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Communiqué n° 354 de 19 juin 2024

Interpellanza sulla promozione del "Percorso tutela" in sanità

 

Nella seduta consiliare del 19 giugno 2024, il gruppo Lega Vallée d'Aoste ha presentato un'interpellanza sulla promozione del "Percorso tutela" in sanità.

«Si tratta di percorsi che tagliano le attese per le prestazioni sanitarie, a tutela degli utenti, che in sostanza garantiscono, se ci sono dei ritardi, di usufruire della prestazione sanitaria anche da privato a spese dell’Usl - ha affermato il Capogruppo Andrea Manfrin -. Tuttavia, questa procedura non ha avuto una grossa diffusione, in parte, a causa della mancanza di conoscenza, in parte, per il mancato accoglimento delle richieste e per le difficoltà burocratiche registrate dagli utenti che si sono rivolti al servizio. Senza contare che, talvolta, le richieste di prestazioni entro tempi ridotti (72 ore) vengono evase dall'Azienda secondo i termini di legge che prevedono tempi di molto superiori (30 giorni). Chiediamo se il Governo abbia intenzione di mettere in campo ogni azione utile per diffondere la conoscenza di questo percorso oltre che di effettuare una verifica sui processi che lo disciplinano, per rendere la procedura più snella e rapida, garantendo l'erogazione dei servizi richiesti

«Nella nostra regione i percorsi di tutela sono già attivi - ha precisato l'Assessore alla sanità, Carlo Marzi -. Il Piano regionale per il governo delle liste d’attesa si è occupato anche di questa materia, demandando all’Azienda Usl la definizione dei percorsi alternativi per le richieste di primo accesso alle prestazioni specialistiche, nei casi in cui si superi il tempo massimo di attesa per la classe di priorità assegnata. L’Azienda ha adottato una specifica procedura di cui è stata data ampia pubblicità, con la distribuzione di materiale informativo e con la pubblicazione sul sito internet regionale. I percorsi, sin dal decreto legislativo 124/1998, sono volti a garantire ai cittadini di poter ottenere le prestazioni sanitarie con il solo pagamento del ticket, anche quando non è possibile che queste siano erogate nei tempi previsti. Dall’approvazione a livello statale, nel 2019, del Piano nazionale governo liste di attesa, le Regioni hanno iniziato a normare i percorsi con proprie discipline. Il recente decreto legge 73/2024 ha però determinato una situazione di incertezza e preoccupazione da parte delle Regioni: emerge infatti la richiesta di un maggiore coinvolgimento da parte del Governo nazionale e la perplessità generale rispetto a disposizioni che le Regioni hanno - almeno in parte - già adottato. Gli uffici competenti dell’Assessorato e dell’Ausl stanno approfondendo le modalità applicative della nuova norma. Sul disegno di legge liste di attesa, nell’ambito dei lavori di conversione già avviati, sono in corso interlocuzioni interregionali e tra Regioni e Ministero, sia a livello tecnico, sia a livello politico

«Prima di riavviare una nuova campagna informativa per diffondere e far conoscere le modalità dei percorsi occorre comprendere come la norma del mese di giugno 2024 sarà resa definitivamente stabile - ha dichiarato l'Assessore -. Sulla base delle nuove disposizioni di legge, sarà possibile aggiornare la procedura aziendale e, conseguentemente, dare diffusione alle nuove disposizioni. È necessario fare chiarezza rispetto a questo tema che purtroppo talvolta vediamo trattato a livello mediatico con superficialità fuorviante. Bisogna spiegare ai cittadini che è opportuno, al momento, astenersi dal decidere in autonomia percorsi di visita legati ad aspettative di rimborso a posteriori, in assenza di disposizioni che disciplinino le casistiche ammissibili e le relative modalità. Non è sufficiente recarsi in una struttura privata anche se accreditata per poi ottenere il rimborso

Il Capogruppo Manfrin ha replicato che «i dati parziali del 2024 indicano che, sulle 404 istanze presentate per il percorso di tutela, ben 136 non sono state accolte. I numeri sono in linea con quelli degli anni passati ed è difficile pensare che si tratti solo di richieste respinte perché le persone, non conoscendo la procedura, non hanno attivato il percorso con le dovute modalità. Crediamo, invece, che le cause principali siano di tipo organizzativo e riguardino le modalità di gestione adottate che creano molti ostacoli alla presentazione delle domande, dovuti alla trafila burocratica e alle lungaggini. Ogni volta che si fa una richiesta per accedere al percorso tutela le tempistiche si dilatano con buona pace del rispetto dei tempi massimi di erogazione della prestazione. Al netto delle questioni legate alle disposizioni nazionali, la Regione può e deve intervenire, non solo per promuovere la conoscenza all'accesso al percorso tutela ma anche per snellire l'iter: è la burocrazia che deve andare incontro alle esigenze del cittadino e non il contrario.»

LT