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Communiqué n° 654 de 21 décembre 2011
Discussione di due proposte di legge in materia di riduzione del numero dei Consiglieri e degli Assessori
Adunanza del Consiglio regionale
L'Assemblea regionale ha iniziato l'esame di due proposte di legge presentate dal gruppo consiliare del Partito Democratico. La prima iniziativa, di rango costituzionale, è volta a ridurre a 29 il numero dei Consiglieri regionali, mentre la seconda prevede la limitazione del numero degli Assessorati regionali fino ad un massimo di sei.
Il Consigliere Gianni Rigo (PD), nell'illustrare la proposta di legge costituzionale, ha detto che "il modo migliore per contrastare gli umori antipolitici è mettersi in sintonia con il Paese e dare corso a misure concrete, visibili, efficaci, che restituiscano credibilità e autorevolezza alle istituzioni. È importante che la Valle d'Aosta, alla luce delle sue competenze, intraprenda autonomamente un percorso di riforma da un lato e, dall'altro, di contenimento della spesa pubblica, partendo proprio dai costi della politica."
"La proposta di legge - ha proseguito - ha l'obiettivo di ridurre il numero dei consiglieri regionali, ponendo attenzione al contenimento della spesa ma, al tempo stesso, salvaguardando la possiblità per l'Assemblea regionale di svolgere appieno al suo ruolo istituzionale e di rappresentanza. La proposta di ridurre a 29 il numero dei componenti risponde alla necessità di contenere la spesa pubblica, ma non incide negativamente sulla capacità del Consiglio Valle di esercitare efficacemente le funzioni normative."
Successivamente, il Consigliere Raimondo Donzel (PD) ha preso la parola per spiegare il disegno di legge, sottolineando che "questa norma è molto delicata perché associa a effettivi e concreti risparmi della spesa pubblica, una significativa riorganizzazione del sistema di governo della nostra Regione. Viene limitato a sei il numero massimo degli Assessori e, contemporaneamente, si introduce il principio che gli Assessori stessi siano tutti eletti fra i 35 consiglieri regionali, impedendo il ricorso all'Assessorato tecnico."
"Il numero proposto può far fronte alle esigenze della nostra Comunità grazie alla particolare organizzazione dell'Amministrazione regionale, dotata di un grande apparato, ed è possibile garantire il perfetto funzionamento di tutto il sistema. Così come non serve un Assessore tecnico sia dal punto di vista amministrativo che di contenimento della spesa pubblica."
Nella discussione generale hanno preso la parola inizialmente i Consiglieri Louvin, Caveri e Zucchi.
Il Consigliere Roberto Louvin (Alpe) ha affermato che "dobbiamo tener presente quale è il modello di Consiglio Valle che vogliamo avere. Oggi, partendo dalle sollecitazioni che arrivano dalla Comunità, è doveroso porsi la questione della congruità del numero dei consiglieri. Per noi il Consiglio Valle deve rimanere un organismo parlamentare, luogo di ampio e articolato dibattito politico che deve rappresentare diverse istanze ideologiche, di genere, di generazione e territoriali. E' un tema che riguarda non solo i costi della politica, ma il prezzo e il valore della democrazia. Noi vogliamo soprattutto tornare 'alle origini', abbassando la soglia di remunerazione. È la condizione del consigliere che deve cambiare e ritornare quella della anni '50 e '60: meno pagati ma più stimati dalla comunità. Siamo anche disponibili ad un ritocco dei consiglieri regionali."
"Nel nostro Statuto c'è però già la già la competenza della modifica della forma di Governo e non è, quindi, competenza dello Stato. Noi disponiamo di forme particolari di autonomia. La questione della riduzione del numero dei consiglieri regionali, quindi, va posta secondo un binario diverso e cioè attraverso una decisione autonoma della Valle, a mezzo di legge statutaria, senza che sia decisa dal Parlamento. La Valle d'Aosta è in grado di fare da sola le valutazioni del caso. Condividiamo assolutamente la sollecitazione a ridurre a sette membri l'impianto numerico della Giunta regionale, ma rimaniamo convinti della possibile utilità di ricorrere ad Assessori tecnici, stante l'attuale sistema di elezione della Giunta regionale. Nel tempo sono state chiamate per quel ruolo persone di indubbio spessore e c'è da rammaricarsi, semmai, sull'uso distorto che se ne è fatto da questa legislatura, usandolo furbescamente per fare rientrare dalla finestra un Assessore che era stato fatto uscire dalla porta."
Per il Consigliere Luciano Caveri (UV) "la materia statutaria non è soggetta a dei capricci, in particolare quando si tratta di interventi che arrivano da Roma. Purtroppo ci siamo trovati di fonte a un diktat calato dall'alto che prevedeva un taglio di tutti i Consigli regionali. Riconosco che, comunque, non ci devono essere dei tabù in questa materia anche se non trovo convincente lasciare alla discussione del Parlamento una proposta di legge costituzionale. L'impegno nostro, oggi, deve essere ancora sul principio dell'intesa. Il timore oggi di inviare una proposta di legge costituzionale è quello che si sa come arriva, ma non si sa come uscirà dalla discussione del Parlamento."
"Sulla questione degli Assessorati, non si tratta solo di una questione di legge, ma di buon senso in una logica di risparmio della spesa pubblica. Non sono d'accordo sulla questione dell'Assessore tecnico perché nel tempo è stata una peculiarità della nostra politica e della quale non abbiamo mai abusato. Ritengo, in generale, che la questione del principio dell'intesa sia basilare e in prospettiva bisognerà ottenerla."
Il Consigliere Alberto Zucchi (PdL), presidente della prima Commissione "Istituzioni e autonomia", ha dichiarato che "sarebbe stato più opportuno posticipare questo argomento in momenti futuri per poterlo approfondire. Di fronte a un Parlamento in agitazione e in una situazione confusa, sarebbe stato più opportuno soprassedere nel portare avanti una legge costituzionale. Dal punto di vista politico, il nostro gruppo non ritiene che la riduzione dei consiglieri in questa fase sia opportuna nella forma e nella sostanza. È un argomento che deve essere maggiormente sviluppato e non è considerato tabù. Ci sono tante variabili che devono essere prese in considerazione. Altrimenti il rischio è quello di cavalcare la demagogia."
PL