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Communiqué n° 90 de 10 février 2022

Il Consiglio Valle commemora il Giorno del Ricordo

Ricorre il 10 febbraio, data della firma del Trattato di pace di Parigi nel 1947

 

A inizio della seconda giornata di lavori, il Consiglio regionale della Valle d'Aosta ha commemorato il Giorno del Ricordo, che ricorre il 10 febbraio, data della firma del Trattato di pace di Parigi nel 1947, e istituito nel 2004 per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

«Oggi - ha sottolineato il Presidente del Consiglio, Alberto Bertin - facciamo memoria di un passato particolarmente cruento come quello della seconda guerra mondiale, scatenata da regimi dittatoriali fondati su ideologie razziste, che hanno distrutto la vita di milioni di persone e che hanno oscurato la cultura europea. Il ricordo non vuole strumentalizzazioni politiche ma solo rispetto per il dramma vissuto nella difficile complessità degli avvenimenti che si consumarono nel territorio di confine dell'Alto Adriatico e ci porta a riflettere sui fenomeni degli esodi forzati della popolazione, ancora oggi attuali. Proprio dal nostro passato, da quanto è stato vissuto, dovremmo rafforzare il nostro senso di solidarietà e di rispetto per l'umanità, che è una delle sue molteplici diversità di popoli, lingue e culture. Dal ricordo, abbiamo il compito di costruire una memoria collettiva basata sui valori di libertà, civiltà e democrazia che prevalgano sul disinteresse, l'indifferenza, la prevaricazione.»

Ricordando «le drammatiche sofferenze di Norma Cossetto, studentessa violentata e gettata nella foiba, la cui storia è stata per anni un tabù e solo nel 2005  il Presidente Ciampi la onora con il merito all'Onore civile», il Capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin, ha osservato: «Questa storia non basta da sola a definire le infinite e ingiustificate violenze cui vennero sottoposti i nostri connazionali, che gli storici indicano essere circa 10mila: persone cadute non perché stessero combattendo, ma solo perché erano italiani, rappresentanti di una terra e di un'identità diversa che i partigiani comunisti sloveni volevano occupare. Altrettanto drammatico è l'esodo di 300 mila persone che furono cacciate dalle loro case, che dovettero lasciare tutto per finire in una terra sconosciuta e lontana che non potevano chiamare casa. Ecco perché nasce questo giorno e perché è importante celebrare oggi il Giorno del Ricordo, nel momento in cui fuoriescono tesi negazioniste, sostenute anche da qualche Assessore: le foibe sono frutto di barbarie che nessun convegno negazionista potrà mai cancellare.»

Il Consigliere Luca Distort (Lega VdA) ha aggiunto: «Il male ha sempre bisogno di un soggetto che lo ospiti e complici che lo assistano. Mi riferisco, poi, a quei macchinatori che si impegnano a negare il crimine commesso, a sviarne la verità e collocano il ricordo delle foibe come "revanchismo fascista". Succede così quando non riesci a sostenere lo sguardo sulla verità, allora la cambi, la confondi, la tradisci, la neghi. Come istituzione abbiamo il dovere di consegnare alle nuove generazioni quanto l'uomo e una ideologia possano essere diabolici. La storia va trattata con coraggio, con rispetto e con rigore, soprattutto quando è scritta con il sangue. Quando una società nega la storia non ha passato, ma soprattutto non ha futuro.»

Per il Consigliere Christian Ganis (Lega VdA), «a essere uccisi furono soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane e tutti coloro che si opposero alla violenza dei partigiani di Tito. È una storia tragica e disumana, a lungo rimasta nel silenzio. La memoria delle vittime delle foibe ancora divide, ma oggi tutte queste vittime devono essere ricordate: perché ricordare è espressione di umanità e segno di civiltà, affinché queste storie non si ripetano più.»

Le Chef de groupe de AV-VdAU, Albert Chatrian, a dit: «Nous célébrons aujourd'hui "il Giorno del Ricordo", institué pour faire mémoire d'une tragédie qui a été oubliée pendant une longue période. A l'intérieur de notre petit parlement nous avons le devoir de préserver la vérité historique d'un drame qui a coûté la vie à de nombreux innocents et a obligé tant de familles à laisser leurs maisons avec leurs sentiments de souffrance. Nous voulons interpréter ce jour comme une sorte d'avertissement que l'histoire nous donne contre les totalitarismes, la discrimination ethnique et sociale. Mais avant tout nous sommes appelés à lutter contre l'indifférence qui très souvent semble affliger notre société. Nous avons le devoir de construire une mémoire collective capable de surmonter les divisions, basée sur les valeurs positives de la démocratie et de la civilisation européenne.»

«La condanna dell'UV è senza se e senza ma - ha detto il Capogruppo dell'UV, Aurelio Marguerettaz -: una condanna contro ogni forma di discriminazione, di violenza, di pulizia etnica, proprio perché siamo una comunità fiera che vuole mantenere le proprie tradizioni e la propria cultura. Abbiamo vissuto sulla nostra pelle le violenze nazifasciste che hanno cercato di annientare la nostra piccola comunità, ma la condanna non deve essere condizionata dal nostro passato: come istituzioni dobbiamo fare uno sforzo in più, perché la condanna deve essere universale, a prescindere dalla vicinanza e dal vissuto, perché le violenze compiute lontano da noi non sono meno violente, e la tragedia delle foibe è stata terribile. Oggi ci sono ancora popoli che stanno soffrendo, che sono perseguitati: il ricordo deve farci fare un passo avanti, per ispirare le nostre azioni del futuro.»

La Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz, ha precisato che «è necessario ribadire l'importanza di questo Giorno come monito sulle degenerazioni degli estremismi ideologici e dei totalitarismi. Spesso viene riportata una visione parziale e distorta di quanto accadde sul confine orientale, sovrapponendo le "foibe" e l'"esodo". Dalle ricostruzioni è stato amputato il continuo e violento spostamento a est del confine italiano, cominciato con la prima guerra mondiale, portato avanti dal regime fascista e culminato con l'invasione italo-tedesca della Jugoslavia. I crimini commessi in questo periodo (stragi, deportazioni, internamenti, ...) sono un enorme non detto e la rimozione alimenta la falsa credenza negli "italiani brava gente". In quel periodo furono portate avanti politiche di italianizzazione con azioni aggressive contro le minoranze che rifiutavano di adeguarsi. Noi valdostani sappiamo bene cosa vuol dire tutto questo e ci battiamo da sempre per il nostro particolarismo. Questa giornata è importante per condannare ogni forma di odio che genera violenza. Dobbiamo restare custodi attenti e determinati perché le nostre libertà continuino a essere difese. Restiamo uniti per condannare tutte le violenze.»

Il Vicecapogruppo di FP-PD, Andrea Padovani, ha sottolineato: «Nel celebrare il Giorno del Ricordo è importante premettere che ogni singola vittima merita rispetto, ma usare questa ricorrenza per fare propaganda anti anti-fascista è cattiva memoria e non rispetta le vittime vere. La modalità con cui certa politica affronta questo Giorno rischia di far passare i fascisti per vittime e tutte le vittime per fascisti. Bisogna ricordare il contesto storico e geopolitico di quel periodo in cui, con il regime fascista, le popolazioni slave furono sottoposte a un'italianizzazione forzata e a soprusi come l'imposizione della lingua italiana nei luoghi pubblici, l'italianizzazione dei cognomi e dei toponimi, deportazione nei lager e fucilazioni di massa. Tutte pratiche utilizzate anche nella nostra regione. Non voglio, con questo, dimenticare la vicenda dell'esodo istriano-dalmata che non fu conseguenza dell'infoibamento. Bollare tutto questo come l'Auschwitz italiana è una provocazione meschina. Il paragone storico con la Shoa non regge. Questo non significa negare la sofferenza delle vittime e delle loro famiglie che non meritano strumentalizzazioni politiche.»

«Sono passati quasi vent’anni dalla prima celebrazione del Giorno del Ricordo - ha detto il Presidente della Regione, Erik Lavevaz, in conclusione della celebrazione -: credo sia ormai tempo di lasciare da parte le strumentalizzazioni politiche che purtroppo ancora caratterizzano questa commemorazione. Noi valdostani sappiamo quanto possa essere articolato e complesso il sentimento di appartenenza, così come il legame a una terra: il Giorno del Ricordo ci invita ad abbracciare questa complessità, senza cedere a semplificazioni e rispettando le storie del nostro passato. Le vicende del confine orientale dell’Italia sono articolate e segnate da contese e sofferenze; sono dinamiche iniziate ben prima dei drammatici fatti avvenuti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Oggi commemoriamo un momento doloroso della storia italiana: doloroso per le popolazioni, per le singole vittime e per le loro famiglie. Per questo è indispensabile evitare dibattiti che sono fuori dal tempo e fanno torto proprio alle persone uccise e gettate nelle foibe e ai profughi giuliano-dalmati che non furono di destra o di sinistra, ma le ennesime vittime dei nazionalismi che hanno dilaniato il mondo nel secolo scorso. Questo dobbiamo fare oggi: ricordare e far capire, soprattutto alle giovani generazioni, in un momento in cui non così lontano da noi si alzano ancora venti di guerra e di invasioni che credevamo di aver lasciato al passato. Dobbiamo evitare l’oblio e la strumentalizzazione e diffondere la conoscenza, unico antidoto contro i negazionismi.»

 

SC-LT