Oggetto del Consiglio n. 4440 del 13 febbraio 2025 - Resoconto
OGGETTO N. 4440/XVI - Approvazione di risoluzione: "Solidarietà al popolo curdo".
Bertin (Presidente) - Punto n. 57.01. Se siete d'accordo, illustro brevemente la risoluzione, peraltro sottoscritta da tutti i Capigruppo del Consiglio regionale. Questa risoluzione si concentra sulla questione curda, questione che ha visto diverse volte il Consiglio regionale intervenire nel tempo, poiché questo popolo, il popolo curdo, che è suddiviso negli Stati della Turchia, Siria, Iraq e Iran, si trova spesso in gravissime difficoltà e incertezze. Credo che, dal punto di vista della comunità internazionale, abbia raggiunto la grande rilevanza dal punto di vista dell'opinione pubblica dai lontani anni Ottanta, quando in Iraq, l'allora dittatore Saddam Hussein, utilizzando le armi chimiche, gasò - il termine è proprio questo - circa 80 mila civili curdi del nord dell'Iraq al fine di perpetrare una pulizia etnica, di fatto con grave violazione del diritto internazionale, un genocidio, un crimine contro l'umanità.
Come dicevo, questo era negli anni Ottanta in Iraq, ma vediamo più di recente in Iran, con la persecuzione in questo caso, in particolare, della minoranza curda e delle donne legate alla minoranza curda. Ricordiamo recentemente il movimento "Donna vita e libertà", che è appunto un movimento curdo per riaffermare i diritti delle donne e della minoranza curda in Iran. Sappiamo poi, in particolare, che è arrivata ben oltre, con l'esecuzione a morte, in carcere, di Mahsa Amini, come ricorderete.
In parte, lo stesso discorso, vale per la Turchia che non riconosce la minoranza curda e che con il dittatore anche lui, di fatto, cito Mario Draghi, perpetra una continua violazione dei diritti politici e civili della minoranza curda, con tanto di cancellazione dei partiti politici curdi, oltre che l'incarcerazione di buona parte dei suoi dirigenti, tra cui Öcalan, in carcere da 30 anni e passa.
In quanto alla Siria, non ha mai riconosciuto l'esistenza di un popolo curdo, di una minoranza curda, ricordiamo il ruolo avuto dai Curdi nella battaglia contro lo Stato islamico, in particolare simbolicamente Kobane, questa cittadina del nord della Siria che diventò simbolo della resistenza all'Islam estremista dello Stato islamico. Anche nel nord della Siria si sono manifestate interessanti forme di autogoverno nelle quali l'emancipazione della donna era molto significativa, soprattutto tenendo conto della fase nella quale ci troviamo. Di recente, con la caduta del regime di Assad in Siria, la Turchia cerca di occupare di fatto il nord della Siria per eliminare la questione curda in modo violento e militare.
Ricordiamo anche, nella risoluzione, la vicenda di Pakhshan Azizi, attivista curda, operatrice umanitaria, detenuta a Teheran e che la Corte suprema iraniana ha condannato all'impiccagione, recentemente sospesa in seguito alla mobilitazione avvenuta per l'attenzione internazionale, ma noi sappiamo ed è sicuro, che la condanna verrà eseguita e invitiamo il Governo italiano ad operarsi per intervenire su queste vicende.
Inoltre, si manifesta la ferma condanna nei confronti di qualsiasi azione militare in violazione del diritto internazionale, dei diritti civili e politici e di tutela delle minoranze, questo è riferito in particolare alla Turchia e, più in generale, per esprimere solidarietà al popolo curdo, riaffermando la necessità di garantire il rispetto dell'esistenza di tutte le minoranze presenti nell'area e dei diritti ad esse collegate. Questa è la sostanza della risoluzione.
Ci sono interventi? La parola alla consigliera Minelli.
Minelli (PCP) - Abbiamo sottoscritto questa risoluzione al pari degli altri gruppi consiliari perché condividiamo sia lo spirito che sta alla base del testo, sia le impegnative proposte. Sappiamo che in Iran vige da tempo un regime dittatoriale che lungo questi anni ha perpetrato una continua e crescente violazione dei diritti umani con gravissime conseguenze sulla popolazione e nei confronti di tutti coloro che sono oppositori di quel regime, ma in particolare nei confronti delle donne e della minoranza curda; un sistema teocratico, che usa strumentalmente l'arma della religione, il credo religioso, per calpestare le libertà. Nel 2024 la Repubblica islamica ha giustiziato almeno 31 donne, questo è il dato ufficiale, si teme che siano di più ed è il numero più alto dal primo rapporto dell'Associazione IHR, che è Iran Human Rights dal 2008. È di questo periodo, di queste settimane la notizia che Pakhshan Azizi, secondo le leggi islamiche - e speriamo che questa cosa si interrompa -, comunque rischierà di essere condannata a morte perché la sua condanna è stata confermata dalla sezione 39 della Corte Suprema di Teheran. Con quale accusa? Con l'accusa di ribellione e di appartenenza a gruppi di opposizione. Pakhshan Azizi è originaria di Mahabad, è stata arrestata a Teheran il 4 agosto del 2023 insieme al padre, alla sorella e al cognato, ha trascorso quattro mesi in isolamento in un centro di detenzione del Ministero dell'intelligence e poi è stata trasferita nel reparto femminile della terribile prigione di Evin. È accusata di appartenere a dei gruppi impegnati in attività armate contro la Repubblica islamica, ma il suo avvocato ha dichiarato che quello che stava facendo era un lavoro di operatrice umanitaria nel nord della Siria, in particolare nei campi profughi di Sinjar e in altri campi per gli sfollati dell'Isis. Un lavoro che era di tipo pacifico e interamente incentrato sugli sforzi di soccorso, come appunto ci è stato raccontato dal suo avvocato, ma anche qualora fosse stata un'attivista di movimenti politici in qualche modo oppositori del regime, è una persona che è stata arrestata disarmata, che non ha mai usato armi e che si trovava in una zona che era assolutamente pericolosa per quelli che erano gli attacchi dell'Isis. Più in generale, tutte le donne che si oppongono al regime, ma le attiviste curde in particolare, soffrono di una somma di discriminazioni che è potenzialmente letale perché sono donne, sono politicamente e socialmente attive, appartengono a una minoranza etnica che, assieme a quella del Belucistan, è tra le più represse del panorama iraniano, sono tra le donne che hanno più difficoltà ad avere accesso all'istruzione e a vedere i propri diritti fondamentali rispettati, sia in libertà, sia soprattutto nelle istituzioni carcerarie, come quella di Evin.
Riteniamo quindi sia importante che anche il nostro Consiglio regionale si esprima manifestando una ferma condanna nei confronti di queste violazioni, che sono violazioni dei diritti fondamentali delle persone.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Padovani, ne ha facoltà.
Padovani (FP-PD) - Con questa risoluzione che anche noi come gruppo abbiamo sottoscritto torniamo a parlare di un tema internazionale, chiedendo che anche il nostro Consiglio regionale si esprima in solidarietà e sostegno concreto al popolo curdo, che lotta da decenni per il riconoscimento dei propri diritti fondamentali. I Curdi sono il più grande popolo senza uno Stato, una Nazione che conta oltre 30 milioni di persone, distribuite tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Nonostante una storia millenaria e una cultura ricca di tradizioni, i Curdi si trovano a vivere una condizione di costante marginalizzazione, privati del diritto all'autodeterminazione. Nel corso degli anni le terre curde sono state teatro di persecuzioni sistematiche e bombardamenti, sfollamenti forzati e discriminazioni sono diventati parte integrante della loro vita quotidiana. Questa situazione, tuttavia, non è solo una questione lontana da noi, riguarda tutti coloro che credono nei valori della giustizia e dei diritti umani.
Non possiamo ignorare il fatto che il silenzio della comunità internazionale ha spesso permesso il perpetuarsi di queste ingiustizie; la Turchia, ad esempio, continua a reprimere le aspirazioni curde con violenza, definendo i movimenti di resistenza come terroristi e continuando a tenere ingiustamente nelle loro carceri il leader del popolo curdo Abdullah Ocalan. In Siria e in Iraq le comunità curde sono state in prima linea contro l'Isis, difendendo non solo le proprie terre, ma anche i valori di libertà e uguaglianza. Noi, come rappresentanti di un'istituzione democratica, abbiamo il dovere di alzare la voce per chi viene oppresso. Questo Consiglio poi deve fare la sua parte inviando un messaggio chiaro: la solidarietà verso il popolo curdo non è un'opzione, ma è una responsabilità politica e morale.
Un elemento centrale della lotta curda è il progetto di confederalismo democratico. Questo modello propone una società basata su autonomia, decentralizzazione e convivenza pacifica tra diverse comunità, etniche e religiose. Il confederalismo democratico mira alla creazione di una rete di autonomie locali fondate sulla democrazia diretta, il rispetto per l'ambiente e l'uguaglianza di genere. Nei territori del Rojava, nel nord della Siria, questa visione è stata messa in pratica con risultati significativi, dove sono state istituite istituzioni che garantiscono la partecipazione attiva di donne e minoranze. Questo modello rappresenta non solo un'alternativa per il Medio Oriente, ma anche una speranza per chiunque creda in una società più giusta e inclusiva.
Consentitemi poi di soffermarmi su un altro aspetto del popolo curdo, cioè il ruolo delle donne nella lotta curda. Le combattenti curde, inquadrate nell'unità di difesa delle donne, hanno dimostrato un coraggio straordinario non solo sfidando il terrorismo dell'Isis, ma anche promuovendo un modello di società fondato sull'uguaglianza e sul rispetto reciproco. Il loro esempio ci ricorda che il cambiamento sociale parte anche dalla lotta per i diritti delle donne e, a proposito di donne, la condanna a morte di Pakhshan Azizi, una donna coraggiosa, curda, condannata a morte dal regime iraniano, non è solo un attacco a lei come individuo, ma un attacco ai valori fondamentali di giustizia, dignità e i diritti umani. Pakhshan Azizi rappresenta il coraggio e la determinazione di un popolo che da troppo tempo lotta per i propri diritti e per la propria libertà. In un momento in cui il mondo sta assistendo a repressioni e ingiustizie, è nostro dovere alzare la voce e opporci a tali violazioni. Sostenere la liberazione di Pakhshan Azizi significa sostenere la lotta per i diritti dei curdi e per la libertà di espressione di tutti coloro che si oppongono alle ingiustizie.
Chiediamo che il Governo iraniano rispetti i diritti umani e ponga fine a queste pratiche repressive. La comunità internazionale deve essere unita nel condannare il regime iraniano per la detenzione di Pakhshan Azizi e richiederne l'immediata liberazione.
Concludendo, il popolo curdo è simbolo di resistenza e di dignità, nonostante le avversità, continua a lottare per la propria identità e per un futuro migliore.
Il nostro Consiglio regionale, anche nel suo piccolo, può rappresentare una luce di speranza. Possiamo fare la differenza unendo la nostra voce a quella di chi chiede giustizia e diritti per il popolo curdo e libertà per Pakhshan Azizi. Non lasciamo che il silenzio ci renda complici, sosteniamo il popolo curdo nella sua lotta per la libertà e la pace.
Presidente - Ci sono altri interventi? La parola al consigliere Lucianaz.
Lucianaz (RV) - Solamente per ricordare che il 15 dicembre del 2022 la collega Minelli aveva già espresso il suo sostegno al popolo iraniano che è vessato dal Governo dei fondamentalisti religiosi, ma lei stesso, presidente Bertin, il 24 ottobre 2019, con una risoluzione, aveva sostenuto l'iniziativa in difesa del popolo curdo, promossa dal consigliere barocco e ricordo che sempre questo Consiglio già il 20 gennaio 2016 aveva espresso con una risoluzione la condanna alle autorità turche per la violazione dei diritti civili e politici, così come il 28 gennaio 2010 sempre questo Consiglio con una risoluzione ha sostenuto la solidarité à l'égard du peuple curde suite è la reprise de la persécution ethnique. E ancora a marzo 2002 abbiamo avuto l'intervento interessante del consigliere Nicco che quel giorno aveva giustamente sostenuto il diritto del popolo curdo con il seguente testo della mozione: "Richiamata la tragedia del popolo curdo; ribadito il diritto di ogni popolo a decidere in piena libertà e responsabilità del proprio destino e di sostenere in ogni sede il diritto del popolo curdo all'autodeterminazione...". Le iniziative quindi di questo Consiglio sicuramente non sono mancate, sono mancati i risultati. La posizione dei curdi non è assolutamente migliorata.
Ricordava il collega Padovani che Ocalan è ancora incarcerato. Eh, è stato consegnato dal Governo italiano di Centro-Sinistra alle autorità turche. Bella vergogna internazionale anche quella volta! ... Quando lui cercava rifugio in Italia. E ho apprezzato lo spirito autodeterminista del consigliere Padovani, per una volta ci troviamo quasi sulle stesse posizioni.
Questo Consiglio ancora una volta sosterrà il popolo curdo, sosterrà il diritto di questo popolo. Io ricordo che il popolo catalano invece è sparito dagli schermi, naturalmente bisogna sostenere le politiche europee e quindi di certi popoli non bisogna più parlare. È una vergogna tutta europea e mi fermo qui con le mie assolute dichiarazioni del diritto di ogni popolo all'autodeterminazione, sancito dal diritto internazionale.
Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Caveri, ne ha facoltà.
Caveri (UV) - Sono ormai più di 100 anni che è stato negato al popolo curdo, un popolo di montagna, di avere un proprio Stato ed è stato spezzettato in quattro Stati. À tour de rôle questi quattro Stati, Turchia, Iraq, Siria e Iran, si accaniscono con questo popolo che, tra l'altro, in alcuni passaggi è stato anche molto importante, come la guerra contro l'Isis, se non ci fossero stati i militanti, i militari e anche le donne, perché questa è una cosa che colpisce molto: la capacità di impegno nella lotta bellica delle donne curde...
Io sono contento che si parli dell'Iran, sono contento perché non solo la vicenda curda dimostra l'assoluta capacità di violenza di questo regime teocratico, abbiamo assistito nei mesi scorsi, negli anni scorsi, al tentativo soprattutto delle donne iraniane di reagire in un vuoto, talvolta assordante, come si dice, anche delle manifestazioni di piazza in Italia, così come si dimentica spesso il fatto che Hamas e gli Hezbollah sono feroci terroristi al soldo proprio dell'Iran. È giusto ricordare anche l'utilizzo della pena di morte che viene fatto in questo Paese. La collega Minelli ha raccontato delle donne che sono state uccise senza alcuna pietà, vengono uccisi anche i minorenni. La scena più importante si svolge quasi sempre all'interno dello stadio di calcio, dove otto-dieci persone vengono impiccate e nel 2024 sono state 901 le pene capitali che sono state erogate in questo Paese.
A me è capitato, come credo a molti di voi, di incontrare degli esponenti curdi che raccontano con vivida lucidità i torti che hanno subito da parte di quel diritto internazionale che ancora oggi non solo per questo popolo, per questa Nazione senza Stato, ma anche in molte altre occasioni dimostra un atteggiamento molto cinico.
Il Governo regionale e il Presidente mi hanno chiesto di intervenire, esprimo naturalmente un voto favorevole assieme alla maggioranza su questo testo di risoluzione che consente di accendere il faro su una delle migliaia e migliaia di vicende personali che hanno visto persone imprigionate, torturate e alla fine impiccate.
Presidente - Metto in votazione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
La risoluzione è approvata all'unanimità.
Abbiamo esaurito l'ordine del giorno, il Consiglio finisce qui.
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L'adunanza termina alle ore 17:16.