Info Conseil
Communiqué n° 213 de 10 juin 2004
APPROVATO IL PIANO DI POLITICA DEL LAVORO PER IL TRIENNIO 2004/2006
Seduta pomeridiana del Consiglio regionale
Terminata la discussione sulle interpellanze, il Consiglio, dopo aver approvato delle variazioni del Bilancio del Consiglio regionale del 2003 e del 2004, ha proseguito i lavori con la discussione sul Piano di politica del lavoro per il triennio 2004/2006. Il Piano è stato approvato con 24 voti favorevoli e 5 astenuti (La Casa delle Libertà e Stella Alpina).
Nel presentare il Piano, l’Assessore delle Politiche del lavoro Piero Ferraris ha affermato che il piano in questione fa parte di una precisa programmazione che da anni la Regione si è data. Il Piano si colloca in un contesto istituzionale normativo assai diverso rispetto a quello precedente. Con questo atto si intende riequilibrare , attraverso le politiche regionali del lavoro, gli scompensi derivanti dalle continuità e precarietà dei rapporti di lavoro ed elevare la qualità del lavoro per rendere il fattore lavoro un elemento sempre più di competitività del sistema economico e sociale del territorio. Le linee guida del Piano si riconducono al rafforzamento del sistema regionale di politica del lavoro, all’innalzamento del grado di occupabilità delle lavoratrici e dei lavoratori, al sostegno della vocazione all’imprenditorialità, alla valorizzazione delle risorse umane come fattore di competitività delle imprese, alla promozione della responsabilità sociale delle imprese, al sostegno all’inclusione sociale mediante il lavoro.
Per la Consigliera Dina Squarzino il Piano arriva con quasi due anni di ritardo e nasce un po’ claudicante. Tra le peculiarità presenti nel piano, secondo la Squarzino, sono da evidenziare l’alto tasso di occupazione, che riguarda anche l’occupazione femminile. Il punto che fa riflettere, ha proseguito la Consigliera, è che all’aumento dell’occupazione non fa riscontro un aumento della produzione. Altri punti da prendere in considerazione sono la dispersione scolastica, l’instabilità coniugale e la precarietà delle modalità d’ingresso nel mercato del lavoro. Da considerare rilevante, per la Consigliera Squarzino, è il fatto che il Piano punta molto sulla formazione professionale.
Nel dibattito è quindi intervenuto il Consigliere Dario Comé per il quale il Piano è ormai passato ed è necessario guardare al prossimo, perché le risorse messe a disposizione dall’Europa per il fondo sociale saranno notevolmente inferiori, e la scommessa per il futuro sarà questa. Bisognerà, ha proseguito il Consigliere, consolidare il sistema, che dovrà reggersi sulle proprie gambe, senza bisogno di aiuti. È fondamentale che si arrivi alla regionalizzazione dei servizi per l’impiego, ha quindi precisato Comé.
Il Consigliere Enrico Tibaldi ha quindi detto che il Piano è l’occasione per fare un’analisi più ampia del mercato del lavoro in Valle d’Aosta. La Regione ha un ruolo preponderante nell’economia valdostana e sopperisce alle debolezze del sistema con dei posti nel pubblico impiego, affievolendo le stesse volontà dei giovani. Bisogna invertire questa tendenza del posto fisso, ha sottolineato Tibaldi, anche se non è facile agire su un sistema ormai consolidato. Il Piano, poi, ha continuato Tibaldi, non dedica molto spazio ai quei soggetti marginali che trovano notevoli difficoltà di occupazione. In questi anni, ha detto Tibaldi, si è sviluppato in Valle un sistema assistenziale che di fatto ha impedito lo sviluppo di una certa imprenditoria.
Per il Consigliere Francesco Salzone il Piano presenta una serie di aspetti positivi, tra i quali il tasso di occupazione femminile. Inoltre, punti importanti all’interno del Piano sono rappresentati dall’Osservatorio, dalla formazione professionale, dalla valorizzazione delle imprese private, dal sostegno alle fasce deboli e dal monitoraggio della precarizzazione. L’augurio, per il Consigliere, è che il Piano non diventi un libro dei sogni.
Dopo la replica dell’Assessore delle Politiche del lavoro Ferraris, ha preso la parola il Consigliere Marco Viérin che ha sottolineato che sono presenti alcuni dati all’interno del sistema che devono far riflettere, come la dispersione scolastica. Un altro dato preoccupante, ha precisato Viérin, è quello del calo degli occupati nell’agricoltura che potrebbe portare ad un abbandono della montagna. Un Piano abbastanza ben strutturato, ma con alcune lacune che dovranno essere affrontate e risolte.
Il Piano di politica del lavoro per il triennio 2004/2006 è stato quindi approvato con voti 24 favorevoli, 5 astenuti (La Casa delle Libertà e Stella Alpina).
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Nel presentare il Piano, l’Assessore delle Politiche del lavoro Piero Ferraris ha affermato che il piano in questione fa parte di una precisa programmazione che da anni la Regione si è data. Il Piano si colloca in un contesto istituzionale normativo assai diverso rispetto a quello precedente. Con questo atto si intende riequilibrare , attraverso le politiche regionali del lavoro, gli scompensi derivanti dalle continuità e precarietà dei rapporti di lavoro ed elevare la qualità del lavoro per rendere il fattore lavoro un elemento sempre più di competitività del sistema economico e sociale del territorio. Le linee guida del Piano si riconducono al rafforzamento del sistema regionale di politica del lavoro, all’innalzamento del grado di occupabilità delle lavoratrici e dei lavoratori, al sostegno della vocazione all’imprenditorialità, alla valorizzazione delle risorse umane come fattore di competitività delle imprese, alla promozione della responsabilità sociale delle imprese, al sostegno all’inclusione sociale mediante il lavoro.
Per la Consigliera Dina Squarzino il Piano arriva con quasi due anni di ritardo e nasce un po’ claudicante. Tra le peculiarità presenti nel piano, secondo la Squarzino, sono da evidenziare l’alto tasso di occupazione, che riguarda anche l’occupazione femminile. Il punto che fa riflettere, ha proseguito la Consigliera, è che all’aumento dell’occupazione non fa riscontro un aumento della produzione. Altri punti da prendere in considerazione sono la dispersione scolastica, l’instabilità coniugale e la precarietà delle modalità d’ingresso nel mercato del lavoro. Da considerare rilevante, per la Consigliera Squarzino, è il fatto che il Piano punta molto sulla formazione professionale.
Nel dibattito è quindi intervenuto il Consigliere Dario Comé per il quale il Piano è ormai passato ed è necessario guardare al prossimo, perché le risorse messe a disposizione dall’Europa per il fondo sociale saranno notevolmente inferiori, e la scommessa per il futuro sarà questa. Bisognerà, ha proseguito il Consigliere, consolidare il sistema, che dovrà reggersi sulle proprie gambe, senza bisogno di aiuti. È fondamentale che si arrivi alla regionalizzazione dei servizi per l’impiego, ha quindi precisato Comé.
Il Consigliere Enrico Tibaldi ha quindi detto che il Piano è l’occasione per fare un’analisi più ampia del mercato del lavoro in Valle d’Aosta. La Regione ha un ruolo preponderante nell’economia valdostana e sopperisce alle debolezze del sistema con dei posti nel pubblico impiego, affievolendo le stesse volontà dei giovani. Bisogna invertire questa tendenza del posto fisso, ha sottolineato Tibaldi, anche se non è facile agire su un sistema ormai consolidato. Il Piano, poi, ha continuato Tibaldi, non dedica molto spazio ai quei soggetti marginali che trovano notevoli difficoltà di occupazione. In questi anni, ha detto Tibaldi, si è sviluppato in Valle un sistema assistenziale che di fatto ha impedito lo sviluppo di una certa imprenditoria.
Per il Consigliere Francesco Salzone il Piano presenta una serie di aspetti positivi, tra i quali il tasso di occupazione femminile. Inoltre, punti importanti all’interno del Piano sono rappresentati dall’Osservatorio, dalla formazione professionale, dalla valorizzazione delle imprese private, dal sostegno alle fasce deboli e dal monitoraggio della precarizzazione. L’augurio, per il Consigliere, è che il Piano non diventi un libro dei sogni.
Dopo la replica dell’Assessore delle Politiche del lavoro Ferraris, ha preso la parola il Consigliere Marco Viérin che ha sottolineato che sono presenti alcuni dati all’interno del sistema che devono far riflettere, come la dispersione scolastica. Un altro dato preoccupante, ha precisato Viérin, è quello del calo degli occupati nell’agricoltura che potrebbe portare ad un abbandono della montagna. Un Piano abbastanza ben strutturato, ma con alcune lacune che dovranno essere affrontate e risolte.
Il Piano di politica del lavoro per il triennio 2004/2006 è stato quindi approvato con voti 24 favorevoli, 5 astenuti (La Casa delle Libertà e Stella Alpina).