Info Conseil
Communiqué n° 526 de 24 octobre 2014
Riforma costituzionale: interventi dei gruppi consiliari
Riunione straordinaria dell'Assemblea di venerdì 24 ottobre 2014
Nel corso della sessione straordinaria del Consiglio di venerdì 24 ottobre 2014, dedicata al tema della riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione, sono intervenuti i rappresentanti di tutti i gruppi consiliari.
Il Capogruppo del M5S, Stefano Ferrero, ha auspicato che «al di là della retorica, si affronti la gravità della situazione: di fatto, i valdostani, quando si parla di riforme istituzionali, hanno difficoltà a capire di cosa si tratti: per la Valle d'Aosta significano spazzare via il 70-80% delle possibilità di governo della nostra Regione. Lo Stato si riprende buona parte delle competenze e la Valle ne viene spogliata. Come affrontare questa situazione? La nostra posizione è chiarissima: la riforma del Governo Renzi è devastante e noi del M5S la combatteremo con tutti i mezzi e in tutte le sedi per difendere delle prerogative che noi come M5S vorremmo estendere a tutte le Regioni in una visione federalista dello Stato. Si può uscire da questa situazione solo con un lavoro di équipe, al di là delle ipocrisie, tenendo conto degli errori fatti in passato. Da quanto ci dicono i nostri parlamentari a Roma, il disegno di legge sarà ulteriormente modificato e quindi il suo iter rallentato. Ribadendo quindi la nostra assoluta contrarietà al disegno di legge, che è antistorico, è ovvio che non basterà l'azione del Consiglio: noi siamo disponibili a difendere la nostra Autonomia e la nostra Costituzione, che con alcuni escamotage è stata sottoposta a tentativi di violazione e viene svalutata. Oggi quindi non deve essere commemorazione, ma bisogna trovare una soluzione per limitare i danni e trovare un percorso che ci porti fuori da questo guado. Ma dobbiamo farlo con nuove idee e con nuove visioni.»
Per il Capogruppo del PD-SVdA, Raimondo Donzel, «le riforme costituzionali hanno bisogno di numeri tali che implicano accordi di ampio raggio tra diverse sensibilità politiche. Credo però che tutti convengano sulla necessità di correggere le storture del bicameralismo perfetto e di ridurre il numero dei parlamentari. Da parte nostra vi è insoddisfazione perché questo primo passo della riforma è profondamente diverso da quello in senso federalista che era stato discusso all'interno del PD sin dalla sua fondazione e che si è inceppato a partire dal Governo Monti e a seguito delle pressioni da parte dell'Unione europea sul controllo dei conti dell'Italia. Penso ad esempio alla proposta di allora di un Senato elettivo delle Autonomie il cui ruolo ora, invece, viene fortemente ridimensionato rispetto a quello della Camera. Inoltre troppo forte è la riforma del Titolo V che si ispira ad una logica di controllo della spesa a livello centrale e che riduce le competenze delle Regioni, in particolare le Regioni e le Province autonome. È chiaro che bisogna evitare che il progetto sia assunto così com'è. Io non credo che la riforma in atto sia così facilmente correggibile perché ci sono tensioni talmente forti nel nostro Paese che impongono percorsi non facili. Dobbiamo quindi far sentire le nostre posizioni perché l'impianto della riforma torni al suo senso originario: io sono profondamente convinto che il federalismo sia non solo il modello di alcune grandi democrazie come gli Stati Uniti e la Germania, ma sia anche il motore di una ripresa economica, quindi l'idea centralista, in una impostazione liberista del mercato, è teoria che non è utile ad un rilancio del Paese. Condivido la preoccupazione sulla norma di supremazia, così com'è inserita nella riforma; ma dobbiamo essere consapevoli che essa è fondamentale negli stati federali. Se stona, in questa riforma, è perché non si sta andando nella direzione federalista. Gli spazi per intervenire sono ristretti, ma ci sono. Purtroppo gli interessi politici rischiano di schiacciare i territori di ridotte dimensioni, ma non si può stravolgere la Costituzione abolendo le Regioni a Statuto speciale. Si tratta di un'opera di mediazione difficilissima, ma i nostri Parlamentari possono appoggiarsi al Consiglio regionale qualora un'ampia condivisione. I valdostani non sono indifferenti al processo riformatore e non sono disposti a farsi eliminare la loro autonomia. Anche i cittadini vogliono la riforma, che però deve salvaguardare la nostra autonomia speciale. Il nostro gruppo sarà certamente a disposizione per dare il proprio contributo.»
Il Capogruppo della Stella Alpina, Stefano Borrello ha ricordato «la preoccupazione di tutte le Regioni per la paventata applicazione di questa riforma, ma per fortuna il lavoro di tutti i rappresentanti delle Regioni e dei Parlamentari hanno prodotto modificazioni capaci di ridurre gli impatti negativi. Ci aspettavamo logiche maggiormente federaliste, perché a nostro avviso sarebbe stata questa la strada da percorrere, ma in questo progetto di riforma rileviamo anche aspetti positivi, quali il peso maggiore della Valle d'Aosta con le sue due unità all'interno del Senato e la riduzione numerica dei parlamentari. Aspetti delicati riguardano anche la riforma del Titolo V: pensiamo alla soppressione della competenza legislativa concorrente delle Regioni, scongiurata con la clausola di salvaguardia, una sorta di ammortizzatore che però non potrà tutelare la peculiarità dello Statuto valdostano in maniera definitiva. La preoccupazione quindi è tanta e l'impegno che chiediamo ai nostri parlamentari è di monitorare in maniera continuativa gli sviluppi del percorso di riforma, cercando di rappresentare la positiva esperienza autonomistica delle Regioni. Questo passaggio in Consiglio regionale è importante, va riempito di contenuti e il nostro auspicio è di giungere ad un documento condiviso da tutti i gruppi che sappia dare voce alla Valle d'Aosta.»
Pour la Cheffe de groupe de Alpe, Patrizia Morelli, «la réforme du Titre cinq nous fait faire des pas en arrière, en représentant un retour à un centralisme poussé, justifié par la prétendue efficacité de l'Etat qui serait opposée à l'inefficacité attribuée aux Régions, souvent accusées de gaspillage et de mauvaise administration. Il est vrai que, dans ce sens, les nouveaux centralistes ont eu le jeu facile, mais c'est contre ces prises de position qu'on doit réagir, avant tout en pratiquant chaque jour une autonomie responsable, en démontrant que dans notre région on sait faire les bons choix administratifs et travailler pour le bien de la communauté tout en abandonnant les tendances centralistes qui ont également caractérisé l'attitude du gouvernement valdôtain à l'égard des autonomies locales. Vis-à-vis de ce projet de réforme, nous constatons que les parlementaires des Régions à Statut spécial ont préféré adopter une attitude défensive, presque passive, ce qui semble confirmer un état de faiblesse. Le mouvement de l'Alpe a voulu se pencher sur le thème de la sauvegarde de l'Autonomie, puisqu'il s'agit d'un patrimoine auquel il ne faut pas renoncer : sans autonomie, la Vallée d'Aoste ne serait plus. Pour maintenir nos prérogatives, il s'avère nécessaire pouvoir compter sur des règles certaines, qui aujourd'hui viennent à manquer. Nous sommes conscients que la Vallée d'Aoste doit contribuer aux sacrifices financiers, mais un élan nouveau est nécessaire, tout comme une action partagée entre toutes les forces politiques présentes au Conseil de la Vallée ; une action qui aille marquer une césure nette avec le passé, caractérisé par une conduite solitaire du gouvernement et du Président de la Région. Il faut inciser sur une réforme qui veut diminuer la démocratie.»
Le Conseiller de l'UVP Laurent Viérin, en évoquant le parcours d'Autonomie de la Vallée d'Aoste depuis la fin de la deuxième guerre mondiale, a rappelé que «ces passages ont eu lieu avec des sacrifices et des luttes qui étaient communs aux différentes forces politiques au nom du peuple valdôtain. Nous sommes à nouveau devant un moment crucial, qui dessine le destin des autonomies régionales et locales et qui impose un partage de réflexions entre les différents acteurs institutionnels et avec la société. Malheureusement la discussion d'aujourd'hui arrive en retard : sur les réformes nous avions invoqué une discussion avant le vote au Sénat parce que nos parlementaires représentent une communauté toute entière au-delà des partis politiques qui les ont soutenus. Les attaques violentes contre les Régions nécessitent donc une vision partagée et nous imposent de nous interroger sur l'avenir de notre Autonomie et de notre modèle. L'autonomie se défend à chaque jour, et nous ne pouvons pas la réduire à des questions financières car elle se base sur des principes. Et nous devons la défendre avant tout à notre intérieur par des actes concrets.» Il Consigliere si è quindi soffermato sugli aspetti critici della riforma: «La soppressione del Senato riporta ad un sistema di monocameralismo che perderebbe di ruolo nella fase di fiducia nella nascita del Governo, così come la riscrittura del 116, che abolisce poteri per le Regioni, conferma lo status quo per noi ma è priva del principio di intesa. Tutto questo è deprimente per il regionalismo, è antistorico. Quindi la condivisione che oggi dobbiamo avere su questi temi è la stessa che stiamo avendo, in questi mesi, in questo Consiglio per il rilancio dei Comuni, per la legge elettorale. Il dibattito sugli enti locali è legato alla riforma del Consiglio Valle: per l'UVP, bisognerebbe tornare a 25 Consiglieri, come il primo Consiglio Valle, prevedendo anche una rappresentanza degli enti locali, che potrebbe far dialogare meglio i vari livelli istituzionali del nostro sistema interno delle autonomie. Questa è la proposta che lanciamo oggi, ribadendo che siamo disponibili a difendere e a studiare soluzioni per difendere le prerogative del nostro popolo e della nostra autonomia che è anche simbolo della nostra identità.»
Pour le Chef de groupe de l'UV, Joël Farcoz, «nous ne pouvons que constater que les orientations de la réforme reprennent des logiques centralisatrices que j'espérais définitivement mises de côté de la part de l'Etat italien. Malheureusement, aujourd'hui, certains principes fédéralistes et de subsidiarité ont disparu. Et alors nous ne pouvons que nous demander s'il existe encore la capacité, ou mieux, la volonté de comprendre que les territoires de ce Pays, et par conséquent leur gestion et leurs coûts, sont différents. Selon nous, les compétences sur différents domaines ne peuvent qu'appartenir, selon le principe de subsidiarité, aux territoires qui les gèrent. Cette préoccupation, grâce à l'intervention des Parlementaires valdôtains, a été mise en évidence et avec leur action nous avons obtenu la "clausola di salvaguardia" qui prévoit un accord bilatéral entre Région et Etat pour l'adaptation des Statuts. Le chemin pour achever ces réformes est encore long et nous devons maintenir une attention très élevée. Il faut que le débat que nous faisons aujourd'hui dans cette salle soit élargi à la communauté valdôtaine. D'autre part, nous ne pouvons que constater de forts mouvements qu'en Europe sont en train de surgir et qui veulent plus de libertés pour leur communauté: serait-il une nouvelle vision de concevoir l'Europe? Sûrement, la période n'est pas simple et, personnellement, j'espère que la politique valdôtaine, sur ce point, puisse être forte et unie, en ne défendant pas exclusivement le concept de l'autonomie du Pays d'Aoste, mais en le relançant, tous ensemble, dans toutes ses facettes.»
Il Consigliere dell'UV Leonardo La Torre ha osservato che «c'è bisogno di un'energia positiva all'interno del Consiglio perché i cambiamenti in atto sono profondi e dovremo affrontarli con una visione politica condivisa, la stessa che stiamo mettendo nel porre in atto alcune nostre riforme interne alla Valle d'Aosta. Un cambiamento per essere positivo deve avere i requisiti della saggezza e dell'utilità: nella riforma nazionale non intravediamo né la saggezza del rispetto della cultura e della storia delle comunità che compongono l'Italia, né l'utilità di uniformare tutti i territori con costi standard che non tengono conto delle diversità. Noi oggi dobbiamo orientare il cambiamento, anche intervenendo sul nostro Statuto speciale, ma per farlo abbiamo bisogno di un rinnovato senso del dialogo tra forze politiche.»
Per il Vicepresidente del Consiglio Andrea Rosset (UVP), «l'ultima legge di stabilità dimostra il disprezzo del Governo nazionale nei confronti delle Regioni. E in questo clima di continui tagli e di violazione delle norme statutarie, si inserisce la riforma costituzionale: è questo un testo impattante che si abbatte come una folgore sulle istituzioni repubblicane con una visione neocentralista, in un momento in cui lo spirito "costituente" è nullo. Penso ad esempio alla composizione del Senato che mette Regioni e Comuni sullo stesso piano: è umiliante per il regionalismo e opera sul meccanismo del "divide et impera" nel mondo autonomistico a vantaggio dello Stato. Oggi, il nostro atteggiamento deve essere "offensivo" e non "difensivo" e dovremo lavorare in sinergia tra tutti gli attori istituzionali, sapendo che la specialità è fatta di diritti, ma anche di doveri.»
Per la Consigliera di Alpe Chantal Certan, «le dessin de l'Etat est précis, et c'est ce dessin qu'on doit expliquer aux citoyens. La clausola di supremazia è l'esempio delle storture di questa riforma. La bancarotta dell'Italia non è più solo più un fantasma: come forze politiche dobbiamo riunirci, fare proposte, essere capaci di 'voir clair et vouloir vivre', vale a dire essere coerenti, mettere da parte la retorica, il populismo e gli slogan. Dobbiamo essere capaci di produrre una legge elettorale per un voto libero e non clientelare, assicurare cultura ai giovani e respingere ogni forma di criminalità organizzata. Dobbiamo esprimere la voce e la forza plurale ma unitaria della Valle d'Aosta a Roma, condividendo ogni azione come Consiglio regionale. De ce moment de difficulté et de centralisation de la part de l'Etat notre Région sortira plus forte qu'avant, mais il faut faire ressortir l'amour du pays, nos idées.»
Il Consigliere di Alpe Alberto Bertin ha evidenziato alcune modifiche che a suo avviso dovrebbero essere apportate al testo di riforma: «Permangono perplessità sulla composizione del nuovo Senato; occorre dargli il ruolo di "senato delle regioni" sul modello federale e non affidargli un ruolo poco preciso e una composizione confusa come quella attualmente prevista. Anche dal punto di vista delle competenze, è auspicabile un riequilibrio. Quanto mai necessario è un intervento sulla clausola di supremazia, perché in prospettiva il potere di intervento e sostituzione dello Stato anche in materia di competenza regionale preoccupano. La nostra autonomia deve essere ripensata e impiegata in modo maggiormente responsabile e partecipativo, perché – come abbiamo avuto modo di constatare nel caso del referendum propositivo – se viene utilizzata con intelligenza può anche essere un esempio a livello statale.»
Il Capogruppo dell'UVP, Luigi Bertschy, ha chiesto «maggiore collaborazione ai Parlamentari in questo percorso: non solo una presenza in Commissione, bensì una modalità di lavoro basata sul confronto costante e sulla condivisione. Solo con queste modalità di lavoro potremo avere una grande capacità di risposta per difendere la Valle d'Aosta, le sue prerogative, la sua gente. In Consiglio, sui grandi temi, stiamo lavorando in uno spirito di condivisione Oggi dobbiamo anche trovare il sistema di raggiungere i cittadini, le associazioni, perché capiscano che il momento è delicato: abbiamo bisogno che la rete di difesa e di promozione della nostra autonomia si allarghi, anche con il coinvolgimento della comunità.»
SC-MM