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Communiqué n° 643 de 20 décembre 2023

Il Consiglio ricorda gli 80 anni della Carta di Chivasso

In apertura dei lavori dell'adunanza convocata il 20 e 21 dicembre

 

Il Consiglio Valle, convocato oggi, mercoledì 20, e domani, giovedì 21 dicembre 2023, si è aperto nel ricordo delll'80° anniversario della Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, firmata a Chivasso il 19 dicembre 1943 da Émile Chanoux e Ernest Page, in rappresentanza della Valle d'Aosta, Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan, Giorgio Peyronel e Mario Rollier, in rappresentanza delle valli valdesi.

Il Presidente Alberto Bertin ha sottolineato che «la Carta di Chivasso, nella sua brevità e chiarezza espositiva, 80 anni fa, indicava la strada da percorrere per uscire dall'oppressione politica, dalla rovina economica, dalla distruzione della cultura locale causata dal regime fascista. I firmatari, uomini legati alla Resistenza, avevano individuato nel federalismo, nell'autonomia e nell'Europa la forma politico-istituzionale che meglio coniugava la salvaguardia dei diritti fondamentali con lo sviluppo sociale e economico delle comunità alpine, a rischio marginalizzazione. Un testo che conserva tutta la sua attualità, fautore ante litteram di uno sviluppo autenticamente sostenibile che guarda alle generazioni future e che dobbiamo fare nostro.»

«Ricordando la Carta di Chivasso e il diritto dei popoli alla autodeterminazione - ha evidenziato il Consigliere Diego Lucianaz (RV) -, voglio ricordare il genocidio che è in atto in un'altra città, dove stiamo assistendo allo sterminio di un popolo in condizioni disumane con una testimonianza diretta di decine di giornalisti uccisi, centinaia di bambini con corpi straziati, medici impegnati a curare corpi martoriati, sterminati con i loro malati. Questo perché in questo Consiglio non ci si dimentichi mai che siamo cittadini del mondo e che questi fatti non dovrebbero mai accadere.»

Il Vicecapogruppo della Lega VdA, Erik Lavy, ha definito la Carta di Chivasso «una pietra miliare della storia delle valli alpine, concepita in una data in cui il futuro dell'Italia e dell'Europa non era ancora pienamente tracciato. Dei principi di questo documento resta ben poco e poco è stato attuato ad esempio per quanto riguarda la conservazione delle lingue locali. Anche sull'Europa europea Émile Chanoux, uno dei firmatari della Carta, preconizzava un regime federale di tipo svizzero e, invece, oggi, l'Ue è tutto fuorché questo. Riprendiamo in mano la Carta e facciamone un esempio da seguire, portando attenzione verso i piccoli popoli.»

Per la Consigliera di PCP, Chiara Minelli, «l'incontro di Chivasso non fu un'iniziativa estemporanea e la Dichiarazione fu il frutto di un lavoro di elaborazione che trovò un valido interlocutore in Valle d'Aosta proprio in Émile Chanoux, che ne diede un giudizio positivo. Se provassimo a guardare con gli occhi di Chanoux la realtà odierna, ci dovremmo chiedere: abbiamo utilizzato la nostra autonomia al meglio? Come vedrebbe Chanoux la gestione del nostro territorio, vedi Cervinia? E cosa direbbe dell'assenza, dopo 75 anni dall'autonomia, di una norma di attuazione sulle concessioni delle acque; del transito di tir fino a situazioni parossistiche o del progetto devastante del vallone Cime Bianche? Come si concilia la visione della partecipazione democratica di Chanoux in un Consiglio che nega la possibilità di fare un referendum consultivo? Abbiamo il dovere di fare una riflessione sullo stato dell'autonomia valdostana oggi e sulle scelte che si compiranno.»

Le Président de la Région, Renzo Testolin, a parlé de «la centralité de cette Déclaration dans la pensée fédéraliste du 20e siècle, qui a été rédigée dans le moment le plus sombre de l'histoire italienne et européenne. Son regard positif, qui animait les représentants des populations alpines, alors comme aujourd'hui, relève toute sa pertinence et nous invite à redécouvrir ses principes et ses valeurs. Un document qui contient l'esprit valdôtain en ce qui concerne, par exemple, l'Union européenne, le respect de l'environnement et des droits de l'homme. Pendant la séance du Sommet du Grand Continent à Saint-Vincent nous avons eu le grand plaisir de remettre une copie de la Charte à tous les participants, représentants du monde politique, académique et des entreprises.»

Il Capogruppo di RV, Stefano Aggravi, ha osservato: «La Carta di Chivasso è sicuramente figlia del suo tempo e proprio per questo voleva superare il principio del "Roma Doma", la forza di uno Stato centralizzatore. Ciò che deve rimanere è la volontà di quei rappresentanti di non subire delle forzate integrazioni e omologazioni imposte da stati totalitari. L'integrazione non avviene nell'omologazione, ma nel rispetto delle varie identità: nelle differenze ci può essere un'integrazione molto più forte perché la natura di ognuno viene rispettata. È questo lo spirito della Dichiarazione di Chivasso ed è ciò che dobbiamo avere a mente pensando al futuro dell'Europa.»

 

SC-LT