Info Conseil

Communiqué n° 51 de 28 janvier 2025

Question time sul monitoraggio delle falde

 

Con una interrogazione a risposta immediata illustrata nella seduta consiliare del 28 gennaio 2025, il gruppo Rassemblement Valdôtain ha chiesto conto del monitoraggio delle falde acquifere.

«Con l'obiettivo di verificare lo stato delle acque potabili italiane - ha riferito il Consigliere Diego Lucianaz -, la settimana scorsa Greenpeace Italia ha diffuso la prima mappa della contaminazione delle falde acquifere da Pfas, sostanze chimiche poli e per fluoro alchiliche, note anche come "inquinanti eterni", usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute. La Valle d'Aosta è stata interessata da due rilevamenti, di cui uno ad Aosta e uno a Châtillon, dove si sono riscontrati in entrami i casi preoccupanti quantitativi di Pfas anche se inferiori ai limiti di legge. Chiediamo quindi quali attività di monitoraggio o di rilevamento di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate siano ad oggi condotte sul territorio regionale e quali ne siano i risultati

«Il documento di Greenpeace è stato ampiamente ripreso dai giornali spesso con titoli allarmati, se non proprio allarmistici - ha commentato l'Assessore al territorio e ambiente, Davide Sapinet -. Non c'è realmente un'emergenza e la questione non è stata trascurata dalle Istituzioni italiane ed europee. La Commissione europea è intervenuta più volte per avviare programmi di rilevazione della presenza di Pfas nell’ambiente, per quantificare il problema, sia con provvedimenti e proposte per imporre restrizioni nell’impiego delle sostanze considerate più a rischio. Inoltre direttive europee e normative nazionali hanno fissato nel tempo limiti di Pfas specifici. L’iniziativa di Greenpeace ha riguardato Aosta e Châtillon. Nel primo caso è stato rilevato un quantitativo ricompreso nell’intervallo “11-20 nanogrammi per litro (ng/l), mentre nel secondo era di “1-10 ng/l”: valori ampiamente minori di quelli indicati dalla direttiva europea 2020/2184. La situazione non è dunque preoccupante. Dal 2018 l’Arpa ricerca i Pfas, compreso Pfoa, (acido perfluoroottanoico) nelle acque sotterranee delle principali falde acquifere regionali e nelle acque superficiali. Nel 2024, Arpa ha effettuato una più ampia campagna di ricerca nelle acque sotterranee, indagando più di 14 piezometri sul territorio regionale e rilevando un’unica positività nella plaine di Aosta, con valori al disotto dei limiti normativi. La Direttrice del Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione dell’Ausl riferisce che, dal 2026, vigerà l'obbligo del rispetto dei limiti per i Pfas nelle acque potabili che dovranno essere rispettivamente pari a 0,50 microgrammi/l per " Pfas -Totale" e 0,10 microgrammi/l per "somma di Pfas". I gestori idropotabili, le autorità ambientali e sanitarie della Regione, ma anche gli operatori del settore alimentare che si approvvigionano da fonti di acqua proprie, avranno il compito di verificare costantemente la presenza di Pfas nelle acque per far sì che i parametri siano rispettati. L’argomento è attenzionato dal Tavolo di lavoro dedicato alla sicurezza idrica

«Resta da capire cosa ha fatto l'Arpa dal 2023 a oggi - ha replicato il Consigliere Claudio Restano -. Non è una questione di poco conto. Noi siamo la Valle d'Aosta e non l'Europa e il nostro territorio è famoso per la qualità delle sue acque. Gradiremmo che su questo punto si facesse qualche cosa di più e, invece, dovremo aspettare il 2026 per avere chiarimenti ai nostri dubbi! Siamo molto delusi

LT