Info Conseil

Communiqué n° 99 de 23 février 2012

Respinta una risoluzione su misure per assicurare ai Consiglieri l'espletamento delle loro funzioni

Adunanza del Consiglio regionale

L'Assemblea ha respinto, con 24 contrari, 8 voti favorevoli, e un'astensione (il Consigliere Caveri), una risoluzione presentata dai gruppi consiliari Alpe e PD, riguardante le misure atte ad assicurare ai Consiglieri di espletare in ogni momento le loro funzioni.

L'iniziativa è stata illustrata dal Consigliere Raimondo Donzel (PD), che ha ricordato come alcuni Consiglieri regionali abbiano informato il Presidente dell'Assemblea «che nel corso della seduta dell'8 febbraio scorso, in occasione del voto conclusivo sul disegno di legge sulla rinotracheite bovina, sarebbero stati avvicinati dal Capogruppo dell'Union valdôtaine, che avrebbe comunicato loro - anche a nome del Presidente della Regione - che in caso di voto a scrutinio segreto non avrebbero dovuto partecipare alla votazione.»
«Il Consiglio regionale - ha detto Donzel - non è un'aula del tribunale e il Presidente dell'Assemblea non è il Re Salomone che deve emettere delle sentenze. Quello che noi vogliamo è che questo Consiglio faccia il suo dovere e trasmetta gli atti a chi si occupa di fare giustizia, affinché giustizia sia fatta. E' poi importante valutare tute le misure che possano garantire l'assoluta segretezza del voto, al fine di ritrovare un clima di rinnovata serenità. In questi giorni, tutti hanno focalizzato l'attenzione sui franchi tiratori, spostando il problema altrove. Ma il punto nodale è il rispetto della segretezza del voto. L'aspetto estremamente grave è il problema della legalità: qui siamo andati oltre, perché è stato chiesto ad un Consigliere di non votare. Non esiste neanche nelle dittature: è un unicum del Consiglio regionale della Valle d'Aosta. E di questo non dobbiamo discuterne altrove, ma in quest'aula. Questo caso ha una ripercussione sull'opinione pubblica molto significativa: se neanche un Consigliere regionale può essere sereno nell'esercizio del proprio voto, come fa un cittadino a partecipare democraticamente alla vita della nostra comunità? Noi dobbiamo scemare ogni dubbio su questa questione della segretezza del voto.»
«Con questa risoluzione - ha concluso Donzel - intendiamo invitare il Presidente del Consiglio a procedere alla segnalazione alle competenti autorità dei fatti accaduti e a promuovere con urgenza l'adozione di tutte le misure necessarie per assicurare che ogni singolo Consigliere ed il Consiglio nel suo complesso siano posti in grado di espletare in ogni momento le loro funzioni in assoluta libertà, senza condizionamenti esterni e con la garanzia di assoluta libertà e segretezza del loro voto, secondo quanto prescritto dal Regolamento interno del Consiglio

Sono quindi intervenuti i Consiglieri Louvin, Lattanzi, Rosset, Caveri, La Torre, Salzone, il Presidente del Consiglio e il Vicepresidente della Regione.

Il Consigliere Roberto Louvin (Alpe) ha commentato che «per noi le Istituzioni sono più importanti dei partiti politici e delle loro beghe interne. Noi dobbiamo difendere la libertà di opinione che è gravemente minata e in quest'aula e fuori. Alla violenza psicologica esercitata sui Consiglieri, che come tale hanno denunciato, si è data una risposta che lascia l'amaro in bocca, quella di un incontro 'domestico' tra le mura della Presidenza del Consiglio. Apprezziamo lo spirito di conciliazione, ma questa vicenda evidenzia profili di alta responsabilità da parte di chi l'ha condotta e da chi è stato il mandante. Ci sono dei fatti in sé oggettivamente gravi e la cui segnalazione è una precisa responsabilità da assumere. Lo sviluppo della vicenda ha invece dato l'impressione che la questione venisse condotta come un braccio di ferro all'interno di un partito. Il Presidente del Consiglio doveva fare indagini psicologiche? No, al Presidente spettava semplicemente di valutare se il fatto fosse stato commesso o meno. Le questioni di stile e di comportamento sono una cosa, ma per noi conta solo la difesa degli ultimi brandelli di democrazia che ci possono essere in questa regione. Noi li difendiamo, ma per altri sembra solo una questione d'immagine. Questa è una brutta pagina, forse una delle peggiori che abbiamo letto negli ultimi tempi nella politica regionale. Dobbiamo girarla molto rapidamente.»

Il Capogruppo del Popolo della Libertà, Massimo Lattanzi: «Non voteremo questa risoluzione per due motivi. Primo perché noi abbiamo preso atto che i colleghi Caveri e Impérial hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio e non ad altre autorità. Ci chiediamo che cosa debba fare il Presidente dell'Assemblea se non quello che ha già fatto attraverso l'incontro tra i soggetti interessati e la risposta che ne è conseguita. Ci piacerebbe sapere da questi Consiglieri se sono soddisfatti o meno di questo incontro. Secondo motivo: noi non abbiamo mai avuto la contezza di pressioni sul voto. Voi volete spostare la questione su di un altro piano: se ritenete queste azioni illegali avreste già potuto trasmetterle alle autorità competenti, che peraltro immagino leggano i giornali.»

Il Presidente della seconda Commissione, Andrea Rosset (UV): «Quest'aula non è un'aula del tribunale e noi prendiamo atto dell'iniziativa del Presidente del Consiglio di incontrare i diretti interessati. Noi riteniamo che la questione sia chiusa e respingiamo questa risoluzione.»

Il Consigliere Luciano Caveri (UV): «Non credo che si possa fare un ragionamento del tipo siamo soddisfatti o non lo siamo. La nostra era una questione di principio e non era interna all'Union Valdôtaine: non era quindi da risolvere a tarallucci e vino. Era di garanzia e non era un capriccio: è stata una sensibilità istituzionale che è stata peraltro riconosciuta dalla risposta del Presidente del Consiglio. Il Presidente, con la sua lettera, ha spiegato, da una parte, la sua valutazione soggettiva sugli avvenimenti e i comportamenti, come nel suo pieno diritto, assumendosene la responsabilità. E abbiamo preso atto delle scuse formali del Capogruppo Empereur. Dall'altra, ha ribadito i principi di libertà, i diritti e le garanzie dei Consiglieri, confermando quanto da noi segnalato. E' una pagina negativa, che suona come un ammonimento del rispetto del mandato dei Consiglieri: nessuno deve toccare quel territorio franco che fa parte della coscienza di ciascuno di noi.»

Il Capogruppo di Fédération Autonomiste, Leonardo La Torre: «il collega Caveri ha richiamato i nostri doveri dello stare insieme in quest'aula. I Capigruppo devono svolgere una funzione di trait d'union tra gli impegni assunti negli schieramenti politici e il momento del voto, e per questo a volte vengono 'crocefissi'. Le dichiarazioni del Presidente Cerise che tutelano tutti i Consiglieri ci possono fare tranquillamente respingere questa risoluzione.»

Il Capogruppo di Stella Alpina, Francesco Salzone: «Il voto segreto è un momento di alta democrazia e come tale va garantito. La vicenda non riguarda il nostro movimento, ma è interna all'Union Valdôtaine e sotto questo profilo noi non riteniamo di dover approfondire ulteriormente la questione.»

Il Presidente del Consiglio, Alberto Cerise: «Sono particolarmente onorato di essere diventato il capro espiatorio di tutta la vicenda. Me ne dispiaccio molto. Se fosse costume il controllo del voto, non ci sarebbe stata la segnalazione. E' prassi e buona educazione che quando si riceva una lettera si dia risposta. Prima di darla, ho voluto promuovere un incontro per avere una spiegazione dei fatti e per chiarire la vicenda. Ho risposto nei termini sia sull'episodio in sé, sia richiamando il rispetto e la garanzia dei Consiglieri di poter esercitare liberamente il proprio diritto di voto senza vincolo di mandato. Riguardo al sollecito di inoltrare l'episodio in altre sedi, non ho trovato gli estremi per farlo e me ne assumo tutte le responsabilità. Sono certo poi dei limiti della mia conduzione dell'aula, ma ho sempre cercato di impegnarmi per fare in modo che vi fosse ordine, disciplina, rispetto delle regole e dei comportamenti, soprattutto in occasione del voto.»

Il Vicepresidente della Regione, Aurelio Marguerettaz, ha detto che «la discussione di oggi è stata molto serena e pacata ed è la testimonianza che in quest'aula c'è libertà di espressione. Se diciamo che in Valle d'Aosta c'è un regime, facciamo un torto alla nostra comunità. Anche nel nostro Movimento abbiamo discussioni e confronti, ma quando lo facciamo si parla di lacerazioni interne.  Dal dibattito odierno possiamo uscirne serenamente, confermando che il lavoro fatto dal Presidente del Consiglio ci soddisfa e che ci sono le condizioni per lavorare in piena serenità. Siamo veramente responsabili.»
 
SC