Info Conseil

Communiqué n° 158 de 12 mars 2014

Respinte due risoluzioni sulla tutela della libertà di scelta e della dignità dell'elettorato valdostano

Seduta del Consiglio del 12 marzo 2014

Il Consiglio regionale ha respinto, con 17 astensioni (UV e SA) e 16 voti favorevoli, una risoluzione presentata dai quattro gruppi di minoranza (Union Valdôtaine Progressiste, Alpe, Partito Democratico-Sinistra VdA e Movimento 5 Stelle) al fine di tutelare la libertà di scelta e la dignità degli elettori valdostani. Non è stata poi approvata per mancanza del numero legale la risoluzione sullo stesso tema proposta dai gruppi Union Valdôtaine e Stella Alpina: la maggioranza si era espressa con 17 voti a favore, ma la minoranza non ha preso parte al voto.

Entrambe le risoluzioni esprimevano la preoccupazione del Consiglio regionale in merito al presunto acquisto di voti da parte di un candidato alle elezioni regionali nella lista dell'Union Valdôtaine e censuravano l'adozione di metodi e atteggiamenti lesivi della libertà di scelta e della dignità degli elettori valdostani.

L'iniziativa dei gruppi di opposizione nelle premesse evidenziava che «tali pratiche illegittime e antidemocratiche, oltre a offendere gli elettori, possono aver alterato l'esito della consultazione elettorale», mentre il testo della maggioranza rileva che occorre tenere conto «che vi è un procedimento in corso e della presunzione di non consapevolezza».

«Il passaggio secondo cui questa vicenda avrebbe potuto condizionare l'esito elettorale non è condivisibile per la maggioranza, per cui, non essendo riuscito il tentativo di giungere ad un testo condiviso, presentiamo una nuova risoluzione – ha annunciato il Capogruppo dell'Union Valdôtaine Ego Perron al termine di una sospensione dei lavori, prima della quale aveva specificato –. Non faccio difese d'ufficio. In una riunione del Comité Fédéral ho chiesto di fare piena luce affinché emergano le responsabilità e affinché certi comportamenti non possano essere assimilati all'Union Valdôtaine. Il Movimento infatti si sente profondamente lontano da atteggiamenti come questo. Nella scelta delle candidature abbiamo preteso dai candidati, con dichiarazione firmata, comportamenti trasparenti, rispettosi delle regole e corretti nei confronti dell'elettorato, anche in un momento duro qual è la campagna elettorale. Si è trattata di una firma che impegnava verso il Movimento e la collettività. Non anticipiamo gli esiti delle indagini, ma non si può non condannare comportamenti e dichiarazioni di tal genere

Nel corso del dibattito, il Capogruppo del Movimento 5 Stelle, Stefano Ferrero ha affermato: «La democrazia in Valle d'Aosta parrebbe essere in vendita, invece l'aspetto più bello della campagna elettorale è proprio il contatto sincero con le persone. Purtroppo già in passato la nostra Regione è stata oggetto di un'indagine sui voti di scambio: con padri del genere, non possiamo che avere figli del genere. Siamo indignati per le difese che sono state fatte all'indifendibile da parte di politici. Noi crediamo che i valdostani veri, 'baccannotti' o 'calabrotti' che siano, stiano dalla parte giusta. E' il tempo di voltare pagina, bisogna assumersi delle decisioni concrete su una vicenda che ha offeso l'Istituzione del Consiglio regionale e mette in dubbio sul funzionamento della democrazia. Il processo è a un sistema fondato sulla parentopoli.»

Il Consigliere Nello Fabbri (UVP) ha dichiarato: «Avremmo auspicato che la nostra risoluzione fosse approvata all'unanimità perché ne va della credibilità dell'Istituzione e di tutta la politica valdostana. Non possiamo far passare sotto silenzio la gravità di questa vicenda. La democrazia rischia di essere messa in pericolo, bisogna combattere il sistema che ha portato a tali fatti. Dobbiamo rifiutare con estrema fermezza questa mentalità, altrimenti si rischia di essere infiltrati dalle bande della criminalità: mettiamo in moto nel più breve tempo possibile l'Osservatorio che si occupa della criminalità organizzata, reagiamo in quanto Istituzione. Non è giustizialismo, ma autodifesa per non far pagare un caro prezzo a tutti i cittadini

Il Consigliere Segretario Fabrizio Roscio (Alpe) ha sottolineato: «Non condanniamo le persone, ma è nostro dovere prendere una ferma posizione su quanto riportato dalle notizie. L'inchiesta si chiama non a caso "Declino". Dobbiamo dimostrare che il Consiglio è al di sopra di ogni sospetto. Prendiamo le distanze dai contenuti che sono certamente da censurare

Il Consigliere Jean-Pierre Guichardaz (PD-SVdA) ha affermato: «Questa vicenda torbida non è risolvibile esclusivamente all'interno dell'Union Valdôtaine, perché ci troviamo di fronte ad un'imputazione per voto di scambio, che rappresenta un vulnus per i meccanismi democratici. L'impegno che il Consiglio deve assumere corrisponde al distanziarsi di una politica che non si riconosce nella frequentazione di malavitosi. Mi pare poi non consono definire 'sciacallaggio giornalistico' il diffondere le notizie sulla vicenda, peggio ancora il voler mantenere nella fila del Consiglio comunale l'interessato. Non vogliamo eccedere nei giudizi ma difendere una politica che non compra i voti.»

Per il Capogruppo della Stella Alpina, Stefano Borrello, «è evidente che non vogliamo sostituirci all'autorità giudiziaria, ma non possiamo sottrarci dal distanziarci da certi atteggiamenti che non corrispondono a quelli che devono caratterizzare chi siede in quest'Aula.»

Il Consigliere Roberto Cognetta (M5S) ha replicato: «E' possibile verificare chi ha votato chi. Le tre preferenze generano la possibilità di compravendita di voti. Il non voler affermare che la maggioranza ha evitato il ballottaggio vuol dire mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. L'elettore alle regionali sa benissimo se il proprio voto è controllato o meno. Su questo aspetto conviene fare un ragionamento, valutando ad esempio lo scrutinio cumulativo per gruppi di Comuni. Sono le persone al di fuori di quest'Aula che giudicano la decisione della maggioranza di non aderire alla nostra risoluzione.»

MM