Oggetto del Consiglio n. 292 del 30 ottobre 1973 - Resoconto
OGGETTO N. 292/73 - Mozione: "Problemi attinenti all'oasi di protezione della fauna nella zona di fondovalle della Valsavaranche e provvedimenti relativi". (Approvazione di ordine del giorno)
Dolchi (Presidente) - La parola al Consigliere Chabod per l'illustrazione della mozione.
Chabod (DC) - Visto che abbiamo concordato un ordine del giorno, non so se tutti gli altri Consiglieri hanno già avuto la copia o meno, ad ogni modo gliela faremo avere.
Questa mozione si è resa necessaria perché purtroppo le popolazioni di Valsavaranche, i proprietari, residenti, trovandosi davanti una cartina del parco, che è l'ultima cartina uscita adesso, veniva a trovarsi inclusa nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Io non so se il Presidente ha già visto questa cartina; io penso di sì, è una cartina che veramente fa paura, perché porterebbe i vecchi confini, cioè quelli del 1923 a Chevrère, dove allora, quando hanno istituito il parco, li avevano già messi. Allora facendo questa mozione, questo ordine del giorno, vorremmo pregare il Presidente della Giunta, la Giunta di fare pressione verso il Parco Nazionale Gran Paradiso, l'amministrazione del Parco per poter far modificare tutte queste cartine, perché, se non le modificano, queste girano in tutto il mondo, siccome loro ne hanno già messe fuori un bel po', far togliere anche quelle cartine che hanno messo ai confini del parco.
Volevo parlare anche della questione del regolamento, siccome la Presidenza della Giunta aveva ricevuto un regolamento il 22 luglio 1972, che dovrebbe essere approvato, non so, dalla Giunta, dal Consiglio regionale, questo regolamento, allora vorrei pregare il Presidente del Consiglio di portare un po' presto in Consiglio perché è una cosa che riguarda tutto il comprensorio del Parco, non solo la Valsavarenche, e sarebbe bene, prima, di farne avere una copia a tutti i Sindaci, perché è una cosa molto importante che ci interessa veramente.
Sulla questione dell'oasi di protezione, oggi, non vogliamo entrare in merito, perché avremo tempo in un secondo tempo di discuterne, perché, con l'oasi, io penso che la popolazione di Valsavaranche, ha un certo danno, anche con l'oasi, perché questi animali mangiano le loro proprietà, non hanno più la possibilità di andare a caccia.
Comunque, di questo qui ne riparleremo in un secondo tempo.
L'ordine del giorno che abbiamo concordato dice: "invita i rappresentanti della Regione Valle d'Aosta del Consiglio di amministrazione dell'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso a proporre al Consiglio di amministrazione di ordinare la immediata rimozione delle cartine geografiche di cui si tratta.
2°) la direzione del Parco a voler provvedere alla ristampa delle cartine geografiche nella quale risultino... questi precedenti confini che pongono la Valsavaranche fuori dal comprensorio del Parco.
Come tutti potete capire, la preoccupazione degli abitanti e dei proprietari dei terreni, sarebbe veramente il colmo arrivare nel 1973, trovarsi una bella mattina, uno si alza, non è più proprietario dei suoi terreni, dove tutti gli antenati, tutti i vecchi hanno sempre difeso, lavorato, a un bel momento uno si troverebbe lì con un pugno di mosche in mano.
Io faccio appello alla Giunta, al Presidente della Giunta, a tutto il Consiglio di voler votare questo ordine del giorno e votarlo con calore perché è una questione proprio che ha bisogno di tutta la solidarietà del Consiglio.
Dolchi (Presidente) - La parola al Consigliere Manganoni.
Manganoni (PCI) - Ora che il Parco rappresenti un patrimonio di un valore immenso, che noi dobbiamo tutelare e difendere, io penso che nessuno lo metta in dubbio.
Quindi sia molto chiaro questo, che questa nostra posizione non è contro il Parco, contro la selvaggina preziosa che vi è conservata, ecc., no, noi siamo dei difensori del Parco, però dobbiamo prendere delle posizioni quando la direzione del Parco va oltre i limiti che noi giudichiamo ragionevoli.
Io sono stato, l'estate scorsa, sia al Rifugio Sella che al Rifugio Vittorio Emanuele; ho parlato con molti stranieri, quelli che parlano francese, quelli che parlano tedesco, comunque svizzeri, francesi, anche dei tedeschi che parlano francese, anche degli italiani, i quali di fronte alla natura, come dovrebbe essere perché l'uomo sta distruggendo e massacrando, non sapevano come esprimere il loro compiacimento, le loro lodi, alla Regione Valle d'Aosta, al Parco, nell'aver conservato questo prezioso patrimonio, patrimonio non solo di stambecchi, ma anche di natura, io vi parlo dei due rifugi che si trovano a 1700 metri, non della Valsavaranche.
Ora, quindi, penso che su questo siamo tutti d'accordo, e ripeto, penso necessaria questa premessa, perché io ho assistito a delle conferenze del Parco ecc... dove si descrivono i valdostani come i soliti bracconieri, quelli che distruggono tutto, che massacrano tutto, che non sanno apprezzare i valori, ecc...
Io penso che questo sia necessario.
Fatto questo, questa premessa, io giudico che è altrettanto necessario non solo tutelare la natura dalla distruzione, ma tutelare i diritti e gli interessi dell'uomo che vive in questo ambiente, dell'uomo che mantiene la vita, le caratteristiche di questo ambiente, dell'uomo che ne impedisce la degradazione, e questo uomo è il montanaro che vive in queste zone, nelle valli di Rhêmes, di Cogne, Valsavaranche, ecc... rimanendo alla zona della Valle d'Aosta.
Ora, con l'improvvisa decisione del Parco di spostare le paline, ne derivano... io mi limito a esaminare due aspetti, problema della caccia e problema urbanistico.
I problemi della caccia: ed io qui sono anche d'accordo con il Parco, perché noi sappiamo che in quel budello della Valsavaranche avvenivano dei massacri, non da parte dei cacciatori locali che hanno ancora conservato quel senso sportivo della caccia, ma di gente che veniva da fuori, che si fermava sulla strada, sulla strada regionale, che apriva gli sportelli della macchina e della macchina puntava quelle armi, quei fucili, coi cannocchiali e dalla macchina sparava ai camosci; i quali pascolavano al limite delle paline e dato che i camosci, se anche sono del Parco, non sanno leggere e non vedono quanto c'è scritto sulla palina, scendevano al di sotto della palina ed allora era un massacro; perché tutti assieme sparavano.
Quindi, questo limite, questa proibizione a questo massacro, a me è positivo, e qui penso di riflettere anche l'opinione della popolazione della zona; la quale non è molto preoccupata della questione della caccia, che dice "a no import pa tant le tzamos", ma la gente è preoccupata delle conseguenze e dei limiti urbanistici che ne conseguiranno.
Ora noi sappiamo che nel Parco non si può, non dico costruire delle case, impianti di risalita, che so io, non si può neanche smuovere teoricamente, teoricamente non si potrebbe smuovere una palata di terra senza la preventiva autorizzazione del Parco.
Ora, io faccio parte di un Consorzio di Rhêmes-Saint-Georges, che è entrato nel Parco per circa 800 metri di una strada interpoderale per raggiungere l'alpeggio di St-Promenty, che aveva le baite che crollavano, e se non c'è la strada non puoi trasportare il materiale, non puoi riparare le baite, ebbene, il Parco ha minacciato la denuncia del consorzio, che ha fatto, osservate, questa strada senza sparare una mina, si tratta di sbancamento in terra, in un tratto di bosco, senza sparare una mina, senza fare un'opera, un muro, quindi non ha modificato la natura, ebbene minaccia di denuncia la Magistratura, mentre al Nivolet, sulla strada del Nivolet, dove si sta massacrando anche parte del paesaggio, andate a vedere quei larici magnifici che c'erano che con le mine, ormai sono tutti morti, stanno seccando, perché hanno distrutto anche quelli, ebbene, lì tutto è lecito, e allora la gente dice: ma come lì si può massacrare tutto, sparare mine, lì è lecito, il povero contadino che si fa alcune centinaia di metri di strada interpoderale di piste per poter arrivare lassù con i mezzi per riparare la baita che crolla, no, quello bisogna denunciarlo alla magistratura. Ora questi sono degli eccessi del Parco, vero, che la popolazione locale, di cui in questo caso, assieme al Consigliere Chabod, ci facciamo portavoce... giustamente reagisce e non tollera.
Quindi, io dicevo, la parte che preoccupa è la parte urbanistica; perché se la Valsavaranche viene a fare parte integrante del Parco, le potestà urbanistiche non sono più del Comune, cioè i piani regolatori, i piani di fabbricazione non sono più di competenza del Comune, ma passano di competenza del Parco, ciò che vuol dire che nella Valsavaranche non si farà più niente, né una strada, stradicciola, interpoderale, né una riparazione di una casa, quindi si condanna praticamente alla morte una intera vallata.
E questo sarebbe un altro colpo al patrimonio etnico-morale economico di un altro lembo della nostra Valle di Aosta.
La Regione sta facendo degli sforzi, spende delle cifre rilevanti, ma dovrebbe essere più rilevante ancora per aiutare i nostri agricoltori per mantenere il verde della Valle.
Qui si fa tutto, si obbliga la gente ad abbandonare le proprie case per scappare.
Ora, io mi chiedo, la direzione del Parco giudica nell'interesse del Parco di esacerbare questa popolazione, giudica nell'interesse del Parco creare questo clima di astio, di diffidenza da parte dei montanari nei confronti del Parco, di creare questo conflitto tra Parco e popolazione.
Io penso di no, perché è solo con la collaborazione dell'uomo che vive in quell'ambiente che il Parco potrà mantenersi, ma se dovesse esasperare questa popolazione, la quale ha molti modi di reagire, e fino adesso non è mai ricorsa a quei modi, diamone atto a questi montanari, però potrebbe domani ricorrere, ed allora forse il Parco se ne pentirebbe, e non sarebbe un danno solo per il Parco, ma per tutta la fauna che oggi vive nel Parco.
Per il Parco, io penso che sarebbe molto meglio per il Parco di collaborare con la popolazione e di non esacerbarla.
Ora vi è un altro pericolo, pericolo della legge che si sta discutendo alle Commissioni legislative al Senato e alla Camera, sui parchi nazionali, dove si prevede l'istituzione del pre-parco, quindi al di fuori degli attuali confini del Parco, e anche lì vi saranno limitazioni, non solo di caccia, su cui possiamo essere d'accordo, ma limitazioni urbanistiche.
Ora sulle limitazioni urbanistiche, noi siamo d'accordo che non si facciano dei condomini; però non siamo d'accordo che un montanaro non possa ripararsi la propria casa che sta crollando e lì non siamo più d'accordo.
Questi sono gli eccessi del Parco e allora, anche in previsione di questo, io mi chiedo se la Giunta regionale non giudica opportuno suggerire al Comitato Caccia, d'accordo, con i sindaci della zona, di creare già in queste zone che noi prevediamo che faranno parte del pre-parco, cioè tutte le zone confinanti nel Parco, qui nella Valle d'Aosta, delle oasi di protezione; ma crearle in tempo, non dopo, perché dopo sarà tardi, in modo che noi potremo dire: la Regione e i Comuni già hanno provveduto a tutelare la fauna; però badate, facciamo presto e non arriviamo in ritardo.
Questa è una proposta che le faccio, ed invito la Giunta ed il Consiglio a riflettere su questo, e io ho qui una delibera, e su questo io vorrei attirare l'attenzione del Consiglio, del Comune di Introd dell'anno 1923, non ve la leggo tutta per non affliggervi, il quale, alla proposta del Parco di spostare il confine fino alla frazione Buillet di Introd, quindi i propositi del Parco già allora non si limitavano alla Valsavaranche, ma anche nella Val di Rhêmes volevano portare i confini al Buillet, e questa delibera del Consiglio comunale ne fa fede, e qui protesta contro tale arbitraria delimitazione, già il Consiglio comunale di Introd, nel 1923, non solo, aggiunge: questo consiglio comunale di Introd, pur ammettendo che debba essere conservata, e quindi protetta la razza dello stambecco, quindi già allora mettevano la necessità di proteggere lo stambecco, è diventata una specialità ecc. ecc., tuttavia di fronte a queste nuove delimitazioni che vengono a menomare, in modo così sensibile il suo patrimonio, e diminuirne eccezionalmente il valore e limitarne il godimento, delibera di richiedere che vengano mantenuti come consigli del Parco Nazionale del Gran Paradiso, i confini dell'antica riserva reale, cioè già allora, 50 anni fa, i nostri amministratori comunali si trovavano di fronte alle prepotenze del Parco, non parlo in fatto di tutela e di forma, su cui sono d'accordo, ma sempre per ragioni urbanistiche. Già allora i nostri vecchi, i nostri amministratori di quei Comuni protestavano e quindi io penso che sia giusto, che sia legittimo oggi, sia doveroso da parte del Consiglio, di seguire la stessa linea.
E aggiungeva, osservate, al punto 3, che le foreste comunali, site nel comprensorio del Parco possono essere sfruttate senza alcuna restrizione per il passato, ebbene oggi, non potete fare, nel comprensorio del Parco, le strade forestali che sono degli sbancamenti che non modificano lo stato della natura, ebbene, oggi, se ne impedisce lo sfruttamento perché se ne impedisce la costruzione di queste strade forestali previste dal piano di sfruttamento fatto elaborare dalla Regione; non solo, ma io ho qui la copia di un'interpellanza presentata al Ministro dell'agricoltura, dove alcuni parlamentari chiedevano la situazione del Parco, la questione della Valsavaranche.
La risposta del Ministro dell'Agricoltura e Foreste, all'interrogazione postagli da un gruppo di deputati dice questo, risponde il Ministro "le introflessioni del confine del Parco nazionale del Gran Paradiso in località Val Piantonetto e Valsavaranche sono state istituite dal 1925 a titolo di esperimento da questo Ministero su proposta di un'apposita commissione", e dice sotto, aggiunge "in data 26 luglio 1968 lo stesso Consiglio di amministrazione ha delegato il proprio presidente a prendere i primi contatti con le autorità locali della Valle d'Aosta e del Canavese".
Ora, io chiedo alle autorità locali, in questo caso alla Giunta, il Parco, prima di prendere questa decisione, ha sentito le autorità regionali, le autorità locali, come dalla risposta del Ministro? Se le ha sentite, ed allora io invito la Giunta a tener presente questo fatto ed a dire ai signori della direzione del Parco che, contrariamente alle direttive del Ministro dell'Agricoltura, il quale dice "prima, voi del Parco, sentite le autorità locali", loro arbitrariamente hanno spostato il confine del Parco, senza sentire le autorità locali come ha detto il Ministro.
Ora, io non ripeto quanto ha detto Chabod, però la questione che è grave è quella delle cartine distribuite dal Parco dove arbitrariamente il confine del Parco, nella Valsavaranche, è già stato tracciato sulle cartine, io penso che Chabod le abbia, a Chevrère, quindi per il Parco è un fatto compiuto.
Ecco, perché ci allarma questa situazione, ed allora io penso che sia necessaria, da parte della Regione, perché i sindaci, purtroppo, di fronte al Parco contano poco; noi sappiamo dove arriva, e quindi ci ha permesso di dire le cose come sono, l'arroganza e la prepotenza di alcuni signori, trattando con gli amministratori locali, per loro il sindaco conta zero, non viene mai sentito, quando si permette di sollevare alcune richieste o gli si risponde in un modo scorretto o lo si ignora; tenuto conto di questa situazione aggiungo: i rappresentanti della Valle d'Aosta in seno al Consiglio di amministrazione del Parco purtroppo sono sempre in minoranza e non sono ascoltati per quanto è necessario, e la Regione con la sua autorità, che non è certo a livello di quello di un sindaco di un povero Comune di quella zona, intervengo energicamente in tutela, a tutelare gli interessi di queste popolazioni.
Ora, sia chiaro, noi non chiediamo alla Giunta l'impossibile, perché sappiamo qual è l'intransigenza di questi signori, però chiediamo alla Giunta di voler intervenire. Io mi riferisco ad una riunione avvenuta, mi pare un paio di anni fa, dopo che a Torino, per la prima volta, in una riunione pubblica, alcuni rappresentanti della Valle d'Aosta hanno detto ai rappresentanti del Parco quello che andava detto e mi ricordo che c'era ancora l'Assessore Rollandoz, che era della zona e che conosceva profondamente il problema, si è avuta una riunione qui in sede, nella Regione, mi pare nella sala della Giunta o del Consiglio, dove era rappresentata la Giunta, erano rappresentati alcuni sindaci, mi pare, non so se c'erano tutti, vi era un Consigliere regionale e vi erano i rappresentanti del Parco, è stato un primo abboccamento che non ha concluso molto, però è stato detto: ci rivedremo.
Beh, io non so se ci si è rivisti, comunque io, che avevo partecipato a quella riunione, non sono stato più convocato, né invitato alla riunione.
Pertanto, io non ribadisco quanto ha detto Chabod, perché questo ordine del giorno è stato concordato, chiederei però al Presidente della Giunta un impegno, nel caso che di tentativi dei rappresentanti della Regione Valle d'Aosta in seno al Consiglio di amministrazione non ottengano i risultati che noi ci proponiamo, cioè di far recedere la direzione del Parco dalle sue decisioni, che in questo caso la Giunta, il Presidente della Giunta si facciano promotori di un incontro che dovrebbe essere la prosecuzione di quello che abbiamo già avuto, e che si veda di discutere e di parlare con questi signori, con la presenza naturalmente dei nostri rappresentanti in quella riunione, convocazione che io invito al Presidente della Giunta che ci siano i sindaci, i Consiglieri del Parco, eventualmente la Giunta e possibilmente i Consiglieri regionali della zona che questo problema lo vivono, no?
Questo nel caso che al punto 1 dell'ordine del giorno, cioè gli scopi che ci si prefigge, non vengano raggiunti, in modo che si intavoli una discussione e che si parli con questi signori del Parco; io spero che la Giunta, l'Amministrazione regionale, con il suo peso che supera quello dei comuni, possa trovare un modo ... con questi signori del Parco, in modo da non inasprire ulteriormente i rapporti già troppo tesi fra la popolazione e la direzione del Parco.
Andrione (UV) - Due brevi questioni: una mozione d'ordine, e io chiederei al Presidente del Consiglio, dopo questo argomento, di rimandare a domani pomeriggio gli altri due argomenti che rimangono all'ordine del giorno, e questa prima questione, come mozione d'ordine e seconda questione, quella di merito, relativa all'ordine che anche noi avevamo firmato, per dire che sentimentalmente siamo perfettamente d'accordo con quanto hanno detto Manganoni e Chabod. Vorremmo ancora, però, precisare alcune cose che ci sembrano fondamentali, e cioè, primo, che casi di protezione della selvaggina, per la quale siamo favorevoli all'estensione delle protezioni faunistiche, al fondo della Valsavaranche, non significa estensione della legislazione del Parco, al fondo valle della Valsavaranche, che per dette estensione ci vorrebbe una legge nazionale, che per di più, in qualsiasi paese civile, e cito solo il caso della Vanoise in Francia che confina con il Parco del Gran Paradiso, si tiene conto delle popolazioni inserite all'interno del Parco, che non è possibile fare dei tagli di questo genere, senza, o per lo meno, facendo finta di trattare l'argomento, senza sapere che vi sono ancora delle valli abitate, per cui, e qui sopra, io non concordo, per lo meno in un certo senso, con lo spirito di quanto detto da Manganoni, perché credo che la Regione ha molte armi in materia, molte e sostanziose, per intervenire in materia di Parco del Gran Paradiso e per difendere quelle che sono le necessarie cautele da prendere in materia di selvaggina, ma per non permettere che l'estensione di certe prerogative del Parco venga applicata in maniera assolutamente fuori da quelli che sono i limiti stessi della legge che istituisce i parchi, in Italia, al... della Valsavaranche, a Pescasseroli, per non fare altri casi, il Parco nazionale degli Abruzzi, non c'è Ministro che non abbia costruito una villa, va bene, e chi vuole operare sul corpo vivo della Valle d'Aosta, come se i valdostani non esistessero, e allora, primo la Regione versa dei soldi per il Gran Paradiso, e secondo non siamo ancora allo stato dei pellirossa da essere chiusi nella riserva, per cui diciamo che quando il Parco fa qualche operazione, la deve fare secondo legge, e oasi di protezione della caccia non vuole dire estensione delle ... del Parco al fondo valle della Valsavaranche. Personalmente credo di avere già preso posizione in materia di caccia, io non sono favorevole a certe attività sportive, Crétier mi critica, cerca di portarmi via dei voti a Montjovet, pazienza, ma rimane il fatto che la legislazione del Parco è altra cosa che interviene molto più pesantemente su quelle che sono delle libertà fondamentali degli individui che vivono nella zona. Ripeto, non c'è legislazione che non tenga conto degli abitanti del posto e quindi, ripeto, noi siamo d'accordo con Manganoni, e con Chabod, votiamo a favore dell'ordine del giorno, ripetendo che vogliamo che in Valsavaranche sia chiusa la caccia, magari come avviene in Vanoise, con particolari diritti e vantaggi per la gente del posto, questo possiamo anche ammetterlo, però che non si faccia in una Regione, in una valle della Valle d'Aosta, non si faccia un'operazione praticamente da riserva, dove anche gli abitanti diventano oggetto del parco.
Dolchi (Presidente) - Signori Consiglieri, prima di dare la parola al Consigliere Mapelli e poi all'Assessore Lustrissy, che sono iscritti a parlare, vorrei fare un attimo con voi il punto della situazione, in modo che il dibattito, la discussione generale possa essere anche suffragata da quei documenti a cui i Consiglieri intervenendo si richiamano. Mi sembra che il Consiglio abbia ascoltato e sia indubbio che il Consigliere Chabod, a nome di tutti i proponenti, ha ritirato la mozione, che è stata sostituita da un ordine del giorno a cui hanno fatto riferimento, sia Chabod prima, leggendone il dispositivo, che il Consigliere Manganoni, che il Consigliere Andrione.
Stando così le cose, perché la riunione possa continuare discutendo non più sulla mozione, ma su quell'altro documento che è sottoscritto da un certo numero di Consiglieri regionali rappresentanti i vari gruppi, che comunque può essere considerato un ordine del giorno concordato, io farei distribuire questo nuovo testo, su cui poi il Consiglio sarà chiamato a votare, visto il ritiro della mozione.
Allora la parola al Consigliere Mappelli, mentre prego di distribuire il testo dell'ordine del giorno sostitutivo della mozione.
Mappelli (DC) - Sembrerà strano e non vorrei offendere la personalità di nessuno, però questa faccenda - la parola giusta - mi puzza in questo senso, che stiamo facendo un po' come i ladri di Pisa, facciamo finta di bisticciare con il Parco e poi andiamo via assieme. Difatti, cosa è successo qui? Qui è successo un affare strano, il Parco che cambia letteralmente quella che è la cartina, che risulta il confine, cioè la planimetria del Parco nazionale, affinché il Parco non ne faccia proprio una questione di principio, dunque, sua, per salvare, facciamo che mettere un vincolo, così la fregatura a chi viene? La fregatura viene sempre ai valdostani, la fregatura è sempre la medesima, perché il Parco doveva semplicemente rimanere dove erano i suoi confini, punto e basta.
Non era il caso di fare questo grande giro per giustificare quella zona in zona protetta, se si riteneva di farlo, lo si faceva, secondo me.
Perché, andando avanti di questo passo, cosa succede? Se il Parco avesse esteso questa cartina in altre zone della Valle d'Aosta, affinché noi non cedessimo al Parco, avremmo dovuto continuare a fare dei decreti regionali per la protezione della selvaggina, no? Ma non ci siamo, amici Consiglieri della Valle d'Aosta, non si può, non dobbiamo abdicare sempre in questo senso, noi abbiamo e siamo a conoscenza che la parte del Parco, da alcuni anni, esattamente non ha nessuna importanza, diciamo un anno o due fa, un anno fa ha mandato al Ministero alla Regione di Torino, Piemonte, l'esame di un regolamento. Ritengo che questo regolamento effettivamente sia il nocciolo della situazione, perché su questo regolamento, evidentemente anziché parole, dobbiamo avere la possibilità di tutelare non a parole, ma nei fatti, nel regolamento quelli che sono i diritti dei valdostani all'interno del Parco, mentre andando avanti così, se il Parco dovesse estendere una cartina fino ad Aosta, toglieremmo forse la riva orografica della Valle D'Aosta, una parte, e una parte rimarrebbe, con decreto sempre dell'Assessorato all'Agricoltura, zona di protezione.
Ma qui non ci siamo, il Parco ci ha condizionati ancora un'altra volta.
Amici, qui sta il discorso, è il Parco che ha condizionato questo Consiglio; è il Parco che ha determinato quella zona di protezione, e questo ci umilia, è questo che toglie via a noi la possibilità di determinare certe scelte, una ragione di principio, e continuiamo a discuterne. Non entro nel merito delle questioni delle cannonate, nella Valle, era un anno particolare, potremmo anche condividere certi atteggiamenti; ci siamo sforzati, in questa ed altra sede, a denunciare certe posizioni che sono venute fuori anche da parte dell'Amministrazione del Parco, siamo andati nelle riunioni di Valsavaranche, non sono andato in altre perché non ero a conoscenza, sarei ben stato lieto, non sono certamente mai andato per difendere certi miei interessi particolari perché non ne ho, e all'interno del Parco si è verificata questa cosa, all'interno del Consiglio di amministrazione del Parco.
Sono queste le cose che noi dovremo denunciare, sono... noi abbiamo elementi per poterli denunciare pubblicamente.
Pertanto, amici, vogliamo a un determinato momento fare quella zona, noi, consiglio di amministrazione della Valle d'Aosta, regionale, responsabilmente, vogliamo quelle ed altre zone proteggerle, esaminiamole, chi sarà d'accordo sarà favorevole, chi non è d'accordo, è contrario, ma non che il Parco Nazionale del Gran Paradiso, dopo tutte quelle umiliazioni che le popolazioni hanno sopportato e sopportano da anni, come le limitazioni di iniziativa di proprietà privata; ancora una volta siamo stati presi per la mano, questa è la verità.
Ed allora pregherei caldamente la Giunta a voler, se non l'ha già fatto, chiedo scusa, può darsi che il mio appello sia in ritardo e sarei contento di portare a conoscenza dei nostri Consigli comunali interessati questo regolamento, che questo regolamento venga esaminato, valutato, studiato, accettato, sottoscritto o modificato.
Solo così noi porteremo un contributo alle nostre popolazioni, perché fin quando, invece, siamo qui a dire che non si può andare nella Valsavaranche con il cane o con la macchina o con il fucile e non si può costruire, e tutte cose che ormai abbiamo dette e ripetute, non vogliamo mica fare una delibera consiliare di impugnare la legge istitutiva del Parco, per caso? Questo sarebbe l'ultimo rimedio, ma non ci mettano in queste condizioni, perché questo sarebbe il frutto della esasperazione e allora democraticamente si deve venir fuori su quelli che sono i problemi di fondo, è vero, l'unica cosa che ho condiviso di quanto ha detto Manganoni è che il Parco è nostro, e allora se è vero che è una nostra ricchezza, dobbiamo difenderlo, ma difenderlo non in questo modo, perché ancora una volta qui siamo stati mortificati, secondo me, perché non è che abbiamo anticipato determinate soluzioni, le abbiamo subite, non è che abbiamo ancora una volta chiarito quelli che sono i diritti dei montanari, delle popolazioni interessate all'interno del Parco, perché questo strumento che è il regolamento non lo abbiamo esaminato, non l'abbiamo discusso, non l'abbiamo sottoscritto, non l'abbiamo modificato, e allora che cosa volete che vi dica.
Lì oramai è zona di protezione; siete tutti d'accordo, io sono contrario, non sarò il più bello, o il più piccolo, è solo perché a certe mortificazioni è ora di dire basta. È ora che il Parco si metta in giro un tavolo e, con la stessa regola del gioco, si discutano i problemi, e non che a un certo momento vengano sempre solo imposti, persino nelle tubazioni di acque, nei telefoni, nelle strade, nel tagliare le piante, nell'entrare nelle proprie abitazioni, nel modificare le proprie abitazioni, non contano più, nelle autorizzazioni della sovraintendenza e neanche quelle del Consiglio e del Sindaco comunale, non c'è più niente che conti, perché non si può far niente, perché a un determinato momento il povero disgraziato si trova denunciato oppure non ha risposte, perché il Comune deve sentire il Parco, il Parco le risposte non le dà, questa è la verità.
Si fanno delle sanatorie, in base a degli intrallazzi, in base a degli intrallazzi, lo ripeto, e allora ecco, ritorniamo al discorso mi sembra di fondo, ed è quello, se non è già stato fatto, pregherei caldamente il Presidente della Giunta di portare, e di essere confortato del parere dei comuni, tutti i comuni interessati, non solo quelli all'interno del Parco, perché, andando avanti con le zone di protezione, che discuteremo o qualcun altro ne discuterà in questa sede, ci sarà ancora da discutere il piano regionale urbanistico, il quale prevedrà delle zone evidentemente di pre-parco, perché questa è la strada che stiamo andando avanti, nessuno ha il coraggio di dirlo, ma questa è la verità, perché il Parco queste cose le sogna da mesi, da anni, ed allora, cari amici, è veramente il caso di dire "prendiamo questo regolamento e portiamolo avanti". Io penso che dobbiamo essere confortati da quelli che sono all'interno del Parco e i comuni limitrofi al Parco, così per vedere quelli che possono essere evidentemente le esigenze della popolazione; perché è vero, che il Parco è una ricchezza, ma dobbiamo servircene, e per servircene dobbiamo avere il coraggio di creare degli strumenti alla tutela e alle disposizioni delle nostre popolazioni; e quali sono questi strumenti? Sono strumenti non solo di casi di protezione dell'animale, ma sono le oasi di protezione dell'uomo, con delle infrastrutture turistiche, con delle iniziative turistiche che debbano essere limitate, fatte in un certo modo, fatte in determinate situazioni, in determinato posto, tutto è d'accordo, ma questo significa discutere il regolamento. Questo significa determinare queste zone, questo significa avere un'idea chiara in prospettiva di quelle che sono e deve essere questa richiesta nei confronti della popolazione del luogo, sennò qui, evidentemente, non ci sono già più bambini, Assessore alla Pubblica Istruzione, non ci sono più bambini a Rhêmes-Notre-Dame o ce ne sono pochissimi, no, non hai nessuna colpa perché tu puoi confermare quanto io sto dicendo. Evidentemente, se tu avessi una decina di Mappelli il discorso sarebbe diverso.
Una nota un po' allegra ci vuole, però questo significa anche un'altra cosa, che la popolazione vien via, la popolazione non sta più in quelle zone, rendiamoci conto che fra otto, dieci anni, che non è niente nella storia di questo mondo, non è niente, nell'evoluzione dei tempi non significa niente, chiuderanno le miniere di Cogne, non abbiamo più minerale e qui si innesta un altro discorso che non posso e non voglio incominciare, ma evidentemente ci sarà lo spopolamento, perché noi non siamo in grado di fornire e di dare la possibilità in queste zone di fare qualcosa di diverso, perché anche se noi facciamo le leggi "fondi di rotazione", facciamo delle leggi di finanziamento, facciamo le leggi di mutui per costruzioni alberghiere, per fare le strade, tutte le infrastrutture, se poi non si può fare, l'esempio più pratico è quando Pollicini va nella Valsavaranche per fare l'asfaltatura di una strada è stata la reazione. Ma qui il difetto è anche nostro, perché non abbiamo preso in mano questo problema, perché non l'abbiamo discusso e affrontato e paghiamo le conseguenze di tutti noi, io in primo luogo, di questa nostra manchevolezza.
Dobbiamo affrontarli questi problemi. Diversamente, guardate, si spopolerà la montagna, potrete fare tutte le leggi che volete e che vogliamo, ma se noi non diamo garanzia di certi diritti, di fondo, di principio, di iniziativa, di proprietà privata, tutto il resto va a farsi benedire.
Dolchi (Presidente) - La parola all'Assessore Lustrissy.
Lustrissy (DP) - Non vorrei prolungare la discussione, che è già stata abbastanza esauriente, sul problema del Parco che ha già interessato più volte questo Consiglio regionale; ma vorrei solo fare alcune precisazioni in ordine a quanto è stato detto fino a questo momento.
È chiaro che qui ci troviamo di fronte a una grossa carenza politica nella gestione del Parco, nella conduzione degli affari del Parco. E il risultato di tutta questa situazione è scoppiato clamorosamente nel corso del mese di agosto quando il Direttore del Parco, proprio nelle more e nelle carenze di un consiglio di amministrazione che era scaduto, che non poteva funzionare, che peraltro non ha mai funzionato, nel senso diciamo di tenere rapporti corretti con le amministrazioni interessate al territorio del Parco, il Direttore del Parco fece quella dichiarazione, a voi nota, che originò una presa di posizione da parte della Giunta regionale, cioè la dichiarazione fatta in quel momento dal Direttore del Parco si riferiva alla planimetria allegata al Decreto del Presidente della Repubblica del 1925 che delimitava i confini del Parco e richiamandosi a quella planimetria, già cambiata però nella situazione reale da quella famosa decisione del Ministero dell'Agricoltura, proprio in considerazione della situazione territoriale del Parco e delle esigenze della popolazione che concesse quella introflessione nel territorio del Parco; non tenendo conto di questa nuova situazione, il Direttore del Parco decideva di dichiarare che qualsiasi cacciatore che fosse stato trovato a cacciare nell'oasi, in quella zona del budello della Valsavaranche durante il periodo di caccia sarebbe stato passibile di denuncia da parte dell'Amministrazione del Parco.
Questo cosa significava, significava una presa di possesso da parte del Parco del territorio del budello della Valsavaranche.
Quali erano in quel momento gli strumenti disponibili dall'Amministrazione regionale per poter contrastare questa invadenza del Parco nel territorio oggetto di contestazione.
Ed era l'unico strumento legislativo disponibile a questo momento che ci permetteva per altri motivi di esercitare una... territoriale in quel budello, di utilizzare la legge sulla caccia, approvati alcuni mesi prima dal Consiglio regionale, la quale stabiliva all'articolo 17 che nel territorio della Valle d'Aosta essendo situata entro i limiti della zona faunistica delle Alpi, è costituita in riserva per la caccia, nell'interesse della protezione della selvaggina, ad eccezione del territorio del Parco nazionale del Gran Paradiso.
Al quarto comma si prevedeva la possibilità dell'istituzione di oasi di protezione nel territorio della riserva regionale per regolamentare la caccia.
Cosa significa questo e cosa significa la posizione della Giunta assunta in questo momento, che proprio in virtù dell'articolo 17, che nel primo comma stabiliva che il territorio del Parco non faceva parte della riserva regionale, esercitava questi diritti, istituendo l'oasi di protezione, manifestando con questo il proprio intendimento di salvaguardare il territorio, come integrità dall'invasione del Parco del Gran Paradiso. Ora naturalmente di fronte a questi problemi, di fronte a una situazione che si trascina da anni, o di rapporti non corretti tra amministrazione del Parco e popolazione interessata, che avvengono il più delle volte con contatti personali e diretti dei funzionari del Parco, alle volte con i sindaci, alle volte con la popolazione interessata e raramente con l'Amministrazione regionale, si è proprio stabilito di procedere in modo diverso, dando un mandato diverso ai rappresentanti eletti da questo Consiglio regionale e studiando assieme una strategia di comportamento nei confronti dell'Amministrazione del Parco e chiedendo anche all'Amministrazione del Parco di osservare almeno delle regole di comportamento corretto nei confronti e dell'Amministrazione regionale e dell'Amministrazione comunale interessata al territorio.
Pertanto la decisione dell'istituzione dell'oasi di protezione non è una decisione del Parco, come qualcuno ha voluto significare in questo Consiglio, ma una decisione espressa dall'Amministrazione regionale in virtù di una disposizione prevista dalla nostra legislazione.
Ma non è vero che, coerentemente con le dichiarazioni del direttore del Parco, il Parco abbia poi dato attuazione pratica a quanto dichiarato, che le paline sono poi rimaste dove erano, la delimitazione del Parco è ancora quella che era prima.
Nel frattempo sono uscite, edite da un istituto geografico del quale mi sfugge ora il nome, delle cartine nuove che prevedono l'eliminazione del budello con l'inclusione del budello nel territorio del Parco.
Di più, il Parco fece affiggere all'ingresso della Valsavaranche, e, combinazione, proprio sotto il cartello "divieto di caccia-oasi di protezione faunistica costituita in base al decreto regionale", la cartina che prevedeva l'inclusione del territorio del budello nel territorio del Parco; però, a questo punto, non c'è nessuna presa di posizione, ufficiale o deliberata, del Parco di esercizio di possesso del territorio in virtù della legge istitutiva, le paline sono rimaste dove erano, sono uscite quelle cartine, per le quali, per altro, la Giunta ha già dato mandato ai rappresentanti del Consiglio di amministrazione, in diversi incontri avvenuti in questi ultimi tempi, di chiederne l'eliminazione e nello stesso tempo il Presidente della Giunta rafforzò questa posizione dei rappresentanti del Consiglio regionale all'interno dell'Amministrazione del Parco, indirizzando una lettera alla Presidenza dell'Ente Parco chiedendo la rimozione e delle cartine e la rettifica delle cartine messe in circolazione da quell'istituto geografico con la consulenza del Parco nazionale del Gran Paradiso.
Ovviamente, cos'è che ci preoccupa in questa situazione?
Credo che tutti noi siamo consci del valore e del patrimonio inestimabile del bene culturale Parco nel nostro territorio; però è sempre difficile conciliare le esigenze di un Parco nazionale integrale e naturale, così come previsto, con le esigenze di una popolazione presente, ed ecco, perché, caso unico, il territorio della Valsavaranche verrebbe compreso interamente nel territorio del Parco, se fossero vere le planimetrie allegate al decreto istitutivo del Parco, e non fosse giusta già la delimitazione della introflessione al momento in cui il Ministero dell'Agricoltura decideva di tener conto giustamente delle esigenze delle popolazioni interessate; pertanto, di qui tutta l'azione della Giunta si svilupperà proprio nel consentire che l'esercizio dei diritti della popolazione interessata a questa parte di territorio venga mantenuto, considerando anche la situazione di fatto che si è venuta a creare anche sotto il profilo, diciamo così, giuridico.
Ora, se il Parco intenderà rivendicare il possesso di quel territorio dovrà compiere degli atti ufficiali, che finora non ha compiuto, cioè noi non possiamo dire che oggi il Parco ha preso possesso di quella parte di territorio, perché ufficialmente il Parco si è espresso solo con comunicato della direzione del Parco, le paline sono rimaste dove erano state messe nel 1923, abbiamo solo registrato l'apparizione di quel malaugurato, diciamo così, di quell'affiche all'ingresso - in località Chevrère - una pianta, nella quale si intravvedeva la nuova delimitazione del Parco... quelle cartine messe in circolazione da quell'istituto geografico sopramenzionato.
Pertanto qual è il comportamento dell'Amministrazione regionale di fronte a questo problema? C'è questa prima presa di posizione, in virtù di una legge, indirettamente proteggendo la selvaggina, istituendo l'oasi di protezione, vuol dire anche manifestazione, intenzione di garantire la tutela del territorio in virtù del primo comma dell'articolo 17. E qualora il Parco, con un atto ufficiale, dovesse manifestare questo, è all'ordine del giorno l'argomento della prossima riunione del Consiglio di amministrazione del Parco alla quale parteciperanno i nostri rappresentanti che hanno già avuto dei contatti con la Giunta regionale per questa occasione, sosterranno proprio questa esigenza, prima di instaurare dei rapporti corretti, a livello di Consiglio di amministrazione che è responsabile della gestione politica amministrativa del Parco, e non della direzione generale, cioè rapporti diretti tra Presidenza e Consiglio di amministrazione del Parco, con l'Amministrazione regionale per tutte le questioni relative alla gestione del Parco nazionale del Gran Paradiso, e, nello stesso modo, rapporti corretti anche nei confronti delle amministrazioni sotto coordinate, quali sono i comuni interessati alla vicenda territoriale del Parco del Gran Paradiso.
2°) Contestare al Parco il diritto di occupare il territorio in discussione qualora il Parco con un atto ufficiale manifestasse questa volontà; perché sinora l'atto ufficiale, la presa di possesso del territorio non c'è stata, perché non c'è nessun atto ufficiale, nessuna deliberazione del Consiglio di amministrazione del Parco che autorizzi il direttore generale del Parco nazionale del Gran Paradiso ad emettere certi comunicati; primo-secondo: se il Parco vorrà esercitare questi diritti, rivendicando il possesso del territorio quale Parco, dovrà compiere tutte quelle azioni previste dalla legge per averne il riconoscimento, perché oggi, in base alla situazione di fatto non ... giusto anche quanto disposto dal Ministro dell'Agricoltura a suo tempo.
Si sta intravvedendo, e la notizia è di questi giorni ed è da controllare, una presa di posizione del Parco, della direzione del Parco, nei confronti dell'Ente Nazionale Energia Elettrica per una linea che si sta costruendo in quello del Parco; però al momento abbiamo... il Presidente della Giunta, prendendo contatti con l'ENEL, non ha avuto nessuna, niente di concreto, rispetto a questa notizia contenuta l'altro giorno in un giornale locale; nella stampa locale, cioè qualora si manifestasse questa evenienza, cioè se il Parco dovesse denunciare qualcuno per delle attività, in quel territorio sarà cura e premura dell'Amministrazione regionale di proteggere, di garantire l'integrità di quel territorio con una presa di posizione che sarà nelle forme indicate della legge, e in accordo con le amministrazioni e con l'amministrazione, in questo caso di Valsavaranche e di Introd, le due amministrazioni interessate a questo problema.
Però, come dico, oggi, riproporzionando tutta la questione, attenzione a seguire l'evolversi della situazione.
Oggi come oggi, dico, non esiste nessuna presa di posizione ufficiale del territorio da parte del Parco del Gran Paradiso; qualora il Parco del Gran Paradiso con una denuncia, come è stata preannunciata, che però non è ancora registrata, intendesse dare concreta attuazione a cosa non si sa per il semplice fatto che la direzione, cioè il Consiglio di amministrazione del Parco non ha deliberato niente ed ha inserito all'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio di amministrazione il problema del territorio del Parco, nel quale, durante la quale riunione si presume si parlerà di questa attuazione, già i rappresentanti dell'Amministrazione regionale hanno avuto le istruzioni da parte della Giunta regionale per il comportamento di fronte a questa evenienza.
Pertanto noi ringraziamo anche i Consiglieri regionali che hanno voluto porre oggi all'attenzione del Consiglio questo problema, che ha il pregio, in questo momento, di porre e riproporre alla nostra attenzione un problema che si è incancrenito da anni e che sarà bene oggi avviare a giusta soluzione mediante una trattativa, però, come dicevo prima, che avvenga tra il Consiglio di amministrazione dell'ente Parco Gran Paradiso e l'Amministrazione regionale con la presenza dei rappresentanti legittimi delle popolazioni interessate, ed è proprio per questo che il Consiglio regionale, pur nelle contraddizioni avvenute in questi ultimi tempi di interpretazione del decreto dell'Amministrazione regionale che istituiva l'oasi di protezione perché a quanto pare il Parco va dicendo, almeno queste sono le cose che si dicono, che quel decreto non conterebbe niente, ben venga una decisione del Consiglio regionale che avvalori questa presa di posizione della Giunta regionale nei confronti del problema, e a protezione del territorio proprio in virtù di una legge regionale di recente approvata dal Consiglio regionale e di qui anche l'esigenza di seguire attentamente il problema e di impostare nell'eventuale presa di posizione ufficiale del Parco, sia come deliberazione dell'ente del Consiglio di amministrazione, sia con una azione diretta od indiretta di vietare attività all'interno del territorio contestato, sarà cura della Giunta regionale seguire molto da vicino questo problema, per fare in modo che appena ci sia una presa di possesso, una presa di posizione da parte del Parco nei confronti di questo problema, ci sia una reazione immediata e cautelatrice da parte della Giunta regionale.
Dolchi (Presidente) - La parola al Consigliere Chabod.
Chabod (DC) - Io dovrei dire che sono tranquillo, allora, io vorrei chiedere all'Assessore Lustrissy come mai, dopo quel comunicato, Lustrissy fa un decreto e chiude la Valsavaranche come oasi di protezione, questo dimostra già che ha messo avanti, insomma l'Assessorato all'Agricoltura ha detto: metto le mani avanti che il Parco non possa chiuderla Lui, è vero questo?
Secondo momento: l'ENEL è vero che è stata denunciata, almeno il direttore del Parco, come si chiama - Framarin - dice che hanno denunciato l'ENEL, ma questo non è niente, perché se io vado a mettere una palina davanti al portone di Lustrissy a Morgex, Lustrissy cosa mi dice, fa qualche cosa, per forza, per farmi togliere questa cartina, questa mappa, perché è controsenso per me. Infatti la popolazione di Valsavaranche si è allarmata, perché quando hanno fatto quella famosa riunione con Framarin, Framarin ha detto chiaro e tondo che, per loro, era già Parco, questo chiaro e tondo gliel'ha detto, insomma mi pare che Lustrissy lui... non ha questa nostra preoccupazione, perché chi vive in questi posti... (voci) ...ma per me, allora la nostra mozione non avrebbe più nessun senso, cioè dovremmo solo dire di fare togliere queste paline e basta, ma la nostra preoccupazione è maggiore, tutto quello che hanno detto Manganoni, Mappelli, l'amico Andrione, è tutta cosa vera, perché volevo allacciarmi a quello che ha detto Andrione sul Parco della Vanoise; perché anche l'oasi di protezione di Valsavaranche dovrebbe essere regolamentata in qualche modo, perché non è giusto che si faccia un'oasi di protezione così, e poi tutta la gente del posto non abbia nessun vantaggio, non abbia quel tornaconto che può anche essere sul lato turistico. Io non dico mica di distruggere tutto, per carità, però, io penso che si possa regolamentare, ma di questo ne parleremo in un secondo tempo, perché ho già detto prima, quando ho illustrato la mozione, che la faccenda dell'oasi si poteva parlare in un secondo tempo, è una cosa che non preoccupa perché la possiamo discutere qui in Consiglio regionale. Invece, la questione del Parco è una questione che veramente ci fa paura, caro Lustrissy, io non prenderei tanto alla leggera come la prendi tu, perché questa leggerezza mi preoccupa ancora di più, perché va bene, noi diremo ai nostri rappresentanti che vanno a Torino in questi giorni "il Presidente ha detto che c'è la riunione del Consiglio di amministrazione del Parco", però ho una gran paura che saranno messi in minoranza; la mia paura è questa, allora vorrei proprio che questo ordine del giorno fosse votato all'unanimità, se non proprio all'unanimità, insomma, la grande maggioranza, e insisto con il Presidente della Giunta e con la Giunta di fare delle pressioni, che queste paline vengano tolte e modificata la cartina, almeno sarà un primo passo che tranquillizzerà un po' di più, però questo è una cosa per me molto importante.
Lustrissy (DP) - Io non so cosa ha capito Chabod. Non mi pare di aver trattato il problema né con leggerezza, né sottintendendo la volontà dei Consiglieri e presentatori dell'ordine del giorno, che ho ringraziato per aver sottoposto al Consiglio regionale questo problema che noi abbiamo tutelato nei modi indicati, però se lui ritiene che sia leggerezza riferirsi alle cose concrete... cioè io ho detto questo, che in questo momento non esiste nessun documento ufficiale, nessun atto ufficiale del Parco del Gran Paradiso relativo alla presa di possesso del territorio, ma questo non significa che noi non riconosciamo che c'è questa evenienza, ed è per questo che è stato fatto il decreto, non tanto per tutelare la caccia in questa zona quanto per manifestare su quel territorio una giurisdizione dell'Amministrazione regionale ed era questo il punto, il punto della questione, non tanto per proteggere la fauna e per impedire la caccia, ed era una esigenza anche quella riferendosi alla situazione del passato, ma soprattutto per garantire la giurisdizione dell'Amministrazione regionale sul territorio interessato. Per quanto si riferisce poi alle concessioni tipo la Vanoise ai cacciatori della zona, questa è una discussione che sta venendo in questo momento, tant'è vero che il decreto volutamente, il decreto dell'Assessore, indica che la zona "Oasi di protezione" è stata istituita per la corrente stagione venatoria, con l'intenzione per la prossima stagione venatoria e per quelle successive di utilizzare anche il testo unico sulla caccia e l'art. 51 mi pare, che prevede l'istituzione di zone di cattura e ripopolamento in modo da garantire certe esigenze locali e da conciliarle con quelle che sono le esigenze, ma soprattutto, ecco, io vorrei che si chiarisse questo, che il decreto di istituzione di oasi è stato fatto soprattutto per manifestare una volontà di un territorio, cioè di proteggere il territorio da certe invasioni, questo è il primo obiettivo. Secondo, non c'è nessuna palina spostata e anche qui c'è un equivoco, non c'è nessuna palina spostata, le paline sono rimaste dove furono messe nell'anno 1923, c'è solo, come dicevo, caso ridicolo, grottesco, una cartina del Parco che include il budello appeso a una pianta in località Chevrère sotto il cartello del Comitato Caccia "Divieto di caccia, oasi di protezione", istituito con decreto del 31 agosto. Ecco. Il grottesco della situazione è questo, pertanto nessuna leggerezza nel trattare il problema, sensibilità al problema e attenzione per quanto succederà sugli sviluppi successivi della situazione.
Bondaz (DC) - Signor Presidente e Signori Consiglieri, io non faccio parte di quella denigrata categoria dei cacciatori che qualcuno dei Consiglieri qui presenti ha voluto lanciare qualche battuta di spirito. In questa mia qualità, ho fatto parte fino al mese di maggio del corrente anno del Comitato regionale della caccia come vice Presidente, pertanto di questo problema ne sono sufficientemente al corrente, perché fin dallo scorso anno e se non vado errato verso novembre o dicembre, su delle informazioni, su delle notizie che erano pervenute al Comitato regionale Caccia si era cercato da parte di questo Comitato di sensibilizzare la Giunta regionale sulla possibilità che il Parco avrebbe potuto riincludere il così detto budello di Valsavaranche nel Parco.
A questo proposito, su richiesta, credo, su parere anche dell'allora Assessore all'Agricoltura si fecero delle riunioni nelle varie zone della Valsavaranche, a Introd in modo particolare, con i cacciatori, con gli amministratori locali per cercare di trovare una soluzione che potesse essere valida sia per i cacciatori, sia per l'Amministrazione regionale.
A questo punto il Comitato regionale Caccia, nella cui maggioranza, la cui maggioranza è composta da cacciatori, dimostrò la sua assoluta sensibilità al problema dicendosi disposto e portando avanti il discorso nei confronti dell'Amministrazione regionale affinché attraverso un decreto l'Assessore all'Agricoltura, competente in materia, provvedesse a emettere, emanare, il decreto per un'oasi di protezione e di cattura, il che significava l'impossibilità da parte dei cacciatori di cacciare nel territorio e contemporaneamente avrebbe concesso al Comitato regionale per la Caccia di provvedere alla cattura di determinati esemplari di camosci, sì da poterli trasferire in altre zone della Valle d'Aosta, in modo che si potesse aumentare il ripopolamento della fauna del camoscio.
Inspiegabilmente, forse il termine non è esatto, non ci furono delle remore, ma forse vi furono alcune perplessità da parte dell'Amministrazione regionale per cui il problema si trascinò, probabilmente, non voglio con questo fare polemica alcuna, probabilmente la vicinanza stessa delle elezioni regionali impose una certa cautela da parte dell'Amministrazione regionale e quindi da parte del suo Assessore all'Agricoltura.
Purtroppo il problema del budello di Valsavaranche proseguì il suo iter, andò avanti, l'Ente Parco che già aveva iniziato una campagna, diciamo così, di stampa contro i cacciatori della Valle d'Aosta, contro il sistema di cacciare che vi era nel budello della Valsavaranche che, mi permetto di dire, pur essendo cacciatore, molto poco sportivo, con queste perplessità, con queste campagne di stampa, evidentemente si stava preparando tutto il terreno affinché il Parco attraverso la sua legge istitutiva inglobasse nel suo territorio anche questo budello che, forse, possiamo anche riconoscere essere stato un non senso e a questo punto io, forse, vorrei spostare un attimo l'asse della discussione da quella che si è avuta fino adesso, per dire, a mio modesto avviso, che se oggi abbiamo un problema così impellente, così brutale, se mi passate l'espressione, per la popolazione della Valsavaranche, ciò è dovuto anche a parere mio ad una negligenza dell'Amministrazione regionale che non ebbe e non ha voluto, per ragioni che probabilmente potranno essersi spiegate oggi, accedere a quella richiesta che il Comitato regionale per la Caccia aveva avanzato per 'immediata emissione del decreto di un'oasi di protezione di cattura. Con questo si sarebbe potuto benissimo tutelare, come d'altra parte lo ha specificato seppure, secondo me, in ritardo l'Assessore all'Agricoltura, si sarebbero potuti anche tutelare gli interessi della popolazione e di quei pochi cacciatori della Valsavaranche.
Sul problema della esistenza o meno di un atto ufficiale da parte dell'Ente Parco, ritengo che sia ultroneo parlarne, poiché se è vero come è vero che vi è addirittura una pubblicazione con una cartina in questo senso, se non vi è un dato più ufficiale, più ufficializzato, più pubblicizzato di questo, non so di che cosa si debba parlare, perché se per pubblicizzazione o per l'esistenza di un decreto ci vogliono quattro parole scritte, con un... come dovrebbe essere nella prassi, quindi una delibera del Consiglio di amministrazione, ma abbiamo una presa di possesso, una presa di possesso ufficioso, da parte del Parco con una dichiarazione praticamente di competenza in questa materia, su questo territorio, pertanto il provvedimento successivo che ha emanato l'Assessore all'Agricoltura, giusto, validissimo, che non obiettiamo, ha fatto bene ad emetterlo, secondo me è stato emesso però in ritardo, perché se ciò fosse avvenuto sei o sette mesi prima il problema oggi non si sarebbe posto con questa urgenza e con questa difficoltà di soluzione.
Grazie.
Monami (PCI) - Mah, io non sono né cacciatore né anticaccia, nel senso che neppure non sono un neutro, anche se parliamo di animali dalle nobili corna, dico soltanto che la caccia è uno sport che va regolamentato, come va regolamentata ogni cosa in un Paese civile. Non sono neppure anticaccia, proprio perché l'anticaccia è un limite alle libertà e all'esercizio di un certo sport, però sono per i parchi, io sono profondamente convinto dell'esigenza e della necessità che esistano i parchi e sono anche altrettanto convinto che di parchi dovrebbero essercene di più e dovrebbero essere anche più grandi possibilmente, ma non dipende da noi, sono istituiti con decreto del Presidente della Repubblica, non nel 1925 perché c'era re Vittorio Emanuele III, ma con tutti quei procedimenti che noi conosciamo, quindi non spetta a noi. Spetta però a noi, secondo me, difendere questo patrimonio che è il Parco e difenderlo non vuol dire cacciare via gli abitanti che ancora insistono in quella zona, non vuol dire impedire di portare la luce elettrica, di portare l'acqua o di portare tutte quelle esigenze di cui ha bisogno la gente, ma non vuole neppure dire, per salvare il Parco, lasciare il Parco alla libera gestione della libera iniziativa di chiunque e quindi la necessità di regolamentare, così come si tenta o si cerca di regolamentare la caccia, regolamentare anche tutte le attività che si svolgono all'interno del Parco se è vero, a meno che non facciamo delle affermazioni solo per la gente, se è vero che teniamo al Parco e che siamo dei difensori di questo Parco.
Beh, a me sembra che, tutto sommato, la battaglia per le paline e la battaglia per le cartine siano delle battaglie inutili. Io chiedo scusa ai colleghi che finora hanno parlato "spostiamo o non spostiamo le paline, le cartine ecc. ecc.", sono delle battaglie inutili, è una battaglia sorda di paline e di cartine che non vede però di fronte le due parti contendenti che devono regolamentare la questione e secondo me, questo tardivo, tardiva presa di coscienza, che anche nel Parco è necessaria una regolamentazione, è abbastanza, abbastanza (colta in lui)?
Però, mi stupisce come... io capisco gli interventi di Chabod, gli interventi di tutti gli altri colleghi Consiglieri, però quando... non riesco più a capire quando il loro intendimento non è più chiaro, sino a quando non è vera difesa, tutela degli interessi degli abitanti del Parco e quando invece non sconfina nella demagogia e prendono pretesto da un determinato fatto per poter ancora una volta, come sempre e la storia è vecchia, soprattutto per alcuni Consiglieri regionali e per alcune forze politiche, trarne, da questo, motivo di speculazione, per averne la primogenitura non dei fasci o del Comune di Châtillon, ma avere la primogenitura della difesa di chissà quali interessi di quella gente minacciata, in quei posti, ecc... ma il vero modo per difendere gli interessi di quella gente non è fare la battaglia delle paline, non è fare la battaglia dello spostamento delle cartine, intanto cominciamo a scrivere a questa casa editrice per chiederle su quali elementi di conoscenza ha fondato questo suo nuovo perimetro del Parco, chi ha fornito questi elementi alla casa editrice, può essere anche stato il Parco, ma cominciamo a vedere per quali motivi e con quali elementi di giudizio questa casa editrice ha fatto questo, questa cartina. La cartina, una cartina topografica fatta da una casa editrice, secondo me, e mi rivolgo qui ai molti avvocati presenti in questo Consiglio, mi pare che mai possa costituire, collega Bondaz, un dato di fatto per stabilire che quel "cuneo" che si inserisce nel Parco diventa automaticamente confine del Parco, perché, vivaddio, c'è un decreto di quale data, del 1925, del Presidente della Repubblica e dice Lustrissy che stabilisce il confine di questo Parco e allora, secondo me, il dato ufficiale è quel decreto con quella delimitazione e non certamente una cartina fatta da Monami, perché editore, che all'ultimo momento è venuto a sapere che il decreto del Presidente della Giunta regionale e dell'Assessore all'Agricoltura l'ha costituita oasi di riserva la inserisce erroneamente nei confini del Parco. Beh, dico, veramente, allora, io dicevo un po' scherzosamente a qualche mio amico, si va alla ricerca e alla caccia delle streghe. Secondo me ci sono dei problemi più importanti e sono, per esempio, l'Amministrazione regionale ha esaminato qual è il contributo passato e quale è il contributo attuale, quale è il contributo della Provincia di Torino, il passato e l'attuale e quale è il contributo della Regione che dà al Parco se vogliamo veramente che il Parco viva e sia mantenuto, ecc... abbiamo esaminato questa bozza di regolamento, io avevo queste vecchissime note che risalgono a quando il nostro compagno Manganoni aveva già aperto un dibattito in aula, io non ero ancora Consigliere, sul regolamento del Parco, i confini, le oasi di protezione, gli affitti dei boschi che il Parco ha chiesto ai proprietari dei boschi, offrendo delle condizioni più vantaggiose di quanto non possa essere la resa del Parco stesso, ma non certo per modificare il perimetro del Parco, perché nessuno, neppure l'Amministrazione del Parco può modificare un decreto che è lì, sanzionato, registrato, che sarà negli archivi di questo benedetto Stato allora monarchico e adesso repubblicano e italiano e sarà probabilmente anche negli archivi della Regione. C'è in fondo, invece, una questione di rapporti e di comportamenti, certo io sono d'accordo che la Direzione del Parco, l'Amministrazione del Parco o meglio alcuni uomini del Parco amano esercitare violenza per loro autorità personali, esercitando un'autorità che nessuno le ha conferito per fare quelle cose che hanno fatto, la denuncia dell'Enel o impedire la costruzione della strada, sono d'accordo con te, Manganoni, o portare l'acqua ecc. ecc. ma è lì, dobbiamo confrontarci con questa gente, vedere quali sono le soluzioni concrete che noi poniamo per risolvere i problemi del Parco e delle popolazioni interessate e non perderci in una battaglia sterile e sorda di paline e di cartine che non ha nessun significato. Quando, poi, si afferma, e l'Assessore lo ha detto almeno tre volte, che non è stata spostata una sola palina del confine perimetrale del Parco, ecco, allora, secondo me, sono d'accordo anche con l'ordine del giorno, ma che io avrei formulato invece diversamente, ed era con una unica sola frase "impegna la Giunta a costringere", scusatemi il termine, "a costringere l'Amministrazione del Parco a discutere questi problemi con noi, nell'interesse della popolazione che noi rappresentiamo". Ecco qual è l'ordine del giorno valido, che può avere un certo senso ed un certo significato, perché sposteremo, toglieremo quella cartina che è appiccicata ad una pianta, dice l'Assessore, e continueremo a non incontrarci, e un certo direttore continuerà a fare il bello e brutto tempo infischiandosene del volere dei Consiglieri regionali, infischiandosene degli interessi delle popolazioni interessate, infischiandosene di tutto. Ecco dobbiamo esercitare tutta la nostra autorità e tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Io una volta dicevo, per esempio, quando si doveva parlare, chiamare, con l'Amministratore delegato della Nazionale Cogne che si rendeva irreperibile, direi, costringendolo a farlo venire dalle forze armate, se il Prefetto ha queste autorità, non mi interessa che sia verbale, comunque, ecco, queste sono le azioni concrete, non correre dietro a delle inutili battaglie quando queste hanno origini non tanto, e permettetemi di dirvelo, non tanto per difendere gli interessi di quella povera gente, ma ancora una volta per prendere in giro quella povera gente e per fare su certi episodi delle volgarissime speculazioni politiche, ecco qual è l'invito che io invece faccio all'Amministrazione regionale e alla Giunta.
Manganoni (PCI) - Io vorrei concludere, no, perché io penso che questo dibattito è stato utile ed è bene che se ne parli in Consiglio regionale, affinché il Consiglio regionale venga investito di questi problemi, no. Ora io non ribadisco, scusa Mappelli, dice, perché le oasi di protezione ecc., l'ha precisato Bondaz, sono state concordate anzi richieste dal Comitato Caccia, quindi non è che sia stato imposto, il decreto dell'Assessore è stato una conseguenza della decisione del Comitato Caccia e quindi io penso che in quella questione non si possa accusare nessuno di aver imposto un'oasi di protezione, ma di aver colto la richiesta del Comitato Caccia, no?
E sulla questione delle zone pre-Parco, purtroppo, io dubito, e vorrei sbagliarmi, che presto ne dovremo discutere ancora di questo problema, perché se passa la legge nazionale come è stata proposta alle Commissioni e al Parlamento, io non so se tu l'hai vista, io ne ho delle copie, sono diverse dalle proposte di legge, quelle verranno imposte dalla legge in campo nazionale e noi subiremo, quindi la questione del pre-Parco è una questione che ci deve già allarmare oggi.
Concludendo, è vero, Assessore, che il Parco... non possiamo dire che il Parco abbia preso possesso della Valsavaranche, però qui è tutto un problema e vi è il problema della disposizione del 23 che noi la interpretiamo in un modo e i dirigenti del Parco la interpretano in modo esattamente opposto e dicono qual decreto valevole, io vi ho letto le delibere di Introd, mi pare che si abroghi una delibera di Valsavaranche dove i Comuni dicono no, perché già allora il Confine del Parco doveva essere trasportato non a Chevrère ma al Buillet, quindi peggio ancora. Ora, è vero che si sono rimangiati provvisoriamente questa decisione, però, dice il Parco, andando a rispolverare quali papiri e quali documenti, dice il Parco "e no, no, sono questi gli atti valevoli", quindi qui si ha tutta una questione seria ed allora cosa fa il Parco? Intanto comincia la questione delle cartine e qui c'è un primo passo, perché la gente non reagisce e il primo passetto l'abbiamo fatto, la denuncia dell'Enel, no, e quindi si denuncia l'Enel, perché ha messo delle palificazioni fuori dal Parco ma nel budello della Valsavaranche, come si denota questo, che il Parco considera già la Valsavaranche di fatto, come inclusa nel comprensorio del Parco, questi son dati, questi son fatti. Allora, io chiuderei dicendo questo: approviamo l'ordine del giorno, dove si dà mandato, no, anzi si dà forza, diciamo, ai nostri co-rappresentanti in seno al Consiglio di amministrazione di sostenere queste tesi che non sono le loro tesi solamente, sono le tesi del Consiglio. Quindi, quest'ordine del giorno da forza ai nostri rappresentanti nel Parco, per sostenere queste tesi giuste. E poi, noi chiediamo l'impegno del Presidente della Giunta, che... e io dubito, io auguro che i nostri rappresentanti ascoltino, ma io dubito, perché io so come è composto questo Consiglio di amministrazione ed in questo caso il Presidente della Giunta si impegna a convocare di nuovo le stesse persone, gli stessi rappresentanti che c'erano già in una prima riunione che abbiamo fatto ed in questo caso noi avremo un incontro diretto fra amministratori regionali, Comuni, rappresentanti nostri, noi del Consiglio di amministrazione con i dirigenti del Parco, ed allora lì si parlerà, si discuterà del regolamento, si discuterà anche di quella cartina che loro dovrebbero preparare, no, che è previsto all'articolo 3 dopo l'approvazione del regolamento. L'articolo 3 prevede che loro allestiranno, prepareranno, per lo sviluppo delle attività ricreative della zona del Parco ecc. un piano di organizzazione di servizi turistici, no, allora io sono della tesi che questo va discusso ed allora con impegno, anche verbale, anche se non lo mettiamo, no, sull'ordine del giorno, del Presidente, no, di attenersi a queste richieste che noi gli facciamo, quindi io penso che noi possiamo approvare questo ordine del giorno e impegnare il Presidente... no, non ripeto quanto ho detto prima.
Maquignaz (DP) - Non avevo intenzione di prendere la parola su questo argomento in quanto che condivido perfettamente l'ordine del giorno presentato, solo che dopo l'intervento del Consigliere che in questo momento non c'è, Bondaz, il quale in un certo qual senso ha fatto ricadere un po' la responsabilità di tutto al tardato decreto da parte dell'Assessore allora in carica, sento il dovere di precisare per quale motivo non si è potuto fare subito.
Faccio presente, intanto, che il problema dell'oasi di protezione del budello della Valsavaranche è partito dall'Amministrazione regionale, Assessorato all'Agricoltura.
Già un anno fa, e quindi non in questo momento, ma è già da un anno che si studiava il problema, però è chiaro che abbiamo incontrato notevoli difficoltà con tutti gli interessati, i Comuni interessati condividevano, erano d'accordo sui confini, si sono fatte diverse riunioni e alla fine naturalmente, quando si era più o meno raggiunto l'accordo, noi eravamo impegnati a discutere la nuova legge sulla caccia, nuova legge in virtù della quale si è potuto fare questa oasi di protezione rinforzando naturalmente la nostra posizione nei confronti del Parco, proprio perché la legge stabilisce chiaramente che la Regione può istituire le oasi di protezione, l'articolo che ha citato l'Assessore Lustrissy, quindi penso che non è che sia un problema che è stato sollecitato o che è stato fatto solo perché il Parco voleva prendere i terreni, ma un problema che anche i cacciatori, che anche il Comitato Caccia aveva, si erano sensibilizzati e avevano capito che era necessario evitare quell'abuso che si... che ogni anno dovevamo verificare nella zona del Parco, nel periodo della caccia. Quindi, direi che ha fatto bene l'Assessore a emettere quel decreto che non limita minimamente il diritto di proprietà degli abitanti della zona, ma semplicemente viene a regolamentare la caccia in quel territorio. Come ripeto, non volevo prendere la parola, solo precisare il perché non è stato possibile emettere con decreto nella passata legislatura.
---
Si dà atto che dalle ore 20,07 assume la presidenza il Vice Presidente FOSSON.
---
Chabod (DC) - ...e dire, l'ha detto molto bene Manganoni, ma vorrei dire al Consigliere Monami, allora, Consigliere Monami, è lui che fa della demagogia, è lui che fa della politica, perché il Consigliere Monami è molto più furbo di quello per non capire queste cose. No, guarda Consigliere Monami, perché la cartina che tu dicevi prima, quella cartina lì chi l'ha fatta fare? Ma se il Parco l'ha messa addirittura sulla plastica e l'ha messa lì a Valsavaranche, l'ha messa a Ceresole Reale, che il budello della Valsavaranche è incluso, e chi gliel'ha fatta togliere? Nessuno. Il Presidente della Giunta ha provato di fargliela togliere, gliel'ha scritto, e perché allora l'Assessorato all'Agricoltura non l'ha fatta togliere? Perché il Prefetto non l'ha fatta togliere? Io vorrei chiedere questo. L'abbiamo supplicato, abbiamo supplicato il Prefetto di farla togliere, perché ci dà fastidio quella targa lì, ci dà molto fastidio, il Prefetto ce la faccia togliere. Il giorno in cui il Prefetto ci dirà "la targa è tolta", noi saremo molto più tranquilli, noi aspettiamo solo quello, dunque non chiediamo mica tanto, tutto quello che ha detto Manganoni va benissimo, però il Consigliere Monami si è divertito a dire che noi facciamo della politica, non è vero niente, Consigliere Monami, tu vivi ad Aosta, noi viviamo lassù e sappiamo i problemi che ci sono, le difficoltà di ragionare col Parco, e quando uno vive nel Parco credo che... perché non è mica tanto allegro vivere lassù.
Bordon (DC) - Quando uno di noi dice "non volevo prendere la parola" è sempre pericoloso, mi riferivo lì a Maquignaz. Maquignaz, invece, come sempre, è stato onesto, è stato molto telegrafico ed io, cercherò anch'io di seguirlo su questa traccia. Come logico, avevamo presentato questa mozione e avevamo lasciato ad altri più preparati, che sentono di più questo problema, il presentare questa mozione, anche se, modestamente, insomma, c'eravamo preparati portando avanti degli appunti e servendoci di pubblicazioni che c'erano venute sottomano ultimamente, come per esempio quest'articolo, molto, molto interessante, "L'ultimo stambecco", dove effettivamente si puntualizzavano certe cose che sono già state dette qui dentro e che tutti noi condividiamo. Quindi io farò grazia di tutto questo tanto più che sono già le 20,10 e forse non farei che ripetere anche parte di quello che è già stato detto. La mia impressione, quindi, telegraficamente, è soltanto questa. Noi siamo tutti qui per difendere il Parco, tutti quanti, io penso che il Parco sia una cosa di gran interesse, non entriamo nei problemi turistici ecc... e, d'altronde, però tutti siamo qui per dire che dobbiamo difendere le popolazioni. Io non ripeterei quello che è stato detto prima, quantunque molte volte lo si debba dire o lo si dovrebbe dire, perché sennò sembra che la difesa di queste popolazioni è da attribuirsi tutto ad altri e nessuno a noi, ma io supero queste difficoltà dicendo che il sentire e il difendere le necessità della popolazione e di tutti noi qui dentro, e non solo di certi settori, quindi lasciamo stare se si può andare col cane, se la tenda non si può mettere ecc...
Io invece, ad un certo momento, inveivo quasi contro l'amico Chabod, che naturalmente era più preparato di me e che aveva presentato questa mozione che io ho condiviso, perché io dicevo - ma qui, giustamente aveva detto Monami, facciamo la guerra alle streghe - io avevo adoperato un'altra parola "qui allora se andiamo avanti di questo passo, qui noi facciamo una guerra ai mulini a vento" perché non riesco a capire più niente e quindi sempre con quella mia tarda intelligenza, che purtroppo ho solo quella, ancora adesso io non sono molto convinto di quello che ho sentito e siccome non voglio per nessun motivo mettere in difficoltà Lustrissy, e non voglio fare né demagogia né politica, però mi servivo soltanto di alcune cose che ho sentito qui dentro, e allora porrò alcune questioni solo perché Lustrissy le ha già dette e le riconfermerà, la mia preoccupazione è nata per questo motivo. Noi ad un certo momento ci siamo... non perduti dietro alla cartina geografica, perché io scherzavo come molte volte accade e dicevo, e se questo editore, io non parto neanche dalla malizia che sia stato il Parco che gli ha fatto fare questa cartina, ma se innanzitutto questo editore si fosse sbagliato e avesse incluso anche Villeneuve e Aymavilles, faccio una supposizione, avremmo detto "chel si a le mat" e ci saremmo messi a ridere tutti quanti, perché non mi preoccupa la cartina, anche se poi come "arrière pensée" si potrebbe dire l'ha fatta pubblicare qualcheduno che aveva la convenienza di includere questa zona. Superiamo questo, invece dove io non riesco più a capire un accidenti è questo: a questa palina io, abbiate pazienza, ognuno ha le sue valutazioni, io do una certa importanza a questa palina, perché Monami mi ha tolto un po' di materiale in mano, me l'ha tolto Chabod, ma io facevo un ragionamento mio e dicevo, me ne sono servito di Chabod, questo decreto che ha istituito il Parco, sembra che sia del '23 e poi se sbaglio correggetemi, perché io non sono mai andato a vederlo, allora per quello che ho capito io in questo momento, legge 1923 istituisce tutto questo Parco e nella legge del 1923 c'era anche incluso il budello. Bene, a un certo momento, nel '25, ecco, vedi allora Chabod che bisognerà pur che ci mettiamo d'accordo, perché allora, se nel '23 era incluso anche il budello, mi si dice che nel 1925 ad un certo momento su pressione della popolazione del budello, un Prefetto ebbe a dire: no, non includiamolo più e a titolo sperimentale, togliamolo, lo togliamo e si è formato quel famoso budello. Benissimo, allora, arrivati a un certo momento, attraverso i Consigli di amministrazione del Parco, in ripetute occasioni si è detto "no, ma qui era solo a titolo sperimentale", diceva la direzione del Parco, "noi adesso siamo stufi di questo esperimento e lo vorremmo togliere". E invece si è andati avanti per un lungo periodo. Ora la mia preoccupazione è questa: a un certo momento è vero o non è vero che questo direttore del Parco, o chi per esso, perché si parla sempre del direttore come persona che prende determinate decisioni, è vero o non è vero che questo direttore del Parco ad un certo momento dice: "momentino, io vi dico che il budello è una cosa che è abusiva, perché i confini del Parco arrivano fino alla fine del budello" e si alza un attimo, viene giù e ci appiccica una palina. C'è o non c'è questa palina? Perché se la palina ci fosse, io avrei fatto attraverso l'Amministrazione regionale quello che, giustamente secondo me, ha detto Monami, e dice: se tu vieni in un prato mio, e ci metti che questo prato è in proprietà di Chabod, beh io non faccio tante storie, prendo la palina, la tolgo, poi voglio vedere che cosa ne viene fuori. Ecco, io non so se si può portare avanti un discorso di questo genere, ma se non c'è stata una presa di possesso, come giustamente ha detto Lustrissy e mi sembra di ripetere le sue parole, da parte del Parco, beh, allora in onore di che santo questo signore si permette di venire a mettere questa pallina su questa pianta o questa carta, non la cartina, la cartina la lascio stare, in onore di che santo, questo direttore viene, fa appiccicare su una pianta una determinata palina, un determinato disegno che include anche questo, a me sembrava che l'ha detto bene Lustrissy, dice "noi abbiamo, ci siamo serviti della legge anti-caccia per dire noi lì ci infiliamo un oasi di caccia", quindi che cosa ne viene fuori, abbiamo detto con questo, dice Lustrissy, questo terreno noi non lo riconosciamo di vostra competenza, ma nostro. Ecco allora, sempre l'uomo della strada, che non vuole entrare in grandi discussioni, a me pare che aver messo quest'oasi di anti-caccia va benissimo, però io sarei più contento se si potesse... se c'è questa possibilità, attraverso il Prefetto o attraverso qualche cos'altro, poter dire a quel signore, lei quella palina la tira via da qui, perché allora sì che reagisco, sì che ad un certo momento non ho più perplessità, perché con questa oasi anti-caccia, io ho fatto un passo avanti, forse era l'unico che potevo fare, non lo so, perché, insomma, le leggi le avete voi in mano e le vedete voi quali sono, ma arrivati ad un certo momento se io non reagisco a questa imposizione del direttore, mi sembra di non aver fatto tutto il mio dovere, perché il mio dovere, lo ripeto, io penso che potrebbe anche essere non condiviso, questo è il mio punto di vista, io mi domando se effettivamente qui su una pianta, una piantina, una carta geografica, non quella dell'editore, ma quella che ha fatto appiccicare il Parco, che comprende anche questa zona, io pregherei la Regione di mandare a togliere questo e voglio vedere che cosa ne viene fuori. Vuol dire che il direttore, Framarin, dirà "momentino, qui c'è un abuso, perché io ho tanto di documento in mano e posso arrivare qui", ma secondo me da quel momento nasce la discussione, perché se quello lì sta zitto è una prova che ha fatto, ma se non sta zitto vedremo che cosa dice.
Naturalmente se non ha messo nessuna palina su questa pianta, cosa che Chabod conferma e Lustrissy dice di no, io allora non saprei più cosa dire. Naturalmente per esempio adesso l'Enel o l'Enel, insomma, se incomincia a correre la voce che l'Enel è stata denunciata per una linea, insomma penso che quello là pensi proprio, che quel signore là pensi proprio di avere potestà su questo territorio, quindi io pregherei amichevolmente l'Assessore, la Giunta, il Prefetto come Ente, come Prefetto, il Presidente della Giunta come Prefetto, di voler vedere un po' questo, di voler vedere se c'è una possibilità di dare una lezione a questo direttore, perché se questo qui ha avanzato fin lì e lo ha fatto in base a un decreto legge del 1923, ce lo dirà, ma se, in caso contrario, io ritengo che solo l'oasi non sia sufficiente, posso sbagliare, ma questo è il mio avviso, e allora non voglio adoperare delle parole di polemica, perché non so, l'ho detto in principio, perché non era questa la mia intenzione, effettivamente io se lasciassi appiccicato a questa pianta, sempre che ci sia, un documento, un papiro messo dal direttore del parco che dice quel budello è di nostra proprietà del Parco e io non lo vado a togliere, io sarei meno tranquillo di quanto ho sentito dire qui dentro.
Parisi (MSI-DN) - Signor Presidente e signori Consiglieri, questo benedetto Parco vedo che appassiona in un modo veramente fantastico. Ma, non voglio entrare sul budello, sul non budello, sulla proprietà, su non la proprietà, io voglio prendere coscienza di una cosa. Non si può stabilire, dice il signor Monami, dice, se a me venite e mi mettete questa palina, questo cartello, io lo prendo e me lo porto via. Sig. Monami, io debbo dire che è impossibile senza rispondere di esercizio arbitrario delle proprie regioni. Ma per non rispondere di esercizio arbitrario delle proprie regioni, vi è l'autorità del Presidente della Giunta e, scusi signor Presidente, io al suo posto lo avrei già fatto, una disfida precisa, categorica, di rimuovere immediatamente quella cartina attaccata a quella pianta, questo è il problema, perché direi, un possesso tacito, senza dir niente lasciando quella cartina contro quella pianta ed ecco allora che vi è l'autorità sua signor Presidente, nessuno l'ha messa in dubbio e non la possono mettere in dubbio, ed allora lei può benissimo, a mio giudizio, diffidare questo Presidente del Parco e chi per esso, si rimuova immediatamente quel cartello, perché non gli spetta poterlo mettere lì. Queste sono le conclusioni, sono d'accordo dell'ordine del giorno che voterò senz'altro. Grazie.
Dujany (DP) - Purtroppo il Presidente della Giunta non poteva intervenire a carico del Presidente del Parco del Gran Paradiso, poiché ci siamo trovati in un momento di assenza di potere, perché alle elezioni del Consiglio regionale è successo la scadenza del mandato del Consiglio di amministrazione del Parco del Gran Paradiso, che si è ricostituito solo circa quindici giorni fa. Immediatamente dopo la ricostituzione del Consiglio di amministrazione, della nomina del Presidente del Parco del Gran Paradiso, sono stati presi dei contatti e il Presidente del Parco mi ha assicurato che nella seduta del set... del Consiglio di amministrazione del 7 novembre sarà inserito nell'ordine del giorno il problema della cartina, il problema della palina del Parco del Gran Paradiso nella zona naturalmente della Valsavaranche ed è proprio con questo spirito, vi pare, in cui si invita... il Consiglio invita i membri del Consiglio di amministrazione del Parco che si presentino in sede di questo Consiglio di amministrazione, non solo come espressione del gruppo rappresentante della Valle d'Aosta, ma come espressione di una volontà del Consiglio regionale per affrontare questo problema. Superato naturalmente questo problema, che è solo un aspetto naturalmente del problema, mi pare logico riprendere immediatamente trattative con il Consiglio, con il Presidente del Consiglio di amministrazione del Parco per affrontare e il problema della regolamentazione e i problemi di un certo comportamento del Consiglio stesso nei riguarda dell'amministrazione del Parco. Quindi, ritengo che questo è un primo atto che noi affidiamo ai membri che rappresentano la Regione nel Consiglio di amministrazione. Verificheremo qual è la volontà del Consiglio di amministrazione del Parco in merito a questo episodio, ma è chiaro che, successivamente, dovrà seguire una serie di interventi e di incontri affinché il problema venga regolamentato sul piano più generale e per far sì che questi benedetti rapporti fra amministrazione del Parco e, dire, il rispetto della popolazione locale, oltre all'amministrazione del Parco naturalmente, venga eseguito e fatto con maggior coerenza, con maggior comprensione e con un maggior, direi, rapporto umano, che tengano conto sì della flora, sì della fauna ma soprattutto della popolazione che abita ancora in quelle zone.
Mappelli (DC) - Il Presidente della Giunta è un sadico, questa mattina me ne aveva fatto cenno qui, però è sadico sul serio, perché ci ha lasciato dibattere per due ore questo problema, bastava che facesse dire a Lustrissy tutto quello che ha detto lui adesso, probabilmente al 7 novembre viene tolto tutto e ciao Ninetta, questo è perché l'ho detto...
Nel senso che son d'accordo su questo deliberato però voglio che sia messo a verbale che il 4° comma, cioè "considerato che con decreto dell'Assessore regionale all'Agricoltura e foreste, in data 31 agosto '73, si è provveduto a costituire per la detta zona di Valsavaranche un'oasi di protezione e di rifugio della selvaggina ai sensi della legge ecc. ecc." ripeto, che questo era un obiettivo che si prefiggeva da anni e da anni l'Ente Parco ed è un obiettivo che ha ragione. Pertanto, per quanto riguarda il deliberato, cioè sia per i rappresentanti, sia per la Direzione dell'ordine del giorno sono d'accordo, non sono d'accordo su questa premessa, perché l'avevo detto prima, era chiaro come il buon giorno, se questo fosse stato il frutto sereno di una valutazione a monte, diciamo, di questa presa di posizione del Parco, evidentemente non avevo niente da dire, perché democraticamente è giusto che ognuno di noi, anche se non condivide, deve accettare quelli che sono i deliberati di certi ambienti e di certe maggioranze, ma così come è stato, diciamo, concepito questo decreto, per me è chiaro come il buon giorno che non è nient'altro che un "tour de force" del Parco che ancora una volta abbiamo, sarà perché siamo arrivati in ritardo, sarà perché ce l'hanno obbligato a fare, è il salvabile di una certa situazione creata dopo, però ancora una volta facciamo il gioco del Parco; dunque voto a favore di questo ordine del giorno, mettendo a verbale che son contrario a come sono state portate avanti in questo senso le cose.
Dujany (DP) - Grazie Presidente, volevo aggiungere un qualcosa che mi ero dimenticato, poiché mi pare estremamente importante, direi che l'attenzione del Consiglio deve indirizzarsi e a questi episodi, ma soprattutto al grosso rischio di una legislazione nazionale che si potrebbe togliere ogni possibilità dialettica con un Consiglio di amministrazione locale. Questo sarebbe veramente drammatico, e questo ci porrebbe veramente nelle condizioni di impossibilità di discutere sul problema.
Fosson (Vice Presidente) - Va bene, se nessuno più chiede la parola mettiamo in votazione l'ordine del giorno. La dichiarazione di voto del Consigliere Mappelli è stata presa in... è stata detta e quindi senz'altro l'ordine del giorno, quello che è stato distribuito definitivo, perché erano stati distribuiti due ordini del giorno, mi sembra che il secondo specifica maggiormente, al punto 2, quindi, tanto per non avere dei malintesi, ecco il secondo ordine del giorno, che è stato distribuito, che viene messo in votazione. Chi è d'accordo alzi la mano e chi non è d'accordo, astenuti.
Il Consiglio approva all'unanimità.
Mi sembra che a questo punto c'era stata già una mozione d'ordine prima del Consigliere Andrione, sono le 20,30 quasi e quindi possiamo togliere la seduta e rinviare a domani mattina alle 9,30.
---
La seduta termina alle ore 20,28.