all'Italia, per cui i lavoratori, a cui spesso ci si richiama per farli scioperare, hanno potuto godere di quel benessere immediato che poteva essere il pezzo di pane e che anche noi liberali, oggi, desideriamo sia portato al più possibile della Scala economica e finanziaria. Non già per distruggere l'Italia, come vuole qualcuno, ma bensì per rinforzarla della sua ossatura finanziaria e normale.

Avevamo perso una guerra e il Partito Liberale, anche allora, siamo stati dei piccoli pesciolini; demmo alla Democrazia Cristiana tutto il nostro appoggio, voi vi ricordate perfettamente, non abbiamo perso nessun posto, non parliamo qua in Valle d'Aosta, al Casinò, ecc., come hanno fatto i socialisti che, a ogni piè sospinto, all'Assessorato ai Lavori Pubblici, retto dall'amico Colombo, che allora fece entrare legioni, addirittura, di attivisti socialisti o cose del genere, no, non ci vogliamo richiamare a questo, ma vogliamo richiamarci soltanto a una cosa che non abbiamo fatto, in quel periodo in cui eravamo determinanti, incetta di posti di sottogoverno, non abbiamo nominato Presidenti di aziende autonome nelle grandi città d'Italia, non abbiamo voluto enti o altro, ci siamo soltanto messi a lavorare e abbiamo riportato, e questa è la storia e nessuno lo può smentire, abbiamo riportato l'Italia a quella solidità economica e finanziaria su cui oggi, ancora oggi, i socialisti e il centro sinistra proprio si mantengono. Questa è la realtà di fatto che nessuno può smentire, se non con parole roboanti che, stringendo, alla fine non hanno nessun succo e sono come lo stringere e lo spremere una rapa.

È evidente che, dopo queste constatazioni, poi ci richiamiamo proprio allo spirito morale di questa Giunta, noi vorremmo che questa Giunta, da sola, chiedesse la sospensione di questa seduta per cinque minuti e, riunita, ritornasse in aula dopo a dire che "ci siamo dimessi". È inconcepibile, in un clima democratico, che la Giunta si ripresenti per un voto di fiducia, quando questo voto di fiducia non l'ha più avuto venerdì scorso! Errore tecnico o no, io concordo con Milanesio quando egli dice che è dubbioso, ed è su questo dubbio che io chiedo a Milanesio, proprio per quella laicità che ci unisce, che mediti un momento se è morale quello che sta facendo, mantenendo un posto di Assessore, quando questo consesso ha biffato lui e tutti i suoi colleghi di Giunta.

Bordon (D.C.) - Non so dove cominciare. Vediamo un po' che cosa si può tirare fuori per contestare tranquillamente, e non con i toni drammatici che abbiamo sentito testé, le accuse che ci sono state rivolte da tutte le parti. Piacerebbe anche a me, amici, specialmente perché è a voi che mi rivolgo, piacerebbe anche a me che fosse possibile presentarmi qui con il compito scritto a casa, dopo averci pensato su per diverse sere e notti e qui leggermi quella relazione, preoccupandomi soltanto di fare una determinata tonalità più o meno forte, in certi punti piuttosto che in altri. A me questo non è permesso e mi trovo veramente handicappato perché non è facile rispondere così a spron battuto, alle numerose osservazioni che si sono state fatte.

Bene, incomincerò a dire, innanzitutto, che, signori avversari e amici politici, quando noi ci siamo presentati qui stamane, certamente non ci aspettavamo il vostro plauso, questo è poco ma sicuro. È normale, questo è poco ma sicuro. In linea di massima siamo qui eletti, voi per fare la vostra parte, noi per fare la nostra, addirittura fra qualche Consigliere presente qualcuno è addirittura pagato per fare questa parte, quindi non ha da preoccuparsi di fare altre professioni, forse pagato in rubli russi o in franchi francesi, ma noi questo non lo possiamo fare e, quindi, andiamo avanti con la massima calma e la massima tranquillità. Come però noi non ci aspettavamo il vostro plauso e la vostra approvazione, è indubbio che neanche voi dovevate aspettare la nostra acquiescenza a questa vostra impostazione, perché io ho capito, in linea di massima, dopo averlo sentito dire tante volte un po' da tutti, che per essere rituali, qui dentro, e non essere irrituali, l'unica cosa che dovremmo fare noi della maggioranza sarebbe quella di scendere, di farvi un bellissimo inchino e di dirvi: "signori, accomodatevi al posto, al banco di Governo perché noi ve lo cediamo". Voi capite già, e non ci avete mai pensato, che noi avremmo fatto questo, perché vedete, la differenza è soltanto questa: noi qui dentro ci siamo preoccupati di una sola cosa, ci siamo preoccupati innanzitutto di non fare delle illegalità, innanzitutto per non mettere in difficoltà il Presidente del Consiglio, che si è sempre dimostrato, attraverso questi anni, uomo veramente ligio a tutto ciò che è legge, a ciò che è regolamento e questo, checché se ne dica, bisogna dargliene atto. Ma oltre a questa legalità, noi ci siamo preoccupati di pensare a quei 25, 26.000 voti che avevamo avuto dietro la nostra schiena, voti di fiducia, ci siamo preoccupati di vedere questo famoso centro sinistra di cui parla l'amico Manganoni, quando dice che noi vogliamo riesumare un cadavere, ma nel 1968, se non sbaglio, nelle ultime elezioni regionali, a me pare che questo centro sinistra abbia riscosso una larga simpatia e fiducia in quanto che qui dentro, in quel momento, noi vedemmo diminuire di non poco i voti dei comunisti e di altri partiti ancora, e noi su questo punto abbiamo sempre agito e abbiamo sempre cercato di seguire una retta via, cercando di fare l'interesse dell'Amministrazione regionale. È logico che dai banchi dell'opposizione venga fuori un po' tutto quello che voi vi siete sentiti dire come, per esempio, io parto dall'amico Pedrini che, con la sua voce tonante cerca di convincerci su determinate decisioni che noi dovremmo prendere. E allora diremo all'amico Pedrini che hai fatto bene a dirlo ma non credere che noi lo attuiamo, perché, se avessimo dovuto seguire sempre i tuoi consigli, forse saremmo anche andati bene, ma qui ce ne stai dando uno veramente sballato e quindi ci devi perdonare.

Ecco, vedete, per esempio, speravo in un certo momento, finalmente, che poi l'amico Milanesio e altri non dovessero più chiedere delle verifiche alla Democrazia Cristiana per i voti di Pedrini, perché è indubbio che questi non ci sono, però speravo anche che dall'altra parte del banco si dicesse: "ma noi non vogliamo che tu confluisca con noi nei voti, perché i tuoi voti, come non vanno bene per quelli, non dovrebbero andare"... Stai tranquillo che, se glieli dai, li perdono, guarda, qualunque cosa ti dicono, di questo non ti preoccupare perché, effettivamente, vedrai che non si tratta più di voti di destra o no, si tratta sempre e soltanto di voti per fare una maggioranza. Un'altra cosa, e questa la dico con maggiore tristezza, e questo sì, vedete, l'altro giorno qui, venerdì scorso, quindi alla distanza di sei giorni, non sono molti, c'è stato, si è avuto un risultato elettorale che, in linea di massima, era, se non proprio previsto da tutti noi della maggioranza, perché, insomma, non potevamo concepire una cosa simile, come non la concepiamo oggi, ma si sentiva nell'aria, per cui avevamo già assistito a degli attacchi personali, avevamo già visto come si ponevano i problemi e, quindi, in linea di massima, ci si aspettava qualcosa.

Però io sono un uomo di buona fede, sono un illuso e allora vorrei dirvi, innanzitutto, che abbiamo esaminato subito, attentamente, il risultato di quel voto e ripeto quello che hanno già detto i nostri amici: intenzione di dimissionare immediatamente. Notate che le dimissioni potevano comportare ugualmente un esercizio provvisorio ma, tenuto conto che già era stato convocato un Consiglio regionale il giorno 20 ed è precisamente oggi, noi non ci siamo preoccupati di tutte le vostre accuse, perché abbiamo capito che voi avevate veramente fretta di cacciarci via da qui, perché voi vi siete trovati due voti in più, che ve li aspettavate forse, perché non vorrei neanche pensare troppo che ve li aspettavate troppo, perché se no sarebbe enorme, perché si potrebbero pensare anche a delle collusioni che noi non vogliamo ammettere. Però, vi dico che abbiamo esaminato attentamente questo voto e ne siamo venuti fuori dicendo, alla distanza di sei giorni, signori, noi rivedremo tutto questo problema, perché, illusi come siamo, e questo ce lo dovete pure concedere, noi pensiamo che ci siano dei franchi tiratori e questo noi abbiamo fatto. Noi non possiamo concepire che fra i 18 ci siano i due franchi tiratori, voi ci direte che siamo matti, ci prenderete in giro, ci riderete sul muso, ma noi su questo punto vi lasciamo fare tutto quello che volete e abbiamo esaminato questi voti. Ebbene, abbiamo incominciato a pensare che potevano essere due voti sbagliati, due voti errati. In questa sala si è già votato erroneamente; io so che ci sono già stati dei Consiglieri che si sono sbagliati a votare; ebbene, lasciateci cullare, l'unica speranza e l'unica illusione che ancora ci facciamo, lasciateci cullare in questa speranza, perché d'altronde, voi sorridete così largamente, ma voi non avreste proprio nessun merito in questa votazione, perché sarebbe proprio stato tutto merito di questi nostri franchi tiratori che voi, ovviamente, oggi difendete perché avete l'interesse di difenderli, difatti abbiamo sentito la perorazione di Germano che cerca il Segretario della Democrazia Cristiana della Sardegna, io mi auguro che lo abbiano già trovato, se no partiremmo noi due ad andarlo a cercare. Germano, che viene qui e parla di ribelli, perché noi qui, lo leggiamo dai loro giornali, noi qui, con la fiducia alla Giunta, noi stiamo per intimidire i nostri amici. Ma noi non abbiamo l'abitudine di intimidire nessuno. Voi, quando avete avuto le minime contestazioni nel vostro partito, cominciando da quelli del Manifesto, li avete messi elegantemente alla porta, quindi, abbiate pazienza, ma noi non siamo qui per intimidire nessuno, noi siamo qui per dirvi, tanto più che Germano ha fatto dei nomi, dice: "ci sono dei provvedimenti a carico di queste persone A, B, C". Ma noi non pensiamo neanche lontanamente a questo A, B, C, noi pensiamo che la coscienza di ognuno di quelli che vota qui dentro sia tale da suggerire il modo migliore per esprimere il voto e per portare avanti una compagine nella quale si erano immessi e nella quale sono legati. Quindi noi pensiamo che, se c'è stato un errore, questo errore può essere riparato. Ma, d'altronde, vi diciamo anche che, se qualora, come hanno detto i miei predecessori, forse più precisi di quanto posso essere io, hanno detto, a un certo momento, potrebbero essere delle votazioni personali, ecco perché noi abbiamo chiesto la fiducia alla Giunta, perché noi vi diciamo, signori avversari politici, che voi potete battervi contro il centro sinistra, ne avete ragione, sempre che quei voti lì siano di due franchi tiratori, che l'hanno voluto, ma la nostra formula voi non l'avete demolita per niente, perché io mi dico oggi e lo dico con tristezza, qualora questi due franchi tiratori l'avessero fatto volontariamente, sentano che cose sono venute fuori da quei banchi dell'opposizione e meditino molto, perché questo ha voluto dire, se l'hanno fatto volutamente, portare lo scompiglio in tutta l'Amministrazione regionale, ha voluto dire, dare nelle mani del Partito Comunista e di altri, quello che avevano perso per regolare voto elettorale, palese, non per un voto nascosto. E allora, io mi auguro proprio che questa meditazione venga fuori. Ma aggiungerò dell'altro, perché noi oggi ci siamo presentati qui, insomma, lo avete detto voi che, se c'è l'esercizio provvisorio di un mese, l'attività economica, amministrativa della Regione è completamente ferma, non si riesce più a fare niente, con una conseguente crisi economica della Regione che io vi lascio immaginare, perché sono miliardi e miliardi, se non sbaglio circa uno, uno e mezzo, che la Regione emette mensilmente. Allora, arrivati a questo punto, noi ci siamo chiesti, non è questione di un mese o non di un mese, noi siamo pronti a dimissionare qui non appena avremo avuto l'esito, il secondo esito su quel bilancio che voi dite bocciato, ma su questo ognuno ha le sue idee e le sue idee sono opinabili; difatti, lo sentiamo oggi qui, sentiamo oggi qui che, in quest'aula, si difende il bilancio di previsione del 1966: ma venerdì scorso noi che cosa abbiamo avuto come votazione? Noi abbiamo avuto la soddisfazione di vedere votare 29 articoli di seguito, palesemente, quindi tutti quanti 18 voti a sedici; fino a questa prova, ritengo che era più che sicuro che questo bilancio fosse passato; l'unica votazione segreta, ed è questa la vostra forza, voi siete veramente in gamba, amici comunisti, perché nei vostri paesi, voi, non lasciate votare, qui da noi, invece, siete dei cannoni... (voce: ...il più piccolo...) ...sì, sono il più piccolo, anzi, mi diverto a dirvi queste cose qui perché, vedi, basterebbe tirare fuori i ritagli dei giornali, ma non abbiamo più bisogno di tirare fuori questi ritagli di giornale, la popolazione italiana, il popolo italiano queste cose qui le sa, noi qui vi diciamo che siete veramente abili, perché, per esempio, Manganoni, avete visto come è corso immediatamente al riparo di dire, signori, siamo in cinque, vi chiediamo la votazione segreta, perché a votazione palese non dovrebbe passare. Ma noi ci opporremo a questa votazione segreta perché non è una cosa regolare, perché vi diciamo che la fiducia che abbiamo chiesto, come dappertutto, deve essere data con voto palese; poi, naturalmente, se qualcuno si sbaglierà un'altra volta nella votazione segreta, noi vi garantiamo che non abbiamo nessuna preoccupazione.

Vedete, la differenza tra voi e noi è stata fatta prima; noi con 16 a 16 riteniamo che questa legge sia rimasta in sospeso e, quindi, la si debba riproporre al più presto, nell'interesse della popolazione valdostana, perché se noi non facessimo questo ed entro il mese di aprile non dovessimo risolvere la crisi, signori, voi lo sapete meglio di me che, qui dentro, noi ci avvieremmo a una lunga stasi di inoperosità, come ha fatto cenno l'amico Milanesio e, probabilmente, noi perderemmo forse anche un anno amministrativo, ma questo ce lo diranno dopo, ce lo diranno i fatti, ma nel modo più assoluto noi questo lo abbiamo portato perché riteniamo che, effettivamente, 16 a 16 la legge, sia stata inefficace la votazione. Perché inefficace? Perché si è detto prima: non è passata. Benissimo, però nessuno mi vieta di ripresentarla e di ripresentarla in un lasso di tempo brevissimo come quello che abbiamo fatto noi, di sei giorni, dal 14 al 20 dello stesso mese. Naturalmente, interpretazioni varie.

Qui mi si è risposto che la deliberazione del 1966 non era da paragonarsi a questa. Lo credo che non era da paragonarsi a questa, perché, in quell'occasione, quella legge era proprio stata bocciata, perché noi eravamo, in quel momento, 33 consiglieri; ebbene, se lei va a leggere la legge, mi sembra, Consigliere Caveri, la delibera che lei ha ricordato, ma in quel momento su 33 la maggioranza era 17, perché la maggioranza, metà più uno, 16 più uno fa 17, e contro quella legge ci furono 17 voti contrari e sedici a favore; naturalmente, io vi dico adesso, perché non avete dimissionato? Fa ridere, soltanto io vi voglio dire di più, che non solo non avete dimissionato, ma avete fatto una cosa che noi certamente non faremo, noi certamente oggi, dopo la votazione del bilancio, anche con esito negativo, non metteremo il fil di ferro alla porta sotto, come bene ha ricordato Pedrini, e vorrei dirvi di più che, per quanto mi concerne personalmente, grazie proprio a quell'attività che non si possono lasciare con la sicurezza, che ci sono in certe attività politiche, per quanto mi concerne personalmente, non avrò bisogno di commissari di pubblica sicurezza che vengano nel mio ufficio per dirmi che devo sgomberare e non prenderò certamente né il montacarichi né l'ascensore che va nel garage per andarmene, scenderò le scale della Regione, come le ho salite, tranquillamente, perché riterremo di aver fatto tutto il nostro dovere con la massima tranquillità.

Naturalmente, queste sono polemiche, lasciano il tempo che trovano, servono perché risultino a verbale e per chi ci ascolta, sono discussioni dialettiche di minore o maggiore efficacia, ma io chiedo soltanto di rimanere al sodo. Io vi dico che questa Giunta, appena riunitasi venerdì, ha esaminato la possibilità di dimissionare. Era un po' l'intenzione di tutti, con la calma, con attenzione, si è riunita di nuovo sabato mattina e, dopo una notte di ripensamento, tenuto conto che la futura riunione del Consiglio regionale era stata già fissata e convocata per il 20, ha esaminato la questione dicendo: che noi non ritenevamo che questi voti fossero politici e vi sono, e questo vi è stato detto; non ritenevamo nel modo più assoluto che questi voti fossero contro il bilancio, perché, come vi dico, abbiamo votato 29 articoli per alzata di mano, quindi bisogna che queste persone si siano per forza sbagliate, perché dovremmo fare delle considerazioni su di loro che io, come amico di partito, mi rifiuto di fare.

Faranno poi gli elettori, faranno poi gli altri, quando sarà il momento e in base ai risultati che si otterranno, ma questo è il motivo per il quale noi abbiamo chiesto la fiducia e ci siamo permessi di ripresentarvi qui il bilancio, naturalmente mi riferisco all'intervento del Consigliere Caveri. Quando si parla della legge del 1953 sulle regioni a Statuto ordinario, io non sono un avvocato, cerco di consigliarmi col mio amico Paviolo che voi avete portato molte volte in questo Consiglio a mo' di esempio, ebbene, anche noi abbiamo telefonato negli uffici come ha fatto l'amico Pedrini e abbiamo chiesto i soliti consigli per vedere un po' come era questa situazione.

Ebbene, il pericolo paventato dal Consigliere Caveri per la legge del 1953, che potrebbe domani arrecare danno alle Regioni a Statuto speciale, non vi deve preoccupare, non vi deve preoccupare per questo semplicissimo motivo, che si prende per analogia questa disposizione, in quanto la legge per la Regione a Statuto speciale della Valle d'Aosta, questo non contempla; quindi non si parli qui di provvedimenti, come è stato elencato, che potremmo creare dei precedenti di dire: "ma voi avete fissato il '53, ve ne siete serviti e, pertanto, voi adesso non avete diritto a zona franca, ecc...". Insomma, questo è voler dire che Annibale è alle porte e Annibale alle porte non è. Naturalmente si potrebbe continuare, ho cercato di riassumere un po' quello che ha pensato la Giunta e chiedo che, effettivamente, signor Presidente del Consiglio, appena possibile, sia messa ai voti questa fiducia perché noi ritenevamo che, se viene a mancare la fiducia alla Giunta regionale, addirittura neanche più l'esercizio provvisorio dovrebbe andare avanti, perché se non c'è fiducia nella Giunta, neanche per quel mese lì dovrebbe avere la possibilità di amministrarlo, perché la fiducia o c'è o non c'è, non c'è la fiducia per un mese o per sei mesi.

La preoccupazione che ho dovuto constatare, naturalmente, è questa: un'enorme preoccupazione e questo gioca tutto a nostro merito e a nostro vantaggio, la preoccupazione da parte vostra di vedere rimettere di nuovo a votazione questo bilancio. Questo l'abbiamo constatato con profondo piacere, perché, effettivamente, temete anche voi, perché merito non ne avete voi, che, se si rimette a votazione, come si può avere l'esito negativo ancora una volta, lo si potrebbe avere positivo, pertanto tutto quello che è stato detto, la riesumazione di cadaveri, ecc. scomparirebbe tutto. Quindi io mi auguro, ma tengo a confermarlo, che, qualora in seguito alle votazioni negative del bilancio che si dovessero verificare, nel modo più assoluto vi dimostreremo che non siamo attaccati alle poltrone, come dice Tonino, ma non rimarremo un'ora di più qui dentro di quello che è necessario.

Savioz (P.C.I.) - Io avrei voluto parlare prima di Bordon, comunque, non ha importanza. Vorrei limitarmi a fare alcune considerazioni che si fanno in quest'aula ma che, soprattutto, si fanno fuori, nel seno, diciamo, della popolazione valdostana e sono delle considerazioni piuttosto amare, amare nel senso che, in mezzo alla gente, circola insistentemente la voce, e la considerazione è questa: alla Regione si stanno facendo gli interessi di carattere personale e si dimenticano sostanzialmente gli interessi di carattere generale; e viene fuori tutta una serie di elenchi, di prebende, di sottobosco, di vari posti, di incarichi, di Consiglieri che percepiscono milioni all'anno e via di questo passo qui.

Io ho sentito, ho sentito il Consigliere Pollicini che dice: "abbiamo esaminato a fondo", io non so che cosa abbiate esaminato a fondo, non lo so, perché questo lo sapete voi, ma penso che avrete esaminato a fondo quello che si dice in mezzo al popolo valdostano, le osservazioni che l'uomo della strada fa ogni giorno, le considerazioni più amare, non so, la prospettiva per la nostra Regione è indubbiamente una prospettiva poco felice, tenuto conto di quello che avviene in campo nazionale, tenuto conto di quello che avviene qui, in casa nostra. Non sono certamente più i Consigli regionali del primo decennio, del secondo decennio, siamo ormai al terzo decennio e abbiamo una situazione in campo regionale pesantissima, confusa, senza prospettive.

Pensavo così, incidentalmente, mentre lei parlava, che ad Aosta, all'Ospedale Mauriziano, ultimamente è entrato in funzione un centro di rianimazione e pensavo proprio a lei, dicevo, guarda, può darsi che pensi di prendere il centro sinistra e di portarlo all'Ospedale Mauriziano, per una certa rianimazione e sono convinto che ce n'è un'estrema necessità, benché sull'esito ho tutti i miei dubbi. Ho sentito che ha fatto un riferimento al 1966; ebbene, mi dispiace proprio che lei abbia fatto questo riferimento, perché, se lei legge attentamente la sentenza della Corte di Appello di Torino, cominciate a vedere in casa vostra le porcheriuole di carattere politico fatte in quella occasione e noi, in fin dei conti, chiedevamo soltanto l'elezione, chiedevamo il responso dell'elettorato, volevamo che fosse il popolo valdostano a decidere se doveva continuare o meno un sistema di amministrazione imbarcato in quel modo.

In quanto al riferimento fatto alle leggi che regolano le Regioni a Statuto ordinario, io non voglio entrare nel merito e fare una disquisizione di carattere giuridico ma ancora rimango l'uomo della strada. Io faccio un riferimento unico: se a casa mia ho la possibilità di decidere un qualche cosa, non vado a cercare nella casa del mio vicino per avere dei consigli, decido con il mio buon senso, con la mia possibilità. Qui, troppo sovente, si fa richiamo alle leggi che non riguardano la Valle d'Aosta, troppo sovente si dimentica in nostro Statuto speciale e troppo sovente prestiamo il fianco agli attacchi che possono venirci, o subito o a più o meno lunga scadenza.

Il centro sinistra, a mio modesto avviso, per me io l'ho sempre considerato una questione ibrida, un connubio di persone e di interessi che non hanno niente a vedere con l'interesse nazionale e con l'interesse del nostro paese. Signori, non c'è niente da fare, c'è una legge di natura che regola la situazione politico amministrativa di tutti i consessi e qui, o si fa un governo di sinistra o si fa un governo di destra; questa è la posizione sana e onesta di tutte le Nazioni, ma non questi ibridi, dove entrano nel Governo tanto il capitalista, il latifondista, come l'ultimo operaio, l'ultimo spazzino, perché queste sono le forze che rappresentano il vostro famoso centro sinistra; questa è la situazione.

Quindi, non illudersi, io vorrei dire all'amico Milanesio, quando fa il suo discorso, sempre con quella verve molto interessante e anche molto intelligente, lo riconosco senz'altro, ma a me, in un certo senso mi fa pena, perché vedo l'individuo che dice una cosa mentre ne pensa un'altra, non puoi pensare come parli, è impossibile, perché allora dubiterei veramente della tua intelligenza. Invece io te la riconosco e so che pensi in un modo diverso, quindi, questo ibrido connubio di centro sinistra, Signori, anche con il centro di rianimazione, dove Pollicini ha cercato di portarlo, guardi, questo centro di rianimazione le risponde, sono sicuro, le risponde non c'è più niente da fare, non si rianima più e non si rianima più, per fortuna della nostra Regione, perché, secondo noi, secondo il nostro sistema di pensare e di vedere, prima di tutto, soprattutto, da parte del popolo valdostano, noi siamo per gli interessi della Regione ma, con questi metodi, con questi sistemi, Signori della Democrazia Cristiana, soprattutto voi, responsabili in primo piano, avete tenuto una crisi che è durata 8 mesi, avete adottato dei sistemi per vincere le elezioni che sono dei sistemi veramente riprovevoli e ne abbiamo le prove, perché 50 milioni sono stati buttati così al vento, alla vigilia delle elezioni, dando cinque milioni a testa a certi Signori che hanno una certa possibilità di interferire nell'elettorato, e non lo potete negare perché ci sono gli atti, e tutti gli altri sistemi, di ricatti di vario genere, vi hanno fatto vincere le elezioni, come un momento fa il Presidente della Giunta, Bordon, diceva: "nel 1968 abbiamo avuto il consenso", ma sappiamo come l'avete avuto questo consenso, con quali metodi, con quali sistemi e con quale risultato; ma non illudetevi, questo consenso che avete ottenuto con dei mezzi che non sono certamente dei mezzi onesti, facendo molte promesse che poi, regolarmente, non avete mantenuto; vi verrà il tornaconto, arriverà il sabato e sarete pagati.

Quanto poi alla gratuita e poco felice insinuazione che i voti liberali sono stati dati a noi nella votazione dell'altro giorno, tenuto conto che si sono astenuti: ma no, Signori, sono stati contro di noi, non per noi, noi non abbiamo bisogno di quei voti, perché noi abbiamo preso la nostra posizione e abbiamo votato come abbiamo votato. Se poi i liberali si sono astenuti, non è per fare piacere a noi, ma è perché hanno votato contro di voi e il Presidente del Consiglio avrebbe fatto bene, a mio modesto avviso, e mi scusi, di dire che erano 18 contro 16 e non 16 contro 16, più due astenuti, perché i due astenuti, caso mai, marciavano con noi.

Montesano (P.S.D.I.) - Se non sono andati a votare...

Savioz (P.C.I.) - Va ben, a ogni modo... Quando poi il Presidente della Giunta fa un largo giro per dire "noi non intendiamo intimidire", ma come, non intendete intimidire! Ma questo è il mezzo più palese dell'intimidazione, perché sappiamo molto bene che, se un qualcuno che appartiene alla maggioranza, si permettesse mai di alzarsi su quei banchi per dire che non è d'accordo, povero lui, ha finito di vivere perché la Democrazia Cristiana adotta gli stessi sistemi che adottavano i fascisti a suo tempo. Non si può essere contro la Democrazia Cristiana, essendo nella Democrazia Cristiana; è inutile fare riferimento ai Paesi socialisti e ai nostri metodi amministrativi; guardate a casa vostra che cosa succede e tenete conto che qui hanno bisogno di votare nel segreto per poter prendere una posizione, segno palese che la gente non ha la libertà di cui voi, sempre, vi riempite la bocca e, ogni tanto, fate riferimento ai Paesi socialisti per dire che là non c'è la libertà ma qui, nel nostro Paese, la libertà non esiste e lo dimostrano anche i fatti, i fatti i più chiari, i più lampanti in questa seduta, in questa sede del Consiglio regionale, dove ogni Consigliere dovrebbe avere, io non dico il coraggio, ma la possibilità di dire chiaramente quello che pensa e di prendere posizione. Ecco la vostra libertà dov'è; la vostra libertà è quella di obbligare la gente a marciare con voi, perché se marcia contro, ha finito.

E il Popolo italiano, state tranquilli, saprà cosa fare; le elezioni in campo nazionale, le ultime elezioni vi hanno già aperto un po' gli occhi e da quel grande partito che raccoglieva 12 milioni di voti da tutto il Popolo italiano, è diventato già un partito molto più ridotto e continuerete a essere ridotti, mi dispiace Bordon che è andato via quando ho detto qualcosa, ma glielo riferiranno... (voce di Bordon) ...Non è vero, non è vero, non è vero.

Quando poi si vuole fare un paragone tra il bilancio che viene respinto e il voto di fiducia, ma Bordon, qui dici delle cose che non sono esatte, perché un conto è il bilancio con tutta la sua questione e un conto è il voto di fiducia che ponete voi in un modo barbaresco, ma lo ponete voi.

In quanto poi a fare il riferimento al montacarichi e ai commissari io, al vostro posto, non lo farei, perché voi avete ben altre situazioni e, finché siete sul banco del Governo, tutto va bene ma, ahimè, il giorno in cui non ci sarete più, vedremo delle cose interessanti.

Voi dite: qui nel Consiglio qualcuno si è sbagliato a votare. Almeno riconoscete a questo qualcuno che ha avuto, non dico il coraggio completo, e l'ho spiegato prima, il perché non possono averlo, ma hanno avuto il buon senso di mettere un "alt" a questa specie di tripudio amministrativo che siete voi che rappresentate la Giunta. Quindi, io non voglio dilungarmi, perché le cose sono già state dette prima ma, indubbiamente, da queste riunioni e dal dibattito che esce da questo Consiglio il Popolo valdostano non può che trarre una conclusione: il vostro centro sinistra è fallito, come sono falliti altrove. Voi continuate a rimanere in piedi grazie alle bombole di ossigeno del centro di rianimazione, ma questo centro di rianimazione non potrà tenervi in vita per molto tempo e proprio per il bene della nostra Regione, io me lo auguro con tutto il cuore, che possiate limitare le vostre fatiche il più brevemente possibile.

Pollicini (D.C.) - Volevo solo ricordare al Consiglio che, illustrando l'ordine del giorno presentato unitamente ai colleghi Balestri e Chamonin, a nome della maggioranza, illustravo l'ordine del giorno a nome dalla maggioranza, avevo chiesto la votazione per appello nominale.

Dolchi (P.C.I.) - Io vorrei ritornare un attimo sull'inizio della discussione, quando avevo precisato l'irritualità della procedura. È giusto, questo argomento richiesto dal Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio l'ha messo all'attenzione del Consiglio, però non si è ancora risolto il problema se il Consiglio sarà, tenuto conto dell'irritualità, chiamato a pronunciarsi su questa mozione, che non è una mozione, che è un ordine del giorno che è stato presentato questa mattina. E, siccome il Presidente Bordon ha annunciato di aver avuto in proposito il parere dell'Ufficio Legislativo circa l'analogia dell'articolo 34 da applicarsi in questo Consiglio regionale, perché mancano nel nostro regolamento norme precise in proposito, io richiamo l'attenzione del Consiglio, e particolarmente del Presidente del Consiglio, sul fatto che, se analogia ci deve essere, questa analogia non può essere solamente per il tipo di votazione, come ancora riconferma il collega Pollicini, ma deve esserci analogia in tutto quanto prevede l'articolo 34 della legge per le Regioni a Statuto ordinario, cioè, per la revoca del Presidente della Giunta e degli Assessori.

Per quanto riguarda l'esercizio provvisorio e l'appello accorato fatto dal Presidente della Giunta alla necessità che sia assicurata la continuità amministrativa, mi sembra di rilevare nelle parole del Presidente della Giunta una certa contraddizione alla posizione assunta poco prima e, cioè, di non votare l'esercizio provvisorio prima della discussione della fiducia, e vorrei ribadire che la nostra richiesta di votazione immediata dell'esercizio provvisorio non era per assicurare un mese di fiducia alla Giunta, era per assicurare un mese di continuità amministrativa e, in questo mese sulle dimissioni della Giunta, cercare di risolvere la crisi.

E per finire direi che si può anche prendere atto delle parole del Presidente Bordon circa l'interpretazione del voto 16 a 16, ricordandogli, e in proposito mi sento di farlo perché ero uno dei presentatori di quella legge, che la legge per la tutela, per il controllo sugli atti degli enti locali è stata respinta, come ha annunciato il Presidente del Consiglio dopo il voto, con 16 voti contrari e 16 voti favorevoli, senza che in quella occasione ci fossero astenuti. Eravamo 32 presenti e votanti; i voti sono stati, ve lo ricordo, 16 e 16 e si vede che sono due numeri fatidici, 16 e 16 ed è stata annunciata la non approvazione della legge; anche in quella occasione ci sono stati, forse, degli errori nella votazione, qualcuno che si è sbagliato di pallina, può darsi che sia stato uno, che anche sia stato uno di questi, il Presidente della Giunta, Bordon e, quindi, se lo ricordi come fatto, anche allora c'era stata, me lo ricorda il Presidente Bordon, una serie di votazioni palesi che avevano dato larga maggioranza a questa proposta di legge e, nella votazione, per alcuni errori di votazione, la proposta di legge non è stata approvata. Errori che hanno precedenti illustri e, unico, quello una volta dichiarato dall'attuale Senatore Berthet, che si era sbagliato a mettere la pallina bianca piuttosto che nera. Beh, non mi sembra che questo illustre precedente possa fare testo e quindi.... e quindi, respingendo l'interpretazione dell'errore, così come non era stata avanzata per la legge sul controllo degli enti locali, io chiederei che il Presidente del Consiglio si pronunciasse sulla procedura da seguire per arrivare alla conclusione di questo argomento.

Montesano (P.S.D.I.) - C'è ancora il Consigliere Manganoni che ha chiesto la parola; siccome io sono stato messo in causa dal Consigliere Dolchi, io domando al Consigliere Manganoni se vuole prendere la parola.

Dunque, come dico, la palla rimbalza, e va a finire qui, su questo scranno.

Io, prima di tutto, devo fare presente al Consiglio che la procedura usata dalla Presidenza è quella derivante dal contesto della prassi seguita sinora, in tutte le occasioni nelle quali un settore qualsiasi del Consiglio ha presentato alla Presidenza degli argomenti che sono stati ritenuti dalla parte come argomenti di estrema urgenza, il Presidente non ha mai, dico mai, rifiutato il consenso alla giudicata urgenza da parte dei presentatori. Non è avvenuto mai in questo Consiglio che io sottoscritto avessi rigettato una domanda di inserimento all'ordine del giorno già predisposto di un argomento importante e urgente e, quindi, ravviso nell'inserimento nel Consiglio di oggi, la procedura usata in altri momenti e ricordo soltanto un caso ultimo, cioè, una proposta di inserimento di un oggetto, fatto al mattino stesso dell'apertura del Consiglio, ed è un argomento di un certo rilievo, però, l'argomento credo che sia molto distante dall'argomento che oggi viene affrontato dal Consiglio, cioè si trattava del licenziamento o meno di quattro dipendenti della SITAV, era un argomento di, diciamo così, che poteva interessare, dal punto di vista sindacale, dal punto di vista personale, che però un settore, anzi alcuni settori del Consiglio, compresi maggioranza e minoranza, proposero, al momento stesso dell'apertura della seduta e il Presidente del Consiglio accettò e questo argomento fu portato avanti, come giustamente dice il Consigliere Dolchi, no, fu presentato e discusso e in che cosa si condensò? Si condensò in un ordine del giorno, un ordine del giorno il quale fu votato all'unanimità da parte del Consiglio. Quindi, perciò, io mi riferisco alla frase detta prima, che il regolamento certe volte vuole essere tenuto rigido, certe volte vuole esser un pochino considerato elastico e, allora, il Presidente del Consiglio deve risolvere questi conflitti i quali si presentano sotto diversi aspetti, a seconda delle occasioni, a seconda delle contingenze che vengono portate in questo Consiglio. Così è il caso di oggi. Il nostro regolamento non prospetta, non inquadra un voto di fiducia, perché la Giunta ha tutto il diritto di chiedere, non l'inquadra soprattutto nella procedura, non lo inquadra anche nel modo come deve essere votato e allora noi ci troviamo, in questo momento, a dover esprimere un giudizio su una precisa richiesta della Giunta, la quale, nella persona del suo Presidente, chiede che per questa richiesta il Consiglio si pronunci; può essere anche utile pensar di non riferirci ad altre leggi, perché se si riferissimo ad altre leggi noi verremmo a svuotare anche quello che nel contesto delle nostre disposizioni statutarie e regolamentari, e credo che, non soltanto in queste occasioni, ma in tante e tante altre occasioni ci troveremmo a doverci dimenare fra le interpretazioni, rampini da cercare nelle altre leggi.

L'altro giorno il Consigliere Germano mi diceva, così, è venuto nel mio ufficio, mi diceva: "ma sa, la legge non può essere ripresentata se non dopo sei mesi". Ma perché? Perché? Nel regolamento della Camera dei Deputati è scritto all'articolo 68 che le leggi bocciate o respinte, o non approvate dal Consiglio, usate la formula che più vi aggrada, perché la sostanza non cambia, non possono essere ripresentate se non dopo sei mesi. Quindi, è un altro punto di riferimento a un regolamento che non è il nostro.

Ora, siccome da parte, in origine è stata richiesta l'applicazione dell'articolo 34 della legge '53, che parla di obbligatorietà di voto per appello nominale, e poi, da parte del Consigliere Manganoni, mi sembra, è stata richiesta la votazione a scrutinio segreto, per parte del gruppo comunista. A questo proposito ribadisco e credo che il Consigliere Manganoni dovrà accogliere questa mia precisazione, i regolamenti che non sono stati approvati dal Consiglio non sono applicabili. Lei dice, c'è quella tendenza, va bene, quando ci sarà, sarà statuito da parte del Consiglio, al quale io ricordo anche, chi diceva in occasione, l'avvocato Caveri, il Consigliere Caveri diceva di sì, il capogruppo, in Commissione può dire quello che vuole, però i Consiglieri anche dello stesso gruppo possono anche dissentire, come è avvenuto sovente, dal concetto, o dall'approvazione o dal dissenso del capogruppo.

E allora, visto che ci sono queste interpretazioni diverse e, visto che in altra occasione abbiamo seguito, in una specie di rincorsa, mi sembra, e di moto perpetuo, si poteva determinare allora, con il Consigliere Dolchi, cioè a dire, ci siamo trovati in una situazione di due richieste, da parte dei due settori del Consiglio, cioè una richiesta di voto segreto da una parte e una richiesta, ribadita dal Presidente della Giunta e dal Consigliere Pollicini, di voto per appello nominale. Allora, in quell'occasione, noi abbiamo risolto la questione facendo votare il Consiglio; a sua volta il Consigliere Dolchi diceva: "votiamo ancora per voto segreto", al che io mi opposi perché saremmo caduti in un ingranaggio che non può essere assolutamente accolto dalla Presidenza del Consiglio.

Quindi, questo è il mio giudizio, il Consigliere Dolchi mi ha chiesto questo giudizio, io lo esprimo con il massimo distacco dalla polemica che c'è fra maggioranza e minoranza, però il Consiglio mi deve dare atto che la soluzione di questo metodo di votazione deve essere demandata al Consiglio, se non si vuole di comune accordo riferirsi a quella che è la prassi che esiste in tutte le assemblee nazionali e regionali, cioè che il voto di fiducia va votato pe appello nominale.

Fosson (U.V.) - Proprio su queste sue dichiarazioni, Presidente, che io devo prendere la parola perché non posso consentire, lei l'ha esposto, così, garbatamente, ma questa forma garbata di esporre le cose ci porterebbe distante e ci porterebbe proprio a fare una eccezione a quanto è stabilito veramente nel regolamento del nostro Consiglio, quello in atto dico, perché do perfettamente ragione a lei quando dice che non si può andare a vedere quella che è l'intenzione manifestata nelle singole Commissioni, se non sono ancora, se quella parte di regolamento che si vuole modificare non è ancora approvata dal Consiglio. Su questo punto le do ampiamente ragione, però non posso dare ragione alla sua presa di posizione in questo momento, cioè di demandare al Consiglio se fare una votazione palese o una votazione segreta perché, intanto, è valido quello che ha detto il Consigliere Dolchi che se si fa analogia all'articolo 34 della legge sulle Regioni a Statuto ordinario, o si applica interamente, cioè la si segue fino in fondo all'analogia, o altrimenti non si applica niente e noi abbiamo espresso chiaramente i motivi per cui non è opportuno invocare la legge per le Regioni a Statuto ordinario in una questione che interessa una Regione a Statuto speciale.

Ma, lei che è il tutore del regolamento, Presidente, mi consenta, mi consenta che l'articolo 66 del regolamento è abbastanza chiaro, perché non permette delle diverse interpretazioni. "Della votazione - I Consiglieri votano normalmente per alzata di mano ovvero, su richiesta di almeno cinque Consiglieri, per appello nominale o a scrutinio segreto". Ma, se i cinque Consiglieri, almeno cinque Consiglieri, chiedono di votare in votazione segreta, questo resta determinato in votazione segreta perché altrimenti, se noi, l'abbiamo già fatta una volta questa discussione, se noi diamo la possibilità al Consiglio, in una votazione generale del Consiglio, di stabilire se si deve votare a scrutinio segreto o a scrutinio palese, in base all'articolo 66, automaticamente cade l'articolo 66, perché i cinque Consiglieri non avranno mai la possibilità di chiedere la votazione segreta. Ora, mi sono permesso già di illustrare l'altra volta questo punto perché, quando è stato fatto questo regolamento era chiara la volontà del Consiglio di permettere a cinque Consiglieri, quindi ad una minoranza di cinque Consiglieri, di chiedere in certi casi la votazione segreta.

Ora, io faccio delle questioni particolari in questo momento; desidero soltanto richiamare l'attenzione del Consiglio, come l'abbiamo già richiamata altre volte su questo punto, perché altrimenti noi violiamo quello che è lo spirito di questo, non solo lo spirito, ma la lettera di questo articolo che è un articolo a cui non si può dare un'altra interpretazione. Quindi, io richiamo veramente il Presidente del Consiglio su questo punto perché noi non possiamo certamente accettare e non dovrebbe accettarlo lei, Presidente, perché lei è il tutore del regolamento e, quindi, io la richiamo proprio su questo punto.

Montesano (P.S.D.I.) - Allora, Consigliere Fosson, siccome lei mi fa l'onore di dire che sono il tutore del regolamento, io lo voglio rileggere questo capoverso e, francamente, se io non riesco a capirlo, il Consiglio me ne faccia spiegazione, mi faccia delucidazione. Qui dice esattamente, egregio Consigliere Fosson "I Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, ovvero, su scrutinio segreto". Ci siamo trovati... un attimo... Germano mi faccia finire... ci siamo trovati già un'altra volta a dover discutere su questo conflitto, su questa interpretazione. Cinque Consiglieri, Manganoni ha richiesto, a nome del gruppo comunista, per la votazione a scrutinio segreto. Pollicini ha chiesto, a nome della Democrazia Cristiana, per il voto ad appello nominale, l'essenziale è che io non posso decidere in un senso o nell'altro e, così come è avvenuto l'altra volta, io lascio decidere al Consiglio; questa è la mia interpretazione. Aggiungo solo una cosa: siete in tre o quattro che chiedete, adesso vi darò la parola a tutti, aggiungo solo una cosa, proprio per il fatto che c'è questa equivocità nell'interpretazione di questo articolo 66, che nella formulazione del nuovo regolamento, richiamata dal Consigliere Manganoni, si è voluto strutturare l'articolo in modo che fosse il più chiaro possibile. Ma ricordate che io non mi assumo affatto la responsabilità, non assumo affatto la responsabilità di voler propendere per una tesi o per l'altra: io faccio assumere la responsabilità dal Consiglio, così come, d'altra parte, è stato fatto in altre occasioni.

Germano (P.C.I.) - Vede Presidente, io le do atto del tono distaccato, sia nel primo intervento che nel secondo intervento, però non le do atto dell'obiettività e lo dimostro: la richiesta fatta dal Consigliere Pollicini era fatta in base all'articolo 34 della legge del '53, era fatta così. Lei, che ha capito l'intervento di Dolchi, che quindi non era fatto in modo giusto, scarta l'articolo 34, va bene...

Montesano (P.S.D.I.) - L'ha scartato lui...

Germano (P.C.I.) - No, non l'ha detto lui, l'ha detto lei... mi lasci tenere il tono distaccato anche a me, l'ha detto lei, non l'ha detto lui. In secondo luogo, ritorna alla polemica del nostro Consiglio, cioè se prevale il voto segreto o il voto palese, e cosa scopre? Che votiamo in un modo palese se dobbiamo votare in modo palese... è già stato superato questo. C'è stata quella discussione quella volta, però da quella volta, tutte le volte che è stato richiesto il voto segreto, il voto segreto è stato concesso tutte le volte, non c'è stata più una volta, dopo deliberato dalla Commissione, che questa questione venisse fuori. Quindi, siamo obiettivi, oltre che distaccati, si vuole votare la fiducia in un modo palese? Non abbiamo mica niente contro. Decidiamo segretamente se si deve fare così? Mi pare che sia la cosa più corretta e più obiettiva. D'altro canto le farò presente, così come inciso, che il Consigliere Pollicini ha chiesto, a nome del gruppo della Democrazia Cristiana, di votare in modo palese; io, invece, chiedo, come precisa il nostro regolamento, a nome di Manganoni, di Crétier, di Germano, di Dolchi e della Siggia, quindi di cinque Consiglieri, che questa decisione si assuma in voto segreto.

Montesano (P.S.D.I.) - Scusate se, io così, per chiarire ancora, questa discussione è stata fatta con il Ragioniere Dolchi l'altra volta, cioè a dire, sì, io non ammetto una richiesta di questo genere come voto segreto, perché andremmo sempre a richiedere la stessa cosa in un ingranaggio che noi non... Io a questo proposito, io desidero sentire la maggioranza quale linea vuole tenere perché io non sono il difensore di nessuno. Chiaro che io non sono il difensore di nessuno. Io intendo che il voto sia o perorato oppure venga difeso così come è stato richiesto.

Manganoni (P.C.I.) - Io non voglio ribadire, ripetere quello che hanno detto i miei colleghi, io voglio solo fare osservare questo. Qui parla di appello nominale, dunque dice: i Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, quindi, voto palese, si possono chiedere, cinque Consiglieri, o per appello nominale o per scrutinio segreto. Appello nominale è di nuovo voto palese e allora non cambia niente. Io penso che questo articolo dava la facoltà ai Consiglieri di chiedere il voto segreto, perché se no, tutte le volte che noi chiediamo il voto segreto lei ci fa l'argomentazione che ha fatto adesso e qui non si farà mai una votazione segreta, salvo quelle prescritte dal regolamento, dalle leggi. D'altronde, lei dice, questo non conta, l'articolo 66, io sono d'accordo con lei, perché non approvato dal Consiglio, però, tenuto conto che questo articolo 66 è ambiguo, ne diamo atto che può essere un po' ambiguo, cosa ha detto la Commissione, usciamone, chiariamo, e infatti... lo so che non è approvato ma questo però ti dimostra anche l'orientamento della Commissione. Comunque, non volete tenerne conto e allora io mi associo a quanto detto prima: innanzitutto si porti presto questo regolamento in Consiglio, Presidente, io la inviterei a portare questo regolamento in Consiglio, almeno così chiuso queste discussioni, quando abbiamo approvato questo regolamento e, in secondo luogo, beh, ripieghiamo, vuole lei, vuole che il Consiglio si pronunci, allora il Consiglio si pronunci con votazione segreta, se deve votare l'ordine del giorno Pollicini per appello nominale o segreto.

Montesano (P.S.D.I.) - Consigliere Manganoni, io le dico che d'altra parte ci può essere una richiesta analoga e andiamo sempre sulla stessa scia. In ogni modo, qui si continua la discussione...

Andrione (U.V.) - Je voudrais faire une simple remarque de bon sens... Comme à la fin de cette discussion pour l'approbation du budget il faudra par force en venir à une votation secrète et, comme il est évident que cette discussion est fondée sur la peur politique de la majorité d'avoir de nouveau des francs tireurs, il me semble que c'est simplement un acte de bon sens de choisir l'argument A pour voir si les francs tireurs existent ou non, parce que sinon nous répétons la farce à laquelle a fait allusion, d'une façon que je ne définis pas, Monsieur Bordon, des trente votations explicitement favorables avec une majorité et de la votation secrète qui renverse ce résultat. Or, il s'agit simplement de mettre le doigt sur la plie, ce matin à midi et demi, ou de vouloir renvoyer à ce soir à six heures ou à sept heures, avec une discussion qui ne portera certainement pas du prestige au Conseil régional.

Je crois que là-dessus tout le monde, comme simple bon sens, peut concorder... comme tu préfères...

Pedrini (P.L.I.) - Signor Presidente, lei sa di quale stima gode nei miei confronti e come io l'ho sempre sostenuta anche se, qualche volta, sono un po' irruente e mi piace interrompere chi parla, ecc... Lei mi ha sempre sopportato e io di questo le do atto e la ringrazio ancora. Però, in questa particolare situazione, mi sia concesso dire come vorrei che lei veramente non facesse quello che ha detto bene, ossia, non l'uomo di parte, ma, è evidente che, se nella nuova legge che andiamo ad approvare, la Commissione si è espressa tutta, quindi all'unanimità, a favore di questo chiarimento, è evidente che, se c'è l'articolo che dice: "come cinque Consiglieri possono chiedere la votazione a scrutinio o per appello nominale, o segreto" ma è evidente che è il voto segreto che va a essere richiesto, perché l'appello nominale è tanto quanto l'alzata di mano, non è né più né meno, non cambia niente; questa è una costrizione, veramente, dell'animo del Consigliere, perché qua si costringe, si obbligano i Consiglieri a fare quello che vuole la maggioranza, perché siete in 18, solo e solamente per quello e ha detto bene Andrione, mi ha rubato proprio, mi spiace di essere arrivato secondo in questa, in questo intervento, perché è esatto quello che ha detto Andrione, ma allora, avete veramente paura, non siete coerenti con voi stessi perché, se siete sicuri di essere biffati questa sera alle sei, alle otto, alle dieci, a mezzanotte nel bilancio, ma tanto vale approvare la fiducia immediatamente, almeno sappiamo, guadagniamo un pomeriggio, noi lavoriamo, guadagniamo la pagnotta, non è che siamo qua per divertirci, andiamo a lavorare, guadagniamo qualcosetta... è inutile perdere il tempo qua, tanto arriviamo alle stesse e identiche conclusioni e allora, a un dato punto, ci vuole qualche volta qualche battuta un po' così, per risolvere l'ambiente piuttosto tetro di questa mattinata, almeno, per conto mio, perché questo non è un buon esempio democratico, evidentemente, di amministrare.

Io penso, Signor Presidente, che, evidentemente, o lei mantiene questa sua posizione per motivi suoi personali o altri, io non voglio entrare nel merito e lei fa benissimo se è veramente convinto di questo, ma leggendo la legge, ogni persona di buon senso, per poco che se ne metta, capisce comunque che se è messo lì, è proprio per avere, per lasciare la libertà ai Consiglieri di votare come meglio ritengono e come meglio ritengono è proprio la votazione a scrutinio segreto.

Pollicini (D.C.) - Chiedo scusa al Consiglio se per la terza volta ripeto la stessa proposta, però è opportuno dire una cosa, che questo articolo 66 è fatto male ed è un articolo probabilmente da maggioranza, in quanto dice: "i Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, su richiesta di almeno cinque Consiglieri per appello nominale o a scrutinio segreto". È evidente che, chiunque che ha almeno questo numero, e la maggioranza comunque che lo propone per prima può fare prevalere la sua tesi di come votare, su questo non c'è dubbio perché se, come è avvenuto stamane, la maggioranza, senza fare i cinque nominativi, non cambia niente, non cambia assolutamente niente, almeno cinque, quando dico a nome della maggioranza, dico a nome di 18, è evidente e.... a nome di diciotto ho detto, a questo punto io ho fatto praticamente i nomi di 18 Consiglieri, quindi, non cambia assolutamente niente. Quindi, io ribadisco che la prima richiesta per la votazione per appello nominale è stata fatta dalla maggioranza e, quindi, a nome di 18 Consiglieri. Il ripetere i nomi sarebbe stato forse troppo lungo e abbiamo voluto qui, in questo caso, ascoltare i suggerimenti di chi voleva accelerare i lavori del Consiglio; l'intenzione è di accelerarli.

Savioz (P.C.I.) - Io vorrei dare un chiarimento e credevo di averlo dato perché avevo cercato di essere conciso, di porre bene in evidenza cosa voleva dire l'articolo 66 e con quale spirito è stato scritto questo articolo 66 ma, dall'intervento del Consigliere Pollicini, cosa deduco? Il Consigliere Pollicini non ha capito che cos'è la portata dell'articolo 66 e mi permetto di avere certi dubbi che non abbia capito, oppure fa finta di non capire per sostenere una tesi che è completamente sballata e allora, scusate, chiedo scusa a tutto il Consiglio se ripeto, tanto qui non ci sarebbe da ripetere, perché è così scritto chiaro che non ha possibilità di avere due interpretazioni questo articolo. Però, a chiarimento del Consigliere Pollicini, devo dire che non è chi ha fatto prima la richiesta, questo articolo non prevede se c'è la maggioranza dei Consiglieri che hanno fatto la richiesta per votare in un senso o nell'altro, questo articolo vuole tutelare che, se un minimo di cinque Consiglieri chiedono una votazione a scrutinio segreto o per appello nominale, questa votazione debba essere adottata, anche contro la volontà degli altri trenta Consiglieri. Questo è lo spirito e questa è la lettura di questo articolo, perché, altrimenti, non avrebbe senso e mi permetto di rileggerlo: "I Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, ovvero", quindi, normalmente per alzata di mano, "ovvero, su richiesta di almeno cinque Consiglieri, per appello nominale o a scrutinio segreto". Questo, siccome noi siamo, purtroppo, un po' più anziani del Consiglio e abbiamo elaborato, abbiamo elaborato anche questo regolamento e l'abbiamo applicato per molti anni, vuole dire che su qualunque votazione, che normalmente si fa palesemente, se cinque Consiglieri, della maggioranza, della minoranza o di qualunque gruppo, vogliono chiedere la votazione segreta, hanno questo diritto. È questo che mi garantisce questo articolo 66.

Ma sì, ma se in cinque chiedono la votazione segreta, perché dice, siccome l'articolo dice "normalmente per alzata di mano", se cinque chiedono o appello nominale o votazione segreta, si deve accedere a questa tesi. Siccome voi avete chiesto l'appello nominale, cinque Consiglieri della minoranza chiedono la votazione segreta e, quindi, praticamente prevale questo e non è una questione di lasciare decidere al Consiglio, questa.

Montesano (P.S.D.I.) - ... guardate, io non lascio continuare più questa discussione perché sono tutte opinabili le interpretazioni; lei può interpretare come vuole però, a un certo momento, io taglio la corda a questa decisione e decido io personalmente, perché il regolamento, tra l'altro, dice che il Presidente fa osservare il regolamento; io ve lo dico, non vi faccio continuare su questa discussione e ognuno si assuma la sua responsabilità.

Fosson (U.V.) - ... sì, ma i cinque che hanno chiesto la votazione segreta, i cinque sono...

Montesano (P.S.D.I.) - ...sì, ma i cinque che hanno chiesto la votazione segreta assumono la loro responsabilità. I cinque, Consigliere Fosson, sono uguali agli altri cinque...

Fosson (U.V.) - Sì, ma un momento fa, Presidente, lei un momento fa...

Montesano (P.S.D.I.) - Lei si ricordi che io non mi faccio forzare la mano!

Fosson (U.V.) - No, ma siccome lei un momento fa diceva che il regolamento è elastico, qualche volta è rigido, qualche volta è fatto di caucciù...

Montesano (P.S.D.I.) - ... (non si capisce) ...se la maggioranza non ha niente da eccepire sul voto segreto, io lo metto a voto segreto, però, se la maggioranza mi richiede l'appello nominale, io metto in votazione queste due cose.

Fosson (U.V.) - Ma lei, Presidente, permette?

Montesano (P.S.D.I.) - Facciano quello che credono ma, se continuate questa discussione, mi dovete costringere e mi costringete a prendere questa via!

Fosson (U.V.) - Vede, lei Presidente, nella sua qualità di Presidente, può prendere tutte le decisioni che vuole però credo che noi rappresentiamo la minoranza, abbiamo diritto di richiamare l'osservanza del regolamento e credo che nessuno possa mettere in dubbio che le tesi che io ho sostenuto, in base all'articolo 66, sono tesi giuste. Ho voluto spiegare al Consigliere Pollicini, però se il Presidente del Consiglio crede di fare in modo diverso è libero lui di violare il regolamento, però sarà libero a noi di sottolineare che è stato violato il regolamento; questo mi sembra che sia... Poi si faccia quello che si vuole, si è già fatto altre volte quello che si è voluto con colpi di maggioranza, però i colpi di maggioranza non sono un indice di democrazia, in questo senso, quando si vuole imporre una cosa contro regolamento. Questo mi sia permesso di dirlo.

Bordon (D.C.) - Io, generalmente, non drammatizzo le cose e mi soffermerò molto brevemente su questo. Mi permetto di richiamare proprio l'attenzione della maggioranza su questo attaccamento sviscerato della minoranza alle votazioni segrete. Questo dovrebbe fare riflettere un po' tutta la maggioranza, perché sono le cose che caratterizzano una certa impostazione.

Seconda cosa, ad Andrione rispondo che sei diventato veramente egoista, perché qui abbiamo due votazioni o tre, quella di mezzo non la discutiamo, abbiamo questa che è la prima e dovrebbe essere fatta per appello nominale e quella del bilancio dovrebbe essere fatta segreta; se tu non fossi un egoista, mi lasceresti fare il primo appello nominale e l'altra viene fuori segreta, quindi, non abbiamo niente da dire. Ma tu, caso mai, poi in separata sede mi dici poi il perché mi hai fatto questa proposta così amichevole.

Seconda, terza risposta, non sono un avvocato quindi, vi consiglio, come tutti voi non dovreste prendere Fosson come avvocato, non prendete neanche me, ma neanche Fosson prendetelo come avvocato, perché ripeto, per l'ennesima volta, i Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, quindi c'è un tipo di votazione, per alzata di mano, e c'è un tipo di votazione per appello nominale... (voce) ...un momento, bene perché l'hanno messo se per appello nominale e per alzata di mano... alla Camera dei Deputati, tu che fai tanto abile, perché è lo stesso, perché se tu potessi non si fa votare in nessun modo, ma non scherziamo! Se qui di parla di alzata di mano e voto nominale e voto palese, cioè nominale e palese, e voto segreto, perché ci sono tre tipi di votazione, tanto per cominciare e se no, chi l'ha scritto questo regolamento ha scritto delle fagiolate, e io non l'ho scritto come non l'hai mai scritto tu. Quindi, i Consiglieri votano normalmente per alzata di mano, primo discorso, ovvero, su richiesta di almeno cinque Consiglieri, per appello nominale o a scrutinio segreto. Io mi domando, è un colpo di maggioranza, lo chiama Fosson, perché noi dovremmo sottostare al colpo di minoranza perché sono in cinque a richiederlo. Ma, io mi rimetto al buon senso di tutti quelli che sentono, che ascoltano, perché arrivati a un certo momento, caso mai si dovrà dire, signori, vogliamo votare prima per vedere se si fa per appello nominale o a scrutinio segreto, perché se io voto e per le votazioni viene fuori lo scrutinio segreto, si capisce che là nell'urna potranno votare per scrutinio segreto. Ma io mi domando perché noi dobbiamo rinunciare all'appello nominale, questo è il discorso, perché siamo cinque noi, come cinque loro che lo chiedono, sono 16 loro, che lo chiedono, e siamo 18 noi; ma questo è il bello, altro che colpi di maggioranza...

Montesano (P.S.D.I.) - Pregherei il Consiglio di chiudere questa discussione che poi, in sostanza, ha un, diciamo così, ha un aspetto più formale che sostanziale, in quanto che il Consiglio è chiamato prossimamente a votare in seduta, in scrutinio segreto, per obbligo non più per scelta. Quindi perciò io devo richiamare l'attenzione del Consiglio sulla prassi seguita in tutte le assemblee. Il voto di fiducia viene dato per appello nominale; noi oggi qui, in questa seduta, abbiamo due richieste, queste due richieste io le metto ai voti altrimenti non usciamo fino a questa sera su questa discussione, perché ognuno può interpretare a suo modo il dettato del regolamento. Io credo di dare la dimostrazione di un distacco da una parte e dall'altra. Ora, naturalmente mi di dirà... Consigliere Fosson, se c'è 18 da una parte e 16 dall'altra, 18 da una parte e 16 dall'altra parte opposta, cosa ce ne può fare il Presidente del Consiglio? Ma, naturalmente, ci sono delle richieste precise; quindi lasciatemi risolvere questa situazione che poi ha un aspetto più formale che sostanziale, in quanto che, alla resa dei conti, ci saranno, ci sarà il voto segreto. Ci sarà, cari amici Consiglieri e, in quel voto segreto, ne verrà la verità, non andremo mica al mese prossimo, lo faremo subito. Quindi, lasciate fare questa votazione che dia uno sbocco a questa strettoia in cui ci siamo cacciati e poi, quando sarà approvato il regolamento, il regolamento viene approvato, viene portato alla fine di aprile, e allora, allora saremo chiari; il voto segreto sono stato io, il Consigliere Caveri se lo ricorda, sono stato io che ho voluto fare mettere come voto segreto, preminente sugli altri, proprio per uscire da questo equivoco. Quindi, quando allora sarà approvato il nuovo regolamento, non avremo più queste discussioni.

Dunque, chi, io metto ai voti...

Tonino (P.S.I.U.P.) - Volevo prendere la parola appunto per esprimermi che sono contrario a quanto ha proposto adesso il Presidente... perché qui sconfiniamo veramente sullo spirito che ha questo articolo 66; ma questo articolo 66 dice chiaramente, insomma, che su proposta di cinque Consiglieri, si chiama o la votazione per appello nominale o la votazione segreta. Quindi, i cinque Consiglieri hanno chiesto la votazione segreta e questa votazione deve avvenire, non è... è un diritto che sancisce a un gruppo di cinque Consiglieri di chiedere la votazione segreta. Qui o si vuole tergiversare su questo articolo o, altrimenti, è mica possibile portare avanti una discussione di sordi tra sordi.

Montesano (P.S.D.I.) - Qui, oltre che sordi, si parla arabo, si parla arabo, quindi perciò, dopo aver dato la parola al Consigliere Germano, io metto ai voti le due proposte.

Germano (P.C.I.) - È nelle sue facoltà, Presidente, di mettere ai voti come vuole lei, però permetta a noi di fare le obiezioni, poi lei può votare come vuole lei. Io leggo qui l'articolo 93 della Camera dei Deputati che tratta di queste questioni. Dice, il voto finale sui progetti di legge si dà a scrutinio segreto, gli altri voti si danno per alzata e seduta, eccetto che dieci Deputati chiedano la votazione per divisione nell'aula, 15 la votazione per appello nominale, 20 la votazione a scrutinio segreto.

La domanda deve essere formulata al momento in cui il Presidente chiude la discussione dichiara... - questo non ha importanza - "non è necessario che la domanda sia fatta per iscritto, ecc..". "Il Presidente in tal caso interrogherà la Camera prima che si proceda alla votazione" e poi la frase che voglio leggervi, poi lei Presidente fa come vuole... "Nel concorso di diverse domande, quella dello scrutinio segreto prevale su tutte le altre; quella dell'appello nominale prevale sulla domanda di votazione per divisione dell'aula". Quindi lei...

Montesano (P.S.D.I.) - Consigliere Germano, un attimo per favore e poi chiudiamo... chiudiamo... per favore Pollicini, io chiedo il favore di chiudere questa discussione. È vero quello che dice Germano e, come dicevo un momento fa, noi l'abbiamo inserito nel nuovo regolamento; il nuovo regolamento prevede questo ma, fino a oggi, datemi atto, vi prego di questa, di questa imparzialità che io sto seguendo in questa mattina per cercare di uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo cacciati e, quindi, permettete che io faccia, che io metta ai voti davanti al Consiglio le due proposte perché, per la ragione che io non ravviso un'importanza sostanziale a questo voto, perché il voto che dirà la verità è il voto sul bilancio, quindi... ci sono tutti... chi vota a favore della proposta Manganoni, fatta per cinque Consiglieri, della votazione a scrutinio segreto... (voci) ...no, no, no Manganoni, chiudo la discussione, io metto ai voti... allora, non è accolto questo da me, questo ve lo dico senz'altro con massima tranquillità e coscienza, allora, per favore... chi approva la proposta del Consigliere Manganoni, fatta a nome di cinque Consiglieri, per la votazione a scrutinio segreto del voto di fiducia della Giunta, alzi la mano...

Germano (P.C.I.) - Decida lei se deve essere fatto per appello nominale.

Montesano (P.S.D.I.) - Per appello nominale, a mio giudizio, se volete accogliere il mio giudizio... Va bene, siccome io non posso essere d'accordo con tutti e allora, se gli altri sono d'accordo sull'accettazione da parte del gruppo comunista, su appello nominale... (voci) ...no, dico, decido per appello nominale.

Sentite, allora, noi facciamo la votazione per appello nominale, altrimenti, se sono dissenzienti, ce n'è uno dissenziente, mi pare, io metto ai voti.

Pedrini (P.L.I.) - ...(voci) ...in segno di protesta, perché è inutile votare contro, ma in segno di protesta...

(scampanellata)

Montesano (P.S.D.I.) - Sentite, io adesso mi devo alzare per poter uscire da questo... non c'è possibilità del Presidente di seguire tutti i gruppi, allora io metto ai voti, per favore Presidente della Giunta, perché più si va avanti e peggio è. Io metto ai voti, ripeto, ognuno assuma le sue responsabilità, la proposta Manganoni, fatta a nome di cinque Consiglieri per la votazione a scrutinio segreto del voto alla Giunta.

Chi è favorevole alzi la mano... (voci) ...sei, è cominciata la votazione, diamine... chi è favorevole alzi la mano... (voci) ...è cominciata la votazione, quindi non ci sono più interventi; chi è contrario alzi la mano. Astenuti? ... (voci) ...Risultato della votazione: presenti 34, votanti 32, favorevoli 14, contrari 18, astenuti 2. Il Consiglio respinge.

Chi è favorevole alla proposta del Consigliere Pollicini, fatta a nome della maggioranza, per la votazione ad appello nominale del voto alla Giunta, voto di fiducia alla Giunta, alzi la mano.

Contrari? Astenuti?

Risultato della votazione: presenti 34, votanti 34, favorevoli 18, contrari 16.

Allora si passa alla votazione sul voto di fiducia alla Giunta per appello nominale, cominciando in ordine alfabetico. Il voto viene espresso col SI e col NO; il SI per la fiducia, il NO contro.

Risultato della votazione: presenti 34, votanti 34, favorevoli 18, contrari 16.

È stato approvato il voto di fiducia alla Giunta.

Ora, c'è l'argomento n. 2, siccome si sono espressi a favore mi pare tutti i gruppi, io chiedo al Consiglio che venga passato ai voti.