Evénements et anniversaires

24 janvier 2012

Sensibilizzazione alla donazione del cordone ombelicale

Il trapianto di cellule staminali da cordone ombelicale rappresenta una procedura terapeutica di applicazione relativamente recente, la cui validità nelle cure di numerose patologie è ormai definitivamente comprovata. Da materiale di scarto ha assunto il ruolo di importante fonte di cellule staminali necessarie per il trapianto e costituisce una valida alternativa per quei pazienti per cui non sia disponibile un donatore compatibile in ambito familiare.
Attualmente la donazione del cordone ombelicale in Italia è costituita da una rete di 19  banche distribuite in diverse regioni e una di queste è quella del Piemonte e Valle d’Aosta.
Ad oggi in Italia sono state raccolte circa 23mila unità di sangue cordonale i cui dati vengono inviati a un registro nazionale che ha sede a Genova e vengono anche condivisi a livello mondiale con quelli di altre 44 banche distribuite in 29 Paesi del mondo.
Grazie a questa rete  un paziente che necessita di un trapianto di cellule staminali può accedere ai dati di 19 milioni di donatori potenziali di midollo osseo e a 500mila sacche di sangue cordonale già donate pronte all’uso in tutto il mondo.
Per sensibilizzare la popolazione al tema e fare il punto sulla situazione anche in Valle d’Aosta la Consulta regionale per le pari opportunità della Valle d'Aosta, in collaborazione con l'Azienda Usl della Valle d'Aosta e la sezione piemontese dell'Associazione donatrici italiane sangue cordone ombelicale-Adisco, ha organizzato ieri, martedì 24 gennaio 2012, nel Salone delle manifestazioni del Palazzo regionale, una conferenza-dibattito.

«Io credo sia un’attività importantissima – ha detto la Consigliera regionale Emily Rini nella quale la Consulta regionale per le pari opportunità ha fortemente creduto e voluto per due tipi di ragioni fondamentali: la prima, e sicuramente la più importante, è quella per la quale abbiamo ormai tutti chiaro l’importanza delle cellule staminali per la ricerca e per la cura ancora tutt’oggi per numerosissime gravi patologie. La seconda considerazione è data dal fatto che purtroppo è presente tanta cattiva informazione su questo tema, si fa confusione tra i vari tipi di raccolta. È una grande opportunità per la Valle d’Aosta e i valdostani hanno già dimostrato in molte occasioni di essere una popolazione sensibile alla cultura della donazione. Credo, quindi, che questo sarà un ulteriore momento in cui dimostreranno la loro grande sensibilità verso il mondo della donazione, un atto di grande altruismo

A dare chiarimenti a una platea in cui c’erano molte mamme in attesa, moderati dalla Consultrice Erika Guichardaz, sono stati Mauro Pagliarino, Direttore della Banca del sangue placentare dell'Ospedale infantile Regina Margherita-Sant'Anna di Torino; Luigina Fazio, Responsabile della struttura semplice Banca cellule e tessuti ed Elena Vassallo, Dirigente medico del Centro trapianti cellule staminali e terapia cellulare, entrambe dell'Ospedale infantile Regina Margherita-Sant'Anna.

«La Consulta regionale – ha evidenziato la Consultrice Erika Guichardaz ha fortemente voluto organizzare questa conferenza perché crede che  la sua attività debba essere volta tra l’altro, a superare l'ottica settoriale delle politiche di pari opportunità, nella convinzione che operare efficacemente dal punto di vista del genere richieda un'azione trasversale mirata a produrre politiche indirizzate a uno sviluppo sociale sostenibile ed efficace per uomini e donne.»

«In Italia – ha affermato  Mauro Pagliarino i donatori non sono mai sufficienti. Per quanto riguarda il sangue cordonale si è pensato, a livello italiano, di utilizzarlo in modo da soddisfare le esigenze dei pazienti, dal punto di vista della possibilità genetiche così da triplicare la quota di sangue imbancato e arrivare a circa 60-70 mila unità di sangue cordonale. C’è ancora parecchia strada da fare e la stiamo facendo qualificando i punti nascita alla raccolta e cercando di migliorarne la qualità, soprattutto dal punto di vista delle cellule imbancate perché più noi restringiamo la qualità di questo sangue cordonale più abbiamo possibilità di utilizzarlo.»

In questo contesto è stata presentata anche l’esperienza valdostana, avviata da poco più di sei mesi, e i relativi risultati. A parlare sono stati Giuseppe Cannizzo, Direttore della struttura complessa di Ostetricia e ginecologia dell'Ospedale Beauregard, e Pierluigi Berti, Direttore della struttura complessa di Immunoematologia e medicina trasfusionale dell'Ospedale regionale Umberto Parini.

Siamo partiti nel mese di aprile dell’anno scorso – ha precisato il dott. Berti - e c’è stata una buona risposta da parte delle donne che potevano, per il loro stato di gravidanza, essere reclutate come donatrici.  Sono state raccolte più di cento unità nella struttura di ostetricia, e successivamente inviate alla banca di Torino. Adesso siamo nella fase in cui rivalutiamo, a distanza di tempo, le caratteristiche di queste donne e del loro bambino per vedere se sono effettivamente idonee alla conservazione per uso trapiantologico, e quindi viene fatta una valutazione di sicurezza e di qualità di queste unità donate. E’ importante perché le cellule staminali, cioè quei progenitori del sangue contenute nel sangue del cordone ombelicale al momento del parto, sono capaci di ricostituire la funziona normale del sangue di un paziente che per gravi malattie, come leucemie, linfomi, talassemie, ha un sangue che oramai non è più in grado di garantirgli la guarigione e la sopravvivenza. Questa è una delle fonti di cellule staminali che ora si stanno sempre più utilizzando insieme a quelle prelevate tradizionalmente dal bacino, proprio per dare una speranza di vita a pazienti che in passato erano condannati ad una prognosi negativa”.

I testi degli interventi della Conferenza possono essere consultabili all’indirizzo internet http://www.consiglio.regione.vda.it/consulta_pari_opportunita/primo_piano_i.asp