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Communiqué n° 627 de 20 novembre 2024

Respinta una proposta di legge sui piccoli comuni di montagna

 

Nella seduta pomeridiana del 20 novembre 2024, l'Assemblea ha respinto - con 26 voti di astensione (UV, FP-PD, PlA, SA, RV, PCP) e 9 a favore (Lega VdA, FI) - una proposta di legge recante misure urgenti per contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni di montagna.

L'iniziativa legislativa, presentata dal gruppo Lega Vallée d'Aoste il 15 marzo 2024, nei suoi otto articoli si proponeva di introdurre tre misure nei comuni con popolazione inferiore a 800 abitanti e che hanno la sede del proprio municipio al di sopra dei 650 metri di altitudine, e che sono oggi i più colpiti dallo spopolamento: le "Chèque valdôtain", un assegno di natalità per 12 mensilità e fino ad un massimo di 5mila euro all'anno, valida per 3 anni; le "Chèque montagnard", un incentivo per i nuovi residenti per un triennio pari a 5mila euro annui; un'esenzione dall'addizionale regionale Irpef per i residenti nei piccoli comuni di montagna con reddito complessivo fino a 50mila euro.

Il Consigliere Erik Lavy (Lega VdA), nell'illustrare l'atto all'Aula, ha evidenziato: «Lo spopolamento tocca quasi tutta la Valle d'Aosta, ma se perdere 100 persone a Châtillon è grave, perderne 10 a Rhêmes-Notre-Dame lo è molto di più, perché ne va della vita sociale, economica, del volontariato, della politica (difficoltà nel trovare persone disponibili a candidarsi). E i comuni che non hanno più una massa critica sufficiente di popolazione per garantire una vita alla comunità, sono comuni destinati a morire. La nostra proposta di legge affronta uno degli aspetti che potrebbero invertire il fenomeno, attraverso contributi e defiscalizzazione: una proposta che non ha mai preteso di essere risolutiva del problema, ma che poteva rappresentare, insieme ad altre, uno dei pezzi del puzzle per permettere a chi vive in montagna di restarci e a chi vuole di ritornarci. Al centro della nostra proposta c'è anche l'aspetto culturale: una Valle d'Aosta urbana e urbanizzata è una regione in cui l'autonomia non ha più senso perché diventerebbe come tanti altri territori, senza specificità. Ecco perché avevamo anche pensato di introdurre, nell'ambito del "Chèque montagnard" l'obbligo di frequentare un corso di lingua e cultura francoprovenzale, titsch e töitschu nei comuni walser. Purtroppo, non abbiamo visto proposte alternative dalla maggioranza: questa poteva essere l'occasione di sperimentare delle misure, ma manca il coraggio di innovare. Non votare la nostra proposta è una pugnalata a chi abita in montagna.»

Il dibattito in Aula

Il Consigliere di RV Claudio Restano ha espresso «dubbi sull'applicabilità della norma che hanno determinato il nostro voto di astensione in Commissione. Apprezziamo lo sforzo della Lega che, però, avrebbe potuto presentare un progetto di legge più ambizioso, prevedendo di coordinare il testo con tutti quelli già esistenti sulla valorizzazione del territorio montano. Il relatore ha posto al centro della proposta l'aspetto culturale, noi di Rassemblement Valdôtain crediamo siano altrettanto importanti, per esempio l'agricoltura, il commercio e i servizi. Poniamo dei dubbi sul criterio di definizione di" piccolo comune di montagna" basato esclusivamente sul numero di abitanti e sulla quota. Crediamo la norma debba coordinarsi con quelle già esistenti e soprattutto alla proposta di legge statale all'attenzione del Parlamento sull'istituzione di Zone franche Urbane e zone franche di montagna in Valle d'Aosta che prevedono forme di defiscalizzazione più ampie rispetto a quelle oggi in discussione. Stiamo lavorando su una serie di misure che potremmo proporre anche a breve.»

Per il Consigliere Corrado Jordan (UV), «è necessario che il Consiglio lavori su queste misure per favorire il vivere in montagna, perché la crisi demografica, lo spopolamento, la chiusura di attività sono elementi che vedono coinvolti molti comuni. Situazioni che devono essere affrontate con una visione strategica di lunga durata e non con interventi a spot o limitati. Occorre un approccio complessivo che integri le politiche regionali con quelle statali. Troviamo interessante la proposta del collega Lavy, che presenta proposte operative, che però devono entrare in un processo virtuoso di azioni: i bonus sono utili, ma non sono azioni strutturali. È quindi necessario mettere a fattor comune tutte le iniziative che possono contribuire ad aiutarci a trovare la ricetta corretta. Solo così potremo avere un quadro completo delle opportunità che si possono mettere in campo e integrarsi con tutte le azioni già attuate per favorire i piccoli comuni, come la scuola, gli impianti di sci, la perequazione federalista, le politiche sociali. Sarebbe importante inserire sgravi fiscali ma anche incentivare gli spazi di coworking, gli interventi edilizi, il marketing territoriale, la collaborazione tra enti locali per condividere risorse e progetti comuni.»

«Pur apprezzando il serio sforzo di approfondimento fatto dai colleghi e condividendo molte valutazioni che sono state fatte, riteniamo che il documento avrebbe dovuto avere una impostazione diversa, maggiormente centrata sulle reali necessità delle famiglie - ha commentato la Consigliera Chiara Minelli, annunciando l'astensione del gruppo PCP -. Ravvisiamo nell'impianto normativo alcuni elementi di debolezza che non possono essere sottovalutati come, ad esempio, l'individuazione dei Comuni inseriti nell'elenco dei beneficiari delle misure. La sintesi tra i parametri relativi al numero di abitanti (sotto le 800 unità) e la sede del municipio (al di sopra dei 650 metri), crea una categoria disomogenea tra le varie realtà che non possono essere trattate allo stesso modo. Gli aiuti concreti e il sistema dei servizi dovrebbero privilegiare l'implementazione degli stessi anziché l'erogazione dei contributi. Misure come lo Chèque valdôtain e lo Chèque montagnard e le condizioni stringenti previste per ottenerli (residenza per almeno 10 anni, apprendimento obbligatorio del patois) ci sembrano poco realizzabili dal punto di vista pratico. La riflessione deve essere più ampia e puntare su una gamma di servizi che devono essere garantiti a chi vive i territori di montagna.»

Il Vicecapogruppo dell'UV, Albert Chatrian, ha osservato: «Guardando alle altre realtà montane, ci accorgiamo che il nostro sistema, grazie all'organizzazione, alla cultura di montagna e alle risorse messe in campo, ha "tenuto". Tuttavia occorre fare una riflessione ulteriore perché la sfida più importante del vivere in montagna è quella della qualità della vita, ossia la garanzia di poter contare sull'offerta di servizi 365 giorni all'anno. Vivere in montagna è una scelta di vita importante: attrarre persone a vivere nelle terre alte non lo si può quindi fare solo attraverso bonus o incentivi economici. Vi sono spunti interessanti in questa proposta di legge e tante sono le misure già in atto proprio in virtù del nostro Statuto speciale e della nostra autonomia.»

«Questa proposta di legge si innesta nel solco del pieno spirito autonomistico e, come tutti i tentativi pionieristici, potrà anche avere alcuni elementi critici - ha affermato il Consigliere Simone Perron (Lega VdA) -. Ma oltre alle questioni fiscali, sicuramente importanti, è necessario riconoscere la giusta centralità alla questione identitaria, spesso dimenticata o trattata in maniera generica e nebulosa. Ma chi sono i valdostani oggi? Il testo propone in maniera intelligente e innovativa la realizzazione di un sistema per favorire chi è in grado di integrarsi e creare una comunità, la cui coesione passa inevitabilmente attraverso la conoscenza e l'uso delle lingue locali. Ancora una volta, il nostro partito dimostra una vitalità nel presentare leggi nuove che sanno guardare oltre gli orizzonti utilizzati finora da chi ha governato la Valle d'Aosta negli ultimi anni.»

L'Assessore alle politiche nazionali per la montagna, Luciano Caveri, ha replicato: «Non siamo all'anno zero perché grazie alla nostra autonomia il nostro territorio resta abitato. Pur considerandola interessante, questa proposta ha delle fragilità. I temi che dobbiamo affrontare sono il cambiamento climatico, la transizione energetica, la rivoluzione digitale, la crisi demografica che in Valle d'Aosta si lega al fenomeno dello spopolamento. A questi si aggiunge un'altra questione: i sovraccosti della montagna per garantire servizi essenziali, come la scuola. Oltre a considerare il contesto europeo, dovremo tener conto anche della legge sulla montagna approvata dal Senato: non si tratta di copiarla, ma di utilizzarla per valorizzare le specificità delle Regioni a Statuto speciale e per capire quali competenze saranno attribuite allo Stato. Solo dopo potremo riflettere sul nostro percorso interno. Il quadro è più complesso di quanto sembri: questa proposta può rappresentare l'inizio di un percorso, ma non la sua conclusione.»

Il Presidente della Regione, Renzo Testolin, ha precisato che «il tessuto normativo sull'argomento è molto ampio. Conosciamo le difficoltà dei territori di montagna e da sempre ci siamo occupati di rendere adeguata e fruibile la vita delle popolazioni intervenendo con tutti i supporti possibili anche attraverso una sempre maggiore strutturazione dei servizi. Ci siamo preoccupati della sicurezza della viabilità, dell'infrastrutturazione della fibra ottica che arriverà fino ai villaggi più alti della Valle, del sostegno agli esercizi di vicinato. Abbiamo voluto valorizzare una serie di attività storiche e tradizionali finalizzate a mantenere e a incentivare le opportunità di insediamento. In quest'ottica si inserisce, ad esempio, l'utilizzo delle risorse europee rivolte al mondo agricolo. Continuiamo a sviluppare iniziative anche attraverso gli investimenti sugli impianti di risalita, l'elisoccorso, le valorizzazioni di attività scialpinistiche legate al mondo della randonnée, che possono portare risorse giovani sul territorio. A questo dovranno affiancarsi indicazioni più strutturali che passano attraverso la legge nazionale sulla montagna che dovrà poi essere arricchita con provvedimenti specifici regionali in base alle nostre particolari caratteristiche, sia socioculturali che morfologiche, e poi quella sulla zona franca che ha come obiettivo il rilancio dell'attività nelle nostre zone marginali. Su questa norma, per agevolare nuove opportunità di crescita nei centri più in difficoltà, molto probabilmente, dovrà intervenire la Regione con le risorse proprie per le agevolazioni, soprattutto fiscali, che possano rilanciare nuovi insediamenti produttivi e servizi. Questi indirizzi fanno parte di un progetto generale che mira a potenziare il circolo virtuoso nei confronti delle terre alte che abbiamo già attivato da anni e sul quale continuiamo a porre la massima attenzione, sia a livello regionale che con le dovute interlocuzioni nazionali ed europee.»

Per il Consigliere Christian Ganis (FI), «questa proposta rappresenta il tentativo di affrontare un tema pressante per la Valle d'Aosta che è quello dello spopolamento: un fenomeno che ha ripercussioni significative sull'economia locale, sulla cultura e sulla valorizzazione dei territori. Una proposta che mira a invertire questa tendenza attraverso una serie di misure concrete e mirate, con un'attenzione alle famiglie e al territorio. Seppur rappresenti un passo avanti, emergono alcune problematiche, tra le quali la sostenibilità economica: mettere in pratica queste misure richiede risorse economiche importanti, occorre quindi un approccio più strutturale con azioni politiche di sviluppo territoriale a lungo termine che tengano conto di tutti gli attori coinvolti al fine di raggiungere risultati concreti e duraturi. Partendo dal presupposto che questa proposta di legge poteva anche essere emendata al fine di migliorarla e di renderla più adatta alle esigenze della nostra comunità, noi come gruppo ne apprezziamo il lavoro e per questo motivo la voteremo.»

«Questa proposta di legge non può essere sostenuta - ha annunciato il Capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier -. Ci sono troppe difficoltà sotto l'aspetto finanziario e fiscale ma, soprattutto, ci sembra una forzatura irricevibile quella di imporre la frequenza a un corso di lingua locale entro i primi due anni di residenza. Inoltre ci interroghiamo sul fatto che gli aiuti economici possano incidere nelle scelte di vita delle famiglie. Crediamo invece che i valori su cui puntare siano altri, come ad esempio l'amore della montagna, della cultura, delle tradizioni che non sono monetizzabili.»

SC-LT