Objet du Conseil n. 87 du 15 mai 1970 - Resoconto
OGGETTO N. 87/70 - Elezione del Consigliere Dott. Cesare Dujany a Presidente della Giunta regionale.
Ramera (D.C.) - È con sincera emozione e con la piena consapevolezza di aver ricevuto un mandato arduo per la mia modesta persona e forse vano da parte del mio partito, in un momento così importante e decisivo per le sorti di questa crisi che mi accingo a parlare in nome della Democrazia Cristiana a degli amici democratici-cristiani, chiedendo venia ai Consiglieri degli altri settori politici che siedono in quest'aula, e a Lei Signor Presidente, che questo mio intervento non sarà che il discorso di un amico a degli amici, nell'estremo tentativo di mediare il grave dissidio in atto nel nostro Partito; congiurando questi amici a voler meditare ancora un attimo, se ancora vi è questa possibilità di meditazione, prima di mettere in atto quello che essi hanno in animo di fare, abbandonando quella trincea politica nella quale insieme abbiamo lottato per anni, e che per anni ci ha visti insieme protagonisti delle alterne fortune del nostro Partito.
So benissimo, amici di forze nuove, dei limiti della mia persona e della mancanza di quella eloquenza convincente e di quella forza persuasiva che forse altri, meglio di me, avrebbero per dirvi e spiegarvi tutto il dramma che il Partito vive in questo momento, e con il Partito, i suoi elettori che due anni or sono ci dettero il suffragio convinti della bontà di quelle tesi che insieme avevamo sostenuto sulle piazze di tutte le contrade della nostra Regione, convinti loro e noi stessi che quelle attese e quelle aspirazioni che avevamo suscitato si sarebbero realizzate nel comune lavoro che insieme avremmo portato a compimento, unitamente ai nostri alleati socialisti e del Movimento autonomistico valdostano.
Sono consapevole, amici, di questa mia pochezza, di questa mia insufficiente capacità di dirvi tutto quello che vorrei, ma so altresì che voi ancora una volta riconoscerete in me l'amico che sempre ha avuto l'ingrato compito di mediare nel partito, anche nei più accesi scontri tra le opposte correnti. Nel supremo interesse dell'unitarietà della Democrazia Cristiana, al servizio dei maggiori e preminenti interessi della collettività valdostana. So che questo, me lo riconoscerete, amici, e per questo motivo ho accolto, e direi, sollecitato, l'invito rivoltomi dal partito per ricercare fino all'estremo, al di là ancora, quelle possibilità d'intesa che forse tuttora esistono, per scongiurare una frattura che sarebbe oltremodo negativa per voi che andate, per noi che restiamo, e quel che maggiormente conta, per coloro che in noi, nel nostro Partito, e nel nostro simbolo hanno avuto fiducia, e che hanno dato il loro incondizionato consenso e che già oggi ci guardano smarriti perché non riescono a comprendere quel che accade e non giustificano il nostro contrasto.
Ho detto volutamente "nostro" contrasto, perché non mi sento in cuor mio di addebitare a voi soli responsabilità e colpe che sono anche di altri. Gli errori non sono mai di una sola parte e ben lo posso affermare io che nella prova di forza adoperata dalle due maggiori componenti del nostro Partito, ho cercato in ogni occasione, e di questo so che me ne darete atto, di essere al di sopra dello scontro, per poter più obiettivamente giudicare e per opportunamente evitare che proprio la vostra parte venisse umiliata.
Vi sono stato vicino, mi sono battuto, ed anche questo me lo riconoscerete, pienamente cosciente di compiere un atto di giustizia, perché consapevole che in politica deve esistere un possibilismo di contrattazione e di convenienza, e perché so che dalle umiliazioni possono alle volte derivare rancori o reazioni di rivolta non sempre contenibili, ma so altresì che, per quante ragioni si possono avere e per quanta rabbia si abbia in corpo a seguito di mortificazioni ricevute, tutto questo non giustifica che si possa abbandonare il Partito al quale avete dato notevole contributo di idee, di sacrifici e di vigore combattivo, solo per una revanche che sarà di grave nocumento e per voi e per noi. E voi sapete che chi ve lo dice ha subito più di una umiliazione e che pertanto, meglio di ogni altro, può comprendervi, ma non potrà giustificarvi se lascerete il Partito.
Per questo desidero invitarvi ad una ultima meditazione: prima di compiere il grave gesto che da più parti si dà per scontato, e che da più parti viene auspicato, perché si sperano maggiori fortune per loro, da una nostra scissione, anch'io, e lo sanno bene gli amici di Aosta, ho avuto di questi pensieri; anch'io e gli amici della mia corrente, abbiamo per un attimo subito questa tentazione, quando, dopo aver guidato la D.C. cittadina al grandioso successo elettorale di Aosta, che doveva chiudere le porte al centro sinistra anche alla Regione, e questo dopo anni di diuturno lavoro, e di enormi sacrifici cui pure voi avevate dato il vostro apporto, ci vedemmo defraudare dalla vittoria, e ci vedemmo accantonati come pezzi che ormai, a risultato ottenuto, non servivano più. Anche noi allora, sotto lo scotto bruciante di questa mortificazione, e poi ancora in più recenti avvenimenti, abbiamo avuto la tentazione di lasciare, di abbandonare, ma poi, dopo una più meditata riflessione è prevalso sempre lo spirito di partito, pur nella convinzione che certe cose non andavano e vanno modificate, ma per fare queste, per ottenere diverse condizioni di coabitazione, di reciproco rispetto delle idee e di giusta collocazione delle varie componenti, abbiamo ritenuto che la battaglia andasse condotta non fuori, ma nell'ambito del partito e siamo rimasti, e per questo sono qui amici a chiedervi di meditare ancora e di restare insieme.
Amico Dujany, che siedi sui banchi di questo Consiglio dal 1949, che hai dato 21 anni di attività sotto le nostre bandiere dello scudo crociato, il Partito ti offre la designazione in suo nome, alla massima carica regionale.
Vuoi respingerla solo perché vi sono state delle incomprensioni o dei gesti che possono pur sempre essere riveduti o ridiscussi e per questo mi avrete come garante al vostro fianco, nella libera dialettica interna del partito e accettare la Presidenza all'insegna di altre bandiere, buttando alle spalle il suo passato e passando sopra ai 26.000 elettori che hanno fatto del nostro il primo partito della Regione e abbandonando gli amici e penso di potermi annoverare tra questi, data la lunga amicizia che ci lega con i quali hai finora collaborato? Il Partito mi ha affidato il mandato di farti conoscere il suo pensiero e ti leggo il documento che già conosci, e che ti designa candidato alla Presidenza.
"Il Comitato regionale della Democrazia Cristiana, riunitosi oggi 14 maggio, udita la relazione del Segretario regionale del Partito, il quale ha riferito sui contatti avuti dalla delegazione composta dallo stesso segretario e da un membro designato dal Comitato stesso dal capogruppo consiliare dalla quale emerge che:
1) l'Union Valdôtaine si è dichiarata disposta a dare l'appoggio esterno ad una Giunta che non sia basata sulla formula di centro-sinistra, bensì sia decisamente spostata a sinistra e della quale facciano parte soltanto Consiglieri D.C. appartenenti alla corrente di Forze Nuove;
2) il Partito socialista ha assunto un atteggiamento interlocutorio, riservandosi di dare una risposta a seguito delle decisioni assunte dalla D.C., pur manifestando numerose vive perplessità sull'atteggiamento assunto dall'Union Valdôtaine che si pone in contrasto con l'indirizzo politico costantemente seguito dalla D.C. valdostana;
Preso atto della rinuncia dell'amico Bordon, designa, l'amico Cesare Dujany all'incarico di Presidente della Giunta, purché globalmente questi, in sede di Consiglio regionale prenda posizione in ordine:
a) alla garanzia che la line apolitica di centro sinistra, ribadita nei congressi nazionali e regionali del Partito sia comunque rispettata senza cedimenti né diretti né indiretti, sia a destra che a sinistra dello schieramento politico attualmente esistente al Consiglio regionale;
b) alla necessità che tutti gli accordi in ordine all'impostazione del bilancio e alla formazione della Giunta, vengano presi di comune accordo col Comitato regionale, senza prestarsi ad esterne imposizioni sugli uomini che la D.C. indicherà per rappresentarla in Giunta e per tutelarne l'attuazione del programma;
c) all'indirizzo manifestato dal Comitato regionale il quale, nel rispetto di un preciso mandato statutario dichiarando la cessazione di appartenenza al Partito degli ex soci della D.C. che si sono presentati in liste diverse, in antitesi a quella dello scudo crociato per la elezione al Consiglio comunale di Aosta, ha espresso la solidarietà piena ed incondizionata a tutti gli amici impegnati nella lista D.C. del Comune di Aosta, tra cui il Sindaco uscente, il Senatore e il Segretario regionale del Partito, e ciò in contrasto con l'affermazione di solidarietà ai dissidenti, espressa nella riunione di ieri del Comitato regionale stesso dagli amici di Forze Nuove".
Come tutti i documenti, è forse verboso, è forse anche fumoso, ma è tuttavia chiaro che la D.C. intera, ti offre di essere il nostro Presidente, di raccogliere nel nome della Democrazia Cristiana, quella prestigiosa anche se pesante eredità che fu già di altri nostri uomini, dei tuoi amici quali l'Avvocato Bondaz, il compianto Cesare Bionaz e di Mauro Bordon. Pensaci amico Dujany, medita ancora; te lo dice un amico veramente amico; pensateci tutti insieme, amici di Forze Nuove, semmai con una sospensione dei lavori, che ci consenta di vederci e parlarci ancora, se lo ritenete opportuno; fermatevi, eleggendo solamente Dujany a Presidente, ma non fatelo quel passo che vi porta fuori dalla porta del nostro Partito, di quel Partito che, pur con tutte le sue carenze è stato finora la nostra grande assise e lo sarà ancora perché uniti siamo stati e saremo sempre forti, mentre divisi tradiremo noi stessi, le nostre convinzioni, e soprattutto tradiremo il grande elettorato che qui ci ha mandati per rappresentarlo.
Ricordate che ci guarda il Partito intero sul piano nazionale, nel quale militano i vostri stessi amici di corrente, che ci guarda anche l'Italia, impegnata come è nella grande battaglia amministrativa del 7 giugno; ascoltate, non la mia voce modesta, ma il vostro cuore e restate con noi democratici cristiani.
Montesano (P.S.D.I.) - Chi chiede la parola?
Pollicini (D.P.) - Amico Ramera, Ti ringrazio del tuo appello, e devo riconoscere qui, davanti all'aula consiliare, che ti sei adoperato in modo encomiabile per scongiurare la mortificazione del gruppo di Forze Nuove. Tu ed altri tuoi amici, lo stesso Segretario nazionale del Partito, che domenica scorsa ci ha ricevuti a Torino, per scongiurare, ma neanche l'appello, del Segretario nazionale del Partito, della tua corrente, che è leader in politica, perlomeno, di partito, della tua corrente, è stato accolto da quelli che non hanno accolto neanche il tuo. Quindi, non stupirti del tuo insuccesso; lo stesso insuccesso lo ha subito Forlani.
Ebbene, io ti sono riconoscente di quello che hai fatto per noi; però ti devo dire, amico Ramera, che non ci fidiamo più del Partito.
È mio dovere comunicare, signor Presidente, signori Consiglieri, al Consiglio regionale, l'uscita mia e degli amici Dujany, Maquignaz, Lustrissy, Rollandoz, Personnettaz e Benzo dal gruppo consiliare della democrazia cristiana e della costituzione di un nuovo gruppo consiliare autonomo.
La decisione avviene al termine di una lunga e travagliata vicenda che ha avuto come principale protagonista la democrazia cristiana, ma ha interessato e interessa tutte le forze politiche valdostane. Al di là delle visioni e degli aspetti settoriali, la nostra scelta è in funzione del futuro della Valle d'Aosta, un futuro che vogliamo all'insegna del progresso economico, sociale e civile, e del consolidamento dell'autonomia valdostana.
Non ci nascondiamo oggi l'importanza e i rischi della scelta che abbiamo compiuto con pieno senso di responsabilità. Abbiamo voluto essere ottimisti, e credere che esistono attualmente in Valle d'Aosta le forze e le condizioni necessarie per una politica di crescita democratica della nostra Regione.
Sotto certi aspetti, non sono mutati per noi i temi e gli obiettivi di una battaglia politica che sino a ieri abbiamo condotto all'interno della D.C., convinti che i principi ispiratori di quel partito potessero pienamente soddisfare le esigenze, non solo nostre, di una comunità che, superato un vecchio equilibrio politico, fondato sulla povertà e sull'ignoranza, volesse raggiungere traguardi nuovi per un paese maturato e cresciuto in oltre 20 anni di esperienze democratiche e autonomiste.
Non abbiamo nulla da rinnegare dei principi di fondo che hanno ispirato i fondatori del Partito che ha chiamato a raccolta i cattolici, per un impegno civile al servizio del Paese. Anzi, è per lealtà verso quei principi e coerenza alla nostra azione di ieri che oggi, di fronte all'impossibilità di portare avanti una politica democratica progressista, e autonomista all'interno della democrazia cristiana, di fronte alla pesante azione condotta da gruppi di potere, operanti all'interno del Partito, tendente a rendere nulla la nostra forza all'interno del Partito con sistemi che poco o nulla hanno a che fare con le più elementari regole del gioco democratico che scegliamo con responsabilità e coraggio una via di un impegno politico autonomo.
La scelta che abbiamo operato era in noi, in alternativa ad altre due possibili soluzioni: restare dentro il Partito, subendo le pesanti condizioni dei gruppi di poteri dominanti e rinunciare al nostro ruolo, alla linea politica che si richiama all'esperienza dei cattolici democratici autonomistici e progressisti, oppure scegliere la via del silenzio, cercando in altri campi l'occasione per portare avanti le nostre idee.
Comunque, la scelta non è stata facile, né poteva essere improvvisa, e giunti al termine di una meditata analisi delle nostre forze e di quelli che agiscono nella nostra Regione, abbiamo dovuto superare il difficile e scomodo momento in cui, dopo tanti anni di presenza in un Partito nel quale abbiamo profuso le nostre energie e la nostra passione politica, abbiamo capito che in quel Partito non ci era più lasciato lo spazio per sopravvivere se non rinunciando alle nostre idee, e che l'unica cosa che ci rimaneva da fare era di compiere la scelta meno comoda, meno facile, ma che ci desse la possibilità di essere noi stessi: un attivo impegno politico, autonomo.
Sotto certi aspetti la scelta può servire a rendere più chiari e precisi connotati di un impegno politico che sino ad oggi ha dovuto fare i conti con le diverse forze ed interessi presenti nella D.C., e rappresenta un'occasione per indicare quali siano le forze nel paese alle quali ci rivolgiamo, per portare avanti insieme una politica nuova.
Resta punto fermo la nostra piena adesione ai principi di fondo che ci provengono dal nostro essere cristiani, come sono altrettanti punti inamovibili la nostra fede nella democrazia, nella libertà e nella autonomia della nostra Valle, sono i valori nei quali abbiamo creduto e crediamo e che vogliamo incarnati dalla nostra società e non ridotti a livello di semplici ed innocue enunciazioni verbali.
Non sono queste solo esigenze ed aspirazioni. Riteniamo che la nostra comunità valdostana, in questo travagliato e complesso momento di trasformazione e di crescita voglia sostanzialmente queste cose.
I lavoratori: i lavoratori democratici, operai ed agricoltori, vogliono uscire da una tradizionale condizione di emarginazione dalla vita politica e partecipare attivamente e con pieno diritto alle scelte che interessano il loro futuro, rinunciando alle tentazioni demagogiche e autoritarie.
I giovani democratici vogliono che la società nella quale dovranno vivere domani possa superare i limiti e le contraddizioni di quella attuale, e soddisfare concretamente il loro desiderio di libertà e di giustizia. Coloro che hanno creduto e credono nell'autonomia della Valle d'Aosta, come modo per essere responsabili del proprio destino, come strumento insostituibile di crescita e di sviluppo civile e umano, come esigenza radicata nella comunità valdostana, avvertono la necessità nella mutata e mutevole realtà odierna di una politica fortemente caratterizzata in senso autonomistico, che sia avvincente nei confronti di quelle forze e di quegli interessi che ne hanno frenato lo slancio e ostacolato il cammino.
Ci pare giunto il momento, a 25 anni dalla lotta di Liberazione, di sostenere la validità dei motivi che ispirarono la parte migliore della nostra terra e che oggi trovano nelle forze che vogliono un paese più democratico e più giusto, più libero, i naturali continuatori.
Profondamente convinti di non essere gli esclusivi interpreti delle istanze di progresso, di sviluppo e di crescita della comunità valdostana e rispettosi delle altre forze politiche presenti in Consiglio, nelle diverse posizioni nelle quali agiscono, rivolgiamo la nostra attenzione e ci rendiamo disponibili nei confronti di quelle forze autonomistiche democratiche che vogliono la creazione di un nuovo equilibrio politico che sappia rispondere positivamente alle esigenze della Valle d'Aosta degli anni '70.
Il gruppo autonomo testé costituito esprime piena solidarietà alla lista degli amici di Aosta dei Democratici Popolari; è nostra ferma volontà rappresentare una alternativa democratica ed autonomistica, creare le condizioni per un diverso modo di confronto tra le forze politiche escludendo la possibilità di confusioni di tipo Milazziano.
Montesano (P.S.D.I.) - Altri che chiedono la parola?
Milanesio (P.S.I.) - Le dichiarazioni, prima del Consigliere Ramera, improntate, diciamo così, alla mozione degli affetti, e successivamente l'atteggiamento risoluto del Consigliere Pollicini, a nome dei suoi amici, hanno portato alla ribalta di questo Consiglio e dell'opinione pubblica della Valle d'Aosta, direi, dell'Italia intera, un fatto nuovo, un fatto politico di grande rilevanza che appunto è la scissione della Democrazia Cristiana della Valle d'Aosta.
È chiaro che si pongono problemi nuovi per tutti i partiti e le forze che operano in questo Consiglio, si pongono problemi di scelta, problemi di convergenza, per dare una soluzione a quel problema che sta al di sopra di tutti noi che è quello dell'amministrazione pubblica, che è quello di dare un governo efficiente, democratico, progressista alla nostra Regione.
La crisi del Governo regionale si era iniziata alcuni mesi or sono e sembrava non se ne intravedesse uno sbocco concreto e positivo, tanto che da parte di alcune forze si era invocato il ricorso al corpo elettorale e altre, che erano restie a questa soluzione incominciavano ad intravedere questa via come l'unica via possibile da percorrere. Oggi, siamo di fronte al fatto nuovo, al fatto nuovo che evidentemente si è preparato e si è maturato in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane, fatto politico di grande rilievo, sul quale noi socialisti esprimiamo sostanzialmente un giudizio positivo, un giudizio positivo, perché le contraddizioni interne al Partito della democrazia cristiana sono esplose, sono esplose con la costituzione di due raggruppamenti cattolici, la democrazia cristiana e i democratici popolari.
Questo non significa, da parte del Partito socialista, che vi siano, per così dire, i buoni e i cattivi, significa semplicemente che, per ovvie ragioni, per quello che ci riguarda, gli alleati naturali del Partito socialista sono i democratici popolari, sono cioè coloro i quali hanno scelto delle posizioni politiche, nell'enunciazione di Pollicini, almeno questo è stato evidente, delle enunciazioni politiche che li situano chiaramente e decisamente su posizioni di progresso, su posizioni di collegamento profondo e intimo, con le esigenze della classe lavoratrice in generale, e con le esigenze autonomistiche della Valle d'Aosta.
Io, a questo proposito, proprio perché il mandato del mio partito era un mandato direi, interlocutorio, ma, badate bene, interlocutorio perché avevamo letto sui giornali tante cose, e molto spesso sappiamo che i giornali, per esigenze, almeno, certi giornali, per esigenze interne o di partito, hanno interesse a deformare o, a confondere quella che può essere la verità o la realtà delle cose, ebbene, noi non sapevamo e non è questa una confessione di ignoranza o di poca sagacia politica, non sapevamo fino a questo momento cosa in realtà sarebbe successo.
Quindi io, che ho il mandato da parte del mio partito di ricercare quelle convergenze, all'interno del Consiglio, che scongiurino le elezioni anticipate e che consentano alla Valle d'Aosta di riavere al più presto un governo, un governo che vari un bilancio, e che superi quella paralisi amministrativa e politica che già ha tanto nociuto ai cittadini della Valle d'Aosta, sia in modo, diretto che in modo indiretto, ebbene, io chiedo almeno una mezz'ora di sospensione per poter valutare, assieme alle altre forze politiche presenti in Consiglio, la possibilità di individuare delle convergenze concrete per tentare di risolvere il problema del Governo della Valle d'Aosta.
Io dichiaro fin d'oggi, come da questo momento, che noi abbiamo intrapreso delle trattative, avevamo intrapreso delle trattative con l'Union Valdôtaine, con la democrazia cristiana e con il MAV; queste trattative si erano arenate su una pregiudiziale da noi condivisa e che riguardavano il cumulo delle cariche e la necessità che si ovviasse a questo inconveniente.
Le trattative vennero invece ufficialmente tra Union Valdôtaine, e Democrazia Cristiana per questa ragione, cioè, perché la Democrazia Cristiana nel suo complesso non aderiva a questa pregiudiziale. Ora, è possibile, io credo, politicamente, forse anche numericamente, trovare una convergenza che possa, sulla base di una intesa che potrebbe anche essere temporanea, dare uno sbocco all'attuale crisi politico amministrativa. Noi socialisti siamo disponibili per cercare questa via e per questo chiediamo questa breve sospensione per poter confrontare un momento le opinioni fra queste forze politiche.
Montesano (P.S.D.I.) - Chi altro chiede la parola? Allora, vi sono due richieste di sospensione. Una fatta dal Consigliere Ramera e l'altra fatta dal Consigliere Milanesio. Se il Consiglio è d'accordo unanimemente, io evito di mettere in votazione questa richiesta, altrimenti, io concedo la sospensione. Di quanto tempo? ...mezz'ora. Allora, la seduta è sospesa per mezz'ora e quindi...
Seduta sospesa dalle ore 17,02 alle 17,36
Montesano (P.S.D.I.) - Io prego di attendere un po', perché i Consiglieri possano prendere posto.
Allora, chi chiede la parola? Attendiamo ancora un momentino...
Bene, si dà corso alla seduta... Chi chiede la parola? Chi ha interesse a farsi ascoltare, almeno solleciti i colleghi a venire in aula.
Ripeto ancora: chi chiede la parola? La parola al Consigliere Pollicini.
Pollicini (D.P.) - Signor Presidente, a nome di una nuova maggioranza consiliare, formata dall'Union Valdôtaine, dal Partito Socialista Italiano, dal MAV e dal Gruppo Autonomo, propongo che alla carica di Presidente della Giunta regionale, sia designato il Dr. Cesare Dujany, un uomo che ha militato nella Resistenza, che alla Liberazione è stato eletto Consigliere comunale di Chatillon e assessore; quindi, Sindaco dello stesso comune, che dal 1949 siede in questi banchi quale consigliere regionale sino al 1966, e assessore alla Pubblica Istruzione da quell'epoca. Convinto assertore dell'autonomia valdostana, il Dr. Cesare Dujany ha la fiducia della nuova maggioranza, prega di considerare questa designazione non una designazione in antitesi ad altre, ma la miglior designazione in questo momento per la soluzione della crisi regionale, la votazione del bilancio, di cui già sentiamo gli effetti negativi nella Valle, e l'inizio di una nuova politica autonomista per il progresso della Valle d'Aosta.
Montesano (P.S.D.I.) - Chi chiede la parola? Nessuno chiede la parola? La parola al Consigliere Germano.
Germano (P.C.I.) - Signori Consiglieri, ancora una volta le vicende politiche valdostane, per l'originalità delle soluzioni, e per la singolare caratteristica di precedere sovente avvenimenti e scelte nazionali, sono al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica.
Si tratta di un fenomeno politico importante, che investe il partito di maggioranza relativa, cioè la Democrazia Cristiana; si tratta del problema riguardante la fine dell'interclassismo della Democrazia Cristiana, cioè di questa grossa formazione politica che ha sempre raccolto, anche in ragione di motivi religiosi, i voti dei lavoratori, assieme a quelli dei loro padroni ed ha utilizzato, soprattutto su scala nazionale, la massa di questi voti nell'interesse del massimo profitto capitalistico, rompendo prima il governo di unità antifascista e cacciando via, per ordine americano, i comunisti e i socialisti dal Governo nel lontano 1947, ed impostando poi la sua azione nei governi che si sono succeduti nel nostro paese, centro destra, centrismo e centro sinistra, in modo da basare lo sviluppo dell'Italia sulla restaurazione capitalistica prima e sullo sviluppo nei grandi monopoli poi.
Questo partito in Valle d'Aosta, come anche in molte parti d'Italia, di fronte allo sviluppo delle lotte operaie, contadine e giovanili, di fronte alla crescita della coscienza politica delle masse lavoratrici, è oggi scosso da una crisi profonda. I lavoratori cattolici, della Nazionale Cogne e di altre fabbriche della Valle d'Aosta, protagonisti, assieme e quelle, comunisti, socialisti ed unionisti, delle grandi lotte dell'autunno e della primavera, hanno preso coscienza che la destra D.C. non può più essere delegata a rappresentare i loro interessi; hanno preso coscienza che devono essere loro stessi in un rapporto nuovo con comunisti, socialisti ed unionisti, a dire la loro parola nei problemi che li interessano, che sono i problemi, non solo della fabbrica, ma anche della società. Hanno preso coscienza che per avviare una politica di riforme che risolva i problemi della salute, della scuola, della casa, dei trasporti, del carovita, del fisco, occorrono nuove maggioranze e nuovi schieramenti politici.
Voglio ricordare qui quanto uno dei più qualificati esponenti democratici popolari della sinistra D.C., il capogruppo al Consiglio regionale, al Consiglio comunale, Roberto De Vecchi, in un suo interessante intervento in Consiglio, durante la crisi regionale, aveva affermato: De Vecchi diceva "all'interno della democrazia cristiana sta avvenendo una battaglia che è quella della società italiana: la lotta è ingaggiata fra due forze, da una parte i gruppi di potere consolidati, espressione di ben individuati interessi o clientele, i quali tendono a conservare, con tutti i mezzi un potere decisionale che sta loro sfuggendo; dall'altra parte vi sono gruppi che pensano ed operano in termini politici", e questo discorso lo abbiamo sentito anche qui oggi e pretendono sia data una risposta positiva ai grossi e gravi problemi che travagliano la nostra società.
Sono queste dunque, io penso, le ragioni di fondo, per cui la sinistra D.C. valdostana si è ribellata alle prepotenze della destra D.C. ed ha deciso di presentare al Comune di Aosta una propria lista in concorrenza a quella della destra, mentre abbiamo sentito oggi il gruppo della sinistra D.C. si costituisce in un nuovo gruppo per, come dice Pollicini, realizzare, un attivo impegno politico autonomo e decide, come ha detto Pollicini pure, di presentare l'Assessore Dujany come nuovo Presidente della Giunta, con proposte di nuove alleanze, per la soluzione della crisi regionale. Questi gli aspetti nuovi e caratteristici della nuova situazione politica valdostana, situazione del resto comune, anche se in modo ancora limitato, ad altri comuni italiani, ad esempio a Rapallo, a Carignano, a Omegna sono state presentate altre due liste D.C., come in numerosi centri dell'Italia e soprattutto in Sardegna.
Come si presenta dunque la situazione politica nella nostra Valle?
La destra D.C., con caparbietà, ha condotto avanti il suo disegno di arrivare allo scioglimento del Consiglio regionale per potere, con nuove elezioni, usando le solite armi della corruzione e del terrorismo, punire la sinistra D.C., ridurla nella sua rappresentanza per poter poi più facilmente emarginarla; quello che è avvenuto in Comune di Aosta, è altamente istruttivo ad una corrente che nel Partito rappresenta una percentuale anche maggiore, ci assegnavano sei posti su 40 candidati, e cioè il 15% dei posti, mentre alle altre correnti che rappresentavano poco più del 50% degli iscritti, si assegnava l'80% dei rappresentanti; del resto anche l'intervento accorato del Consigliere Ramera ci ha rilevato che lo stesso è oggetto di "prepotenze" e il Consigliere Ramera ambisce ad essere martire, va bene, questa è la democrazia della destra D.C..
Ebbene, come intendeva e come intende ancora oggi la destra D.C. portare avanti il suo disegno? Il problema di creare un caos amministrativo, facendo in modo che una paralisi economica facesse sentire le sue conseguenze deleterie, e anche in questo mi ricorda il Dante che diceva "Nave senza nocchiero in gran tempesta". Facciamo sì che la Valle d'Aosta non abbia nessuno che la guidi e così occorrono nuove e risolutive elezioni regionali. Questo disegno l'ha portato avanti, e vorrebbe portarlo avanti ancora oggi, ancora oggi e a questo proposito sarebbe interessante poi, per una analisi storica, conoscere proprio bene chi sono stati i franchi tiratori e quali erano gli obiettivi della loro azione, se non erano legati anche a questo, a questo disegno.
Ma andiamo avanti, questo ormai è chiarissimo è il disegno della destra D.C.. Per batterlo occorre che le sinistre laiche, autonomiste e cattoliche riescano nel pieno della loro autonomia e superando steccati e barriere riescano a dare alla Valle d'Aosta una nuova amministrazione che, cambiando radicalmente metodi ed impostazioni amministrative, sia in grado di affrontare i problemi seri e gravi che le lotte dei lavoratori hanno posto al centro della vita politica ed amministrativa della Regione.
Lo abbiamo detto altre volte e lo ripetiamo, questa maggioranza, larga e sicura, c'è in questo Consiglio ed è composta dalle formazioni di tutta la sinistra laica, autonomista e cattolica, e sappiamo anche che questa maggioranza è l'unica che in prospettiva modificherà radicalmente la situazione in Valle d'Aosta, avviandola verso un vero progresso sociale e l'attuazione piena dell'autonomia.
Questa maggioranza però non è stata proposta dal Consigliere Pollicini; vi sono evidentemente degli ostacoli, vi sono dei residui anticomunisti anche nell'ambito della sinistra D.C., manca soprattutto una iniziativa unitaria e coerente da parte del Partito socialista, ma direi che questo non è il momento di approfondire ulteriormente questo argomento, argomento che ci divide anche se c'è qualcuno che ha queste responsabilità.
Il problema più serio del momento è quello di battere il disegno conservatore della destra D.C.; occorrono perciò anche soluzioni provvisorie come quella che è stata presentata, e urgenti che servano nel contempo a superare la crisi e la paralisi amministrativa, a cominciare ad avviare a soluzione alcuni grossi problemi.
Io accennerò solo ad alcuni grossi problemi, perché mi riservo di approfondirli nel prossimissimo, direi, almeno me lo auguro, dibattito che dobbiamo fare sul bilancio; bisogna che questa maggioranza approvi il bilancio, per togliere ogni motivo alla destra D.C. di procedere allo scioglimento del Consiglio e di procedere a nuove elezioni.
Mi riservo di approfondire poi in quella sede, per ora mi limito ad elencare che occorre una iniziativa autonomista unitaria per risolvere alcuni punti, il problema della revisione del riparto fiscale, problema di fondo della nostra autonomia, assieme agli altri problemi dell'autonomia, che non hanno ancora trovato attuazione. Occorre che per lo sviluppo economico, collegato alla difesa della salute dei lavoratori della Nazionale Cogne, si affronti il problema in modo serio, non approvando ordini del giorno e poi non muovere neanche un dito per realizzare questi ordini del giorno. Occorre che per l'avvio di una programmazione economica che contempli un piano economico di sviluppo e un piano urbanistico del territorio per tutta la Valle si proceda molto rapidamente; occorre anche che per la soluzione del problema della casa si vedano le modifiche all'attuale legge già discusse in Commissione, l'elaborazione di una nuova legge e le iniziative già discusse in Commissione. Occorre anche che per l'attuazione più rapida ed avanzata possibile dell'ordine del giorno per il diritto allo studio, votato all'unanimità da questo Consiglio, si proceda più rapidamente. Queste le questioni di fondo che noi riteniamo siano davanti a questa nuova Giunta.
Noi comunisti, per fare queste cose, siamo a disposizione perché siamo interessati alla soluzione dei problemi, così come siamo interessati a tutti quei passi e a quelle soluzioni politiche che partendo dal fallimento del centro sinistra e ricollegandosi alle sponte rinnovatrici che provengono dai movimenti di lotta, aprano la strada a nuovi schieramenti, a nuovi equilibri politici; siamo, cioè, convinti che una nuova maggioranza maturerà solo col tempo, col lavoro e nella chiarezza, per ora consideriamo fatto positivo che la situazione sia in movimento. Non possiamo però votare per questa Giunta, anche se la consideriamo un netto passo in avanti rispetto al passato. Quindi voteremo in bilancio.
Tonino (P.S.I.U.P.) - Prima di entrare nei meriti della proposta del Consigliere Pollicini per la designazione del Presidente della Giunta nella persona del Dr. Cesare Dujany, e prima di fare conoscere quello che sarà il mio giudizio che esprimerò a nome del mio partito, perché in quel modo ha deciso il Partito, mi sia permesso di fare alcune considerazioni sui clamorosi fatti successi in questi ultimi tempi, sia per quanto riguarda la presentazione delle due liste, una da parte della Democrazia Cristiana e l'altra dei Democratici Popolari, dissenzienti della Democrazia Cristiana al Comune di Aosta, sia, come logica conseguenza, ciò che sta avvenendo in questo Consiglio regionale, in questo momento con l'annunciazione testé fatta dal Consigliere Pollicini.
Ho parlato di fatti clamorosi, quantunque si potrebbe dire, fatti conseguenti ad un metodo politico che si è voluto instaurare nella Regione, ben sapendo che un tale metodo che era il centro-sinistra non era la volontà espressa dalle massi popolari, ma una forma politica che andava contro le esigenze del momento, problemi di fondo che rimanevano irrisolti, un completo immobilismo mentre dall'altra parte i lavoratori, i contadini, le masse, gli studenti riuscivano uniti a portare avanti un grosso movimento di lotta dentro e fuori dalla fabbrica, mettendo in risalto e facendo scoppiare le grosse contraddizioni di una forma politica che non voleva risolvere i grossi nodi, ma che viceversa inchiodava la libertà dei lavoratori e basterebbe a questo riguardo accennare a tutta una lunga serie di denunce contro i lavoratori, contro gli studenti, contro gli esponenti politici, basterebbe vedere come dietro la bella facciata di una città come Aosta, definita città europea, vi fosse uno scottante dramma sociale, il dramma della casa e della salute, centinaia di famiglie vivono e vivono in condizioni bestiali, basta inoltrarsi nei centri cosiddetti storici della Città per rendersi conto delle condizioni in cui vive quella povera gente, case malsane, umidità ovunque, con un servizio igienico per sei o sette famiglie, topi dappertutto, conseguenza di questa inconcepibile situazione sono le malattie, gli infarti, in alcuni casi anche la morte. Ultimamente sono state sfrattate delle famiglie dove la Regione ha acquistato gli immobili per demolirli; noi, come Partito, siamo favorevoli che la Regione demolisca quelle catapecchie, ma nel medesimo tempo diciamo anche che non si butta la gente sulla strada, si deve trovare una soluzione idonea per quelle famiglie. L'Istituto delle case popolari, per quanto concerne l'assegnazione degli alloggi doveva cessare di fare una politica clientelare, cioè l'alloggio per chi ha una certa tessera in tasca, ma doveva fare ed agire in un altro modo. Ecco che anche questa è una grossa contraddizione che è scoppiata nelle mani di certi conservatori e di chi li appoggiava, e non voglio qui annoverare tutto il fallimento di una politica che, anziché affrontare i problemi reali del paese, si era preoccupata di portare avanti una certa politica paternalistica clientelare con sfondo un cumulo di incarichi ben retribuiti, la mafia, insomma. Ecco, quindi che analizzando tutto questo putiferio, tutta questa fallace manovra portata avanti alle spalle di una nuova classe operaia, ormai matura e consapevole del suo proprio ruolo, noi, come socialisti di unità proletaria riteniamo positiva la spaccatura nell'interno della democrazia cristiana, anche se permane a mio avviso uno stato di confusione, motivo per cui, pur prendendo atto con una certa soddisfazione del fallimento del centro-sinistra, il quale ha travolto anche il partito dello scudo crociato mettendo in contraddizione chi come il ragioniere Bordon, sosteneva nel passato a più riprese che la Democrazia Cristiana era unita più che mai nei suoi intenti, mentre invece oggi stesso si renderà conto della sua inesattezza e pur prendendo atto del fallimento, del disegno della socialdemocrazia borghese e del connubio PSI-DC, il dubbio che a parer nostro rimane è questo; cambierà l'orientamento delle scelte di fondo che il movimento di massa attende? Si porterà avanti una politica orientata non solo a parole ma con i fatti, atta a cambiare le cose e andare incontro alle impellenti esigenze dei lavoratori e delle popolazioni? Ci sarà un reale spostamento di indicazioni e che abbia come obiettivo il riconoscimento di un reale potere della classe lavoratrice? Saranno spazzate via per sempre le impostazioni del centro sinistra? Sono queste le domande che mi pongo e la conseguente risposta deliberativa del Comitato esecutivo del PSIUP sarebbe questa: è presto per dare un giudizio positivo sulla nuova maggioranza che si vuole mettere assieme; e quindi, nel dubbio, pur non negando che qualche cosa si sta muovendo anche nelle masse cattoliche del dissenso, e che negli strati operai dell'elettorato socialista una nuova coscienza si sta sviluppando, sta per prendere il posto, prima dell'avventurismo passato, la posizione ufficiale deliberata, del Comitato esecutivo del PSIUP del quale mi faccio portavoce, è la seguente.
Ci troviamo di fronte ad una crisi che dura da circa un anno, la Regione, con la responsabilità del centro-sinistra si trova ad essere paralizzata, i dipendenti della Regione vengono licenziati; la conseguenza di questa lunga crisi si ripercuote già nelle imprese appaltatrici dei lavori della Regione, per cui anche in qual largo settore si registrerà una disoccupazione allarmante, non si faranno più le opere. C'è un caos politico tale che difficilmente potrà essere superato, col rischio di trovarsi quest'autunno in una nuova crisi, quindi di fronte ad una situazione del genere noi riteniamo, e non è da oggi, che per risolvere questa crisi, questa confusione, si debba sentire ancora una volta, permettetemi che ve lo dica, la volontà della popolazione valdostana e quindi il ricorso a nuove elezioni, affinché da una nuova consultazione ci venga data l'indicazione di chi deve governare la Regione. Naturalmente questa nostra richiesta di nuove elezioni non ha la medesima sostanza politica di chi, come il Partito Liberale Italiano e altre forze di destra chiedono la stessa cosa. È ovvio che questa mia ulteriore richiesta di nuove elezioni ha come logica conseguenza il mio voto contrario alla proposta del Consigliere Pollicini per la designazione del Presidente della Giunta regionale nella persona del Dr. Cesare Dujany. Può darsi che il mio atteggiamento di oggi, che è conseguente ai deliberati dell'esecutivo del mio partito potrebbe mutare un domani, sempre se la mia proposta per nuove elezioni non sarà accettata; quindi dipenderà dalla vostra maggioranza, se la otterrete, di chiarire alcune cose ancora rimaste nel buio e che per noi sono essenziali, dipenderà soprattutto dal modo in cui imposterete i gravi problemi che vi sono sul tappeto, che sono irrisolti da tempo, e da quelli nuovi che sono venuti alla ribalta, come per esempio può essere quello dei dipendenti licenziati dell'Assessorato al Turismo e poi alcuni di questi, in seguito all'interessamento dei sindacati, sono stati riassunti e messi a lavorare in cantieri di lavoro, ma questi operai, che sono in parte invalidi o ammalati di silicosi, non lo possono sopportare questo nuovo sforzo, questo nuovo lavoro, quindi come primo impegno deve essere quello del cambiamento del posto di lavoro per costoro e l'immediata soluzione di tutti gli altri che sono ancora a casa. Molti sono ancora gli altri problemi che se affrontati con una certa responsabilità potrebbero fare mutare il mio attuale atteggiamento, sono in parte quelli già elencati nell'inizio del mio intervento, quindi, il mio voto, che è contrario, deve essere considerato anche come voto di attesa su quello che saprete fare.
Ramera (D.C.) - Ritengo che, dopo quanto avevo detto prima, non sia oggi il giorno per la polemica; avremo modo, come ha detto l'amico Germano, di sostenerla prossimamente e avrò modo di dirvi quello che già avevo annunciato così, privatamente, che la Democrazia Cristiana si trova nelle stesse condizioni del Partito Comunista, ma te lo dirò poi un'altra volta che cosa... siamo in buona compagnia... voi avete perso quelli del Manifesto, noi abbiamo perso quelli, non del Manifesto, comunque siamo però il Partito ufficiale entrambi.
Detto questo non entrerò in polemica con nessuno, mi spiace constatare che il mio appello sia andato a vuoto, che gli amici che ci hanno lasciato non abbiano considerato in alcun modo le mie parole e pertanto, non per motivi di ripicco personale o di nulla, quanto ho detto dell'amico Dujany rimane, tuttavia non possiamo naturalmente votarlo in questa occasione e pertanto ci asterremo dalla votazione.
Chamonin (M.A.V.) - Nous regrettons profondément et nous le disons en toute franchise et amitié, que le discorde de sentiments et d'opinions qui a agité l'intérieur de la démocratie chrétienne ces derniers temps, ait porté fatalement à cette profonde dissension. Nous ne sommes pas ici pour critiquer la situation dans laquelle est venue à se trouver le parti qui détenait la majorité relative en ce Conseil. Je l'ai dit déjà en plus d'une occasion et je le répète aujourd'hui, nous retenons de n'avoir aucun droit de discuter les problèmes intérieurs des différents partis ou mouvements présents sur la scène politique valdôtaine. Nous pouvons quand même nous en plaindre pour les implications de nature politique et administrative que cela peut comporter et qui surpassent de beaucoup le simple intérêt de ce parti.
Nous ne pouvons aussi encore une fois que prendre acte avec regret de la confirmation de la décision de l'Union Valdôtaine, d'ailleurs plusieurs fois précédemment annoncée, de ne vouloir encore, pour le moment, entrer dans la composition d'une Junte de manière à faire entendre de plein droit, en pleine responsabilité et avec toute l'autorité lui dérivant du poids des électeurs, qu'elle représente les aspirations et la volonté d'une si grosse tranche de l'électorat régionaliste valdôtain. C'est avec le regret le plus sincère d'un valdôtain en bonne foi que je prends acte de cette décision et si mes paroles pouvaient servir à quelque chose je prierais de la manière la plus chaleureuse les organes de direction de l'Union Valdôtaine de vouloir reprendre en considération la possibilité de changer cette décision.
Ceci dit nous annonçons que le Mouvement autonomiste Valdôtain pour la continuation d'une ligne politique que nous poursuivons depuis plusieurs mois et qui avait porté au choix de notre collocation active au sein de la précédente majorité et par cohérence à ses précédentes décisions a décidé de donner son appui à la formation d'une Junte régionale qui nous semble, au moment actuel la seule possible, étant donné les forces présentes en ce Conseil, Junte qui devra porter comme premier argument en discussion le budget régional pour l'année 1970. En effet nous ne pouvons pas nous permettre en ce moment, pour des querelles plus ou moins personnelles et qui risquent de devenir simplement mesquines et ridicules, nous ne pouvons pas nous permettre, disais-je, de proroger l'approbation de ce budget, acte administratif d'une importance telle de surpasser et de loin l'intérêt même de la politique régionale, et les intérêts particuliers des différents partis et mouvements. Nous ne pouvons pas nous permettre de continuer à mortifier d'une telle façon la vie administrative de la Région avec les conséquences si graves et si dangereuses pour l'économie générale de notre pays, que tout le monde peut facilement imaginer. Nous voterons donc pour le Président qui nous a été désigné, pour les collaborateurs qu'il voudra choisir, et pour le budget que la Junte voudra présenter à notre approbation. Cette Junte pourra s'appuyer sur une majorité qui, bien que de justesse, soit en participation directe, soit en appuis extérieurs a le nombre et les hommes pour gouverner, elle pourra durer plus ou moins longtemps selon les circonstances qui se présenterons et les volontés qui la régissent. Nous souhaitons seulement que ces volontés, aujourd'hui coalisées et ayant comme unique objectif, nous osons l'espérer, le bien de notre Région, ne veuillent pas, dans un avenir trop proche, pour des objectifs particuliers d'intérêts immédiats, faire tomber cette Junte à la première occasion.
Montesano (P.S.D.I.) - Altri che chiedono la parola? Allora, il contenuto della gran parte degli interventi è stato poi improntato alla dichiarazione di voto, quindi io credo che si possa chiudere questa discussione, che ha compreso appunto le dichiarazioni di voto. Ci sono degli altri rappresentanti che vogliono fare la dichiarazione di voto?
Caveri (U.V.) - Tanto per intenderci, io prenderei la parola dopo la dichiarazione del Presidente della Giunta, se Lei non ha niente in contrario.
Montesano (P.S.D.I.) - No, niente in contrario, io parlavo delle dichiarazioni di voto sulla proposta fatta dal Consigliere Pollicini.
Pedrini (P.L.I.) - Io parlo dopo l'Avvocato Caveri... (risate)
Montesano (P.S.D.I.) - Non ha nulla in contrario Lei? No? Allora resta a me dichiarare qui, in rappresentanza del Partito socialista unitario, l'astensione del voto, e si può procedere quindi senz'altro alla votazione e richiamando chi ha dichiarato l'astensione all'attenzione del Segretario per la distribuzione delle schede. Quindi, chi ha dichiarato la sua astensione, prego di alzare la mano chi ha dichiarato l'astensione, perché non si reca a votare... Facciamo l'appello e andiamo avanti; allora, si procede alla votazione; viene fatta per schede, viene eletto il Presidente della Giunta, il quale è designato dal gruppo, cui il capogruppo è il Consigliere Pollicini, però non è; non si ha il divieto di iscrivere altri nomi; insomma, il Presidente della Giunta è, c'è una proposta, altre proposte non ce n'è, però non c'è nessun ostacolo a che si mettano anche altri nomi.
(si procede alla votazione) ... elezione, cioè, c'è la maggioranza assoluta sui consiglieri in carica, cioè a dire su 35.
Risultato della votazione: presenti 33 - votanti 26 - maggioranza 18 - favorevoli 18 al Dr. Dujany, contrari uno, astenuti 7.
Proclamo che il Consiglio regionale ha eletto il Dr. Cesare Dujany a Presidente della Giunta regionale e invito il Dr. Dujany a prendere posto al banco del Governo.
(applausi)