Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 4441 del 26 febbraio 2025 - Resoconto

OGGETTO N. 4441/XVI - Communications du Président du Conseil.

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 34 Consiglieri, possiamo dare avvio ai lavori del Consiglio. Punto n. 1.

In apertura di questo Consiglio, vi comunico che oggi, in occasione dell'anniversario della promulgazione dello Statuto speciale, avvenuta il 26 febbraio 1948, sarà collocato nel foyer del Consiglio un busto di Émile Chanoux.

La scultura, realizzata da Giangiuseppe Barmasse nell'ambito della mostra-concorso dell'artigianato di tradizione e dedicata all'80° anniversario della Resistenza, Liberazione e Autonomia, è stata donata dal Governo regionale al Consiglio.

Alle ore 14.30, vi invito quindi alla cerimonia d'inaugurazione dell'opera.

Inoltre, vi informo che mercoledì 5 marzo, in occasione del 50° anniversario della morte di Emilio Lussu, relatore all'Assemblea Costituente del disegno di legge per lo Statuto speciale della Valle d'Aosta, la sala Commissioni situata al primo piano di Palazzo regionale sarà a lui intitolata.

Il 26 febbraio 1948, oramai 77 anni fa, segna una data fondamentale della nostra Autonomia. In questi quasi 80 anni si è evoluta nella sua fisionomia costituzionale e statutaria. L'avvenire della nostra Autonomia però dipenderà, innanzitutto, dalla sua capacità di rinnovarsi e di essere un punto di riferimento e un bene comune per tutta la comunità.

Nella riunione di ieri, la Conferenza dei Capigruppo ha convenuto di abbinare la trattazione dei punti 11 e 14.

I Capigruppo hanno inoltre deciso di anticipare l'ultima adunanza di luglio a martedì 22, mercoledì 23 e giovedì 24 luglio (anziché 29, 30 e 31 luglio).

Il 20 febbraio, ho ricevuto dal Presidente della Regione copia della lettera di rinuncia all'incarico di Presidente della Commissione paritetica da parte di Francesco Saverio Marini, a seguito della sua elezione a giudice della Corte costituzionale. L'atto d'impulso del procedimento di nomina del nuovo componente della Commissione, da inserire nell'ordine del giorno di una prossima seduta, è di competenza della Presidenza della Regione.

Vi sono interventi? Consigliere Aggravi, ne ha facoltà.

Aggravi (RV) - Anniversari come quello del 26 febbraio non dovrebbero essere meri eventi istituzionali, ma occasioni per riflettere sul senso del ricordo e sulla prospettiva futura. Limitarsi a un ricordo asettico e dovuto di un fatto storico ne vuoterebbe il vero significato.

Negli ultimi 18 mesi siamo stati testimoni di due momenti fondamentali per la nostra autonomia, il primo riguarda la consegna al Presidente del Consiglio della bozza di modifica del nostro Statuto speciale durante il Festival delle Regioni a Torino: una proposta presentata in solitaria e resa pubblica solo a consegna avvenuta, un metodo anomalo per un atto istituzionale che avrebbe richiesto una condivisione più ampia e partecipata.

Non lo dico solo da rappresentante di questo Consiglio, ma come cittadino consapevole della necessità di coinvolgere la comunità sul futuro del nostro Statuto speciale.

Ci chiediamo abbastanza come la nostra autonomia sia percepita al di fuori di quest'aula? Forse no, ma finché il futuro della nostra autonomia resterà confinato a parole nelle feste comandate rischierà di sfuggirci di mano.

Il secondo momento cruciale è stato la sentenza della Corte costituzionale sull'autonomia differenziata, un evento che avrebbe meritato maggiore attenzione invece di essere confuso nelle polemiche politiche.

La Corte, tra le varie sentenze, i vari passaggi che ha fatto, ha chiarito che le autonomie speciali ne sono escluse, poiché la loro specialità è già sancita dalla Costituzione.

La declinazione identitaria dell'autonomia speciale è un elemento cardine dell'ordinamento italiano, un diritto fondato su ragioni storiche, non soggetto alle dinamiche politiche dell'autonomia differenziata. Un principio che, per molti, può sembrare scontato, ma che dovrebbe spingerci a rilanciare il vero significato della nostra autonomia, non un privilegio, bensì una grande responsabilità.

Il rilancio della nostra autonomia non può basarsi su formule come "È un recepimento della norma statale, ci dobbiamo allineare alla legge nazionale", oppure sullo scontato leitmotiv di paventate impugnative.

Non si tratta di cercare il conflitto con lo Stato centrale, bensì di esercitare l'autonomia con coraggio e determinazione. Non bastano parole o proclami.

Riflessioni di questo genere dovrebbero portarci a rileggere criticamente molte scelte degli ultimi anni e a rilanciare un'azione autonomista forte per la nostra comunità, coinvolgendola però direttamente, solo così eviteremo che il pilastro centrale delle nostre istituzioni regionali finisca relegato nella polvere della storia, disperso nella confusione del presente.

Presidente - Consigliere Di Marco, a lei la parola.

Di Marco (PA) - Domenica 23 febbraio scorso si è tenuta la festa della Valle d'Aosta, istituita con la legge regionale n. 6 del 16 marzo 2006 al fine - e cito testualmente - "di favorire la conoscenza della storia della Valle d'Aosta, di illustrarne e valorizzarne il patrimonio linguistico, sociale, culturale e identitario e di affermare i valori e le tradizioni della comunità valdostana". Una ricorrenza particolarmente sentita nella nostra Regione perché contestualmente dedicata alla celebrazione dell'anniversario della nostra Autonomia e del nostro Statuto speciale, che sono state e restano due delle conquiste più importanti della storia politica valdostana e due dei capisaldi della nostra identità regionale.

79 anni fa entravano in vigore i due decreti legislativi luogotenenziali, grazie a cui la Valle d'Aosta diventava la prima Regione italiana a godere di un regime di autonomia, in conseguenza del percorso compiuto nell'ambito della lotta di Resistenza e Liberazione, e vedendo così riconosciute le proprie peculiari caratteristiche storiche, culturali, territoriali e linguistiche.

77 anni fa veniva promulgato come legge costituzionale, lo Statuto speciale della Valle d'Aosta, un documento in 52 articoli, complesso e articolato, con cui la nostra Regione veniva costituita come entità autonoma fornita di personalità giuridica all'interno dell'unità politica della Repubblica italiana e ne venivano definite le funzioni, le prerogative, le competenze, gli organi di Governo e le basi dell'ordinamento.

Rileggendolo adesso, come spesso ci capita di fare, non possiamo che riconfermare l'estrema attualità di un testo che racchiude concetti, principi e ideali in cui, come Pour l'Autonomie, ci riconosciamo pienamente, e che è espressione della storia e della cultura millenaria di un popolo strettamente legato a tradizioni e valori di unità consolidati nel tempo e al suo contesto montano d'inestimabile bellezza, pur nelle sue connaturate difficoltà.

Nel preparare quest'intervento con il collega Carrel, siamo partiti da due presupposti fondamentali: la preoccupazione per il futuro della nostra autonomia, spesso da più parti minacciata, e il convincimento che per preservarla sia necessaria un'azione ferma e incisiva, mirata al rafforzamento dei fondamenti su cui essa si basa e alla concretizzazione ed attualizzazione delle sue potenzialità.

In un periodo storico in cui si fa un gran parlare a livello nazionale di autonomia differenziata, come Valdostani e come autonomisti dobbiamo restare concentrati sulla nostra realtà, guardando al futuro in modo propositivo e coerente, e concentrandoci sull'impegno di tradurre le parole ispirate del nostro Statuto di autonomia in atti che vadano nella direzione di dare risposte alle aspirazioni e alle istanze della nostra comunità.

La festa della Valle d'Aosta è un momento importante per la nostra collettività, è e un'occasione imperdibile, per tutti i Valdostani, per riflettere sul significato profondo della nostra autonomia e del nostro Statuto, e su cosa è possibile fare per rinnovare ogni giorno l'importanza del ruolo che assumono quali pilastri della nostra specificità regionale.

Secondo noi un buon punto di partenza potrebbe essere, senza dubbio alcuno, quello di approfondire nelle scuole lo studio delle radici della nostra autonomia e dei contenuti del nostro Statuto speciale, in modo che le giovani generazioni ne acquisiscano quella perfetta conoscenza che è condizione essenziale per poterle a loro volta tramandare negli anni a venire.

Per quanto riguarda il mondo della politica, l'autonomia è un concetto che non appartiene ai singoli Movimenti, spesso in contrasto tra loro per rivendicarne il possesso esclusivo - esattamente come le sue celebrazioni non sono proprietà dei Presidenti o delle Giunte che, per loro natura, si alternano e passano - bensì è patrimonio unico e indissolubile del popolo valdostano. E crediamo che il suo compito, come anche delle Istituzioni, sia di mettersi al suo servizio, lavorando per rendere nel futuro che ci attende la nostra autonomia sempre più protagonista delle nostre iniziative e attività, e sempre più rispondente, efficace ed efficiente, alle prospettive di crescita e di sviluppo della nostra Regione e di tutti i Valdostani.

Presidente - Consigliere Cretier, ne ha facoltà.

Cretier (FP-PD) - Faccio mie alcune espressioni che ho raccolto in queste giornate d'intenso lavoro, proprio a sostegno dell'autonomia.

la Regione è un esempio di tutela delle proprie risorse, una battaglia dell'autonomia orgogliosamente condotta con successo dalla Valle d'Aosta, come anche riconosciuto dal presidente Mattarella in visita in Regione l'anno scorso, nonché da Enrico Letta e Arno Kompatscher che in due distinte occasioni hanno sancito la capacità valdostana europeista di sostenere le popolazioni di montagna: grazie anche all'autonomia, quella con la A maiuscola, possiamo incidere, correttamente nel rispetto e nel mantenimento dei rapporti con lo Stato.

Il principio della leale collaborazione vale sempre a tutti i livelli di governo, che devono cooperare, e il decreto dell'autonomia differenziata non salvaguarda la diversità, ma crea un netto divario tra le Regioni, malgrado facciamo parte dello stesso ordinamento, sia con quelle a statuto ordinario ma anche nei rapporti con lo Stato.

Noi dobbiamo quindi procedere al sostegno dell'autonomia e anche esercitare e a difendere ogni giorno e non affidare ad altri la nostra sovranità. Parlo in modo strategico, come aggiunto anche da Gressani.

Diventa complicato ma non è impossibile, diventa necessario adeguare una serie di meccanismi per evitare derive amministrative pericolose.

La specificità non è stata un dono calato dall'alto, ma è una lunga storia conclusasi nel '45. La storia e la geografia sono piene di pagine in cui il nostro carrefour d'Europe è emerso da momenti difficili e la posizione strategica ha dato un senso al particolarismo, alle motivazioni e al riconoscimento, ma la strada va verso i colli, verso l'Europa dei popoli, passo dopo passo, adagio.

Siamo consapevoli dei pericoli ma fieri di essere autonomisti, e - detto da uno che appartiene a un partito nazionale progressista responsabile - prima l'autonomia, poi la Regione, poi la governabilità.

Presidente - Altri? Se non vi sono altri... consigliere Lavy, a lei la parola.

Lavy (LEGA VDA) - È sicuramente un anniversario importante quello di oggi, l'anniversario dell'autonomia, avremo poi il dévoilement del busto di Émile Chanoux, il primo busto che ci sarà dedicato a lui in Valle d'Aosta, cosa che non era mai stata fatta ed era un po' un problema.

Non so però se Chanoux sarebbe così contento di essere posto di fronte alla macchina per scrivere di Federico Chabod. Lo sappiamo, le loro visioni erano nettamente diverse sul futuro della Valle d'Aosta, ha vinto più la parte Chabod e questo viene espresso praticamente in "Federalismo e autonomie", il commento alla dichiarazione di Chivasso, in cui appunto Chanoux mostra come la sua visione fosse comunque diversa dalla sintesi che era stata approvata dalla dichiarazione redatta a Chivasso, da cui Chanoux tornò deluso.

"Éndroumia", questa è la nostra autonomia, venne chiamata così, perché le rivendicazioni dei Valdostani erano molto più ampie rispetto a quelle poi concesse dallo Stato, i Valdostani volevano un autogoverno molto più completo, i decreti luogotenenziali, le prime forme di autonomia, provocavano la nascita dell'Union Valdôtaine, in protesta contro di essi, perché appunto questi non erano sufficienti.

Poi lo Statuto venne concesso e quella forma di protesta che era nata scemò, sparì, ed ecco che poi con lo Statuto si portò avanti tutta una serie di azioni.

Uno Statuto che, su alcuni aspetti, rimane ancora totalmente inattuato, però oggi vediamo - è stato citato il tema dell'autonomia differenziata - un'erosione sempre maggiore di competenze o comunque un attacco a esse, e la differenza, rispetto a qualche anno fa, è che questo attacco non viene tanto dallo Stato italiano, ma soprattutto dall'Unione europea, che con i suoi regolamenti e le sue direttive impone tutta una serie di misure che non fanno il bene della Valle d'Aosta, non fanno il bene dei territori montani, non fanno il bene dei popoli che abitano sulle Alpi.

Ho partecipato domenica alla cerimonia svolta a Palazzo regionale, una fotografia di una Valle d'Aosta che non c'è più, o forse non c'è mai stata.

Faccio, volutamente in questo caso, un intervento in italiano perché è una sorta anche di provocazione, in genere su questi temi si parla sempre in francese, oramai è stato un po' ridotto a una macchietta, a una lingua che viene usata solamente in eventi istituzionali. Chi magari veniva da fuori... magari il presidente Kompatscher, della Provincia autonoma di Bolzano, Bozen, che è venuto l'altro giorno alla cerimonia, dice: "Ma qui il francese... è ancora una lingua molto parlata", quando sappiamo tutti, in realtà, che nella vita reale, purtroppo, questo non viene fatto. Il francese, la lingua che Chanoux difese, più strenuamente di tutti.

Questa deve essere una riflessione sul fallimento dell'autonomia, perché il francese, lingua ufficiale della Valle d'Aosta insieme all'italiano, almeno dal lato della Repubblica non è stato attaccato come era stato fatto dopo l'Unità d'Italia dal fascismo e quant'altro, e di chi è la colpa se ormai il francese non viene più parlato, praticamente se non in certi eventi, se il francese non viene amato dai nostri studenti?

Il francese ormai ci sta abbandonando in tanti aspetti.

Non è colpa dello Stato o dell'Europa, in questo caso, ma è colpa nostra, che non siamo stati capaci di attuare un'autonomia giusta e che salvaguardasse le nostre prerogative, in primis la lingua francese, grazie a cui anche e soprattutto è stata concessa quest'autonomia.

Quest'intervento, come ho detto, è volutamente in italiano per far scaturire una riflessione su ciò che è stato ottenuto grazie all'autonomia, ciò che si sarebbe potuto ottenere e ciò che purtroppo si sta perdendo.

Presidente - Il Presidente della Regione, ne ha facoltà.

Testolin (UV) - Quelques réflexions est due par rapport au 77ème anniversaire du Statut spécial ; à l'intérieur de cette salle on a entendu, évidemment, des points de vue différents et c'est ainsi que doivent être les discussions, je crois tout de même que chacun, pour ce qui revient à son adresse politique, à sa conscience surtout, à son histoire, à son parcours politique, à son parcours de Valdôtain, peut et doit apporter quelques bénéfices à notre Statut spécial : peut travailler, peut se mettre au travail pour chercher à améliorer une situation qui n'est jamais accomplie et qui ne sera jamais accomplie complètement, parce que le Statut spécial c'est quelque chose de dynamique, qui est toujours sous l'attention, pas seulement de l'Europe, mais surtout de ceux qui en Italie ont envie de nous voler quelque chose qui appartient non à nous mais à notre histoire, à notre parcours institutionnel, non politique, institutionnel.

On a bien remarqué le fait que, quand on a approuvé à niveau national notre Statut spécial, les Valdôtains n'ont pas été contents. Les 95 articles, je crois, qui avaient été proposés par le Conseil de la Vallée ont été réduits, ainsi que les compétences qui étaient demandées au Gouvernement et à l'État italien et alors, c'est là que qui nous a précédé a commencé à travailler pour chercher à améliorer une situation qui était déjà, quand même, spéciale, différente des autres régions, surtout pour la langue ; après, c'est à nous, c'est à chacun de nous d'envisager un parcours qui puisse relancer ce qui est un aspect parmi les plus importants de notre autonomie. Et, pour ça, je me permets de souligner pas seulement des passages qui ont été peut-être mal interprétés ou peu partagés.

Il y a des passages aussi dans ces derniers 18 mois qui ont donné une force différente à notre Statut, voire la présence du Président Mattarella qui a souligné avec force quelque chose qui nous revient comme autonomistes et comme dépositaires du Statut spécial, qui est l'importance de notre langue et la façon dont nous pouvons l'employer c'est quand même quelque chose qui doit nous toucher dans le profond et doit nous porter à travailler encore plus dans le sillon de la valorisation de cette langue, parce que cette langue nous a permis, tout de même, même dans le Traité du Quirinal, d'avoir une position privilégiée par rapport aux contacts entre l'Italie et la France ; c'est quelque chose qui est de l'actualité, ce n'est pas du passé, c'est quelque chose qui nous peut amener à jouer un rôle intéressant à l'intérieur du contexte européen, surtout dans cette phase très délicate, soit du point de vue politique, soit du point de vue socio-culturel.

Et alors, c'est avec cet esprit que je crois on doit continuer à travailler pour voir les choses dans une lumière positive et non pas pour relancer des activités qui pouvaient être faites dans une façon différente ou qui font partie d'un passé.

Le Statut spécial c'est quelque chose qui est à retenir tous les jours dans le quotidien et nous permet et doit nous permettre de travailler pour apporter à notre Région tous les bénéfices que ce Statut, dans son imaginaire initial, nous avait permis de rêver.

C'est avec cette conviction que dans le futur je crois qu'un tas de choses pourra être fait par les Gouvernements qui nous suivront, pour continuer à travailler dans le sillon qui a animé les premiers Valdôtains qui se sont assis sur ces chaises pour relancer cet aspect très important de notre histoire.

Presidente - Punto n. 2 all'ordine del giorno, non ci sono comunicazioni da parte del Presidente della Regione.