Info Conseil
Communiqué n° 546 de 7 novembre 2011
La Valpelline e la diga di Place-Moulin: cinquant'anni di storia raccontati in un libro
Presentato sabato 5 novembre 2011, a Valpelline
Una cinquantina di anni fa, la costruzione di uno degli invasi più grandi d'Europa ha mutato l'aspetto della Valpelline, alterandone per sempre il paesaggio e la demografia. Per innalzare la diga di Place Moulin, figlia del miracolo economico del secondo dopoguerra, sono accorsi da tutta Italia migliaia di operai, che spesso sono rimasti anche a lavoro finito, formando nuovi nuclei familiari. La storia della diga si intreccia così a quella di moltissime persone, come raccontano Marie-Rose Colliard e Daria Pulz, autrici del volume "La Valpelline e la diga di Place-Moulin. Storie al plurale per un luogo singolare", patrocinato dal Consiglio regionale della Valle d'Aosta e dal Comune di Valpelline e presentato al pubblico sabato 5 novembre 2011.
"L'importanza della diga per lo sviluppo energetico ed economico valdostano è più che mai evidente anche oggi - ha spiegato il Presidente del Consiglio Valle, Alberto Cerise -. Si può dire che l'invaso di Place-Moulin sia il regista del sistema idroelettrico della Valle d'Aosta e non solo, nel senso che ad un certo punto la sua disponibilità di acque è stata richiesta anche per altri scopi. Dal lato umano e sociale poi rappresenta il punto d'incontro di migliaia di operai che sono venuti a lavorare e qui hanno trovato delle condizioni ottimali per, da una parte, farsi una famiglia e, dall'altra parte, per realizzarsi attraverso una professione."
Il salone parrocchiale ha accolto un pubblico decisamente numeroso e interessato, segno che il tema riscuote un grande interesse. Molti degli abitanti di Valpelline sono figli o nipoti degli operai che realizzarono l'invaso, e per tutti la diga rappresenta una parte importante della propria storia personale e familiare.
"Ritengo che sia una serata importantissima - ha detto il Sindaco di Valpelline, Claudio Restano - perché questo volume racconta la nostra storia, i nostri trascorsi: è un approfondimento su quello che è stato lo sviluppo dell'intera Valpelline e vuole essere anche un momento di riflessione sul nostro presente ma soprattutto per il nostro futuro e di quello dei nostri giovani. Perché la diga non è solo ricordo, ma è la possibilità di guardare avanti e di poterlo fare con sicurezza."
Il libro inizia raccontando la storia sociale ed economica della Valpelline nella prima metà del 1900, per meglio contestualizzare il clima in cui l'opera è stata concepita e realizzata. Questa parte è stata trattata da Marie-Rose Colliard, insegnante distaccata presso l'Istituto storico della Resistenza e della società, che ha pazientemente studiato guide turistiche d'antan, memorie e resoconti.
"Tenuto conto che il nucleo centrale di questo libro riguarda appunto la costruzione degli impianti, della diga in particolare, sulla base delle testimonianze - ha riferito Marie-Rose Colliard -, ci è sembrato importante contestualizzare questo lavoro inserendolo nel contesto più ampio dell'evoluzione storica di questa vallata nei primi decenni del '900, inserendo questo discorso in una visione d'insieme dello sfruttamento delle risorse idroelettriche nel panorama regionale e nazionale. Io mi sono occupata diciamo di allargare un pochino l'orizzonte e di costruire una cornice storica che fosse da supporto alle fonti orali che la mia collega Daria Pulz ha sfruttato e utilizzato."
Dentro e fuori la diga hanno lavorato persone provenienti da tutta Italia, dando vita al laboratorio di integrazione sociale e culturale all'origine della comunità attuale. Daria Pulz, docente e giornalista pubblicista di Valpelline, ha raccolto le numerose testimonianze orali che costituiscono il cuore del libro. Si può dire che gli abitanti di Valpelline hanno contribuito all'opera, chi lasciandosi interrogare, chi mettendo a disposizione i propri vecchi album fotografici, e chi scattando istantanee del paese, come hanno fatto gli allievi del corso di fotografia comunale. E' stato un modo per valorizzare una storia collettiva, ancora troppo poco raccontata.
"In effetti - ha commentato Daria Pulz -, quando i lavori di costruzione della diga sono sostanzialmente terminati, cioè diciamo tra il 1965 e il 1967, molti dei mille operai che venivano qui durante l'estate per il lavoro stagionale dei getti hanno poi deciso di fermarsi e fare famiglia, com'è il caso di mio padre e io mi considero una 'figlia della diga' a tutti gli effetti. A me è piaciuto molto andare a intervistare - abbiamo circa 30 ore di registrazione - gli anziani, i testimoni oculari, i lavoratori, quelli che veramente si sono spaccati la schiena per costruire la diga di Place-Moulin, e per dare un benessere alla vallata che forse i giovani hanno un po' dimenticato, anche se si tratta di un passato recente, che noi abbiamo voluto contribuire a riscoprire."
Infine, le autrici hanno rivolto un appello agli abitanti della Valpelline, chiedendo loro di continuare a raccogliere fotografie, documenti e testimonianze, in modo da integrare ulteriormente il libro e dare nuova linfa alla ricerca storica e sociale.