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Communiqué n° 12 de 9 janvier 2013

Dibattito sull'attività della Commissione speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle

Adunanza del Consiglio regionale del 9 gennaio 2013


L'Assemblea regionale, nella seduta pomeridiana di mercoledì 9 gennaio 2013, ha preso atto della relazione conclusiva della Commissione speciale per l'esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d'Aosta. Istituita il 25 gennaio 2012 dal Consiglio regionale, la Commissione aveva il compito di individuare i settori maggiormente esposti al rischio di penetrazione mafiosa in Valle d'Aosta, di stabilire opportuni raccordi operativi con analoghi organismi già esistenti presso il Parlamento Italiano, in altre regioni e nell'ambito di enti locali nonché di studiare e proporre pratiche amministrative e interventi normativi per rafforzare il presidio nei confronti dei fenomeni malavitosi. La Commissione, insediatasi formalmente il 1° marzo, si è data un programma di lavoro articolato su tre linee direttrici: ricognizione e ascolto, approfondimento e confronto, elaborazione di proposte.  I suoi lavori si sono conclusi l'11 dicembre 2012 con una relazione che è stata esposta in Aula dal Presidente Diego Empereur.

«Nel documento elaborato a seguito del lavoro svolto in questi dieci mesi di attività - ha riferito il Presidente Diego Empereur (UV) -, abbiamo evidenziato che in Valle d'Aosta non esiste una presenza strutturata di organizzazioni criminali, tuttavia è emersa l'influenza di grandi famiglie della 'ndrangheta che si è manifestata nel corso degli anni con episodi di riciclaggio di denaro, di traffico di stupefacenti e di estorsioni. Non bisogna, quindi, far calare l'attenzione su questo fenomeno, ma neppure lanciare allarmi esagerati. Abbiamo preso atto che gli strumenti legislativi (la normativa antiriciclaggio è tra le più avanzate in Europa) sono validi e assicurano alla Valle d'Aosta una buona protezione. A detta delle Forze dell'ordine, il settore di maggiore interesse per la 'ndrangheta è quello dell'edilizia: la Commissione si è quindi soffermata maggiormente sulla tematica degli appalti e di subappalti, ponendo attenzione all'attività dell'Osservatorio dei contratti pubblici che rappresenta uno strumento importante per la trasparenza degli atti amministrativi e che, in quest'ottica, può essere migliorato nell'accesso e nel suo continuo aggiornamento. Il progetto della stazione unica appaltante - sul quale il Governo regionale sta già lavorando - potrà costituire un elemento di ulteriore trasparenza oltre che di regolarità ed economicità nella gestione degli appalti. Altro aspetto che la Commissione ha sottolineato è la promozione della cultura della legalità attraverso azioni specifiche di tipo educativo e culturale, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni, e la sottoscrizione dei protocolli di legalità per potenziare le attività di contrasto del fenomeno delle infiltrazioni mafiose. La Commissione ha quindi avanzato la proposta di attivare un tavolo permanente regionale di confronto, istituito presso la Presidenza della Regione, che raccolga tutti i soggetti che, a diverso titolo, si occupano di contrasto alla criminalità organizzata, in modo tale da creare una rete a supporto del lavoro degli organismi preposti alla tutela dell'ordine pubblico. I Commissari hanno anche richiamato l'attenzione delle forze politiche affinché si adoperino per rafforzare ancora di più la trasparenza e la legalità nella pubblica amministrazione, in linea con i dettami del codice etico

Sono quindi intervenuti i Consiglieri  Bertin, Rigo, Salzone, Lattanzi, Louvin e il Presidente della Regione.

Il Consigliere Bertin ha voluto precisare che «avremmo voluto presentare un nostro documento, per rappresentare un approccio diverso, insieme con la relazione della Commissione, ma questo non ci è stato concesso e questa è una delle ragioni del nostro voto di astensione. Le infiltrazioni rappresentano da tempo nel Nord Italia un fenomeno che ha la capacità di influenzare la politica e le istituzioni. Nelle regioni settentrionali, secondo alcuni pubblici ministeri, la criminalità organizzata calabrese controlla il 5 per cento dei voti. La Valle d'Aosta non può considerarsi estranea a queste degenerazioni. Nel tempo è stata interessata e ha vissuto un crescendo di episodi preoccupanti collegabili a eventi di stampo mafioso. Tra le più eclatanti le vicende legate alle sanguinose faide della 'ndrangheta dell'Aspromonte che all'inizio degli anni '90, ad Issogne e Pont-Saint-Martin, videro l'esecuzione di due "ndranghetisti", in ultimo l'inchiesta "Tempus venit". I tentativi di penetrazione non sono mai clamorosi, ma lenti e graduali e i recenti fatti che hanno colpito la nostra regione devono essere letti come un fatto preoccupante. L'istituzione di questa Commissione ha rappresentato un importante momento per una presa di coscienza. Purtroppo la Commissione non ha voluto dotarsi, diversamente dagli organismi simili delle altre regioni, degli strumenti necessari a interpretare e comprendere un fenomeno estremamente complesso, una scelta che ha compromesso l'efficacia della Commissione stessa. Il quadro che ne è emerso è comunque preoccupante: la 'ndrangheta è strutturata sul territorio ed è attiva nell'ambito economico, in particolare nel settore edilizio e nel settore dell'accoglienza turistica. In conclusione, si è resa evidente la necessità di dare continuità all'azione della Commissione speciale con la costituzione di un osservatorio permanente con tutti i soggetti interessati così da mantenere alta l'attenzione e monitorare con continuità l'evolversi della stessa, informando l'opinione pubblica. La 'ndrangheta in Valle d'Aosta è anche una questione politica. Bisogna guardare in faccia la realtà. Pur senza allarmismi esagerati, sarebbe tuttavia pericoloso e irresponsabile non cogliere i segnali inquietanti che si sono manifestati e che fanno considerare la 'ndrangheta una seria minaccia per la Valle d'Aosta. Una minaccia che va fronteggiata e respinta in modo energico prima che sia troppo tardi

Per il Consigliere Gianni Rigo (PD), «le audizioni effettuate hanno dimostrato che non possiamo avere certezza della presenza strutturata della 'ndrangheta in Valle d'Aosta, fotografando una realtà per sua natura culturalmente ostile alle organizzazioni criminali, seppur esista l'influenza di grandi famiglie criminali e occorra prestare attenzione al rischio di una sottovalutazione concettuale di alcuni fenomeni accaduti e presenti. I verbali delle audizioni e la documentazione raccolta rappresentano sufficientemente la realtà valdostana, quindi il lavoro della Commissione ha dato risposta all'obiettivo della conoscenza: a tal proposito mi permetto di riproporre al Consiglio di rendere pubblici gli atti. La relazione conclusiva contiene inoltre strumenti e indicazioni per rafforzare l'attenzione e il presidio contro i fenomeni mafiosi, ma il compito non era facile, anche perché non abbiamo potuto contare sull'apporto di professionalità specifiche. E' stato tuttavia lanciato un importante segnale, dimostrando un forte impegno della Regione nei confronti della legalità con la proposta dell'istituzione di un tavolo permanente. Chiedo al collega Empereur una nuova convocazione della Commissione,  invitando i Presidenti del Consiglio e della Regione per stabilire come e quando rendere operativi alcuni suggerimenti espressi nella relazione conclusiva.»

Per il Capogruppo di Stella Alpina, Francesco Salzone, «la Commissione è stata un'esperienza importante, all'interno della quale si sono confrontate sensibilità diverse. Si tratta di un lavoro che non deve finire e l'istituzione di un tavolo permanente ci permetterà di mantenere alta l'attenzione sulla questione. L'intervista di oggi al Questore Celia ha ribadito di fatto quanto abbiamo inserito nella relazione: in Valle d'Aosta non esiste una presenza strutturata di organizzazioni criminali. »

Per il capogruppo del PdL, Massimo Lattanzi, «la Commissione ha svolto in questi mesi un lavoro delicato e politicamente molto importante per la nostra regione. Questo lavoro ci rende tutti più consapevoli e manda alla comunità un segnale forte: la politica ha saputo affrontare un tema complesso e delicato che è nella società e lo ha fatto con equilibrio, competenza e con il contributo di professionisti esemplari. Il quadro ottenuto è molto preciso e le necessità sono quelle di mantenere alta l'attenzione verso questo fenomeno. Attenzione e prevenzione sono le armi per combattere la criminalità organizzata, così come il ruolo fondamentale sarà quello della cultura e in particolare dell'informazione. Da oggi siamo più consapevoli del pericolo e quindi anche più attrezzati ad affrontarlo. Auspichiamo che il lavoro della Commissione possa proseguire nella coscienza di questa comunità. »
Il Consigliere di Alpe Roberto Louvin ha affermato che «l'aspetto positivo da constatare è il cambiamento di opinione delle persone: grazie anche al lavoro della Commissione e delle associazioni, ora si parla delle infiltrazioni mafiose in Valle, mentre prima affrontare certi temi nella nostra Regione era tabù. Si tratta di una rivoluzione culturale. Oggi bisogna dare ancora una sferzata, non lasciare che la relazione conclusiva resti solamente un compito diligente. Per attrezzare la Regione per un valido lavoro di contrasto era necessario dotarsi di strumenti efficaci, non basta la buona volontà degli amministratori. Qui le scelte della Commissione sono state coerenti. I segnali pesantissimi che ci sono sul territorio non sono rassicuranti, auspico che non ci si limiti ad affermare di dover tenere alta la guardia. Diversamente dal collega Lattanzi, non mi sento per nulla 'rasserenato'. Il canale di lavoro della Commissione non deve restare una parentesi. »

Il Presidente Diego Empereur, in chiusura di dibattito, si è detto disponibile a riconvocare la Commissione, coinvolgendo anche gli uffici, al fine di studiare le migliori modalità per dare pubblicità agli atti.

Per il Presidente della Regione, Augusto Rollandin, «i risultati del lavoro di questa Commissione non hanno fatto altro che risottolineare che avevamo messo in atto tutti gli strumenti di controllo, con particolare riguardo agli appalti pubblici della Regione, delle società partecipate e in collegamento con gli Enti locali, oltre che gli accordi con la direzione antimafia per trasmettere tutto quello che viene svolto nelle zone che sono più a rischio. Confermiamo da parte dell'Amministrazione regionale l'intenzione a mantenere la massima attenzione sull'argomento e crediamo importante il coinvolgimento di tutti al fine di dare operatività e concretezza alle risultanze dei lavori della Commissione.»


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