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Communiqué n° 191 de 4 avril 2012

Dibattito sulla proposta di legge di iniziativa popolare in materia di gestione dei rifiuti

Adunanza del Consiglio regionale

Nell'ambito del dibattito sulla proposta di legge di iniziativa popolare riguardante nuove disposizioni in materia di gestione di rifiuti (modificazione alla legge regionale n. 31/2007) sono intervenuti i Consiglieri Donzel, Tibaldi, Bertin e Comé.

Per il Consigliere Raimondo Donzel (PD): «fa specie dire che la maggioranza ha coerentemente camminato su una sola strada, dato che nel 2008 sosteneva il termovalorizzatore che bruciava la discarica. In questi anni è stata poi respinta una petizione che chiedeva di creare centri di compostaggio, mentre per l'analoga iniziativa che auspicava un confronto scientifico tra trattamento a freddo e valorizzazione energetica tutti abbiamo votato favorevolmente, ma siamo ancora in attesa della sua concretizzazione. Non sono stati presi in considerazione metodi alternativi, che pure sono stati illustrati nel corso dell'iter di questa proposta di legge, visto che ci è stato detto che esistono metodi a freddo che non fanno lievitare i costi. Non ci sono evidenze scientifiche sui danni conseguenti, ma spesso è perché mancano studi epidemiologici: non ci si deve allarmare, ma nemmeno dormire sonni tranquilli, perché comunque col pirogassificatore ci sono delle emissioni. Non bisognerebbe sottovalutare il principio di precauzione. Perché non chiedere ai cittadini di impegnarsi per una giusta differenziazione dei rifiuti o per il compostaggio? E' un impegno, ma così si riuscirebbe ad abbattere i costi finali delle tariffe. Sulla proposta di legge di iniziativa popolare, la politica ha il dovere di confrontarsi con i cittadini che manifestano la loro partecipazione. In questo caso non è stato fatto, non si è cercato l'incontro, non si è accolto un appello arrivato dal territorio.»

Il Consigliere del PdL, Enrico Tibaldi, ha osservato che «i temi ambientali, sanitari, geografici evocati dai promotori dell'iniziativa di legge popolare sono stati anche il principio ispiratore della scelta operata dalla maggioranza di realizzare un impianto di trattamento a caldo, che ha guardato ad un impianto moderno, affidabile, modulabile e adatto alla realtà valdostana. La proposta di iniziativa popolare che oggi discutiamo offre una visione semplicistica e demagogica del tema e ha una funzione di negazione: se la norma di indirizzo sul tema della gestione dei rifiuti votata dal Consiglio regionale permette uno spettro molto ampio, questa iniziativa lo restringe, penalizzando l'intero sistema di gestione dei rifiuti e senza offrire una proposta alternativa reale, con costi di intervento, risvolti ambientali, ricadute sulla salute. Noi oggi ribadiamo che la scelta intrapresa dal Consiglio regionale va conservata e rafforzata, portata avanti con decisione, anche a costo di affrontare una consultazione referendaria - che non spaventa nessuno e che coinvolge tutti. La democrazia partecipativa non è violentata: anzi, la discussione su questo provvedimento è la dimostrazione che essa è viva e dinamica. Ma come eletti siamo investiti di un mandato, che implica responsabilità e capacità di decisione, proponendo soluzioni concrete e realistiche e non basandoci su semplici supposizioni fatte di "se" e di "ma".»

Il Consigliere di Alpe, Alberto Bertin: «Per il trattamento finale dei rifiuti e per la scelta del 'trattamento a caldo', l'Amministrazione regionale dal 2008 ha speso un milione di euro per studi e consulenze. Si è partiti dalla scelta dell'impianto a cui il sistema integrato di gestione dei rifiuti si dovrà adattare. Si sarebbe dovuto procedere in modo inverso: guardare al sistema nel suo complesso e stabilire gli obiettivi da raggiungere, in seguito scegliere la tecnologia che meglio si sarebbe inserita nella realtà della Valle, valutando tutte le possibilità, compresa la conclusione del ciclo fuori dalla regione. Stiamo parlando di una questione politica importante che influenzerà il futuro dei valdostani per decenni. Si è scelto un impianto sovradimensionato rispetto alla nostra realtà e costoso. Costo che direttamente o indirettamente sarà a carico dei cittadini, con la certezza di pagare il vuoto per pieno. Per legittimare la scelta di questo grande impianto si gioca sulle emozioni delle persone, evocando un'inesistente emergenza rifiuti: Aosta non è Napoli. Per una realtà piccola come la nostra si sarebbero potute fare altre scelte come quella indicata da questa proposta di legge, che meglio si adatta alle nostre esigenze. In questo settore è fondamentale contare sul coinvolgimento dei cittadini. Il referendum, che non deve essere sabotato o eluso, può rappresentare una proficua occasione di confronto e partecipazione.»

Per il Presidente della terza Commissione, Dario Comé (SA) «sentire parlare di coerenza il Consigliere del PD fa specie, in quanto un anno fa, in questa stessa aula, ben 30 Consiglieri, compreso il Partito Democratico, votarono con un convinto sì la scelta di un impianto a caldo che permettesse la valorizzazione energetica dei rifiuti.» Il Consigliere ha quindi affermato che «vietare la realizzazione sul territorio regionale di impianti di trattamento a caldo precluderebbe la facoltà di gestire i rifiuti tramite il recupero energetico, opzione che invece l'Unione europea ha indicato tra i criteri di priorità da seguire e che il legislatore nazionale ha ribadito nel codice dell'ambiente.  Si tornerebbe così alle discariche come soluzione per lo smaltimento dei rifiuti e sono noti i rischi ambientali e sanitari che una discarica, seppur controllata, produce. Ci troveremmo, inoltre, nell'impossibilità di continuare ad utilizzare l'impianto di cogenerazione del biogas in discarica, in quanto anche questo costituisce una termovalorizzazione. Chiediamo poi ai promotori della legge come intendono risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti sanitari e delle carcasse degli animali oppure come pensano di smaltire i fanghi di depurazione, che non potranno essere trattati anaerobicamente perché si produrrebbe biogas e quindi combustione. Riguardo poi ai criteri di economicità, non abbiamo ricevuto dai sostenitori del Comitato Valle Virtuosa nessun prospetto completo dei costi di investimento calcolati per i prossimi vent'anni, cosa che invece ha fatto l'Amministrazione regionale nel promuovere la propria scelta. Per quanto concerne gli aspetti sanitari e di tutela della salute, rivendichiamo con forza la nostra sensibilità e attenzione nei confronti della salute dei cittadini, dell'ambiente e dell'aria che respiriamo. E le ultime audizioni in Commissione hanno confortato la scelta della maggioranza: gli esperti hanno infatti riconosciuto come la tecnologia impiantistica abbia fatto, negli ultimi anni, passi da gigante per quanto riguarda il controllo e l'abbattimento delle emissioni in uscita da impianti da combustione. Infine, sottolineo che la scelta dell'impianto di pirolisi-gassificazione permetterà di concludere il processo con la vetrificazione e l'inertizzazione delle scorie: arriveremo nei prossimi 20 anni a 'discarica zero' dal momento che tali scorie potranno essere utilizzate nell'edilizia o messi in discariche di inerti senza più rischi per l'ambiente e la salute dei cittadini.»

SC-MM