Info Conseil
Communiqué n° 466 de 26 septembre 2011
LA GIURIA DI SELEZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE "LA DONNA DELL'ANNO" HA SCELTO OTTO CANDIDATE
Venerdì scorso, 23 settembre 2011, ad Aosta
Venerdì 23 settembre 2011, la Giuria di selezione del Premio internazionale "La Donna dell'anno", presieduta dal Presidente del Consiglio Valle, Alberto Cerise, e composta dalle Consigliere regionali Carmela Fontana, Patrizia Morelli ed Emily Rini, oltre che da Paolo Bonino, Presidente della Fondazione "Maria Bonino", si è riunita per valutare le candidature pervenute alla Presidenza dell'Assemblea regionale, decidendo di proporre alla Giuria del Premio otto donne.
"Sono pervenute quindici candidature - spiega il Presidente del Consiglio Valle, Alberto Cerise -, che sono l'espressione di diverse realtà geografiche e di esperienze davvero notevoli di umanità, impegno e dedizione. La Giuria di selezione ha deciso di tenere in considerazione i profili di otto donne per la loro particolare storia e perché sono un esempio di quei sentimenti e valori che negli anni sono stati, e lo sono tutt'ora, le fondamenta del Premio."
Le candidate scelte sono:
Sonia Aviles, boliviana, ha lavorato in Italia come mediatrice interculturale. Nel 1997 è tornata in Bolivia per sostenere l'empowerment delle donne indie boliviane. Sostenuta dall'associazione italiana Alma Terra e dalla ONG Re.Te., ha avviato un progetto educativo e formativo con l'obiettivo di sviluppare una professionalità femminile capace sia di contrastare i quotidiani processi di emarginazione e di violenza sia di arrivare a un'autonomia alimentare per la sussistenza della famiglia. Sta lavorando alla creazione di una nuova associazione in tema di diritti, salute, prevenzione ed educazione dei bambini.
Dunia Baroud El Khoury, libanese, laureata in Business Administration all'Università di Beirut, nel 1991 ha fondato un gruppo di volontari per ricostruire e sviluppare la valle della Bekaa, oltre a lanciare iniziative in favore delle famiglie di agricoltori per fermare l'esodo rurale. Nel 1994 ha creato la WADA (Women's Association), della quale nel 2010 è diventata Presidente, con l'intento di promuovere lo sviluppo rurale e il benessere della società nella regione della Bekaa. Dunia ha fortemente voluto un tipo di agricoltura bio e ha combattuto la desertificazione in un territorio che ha vissuto distruzioni belliche e situazioni sociali al limite della sopravvivenza.
Fiammetta Cappellini, italiana, è laureata in Lettere Moderne all'Università Cattolica di Milano. Nel 1991 lavora come volontaria in Costa D'Avorio dove organizza un campo d'animazione per i bambini dei villaggi. Successivamente fa esperienze in Egitto, Giordania e Thailandia, aiutando principalmente i bambini in difficoltà e disabili. Dal 2008 è capo missione dell'AVSI (Associazione italiana volontari internazionali) ad Haiti e coordina tutti i progetti Unicef. Dopo il terremoto del 2010 oltre trentamila persone sono state aiutate dall'AVSI nelle prime necessità.
Azezet Habtezghi, eritrea, diventa missionaria comboniana nel 1980. Dal 1982 viene destinata a lavorare in Etiopia, dove diventa infermeria e dal 1991 raggiunge il Sudan del Sud per sostenere migliaia di profughi, sfollati, che ricevono aiuto grazie al dispensario di suor Azezet che diventa un vero e proprio ospedale. Nel 2001 deve lasciare il paese perché il governo del Nord Sudan la inserisce nella lista delle persone indesiderate per le sue aperte denunce dei soprusi inflitti alla popolazione. Nel 2008 viene inviata in Palestina dove "ascolta" le storie di uomini, donne, giovani ragazze e bambini considerati "gli ultimi della terra" e dimenticati.
Maria Laura Mastrogiacomo, italiana, è pediatra specializzata in malnutrizione e Hiv/Aids. Dal 2008 è coordinatrice del progetto Decentralizzazione del servizio di trattamento antiretrovirale pediatrico e integrazione con i servizi di salute materno-infantile, realizzato con "Medici con l'Africa Cuamm" nella città di Beira, tra le più colpite del Mozambico. Nello stesso anno ha fondato l'associazione Kuplumussana (aiutiamoci a vicenda) con 37 madri e 3 padri sieropositivi per integrare il lavoro clinico e contrastare la discriminazione che colpisce le persone sieropositive.
Meena Paudel, nepalese, è nata con gravi malformazioni alla colonna vertebrale in un villaggio sperduto ai piedi dell'Himalaya. Per la sua condizione è stata invisa in tutto il villaggio e abbandonata dalla madre. Trasferitasi a Kathmandu è entrata a far parte del NDWA (Nepal Disabled Women Association), un centro di accoglienza per donne con disabilità fisica e mentale, con problemi di integrazione sociale e vittime di violenze e stupri. Decide di impegnare tutte le sue energie nel sostenere le donne disabili, divenendo Program manager della CBM, una ONG che combatte la cecità e le disabilità fisiche e mentali nel Sud del mondo.
Caroline Nomfundo Pilisani, sudafricana di origine nera, è diventata preside di una scuola primaria in anni in cui le persone di colore erano escluse da incarichi pubblici e fortemente discriminate. Oggi è punto di riferimento di tutta la comunità di Philippi, un sobborgo alla periferia di Cape Town e dal 2007 è responsabile di una Casa del Sorriso in cui sostiene le ragazze vittime di violenze e abusi da parte dei propri mariti e compagni, ma anche quelle sieropositive o malate di Aids. Dal 2007, la Casa del Sorriso ha dato nuova speranza a 410 persone, tra donne e bambini.
Rosalina Tuyuc Velasquez, guatemalteca, è una donna Maya Kakchiquel, proveniente da un paesino sull'altipiano guatemalteco duramente colpito dalla guerra. Orfana, madre e vedova, è una delle testimoni e dei simboli della storia del Guatemala. Per anni ha lottato affinché lo Stato riconoscesse le proprie responsabilità per l'arresto, la tortura, la scomparsa e la morte di migliaia di guatemaltechi. Da anni lotta per i diritti umani contro le atrocità commesse dalle forze armate contro le comunità indigene. Nel 1996 è stata tra le prime deputate Maya al Congresso della Repubblica e ora è portavoce del Coordinamento nazionale delle vedove del Guatemala.
I curricula scelti dalla Giuria di selezione saranno ora esaminati dalla Giuria del Premio, composta da un massimo di sette personalità del mondo delle scienze, dell'economia, della comunicazione, del Ministero italiano degli Affari esteri e del Dipartimento per le Pari opportunità, che nominerà le tre finaliste e, fra queste, decreterà la vincitrice durante la cerimonia di premiazione, in programma venerdì 2 dicembre 2011, al Teatro Giacosa di Aosta.
SC
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"Sono pervenute quindici candidature - spiega il Presidente del Consiglio Valle, Alberto Cerise -, che sono l'espressione di diverse realtà geografiche e di esperienze davvero notevoli di umanità, impegno e dedizione. La Giuria di selezione ha deciso di tenere in considerazione i profili di otto donne per la loro particolare storia e perché sono un esempio di quei sentimenti e valori che negli anni sono stati, e lo sono tutt'ora, le fondamenta del Premio."
Le candidate scelte sono:
Sonia Aviles, boliviana, ha lavorato in Italia come mediatrice interculturale. Nel 1997 è tornata in Bolivia per sostenere l'empowerment delle donne indie boliviane. Sostenuta dall'associazione italiana Alma Terra e dalla ONG Re.Te., ha avviato un progetto educativo e formativo con l'obiettivo di sviluppare una professionalità femminile capace sia di contrastare i quotidiani processi di emarginazione e di violenza sia di arrivare a un'autonomia alimentare per la sussistenza della famiglia. Sta lavorando alla creazione di una nuova associazione in tema di diritti, salute, prevenzione ed educazione dei bambini.
Dunia Baroud El Khoury, libanese, laureata in Business Administration all'Università di Beirut, nel 1991 ha fondato un gruppo di volontari per ricostruire e sviluppare la valle della Bekaa, oltre a lanciare iniziative in favore delle famiglie di agricoltori per fermare l'esodo rurale. Nel 1994 ha creato la WADA (Women's Association), della quale nel 2010 è diventata Presidente, con l'intento di promuovere lo sviluppo rurale e il benessere della società nella regione della Bekaa. Dunia ha fortemente voluto un tipo di agricoltura bio e ha combattuto la desertificazione in un territorio che ha vissuto distruzioni belliche e situazioni sociali al limite della sopravvivenza.
Fiammetta Cappellini, italiana, è laureata in Lettere Moderne all'Università Cattolica di Milano. Nel 1991 lavora come volontaria in Costa D'Avorio dove organizza un campo d'animazione per i bambini dei villaggi. Successivamente fa esperienze in Egitto, Giordania e Thailandia, aiutando principalmente i bambini in difficoltà e disabili. Dal 2008 è capo missione dell'AVSI (Associazione italiana volontari internazionali) ad Haiti e coordina tutti i progetti Unicef. Dopo il terremoto del 2010 oltre trentamila persone sono state aiutate dall'AVSI nelle prime necessità.
Azezet Habtezghi, eritrea, diventa missionaria comboniana nel 1980. Dal 1982 viene destinata a lavorare in Etiopia, dove diventa infermeria e dal 1991 raggiunge il Sudan del Sud per sostenere migliaia di profughi, sfollati, che ricevono aiuto grazie al dispensario di suor Azezet che diventa un vero e proprio ospedale. Nel 2001 deve lasciare il paese perché il governo del Nord Sudan la inserisce nella lista delle persone indesiderate per le sue aperte denunce dei soprusi inflitti alla popolazione. Nel 2008 viene inviata in Palestina dove "ascolta" le storie di uomini, donne, giovani ragazze e bambini considerati "gli ultimi della terra" e dimenticati.
Maria Laura Mastrogiacomo, italiana, è pediatra specializzata in malnutrizione e Hiv/Aids. Dal 2008 è coordinatrice del progetto Decentralizzazione del servizio di trattamento antiretrovirale pediatrico e integrazione con i servizi di salute materno-infantile, realizzato con "Medici con l'Africa Cuamm" nella città di Beira, tra le più colpite del Mozambico. Nello stesso anno ha fondato l'associazione Kuplumussana (aiutiamoci a vicenda) con 37 madri e 3 padri sieropositivi per integrare il lavoro clinico e contrastare la discriminazione che colpisce le persone sieropositive.
Meena Paudel, nepalese, è nata con gravi malformazioni alla colonna vertebrale in un villaggio sperduto ai piedi dell'Himalaya. Per la sua condizione è stata invisa in tutto il villaggio e abbandonata dalla madre. Trasferitasi a Kathmandu è entrata a far parte del NDWA (Nepal Disabled Women Association), un centro di accoglienza per donne con disabilità fisica e mentale, con problemi di integrazione sociale e vittime di violenze e stupri. Decide di impegnare tutte le sue energie nel sostenere le donne disabili, divenendo Program manager della CBM, una ONG che combatte la cecità e le disabilità fisiche e mentali nel Sud del mondo.
Caroline Nomfundo Pilisani, sudafricana di origine nera, è diventata preside di una scuola primaria in anni in cui le persone di colore erano escluse da incarichi pubblici e fortemente discriminate. Oggi è punto di riferimento di tutta la comunità di Philippi, un sobborgo alla periferia di Cape Town e dal 2007 è responsabile di una Casa del Sorriso in cui sostiene le ragazze vittime di violenze e abusi da parte dei propri mariti e compagni, ma anche quelle sieropositive o malate di Aids. Dal 2007, la Casa del Sorriso ha dato nuova speranza a 410 persone, tra donne e bambini.
Rosalina Tuyuc Velasquez, guatemalteca, è una donna Maya Kakchiquel, proveniente da un paesino sull'altipiano guatemalteco duramente colpito dalla guerra. Orfana, madre e vedova, è una delle testimoni e dei simboli della storia del Guatemala. Per anni ha lottato affinché lo Stato riconoscesse le proprie responsabilità per l'arresto, la tortura, la scomparsa e la morte di migliaia di guatemaltechi. Da anni lotta per i diritti umani contro le atrocità commesse dalle forze armate contro le comunità indigene. Nel 1996 è stata tra le prime deputate Maya al Congresso della Repubblica e ora è portavoce del Coordinamento nazionale delle vedove del Guatemala.
I curricula scelti dalla Giuria di selezione saranno ora esaminati dalla Giuria del Premio, composta da un massimo di sette personalità del mondo delle scienze, dell'economia, della comunicazione, del Ministero italiano degli Affari esteri e del Dipartimento per le Pari opportunità, che nominerà le tre finaliste e, fra queste, decreterà la vincitrice durante la cerimonia di premiazione, in programma venerdì 2 dicembre 2011, al Teatro Giacosa di Aosta.
SC