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Communiqué n° 566 de 6 octobre 2021

Approvato un disegno di legge in materia di operazioni societarie della CVA

Seduta consiliare del 6 ottobre 2021

 

Il Consiglio Valle, nella seduta del 6 ottobre 2021, ha approvato con 33 voti a favore e due astensioni (Consigliere Minelli e Erika Guichardaz) un disegno di legge che contiene disposizioni in materia di operazioni societarie della Compagnia Valdostana delle Acque Spa. Il provvedimento è stato iscritto in Aula in via d'urgenza.

Il testo di legge, presentato dalla Giunta regionale l'8 settembre scorso, si compone di 4 articoli che, definendo la transizione energetica quale obiettivo strategico per lo sviluppo del territorio valdostano, sono volti ad autorizzare la Compagnia Valdostana delle Acque, a porre in essere tutte le attività finalizzate all’emissione di due prestiti obbligazionari quotati in un mercato regolamentato, di cui uno tramite lo strumento del collocamento privato per un importo di 50 milioni di euro e l’altro con un bond destinato al mercato, riservato a investitori istituzionali, per un importo massimo pari a 450 milioni di euro.

Il Presidente della quarta Commissione, Giulio Grosjacques (UV), ha relazionato all'Aula: «Il disegno di legge nasce dall'esigenza manifestata dalla CVA, con l'obiettivo da un lato di fornire adeguata copertura finanziaria al Piano strategico 2021-2025 dell'azienda e dall'altro di riarticolare le fonti di finanziamento del gruppo CVA al fine di diversificare l'approvvigionamento finanziario, ad oggi esclusivamente di natura bancaria. Tutto questo per consentire a CVA, sulla quale la Regione intende mantenere il controllo pubblico in virtù del ruolo strategico detenuto dalla stessa nel settore della produzione e distribuzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, di ridurre l'indebitamento bancario sostituendolo con uno strumento i cui costi saranno inferiori rispetto agli oneri attualmente sostenuti e altresì per finanziare le sei priorità previste nel Piano Strategico 2021-2025 che ha in realtà un orizzonte temporale che si proietta agli anni 2029-2030 nel corso dei quali, se non interverranno provvedimenti legislativi statali o l'approvazione della norma di attuazione attualmente in fase di esame da parte dei competenti Ministeri, verranno rispettivamente a scadere le concessioni di derivazione e quelle relative alla rete di distribuzione dell'energia: diventa quindi fondamentale fornire all'azienda tutti gli strumenti utili a poter consolidare il proprio ruolo tra i principali produttori di energia da fonti rinnovabili in Italia e poter affrontare con la necessaria solidità le sfide che potranno presentarsi negli anni a venire, in primis quella delle gare per i rinnovi delle concessioni.»

«Siamo all'alba del decennio che porterà alla transizione energetica - ha proseguito Grosjacques -, con obiettivi approvati da tutti gli Stati membri dell'Unione europea che porteranno entro il 2030 alla riduzione delle emissioni di C02 nell'atmosfera di oltre il 50% e una preponderanza delle fonti rinnovabili rispetto al totale dell'energia prodotta: questa crescita delle rinnovabili avverrà in modo particolare per quanto riguarda l'eolico e il fotovoltaico mentre sull'idroelettrico la crescita sarà minima, essendo la fonte ampiamente sfruttata. Attraverso questo disegno di legge consentiremo a CVA di strutturarsi in modo adeguato dal punto di vista finanziario, allo scopo di valutare e possibilmente cogliere tutte le opportunità che il mercato delle rinnovabili offrirà nel prossimo periodo provvedendo nello stesso tempo, attraverso operazioni di revamping delle centrali, a migliorare le condizioni di sicurezza e di performance degli impianti, aumentandone le prestazioni in termini di produttività energetica con una sempre maggiore attenzione alla salvaguardia dell'impatto ambientale e ai deflussi nei corsi d'acqua sui quali insistono gli impianti di produzione.»

L'Assessore alle società partecipate, Luciano Caveri, ha aggiunto che «la transizione energetica non sarà facile ma CVA è nel posto giusto nel momento giusto: anni fa non c'era questa coscienza green. Quelli messi in campo oggi, sono investimenti necessari che rafforzano la potenza di fuoco di CVA e che andranno ad aggiungersi ad altre iniziative legislative e alle necessarie norme di attuazione sulle concessioni idroelettriche in scadenza. Questo è quindi un atto significativo che consente a CVA di risparmiare nell'approvvigionamento del credito, sapendo che nel Piano strategico esiste una logica di costruzione di nuovi impianti fuori Valle ma soprattutto la modernizzazione di due centrali quasi centenarie che sono Chavonne e Hône 2.»

La Consigliera Chiara Minelli (PCP) ha parlato di «un'ambiguità di fondo sul ruolo di CVA emersa già nel primo decennio del Duemila e non del tutto risolta. In questo senso, occorre definire la vera mission di CVA e ci sono due opzioni: la prima, una CVA quale società strumentale della Regione per valorizzare il patrimonio regionale fatto di acque e impianti idroelettrici e ricavarne benefici per la comunità; ma soprattutto quale strumento di autonomia energetica e uscita dall'utilizzo combustibili fossili. La seconda opzione vede invece la CVA operare per essere azienda leader nazionale nella produzione di energia da fonti rinnovabili, investendo in grandi impianti fuori Valle, ricercando alleanze con altri gruppi e eventualmente quotandosi in borsa. Questa seconda opzione alimenta, a mio avviso, questo testo di legge. In effetti, la Regione non ha compiuto una chiara e precisa scelta tra le due alternative; infatti le scelte per la CVA dalla metà di questo decennio sono state praticate soprattutto dai vertici aziendali, non tanto dalla politica regionale; e la dirigenza è andata nella direzione della seconda opzione. Una visione prettamente imprenditoriale è del tutto legittima, ma seguendola si accantona il fatto che nel corso del 2019 la politica valdostana ha imboccato una strada che non combacia con quella strategia: mi riferisco alla strada della norma di attuazione dello Statuto, volta alla riassegnazione diretta delle concessioni di grandi derivazioni senza gara. Ma questa strada non può riguardare una grande impresa che opera sul mercato nazionale in competizione con altre imprese: se la logica è quella del mercato, non ci può essere una deroga alle gare per la Valle d'Aosta. Occorre valutare bene, si corre un rischio. In base a quanto emerso da precedenti audizioni del professor Florenzano, c'è una terza alternativa, che prevede una cessione di parti di CVA, creando due società distinte: una CVA ente strumentale della Regione che opera in ambito locale per l'autonomia energetica e la strategia Fossil fuel free; una seconda CVA che opera sul mercato nazionale e internazionale con la logica del profitto e della concorrenza. Questo testo di legge, così come formulato, non è quindi accettabile, almeno finché non si chiarisca fino in fondo l'obiettivo che la Regione vuole perseguire e che norma di attuazione si vuole portare a casa.»

Il Consigliere di PlA, Augusto Rollandin, ha evidenziato: «Con questo provvedimento stiamo sostenendo un intervento volto a far operare con ancora più incisività la società per eccellenza della Valle d'Aosta, la CVA, che solamente quest'anno ha versato alle casse regionali circa 40 milioni di euro. Si è giunti a questo testo di legge dopo una discussione proficua e animata; è una norma lineare, che non lascia spazio a fraintendimenti e va incontro alle esigenze della nostra comunità, in un'ottica di nuovi benefici. Conosciamo bene le difficoltà della CVA: riguardo alla scadenza delle concessioni, abbiamo lavorato a lungo per ottenere una norma di attuazione che andasse di pari passo a quella del Trentino, ma il concomitante termine della Commissione Paritetica ha bloccato l'iter. Approvare il disegno di legge non significa tradire le origini della CVA, dapprima incentrata sulle acque e ora pronta all'evoluzione di questi ultimi anni, operando in altri settori oltre all'idroelettrico; significa permettere alla CVA di lavorare ancora meglio sul territorio. Ma è necessaria un'accelerazione: basta perdere tempo.»

«Questo provvedimento è l'applicazione del Testo unico delle società partecipate - ha osservato il Consigliere della Lega VdA Stefano Aggravi -, sul quale il Consiglio si deve esprimere: si tratta quindi di adempiere a un obbligo formale e sostanziale di una norma. Se oggi la CVA si è data quel piano industriale è perché nel passato si è scelto di non scegliere: oggi, quindi, la CVA si deve corazzare per la sua sopravvivenza stessa. Non facciamo ideologia su scelte che oggi dobbiamo fare e che hanno due obiettivi: la valorizzazione di una partecipazione pubblica e la sopravvivenza di una società che ha un'importanza strategica per la Valle d'Aosta. Faccio appello al Presidente della quarta Commissione affinché si possa riaprire una discussione e fare tesoro del lavoro fatto fino ad oggi - anche attraverso la Commissione speciale istituita nel passato - per capire cosa si vuole per il futuro di CVA. Visto che vi sono tanti programmi - di governo, degli autonomisti, del PCP - sono curioso di capire se vi sia una coincidenza tra di voi e se vi sia la volontà di addivenire a una soluzione su questa tematica. Vorrei anche capire verso quale lido ci sta portando la norma di attuazione, sapendo che la norma di attuazione non è la tachipirina che si compra in farmacia, ma è frutto di un processo complicato che deve passare attraverso un accordo pattizio con lo Stato. CVA non è una società in house, è una partecipata e mi auguro che nessuno la obblighi a fare scelte che è l'ente pubblico che deve fare e non un'azienda che opera su di un mercato regolamentato e che deve seguire le regole di un buon imprenditore.»

«Noi oggi siamo chiamati a votare o meno un'autorizzazione a procedere con dei bond, con un ricorso al mercato tramite indebitamento - ha puntualizzato il Consigliere Simone Perron (Lega VdA) -. Va tenuta ben chiara una triplice finalità: il potenziamento dell'azienda sia in caso che la norma di attuazione vada a buon fine, sia che questo non avvenga; una modalità di ristrutturare finanziariamente il proprio debito. Mettere i bastoni tra le ruote a processi di questo tipo è paradossale. Se vogliamo realizzare obiettivi sfidanti verso cui il mondo sta andando, dobbiamo avere aziende che siano in grado di farlo, anche sul mercato. Se questi sono gli obiettivi, questa è la strada e dobbiamo dare alle nostre aziende gli strumenti per poter operare.»

Per il Capogruppo di AV-SA, Albert Chatrian, «sostenere questa legge è una scelta obbligata, perché senza questa autorizzazione si fa del male alla società e di conseguenza alla collettività valdostana. Stiamo parlando di uno strumento che permette alla nostra regione di affrontare le sfide future e alla nostra azienda di essere competitiva, di cogliere tutte le opportunità che il mercato delle rinnovabili offrirà. Importante ribadire che la Regione, per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali in materia ambientale, conferma la strategicità di CVA e l'intenzione di mantenerne il controllo. Il fatto che ieri in Commissione questo atto sia stato approvato convintamente all'unanimità sta a indicare che il percorso effettuato sinora tiene conto delle esigenze della CVA, una società che ha dato, sta dando e potrà dare a tutta la comunità l'opportunità di una crescita equa, compatibile per quanto attiene le questioni ambientali, con ricadute estremamente importanti dal punto di vista economico e finanziario e sociale.»

L'Assessore Caveri ha replicato: «CVA non è ideologia, CVA deve fare profitto: non esiste da nessuna parte al mondo che una società pubblica debba fare beneficienza, se fosse così dovremmo chiuderla. Immaginare qualcosa di diverso, stupisce. Certo è che più è florida CVA e più la Valle d'Aosta ci guadagna: più posti di lavoro, più tutela del territorio. Ritengo quindi che si debba fare in modo che CVA sia una società che opera sul mercato con quelle logiche che tutti condividiamo, ossia un'azienda che opera non solamente in una logica redditizia, ma che ha la capacità di essere rispettosa del territorio e della comunità valdostana.»

 

SC-MM