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Communiqué n° 117 de 26 février 2025

Approvato il disegno di legge per l'Election Day 2025

 

Nella seduta del 26 febbraio 2025, il Consiglio Valle ha approvato, con 19 voti a favore, 5 contrari e 11 astensioni espressi a scrutinio segreto, un disegno di legge che contiene disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale, nel 2025, delle elezioni regionali e generali comunali.

Sul testo sono stati approvati due emendamenti, di cui uno della prima Commissione e uno della maggioranza riguardante il limite dei mandati depositato in Aula, mentre ne sono stati respinti cinque, di cui tre del gruppo RV e due di PCP.

Il provvedimento si compone di otto articoli che modificano alcune leggi regionali in materia di enti locali. Oltre al cosiddetto "election day", previsto quest'anno per le elezioni del Consiglio Valle e il rinnovo degli amministratori in 65 comuni valdostani, il disegno di legge interviene anche sul limite dei mandati di Sindaci e Vicesindaci, sulla riduzione del quorum in caso di liste uniche, sul numero degli Assessori, sui compensi, sulle missioni.

Relazione d'Aula

Il Consigliere Aurelio Marguerettaz (UV) ha relazionato in Aula, specificando: «L'accorpamento delle elezioni regionali e comunali nella stessa data è stato deciso per razionalizzare e semplificare le procedure elettorali, dato che i periodi previsti per ciascuna consultazione non coincidevano ma erano molto ravvicinati: 24 agosto-28 settembre per le regionali e 1° novembre- 15 dicembre per le comunali. In analogia con le disposizioni statali, sono state introdotte misure per agevolare il raggiungimento del quorum nei comuni fino a 15mila abitanti dove vi sia una sola lista ammessa, riducendo la soglia di partecipazione dal 50% al 40% (così come già fatto per le elezioni a Saint-Oyen e Valsavarenche del 2022). In merito ai mandati, le nuove disposizioni, in linea con la normativa statale (d.l. 7/2024), confermano il limite di due mandati per il Sindaco e il Vicesindaco di Aosta. Con un emendamento depositato in Aula, a seguito di una serie di osservazioni, abbiamo proposto una modifica al testo iniziale che eliminava il limite dei mandati per i Comuni fino a 5.000 abitanti. La nuova formulazione è la seguente: chi ha ricoperto per quattro mandati consecutivi la carica di Sindaco o di Vicesindaco nei comuni fino a 5.000 abitanti non è, allo scadere del quarto mandato, immediatamente ricandidabile; è consentito un quinto mandato consecutivo se uno dei primi quattro ha avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno. Infine, su richiesta del Consiglio permanente degli enti locali, per la composizione delle Giunte comunali e per i compensi, le fasce dei Comuni saranno definite in base al parametro della l.r. 48/1995, che considera la complessità dell’ente anziché solo la popolazione residente. Gli importi dell'indennità di funzione del Sindaco previsti per le diverse fasce di appartenenza non sono stati aumentati, ma rimodulati. A seguito di tale riforma molti Comuni cambieranno fascia e tra questi la stragrande maggioranza passerà a quella successiva. Gli importi della diaria del Sindaco sono stati invece tutti leggermente aumentati (+100 euro), mentre per il Sindaco che ricopre anche la carica di Presidente di Unité l'importo della diaria è stato più che raddoppiato (da 600 a 1.300 euro). Queste modifiche saranno applicabili a 65 Comuni dopo le prossime elezioni comunali, mentre i restanti 9 le adotteranno dal 10 gennaio 2026 per limitare l'impatto finanziario sul prossimo bilancio.»

Ha concluso: «Un disegno di legge di buon senso, che dà risposte ai nostri amministratori e che è stato elaborato su impulso del Cpel. Confidiamo che l'attività dei nostri Sindaci non sia solo gratificata a parole, ma lo sia nei fatti, perché trattare i Sindaci come dei mendicanti o dei lacché del Consiglio Valle non è solo vergognoso, ma offende profondamente sia i Sindaci che la nostra Assemblea.»

Il dibattito in Aula

Il Capogruppo, Stefano Aggravi, ha annunciato l'astensione di Rassemblement Valdôtain osservando che «il vero valore rispetto alla presentazione di liste elettorali negli enti locali avrebbe dovuto riguardare lo stimolo alla sana competizione. Per risolvere il problema della partecipazione alla vita politica e amministrativa dei nostri Comuni, ridurre al 40% la soglia del quorum per i Comuni piccoli e medio piccoli in caso di presentazione di una sola lista non è una soluzione dirimente anche perché, spesso, le monoliste si trovano più in comuni grandi che non in quelli piccoli. Noi riteniamo, invece, che si debba intervenire rivedendo in diminuzione il numero di Consiglieri comunali di due unità. Abbiamo grosse perplessità anche sulla soppressione del numero dei mandati per i Sindaci. Se questa legge non fosse arrivata a ridosso delle elezioni regionali e comunali avremmo sicuramente fatto un ragionamento diverso, ma in questo particolare momento politico non ci sentiamo di condividere questa soluzione. Infine, per la definizione del livello di complessità degli enti, crediamo che si sarebbe dovuto tenere in considerazione il bilancio più che i parametri che, invece, sono stati individuati.»

Il Capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin, si è soffermato su tre temi: «Il primo è l'abbassamento del quorum al 40%, sul quale noi non siamo d'accordo. È vero che dal 2000 ad oggi, c'è stato un progressivo disamoramento nei confronti della politica oltre che una marginalizzazione del ruolo dei partiti: situazioni che, unite ai numerosi vincoli introdotti - come quello della rappresentanza di genere - che non facilitano la chiusura delle liste, portano oggi ad avere solo una lista nella maggior parte dei comuni. Per noi l'idea è, invece, quella di garantire una maggiore rappresentanza ai territori e permettere alla comunità di esprimersi: ecco perché il quorum del 50% va mantenuto, al limite si torna alle elezioni un'altra volta. Non si è poi parlato del problema vero, che è quello di dover affrontare l'election day in autunno: le maggioranze che usciranno dalle urne si troveranno a dover approvare un bilancio scritto da altri. Osservazione che hanno fatto sia il Cpel che l'Agenzia dei segretari comunali, i quali avevano chiesto di riportare le elezioni comunali alla primavera prossima. Ultima questione è una domanda: siete sicuri di voler affrontare la riforma elettorale, accompagnandola ad un aumento di stipendi? Un intervento di questo tipo, fatto adesso, produrrà l'unico risultato di allontanare ancora di più le persone del mondo reale dal mondo della politica, che verrà giudicata capace solo di pensare a sé stessa. Questa riforma poteva avere parti condivisibili, ma nel suo complesso non potrà trovare l'accoglimento del gruppo Lega.»

«La data delle elezioni comunali era nota dal settembre 2020, eppure questa legge è stata portata in estrema urgenza: scaricata in Commissione il 17 febbraio, approda oggi, dopo soli nove giorni, in Aula - ha rimarcato la Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz -. Il testo è il frutto del recepimento della legge statale e sminuisce la peculiarità valdostana: una Regione che dice di essere autonoma dovrebbe cercare, anche attraverso questo strumento normativo, di valorizzare e difendere la propria specialità statutaria e territoriale. Le criticità maggiori di questo testo risiedono nell'election day, nella riduzione del quorum dei votanti e nell'eliminazione del limite dei mandati. Un election day contestato anche dai Sindaci per poter riportare l'inizio della Legislatura nel momento opportuno e poter concludere la procedura sui Segretari comunali che è stata rallentata fortemente da questa maggioranza. La riduzione del quorum è eccessiva perché consente a una minima parte di cittadini di decidere per tutti gli altri e, se è così funzionale, perché è stata limitata solo alle elezioni del 2025? Il limite dei mandati favoriva il ricambio fisiologico della partecipazione e, quindi, la democraticità degli enti. Eliminarlo è un nonsenso. Non siamo di fronte a una riforma, ma all'accoglimento di singole istanze che di certo non favorirà la partecipazione elettorale.»

Il Consigliere Paolo Sammaritani (Lega VdA), parlando di «un disegno di legge sbagliato che arriva nel momento sbagliato», si è concentrato sul limite dei mandati: «Oggi, votando un emendamento proposto dal PD che reintroduce il limite dei mandati nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, la maggioranza voterà un principio incostituzionale. Infatti, la Corte costituzionale ha chiaramente sancito che le disposizioni sui mandati devono essere coerenti con la normativa statale per un principio di uniformità su tutto il territorio nazionale. E la norma statale ha tolto il limite dei mandati nei comuni fino a 5.000 abitanti, per non comprimere il diritto all'elettorato passivo (art. 51 della Costituzione). Questo dimostra la confusione della maggioranza, che viene tirata per la giacchetta dal PD, il quale vuole manifestare la propria presenza: questo tentativo in extremis, oltre che un segno di confusione, è di basso livello. Vi siete dati la zappa sui piedi.»

«Questa legge vuole dare una risposta alle legittime esigenze dei Sindaci o a quelle della collettività? Ha come finalità quella di stimolare la partecipazione alla vita politica e amministrativa dei Comuni? - si è interrogato il Consigliere Claudio Restano (RV) -. L'aumento del numero degli Assessori e la riduzione del quorum in caso di monoliste, sicuramente, rappresentano un tentativo di rispondere a questi interrogativi ma la norma avrebbe dovuto valutare anche elementi correttivi rispetto ad altre criticità. Si sarebbe dovuto intervenire sulle precedenti modifiche apportate al ruolo del Sindaco che hanno reso il Consiglio un mero organo ratificatore delle decisioni assunte dalla Giunta. Per questi motivi avevamo chiesto in prima Commissione un maggior coinvolgimento nella definizione della norma. Cosa che non è avvenuta. Pensiamo anche che, non permettere a un Sindaco di delegare la sua partecipazione a un membro della Giunta al Consiglio dei Sindaci delle Unités des Communes, significhi ridurre la capacità di inclusione e di partecipazione dell'esecutivo all'interno del processo decisionale. Esempi emblematici che ci fanno comprendere che la norma in discussione oggi non risponde alle esigenze della popolazione e non fa l'interesse della collettività: dà una serie di risposte alle legittime istanze avanzate dai Sindaci ma avrà delle ricadute limitate.»

Il Capogruppo di FI, Pierluigi Marquis, ha parlato di «una riforma complessa che riguarda un tema centrale come quello delle elezioni comunali. Riteniamo ragionevole la scelta di accorpare in un'unica giornata le elezioni comunali e regionali che vanno svolte nello stesso periodo, mentre siamo perplessi sulla riduzione del quorum per le monoliste. È stato mutuato dalla situazione nazionale ma la nostra realtà è molto differente, i Comuni sono molto più piccoli e, così facendo, si rischia di fare diminuire l'impatto del dibattito preelettorale con la cittadinanza, fondamentale esercizio di democrazia e di contrasto alla disaffezione cittadino/politica. Sarebbe stato molto meglio evitare di intervenire a pochi mesi dalle prossime elezioni: avevamo cinque anni per disciplinare questa materia, che non può essere risolta in maniera sbrigativa. Comprendiamo le ragioni dei Sindaci di adeguare il numero dei componenti della Giunta attraverso parametri diversi rispetto a quello della popolazione ovvero quelli del riparto dei fondi di cui alla legge regionale n. 48/1995. Eliminare il limite dei mandati è una decisione delicata che parrebbe presentare vizio di legittimità costituzionale. Insomma, non condividiamo l'impostazione generale di questo testo di legge e la temporalità di discussione in urgenza sotto data delle elezioni comunali e pertanto annuncio l'astensione di Forza Italia.»

Il Presidente del Consiglio, Alberto Bertin (FP-PD), è intervenuto sul tema del limite dei mandati, commentando: «È spiacevole che sia l'agenda politica statale a determinare quella regionale. In tutte le democrazie liberali, tanto più negli organi eletti direttamente, esistono limiti ai mandati. Emblematico è il caso degli Stati Uniti, la più antica democrazia, che per oltre 100 anni non ha previsto nella sua Costituzione una limitazione dei mandati: non ce n'era bisogno, perché era implicito che la concentrazione del potere in un'unica persona comportasse dei rischi. Non mi sorprende che il Governo Meloni voglia abolire il limite dei mandati: è perfettamente in linea con le democrazie illiberali promosse da certi ‘patrioti’. In Valle d'Aosta abbiamo una competenza primaria sugli enti locali e dobbiamo esercitarla. D'altronde, il diritto non è una scienza esatta e si adatta ai contesti storici. Se il Governo deciderà di impugnare la norma per uniformare tutti allo stesso livello, eliminando il limite dei mandati, lo farà, ma non è affatto certo che la Corte costituzionale si allinei a questa visione. L'emendamento proposto, dunque, non è così facilmente derubricabile come incostituzionale. E le Regioni, in base al principio di autonomia, devono poter esprimere la propria volontà.»

La Consigliera Chiara Minelli (PCP) ha rilevato che «questo disegno di legge - tutti lo sanno - viaggia in parallelo con la proposta dell'Union Valdôtaine sulla nuova norma elettorale regionale, poi fatta propria da tutta la maggioranza. I due testi hanno un'impostazione di fondo comune, che riguarda innanzitutto un modo di operare disordinato e frettoloso, caratterizzato da atteggiamenti incerti e contraddittori: lo dimostra in modo plateale l'emendamento sui mandati. In entrambi i percorsi dei testi di legge (comunale e regionale) si comprime la partecipazione democratica. Il disegno di legge 180, per la velocità con cui è stato avviato e concluso, non ha lasciato il giusto tempo di riflessione ai Sindaci e non è un caso che il parere dell'Assemblea del Cpel abbia registrato ben 17 astensioni. Anziché ricercare la migliore soluzione per la cittadinanza, prevalgono in entrambe le leggi, che oggi saranno votate, le logiche settoriali e i calcoli sugli interessi di partito rispetto agli interessi generali. Per quanto riguarda l'innalzamento a quattro del numero dei mandati, rilevo una dimostrazione di totale mancanza di buon senso, visto anche il dubbio sulla sua legittimità costituzionale. Di certo è una proposta che non favorisce la partecipazione! La carica di Sindaco non è una professione, è un servizio alla collettività, giustamente retribuito, che deve avere un tempo limitato per evitare la deresponsabilizzazione dei cittadini. Abbiamo infine un problema di democrazia che emerge nitidamente: arrivando all'approvazione di questa legge all'ultimo momento, a ridosso delle elezioni, non sarà possibile chiedere il referendum abrogativo. È evidente che non si vuole sentire la voce della popolazione valdostana su questioni di assetto istituzionale, che sono basilari per l'esercizio della vita democratica.»

Per il Consigliere Corrado Jordan (UV), «l'election day, considerate le scadenze elettorali, è una scelta quasi obbligata: il quadro normativo ci impone infatti un determinato periodo nel quale svolgere le elezioni e, considerata la contemporaneità di scadenza dei mandati, qualsiasi altro ragionamento legato a periodi completamente diversi non sta in piedi. L'abbassamento del quorum per le elezioni comunali è una scelta che si adegua al periodo che stiamo vivendo: chi non va a votare esprime una volontà ben precisa - che può essere di sfiducia nei confronti della politica, di disinteresse o per mancanza di proposte su cui confrontarsi - e delega la scelta a chi invece va a votare. E quindi chi non vota, è come se lo avesse fatto: di conseguenza questi non possono condizionare completamente l'esito del voto. Sulla determinazione del numero di Assessori, si deve prendere atto delle diverse caratteristiche dei comuni, che hanno esigenze e problematiche diverse: lasciare ai singoli comuni la possibilità di scegliere significa rispettare l'autonomia comunale. Infine, ritengo necessario avviare una riflessione sia sulla composizione degli organi che sull'architettura del sistema degli enti locali, anche in ottica di gestione dei servizi e funzioni comunali: i tempi sono maturi per fare ragionamenti che superino i confini comunali, gli steccati e i campanili per capire quale possa essere il modello migliore di gestione.»

«La sintesi derivante dal confronto e dal dibattito interno al Consiglio supera necessariamente la visione dei singoli Consiglieri - ha sottolineato il Vicecapogruppo dell'UV, Albert Chatrian -. La maggioranza ha affrontato la discussione sul ruolo degli enti locali partendo da posizioni politiche diverse e, così come vuole la migliore tradizione democratica, ha trovato una convergenza, necessaria quanto utile, non per i singoli Consiglieri, ma per presentare la migliore soluzione alla collettività. Questa è la funzione della politica.»

Il Capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier, ha dichiarato: «Sosteniamo pienamente questo disegno di legge e confidiamo nella sua approvazione, come in quella delle altre iniziative legislative all'ordine del giorno, che voteremo con convinzione. L’abbassamento del quorum in caso di monoliste è una scelta sostenibile e, come emerso durante le audizioni in Commissione, condivisa anche dal Celva, poiché evita complicazioni future. Non sempre i cittadini si recano alle urne e trovare candidati è sempre più difficile. I Sindaci sono "in trincea" e affrontano quotidianamente grandi responsabilità, rispondendo di ogni evento che accade sul territorio: per questo vanno sostenuti. Per quanto riguarda una potenziale crisi in maggioranza, ricordo che il confronto tra forze politiche è normale: l'importante è poi trovare soluzioni qui in Aula. Il nostro emendamento nasce dalla convinzione che non esista un mandato universale per i Sindaci: è quindi giusto e necessario stabilire un tetto ai mandati.»

«A seconda dei punti di vista, questa legge è arrivata in maniera troppo repentina o troppo tardiva - ha replicato il Presidente della Regione, Renzo Testolin -. È sempre complicato capire quale è il punto di equilibrio ottimale, così come non esiste una sintesi ideale. La situazione attuale ci ha portati alla formulazione di questo testo che non è scritto sulla pietra e che potrà essere ovviamente modificato in futuro, sulla base delle esigenze che si potranno manifestare. La norma rispecchia in larga massima le richieste avanzate dai nostri Amministratori comunali che si trovano sovente ad affrontare situazioni complesse e per dare soluzioni pratiche finalizzate a consentire loro di lavorare in maniera più puntuale ed efficace. Abbiamo costruito questa legge con la dovuta attenzione, guidati dalla volontà di dare risposte agli amministratori e organizzare le prossime elezioni nel migliore dei modi per la nostra collettività.»

 

SC-LT