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Communiqué n° 682 de 17 décembre 2009
APPROVATA LA PROPOSTA DI LEGGE DI RIORDINO DEGLI ORGANISMI DI PARITA'
Adunanza del Consiglio regionale
L'Assemblea ha approvato, con 25 voti favorevoli e 8 contrari (VdAV/R e PD), la proposta di legge recante disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna e di riordino degli organismi di parità operanti in Valle d'Aosta.
L'iniziativa legislativa si compone di 27 articoli e intende dotare la Regione di un unico testo legislativo organico con il quale riordinare la Consulta regionale femminile, che assume la nuova denominazione di Consulta regionale per le pari opportunità, nonché regionalizzare la nomina del Consigliere/a di parità.
Le Consigliere dell'Union Valdôtaine, Hélène Impérial ed Emily Rini, hanno illustrato il testo.
"Per quanto attiene la Consulta per le pari opportunità - ha detto la Consigliera Impérial -, l'articolato ne definisce la composizione, gli organi e la durata: faranno parte dell'organismo 4 componenti espressione dell'associazionismo femminile, dei sindacati, delle organizzazioni dei lavoratori, dei partiti, movimenti o gruppi politici, delle organizzazioni di volontariato; la Consigliera Regionale di Parità; 3 Consigliere regionali elette dal Consiglio regionale; 10 componenti elette dal Consiglio regionale tra candidate appartenenti al mondo dell'associazionismo femminile, dei sindacati, delle organizzazioni dei lavoratori, dei partiti, movimenti o gruppi politici, delle organizzazioni di volontariato; 5 componenti designate dal CPEL tra le donne elette in seno agli enti locali."
"Tale composizione trova giustificazione, nella convinzione dei firmatari, oltre che nella richiesta manifestata a più riprese anche da alcune componenti dell'Assemblea della Consulta stessa, nella passata, ma anche nella presente legislatura, che sia necessario conferire alla Consulta per le pari opportunità maggiore credibilità e rigore; così facendo essa cesserà di essere un organismo a 'geometria variabile' e diventerà un organismo con un numero fisso di componenti: questo per evitare l'inconveniente, assai frequente, del mancato raggiungimento del numero legale delle consultrici in occasione dell'Assemblea, finendo così per delegare buona parte le scelte alle componenti del Comitato esecutivo.
Riteniamo, infine, che l'elezione da parte del Consiglio regionale di componenti che sono comunque espressione della cosiddetta società civile, contribuisca ad aumentare il senso di responsabilità di fronte alla nomina a Consultrice.".
La Consigliera ha inoltre spiegato che "riguardo alla nomina del/la Consigliere/a regionale di parità, essa non avverrà più da parte del Ministero del Lavoro, ma con decreto del Presidente della Regione, previa deliberazione di designazione della Giunta Regionale. All'accertamento del possesso dei requisiti necessari a ricoprire l'incarico provvederà una commissione di valutazione composta dal Segretario Generale della Regione e da due dirigenti delle strutture regionali competenti rispettivamente in materia di politiche del lavoro ed in materia di personale."
La Consigliera Rini ha evidenziato che "per ciò che concerne l'iter istruttorio, dopo un serio ed articolato confronto, è scaturita l'esigenza di giungere ad un testo di Commissione che tenesse conto anche delle sollecitazioni e delle richieste pervenute dagli organismi interessati dal processo di riordino legislativo: così è avvenuto, anche a seguito dell'incontro tenutosi lo scorso 20 novembre tra i firmatari della proposta di legge e le rappresentanti degli organismi di parità. Un aggiornamento normativo era necessario: i tempi sono cambiati, la condizione femminile è fortunatamente mutata in maniera profonda, e per questo bisognava dare nuovi impulsi all'istituto. Un elemento di forza è l'aver determinato un numero fisso di componenti la Consulta: questo dà maggiore credibilità, rigore e incisività all'organismo. Tenendo presente che il Consiglio è la massima espressione democratica, non capisco le polemiche sorte al riguardo. Oggi, visto come sono mutati i tempi, al posto di 'condizione femminile' possiamo finalmente usare una dicitura che ci piace di più, quella di 'parità di genere'."
Nel corso della discussione generale, sono intervenuti i Consiglieri Patrizia Morelli, Raimondo Donzel, Massimo Lattanzi e Salvatore Agostino oltre che l'Assessore Manuela Zublena.
Per la Consigliera Patrizia Morelli (VdaV/R) "la proposta di legge in alcune parti è condivisibile, ma con la modifica della composizione della Consulta purtroppo si va a stravolgere l'essenza dell'istituto, che finora è stato un organismo di libera rappresentanza femminile, mentre da oggi, al valore della libera rappresentatività si sostituirà la logica di presidio politico. Andando a eleggere 18 componenti su 23, le maggioranze del Consiglio regionale e del Consiglio permanente degli enti locali si appropriano della Consulta, mettendola in condizione di non disturbare più. Cadono così nel vuoto gli appelli ad una più alta rappresentatività delle donne presenti in organismi che operano direttamente sul territorio, a prescindere dagli interessi politici."
Il Consigliere Raimondo Donzel (PD) ha affermato che "la Consulta deve dire la sua, e questo significa essere ente terzo, che esprime un parere consultivo, con un'ottica diversa da quella governativa. Ma con la prospettata nuova composizione, si capovolge il meccanismo della libera partecipazione, introducendo il concetto di maggioranza e minoranza nella Consulta. Come è possibile, se si tratta di un organismo apolitico? Si sarebbe poi dovuto fare un ragionamento più approfondito sulla scelta delle associazioni femminili. Così mortifichiamo un luogo di libera partecipazione. Non sosterremo questo provvedimento, per quanto avremmo voluto esprimere il nostro accordo con la parte concernente la Consigliera di parità."
Secondo il Capogruppo del PdL Massimo Lattanzi, "dobbiamo rilevare che la Consulta in questi anni non ha funzionato. La società è cambiata, le donne hanno acquisito una nuova personalità, e per questo dobbiamo favorire la partecipazione politica di persone - siano uomini o donne - che vogliono impegnarsi. Deve squarciarsi un velo di ipocrisia, perché non è vero che le Consulte siano apartitiche. Rivendico il diritto come eletto dal popolo di nominare donne che si occupano delle donne. Abbiamo bisogno di organi di consultazione seri, trasparenti, non mascherati da associazioni ma in realtà con rappresentanti di partiti. Sogniamo un momento in cui non ci sia più bisogno di questi organi."
In qualità di firmatario, ha preso la parola l'Assessore all'ambiente e territorio, Manuela Zublena (UV): « Je crois que le débat a débordé par rapport au but de la loi. Il s'agit d'un thème énormément complexe, ne pouvant pas trouver sa solution dans la seule Consulta. Beaucoup reste encore a faire afin de favoriser l'affirmation complète des droits des femmes. Le texte a été partagé, et personnellement je n'ai pas de soucis pour ce qui est de la redéfinition de la composition de la Consulta : j'y vois une participation de femmes plus convaincues, qui expriment un sens de responsabilité plus marquée. Je confirme ma signature à cette proposition, puisque je ne vois pas ce scénario apocalyptique. »
Il Consigliere Salvatore Agostino (UV) ha voluto sottolineare che "non è vero che il governo regionale intende tiranneggiare le donne. In Valle d'Aosta peraltro non è marcata la distanza tra uomo e donne."
Per le dichiarazioni di voto, sono intervenuti i Consiglieri Patrizia Morelli (VdAV/R), Alberto Zucchi (PdL), Raimondo Donzel (PD) e Hélène Impérial (UV), oltre al Presidente della Regione, Augusto Rollandin.