Oggetto del Consiglio n. 4055 del 6 novembre 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 4055/XVI - Reiezione di Mozione: "Introduzione di un metodo di calcolo per limitare aumenti indiscriminati del canone di locazione di edilizia residenziale pubblica".
Bertin (Presidente) - Punto n. 21.
Consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Questa mozione fa seguito a una iniziativa ispettiva che avevamo discusso qualche Consiglio fa e che evidenzia un problema di cui poi abbiamo parlato in seguito, cioè la questione dei rincari.
Una questione dei rincari per quanto riguarda gli alloggi di Edilizia residenziale pubblica che, sostanzialmente, scaturisce da una modifica e da una valutazione differente che è stata calcolata dall'OMI, quindi un miglioramento di quella che è la struttura, del quartiere, della zona residenziale in cui sono inseriti alcuni alloggi di Edilizia repubblica pubblica, che ha dato il via a una serie di aumenti che sono stati ritenuti ingiustificati e anche a un problema relativo alla questione del riscaldamento, su cui ovviamente anche ARER ha fatto una sua parte, peraltro facendo anche del terrorismo psicologico, dicendo che il combustibile si stava per esaurire e quindi bisognava risparmiarlo.
Al netto di questo, il tema di questa mozione è proprio la questione dell'affitto e cercherò di riassumerla in poche righe.
La questione qual è? La questione nasce da questo: se noi prendiamo un metodo di pagamento... parliamo del mercato libero, sul mercato libero chiunque può rivolgersi al proprietario di casa e chiedere: "quanto vuoi di affitto?" e il proprietario di casa ti dice: "voglio X". Se a me va bene e ho le sostanze necessarie per poter pagare, bene, se non ce le ho, ovviamente rifiuto.
Nel settore dell'Edilizia residenziale pubblica, invece, funziona in maniera diversa, perché io faccio una domanda, entro in graduatoria, sulla base di quella che è una serie di calcoli viene elaborata la cifra che io devo pagare e, una volta che poi sono dentro, se questa cifra mi viene aumentata mi trovo nella scomoda situazione di non potervi fare fronte.
Banalmente, ho già fatto questo esempio altre volte, ma credo che sia particolarmente evocativo: se io sono una persona con disabilità, che prende una pensione di accompagnamento di circa 380 euro al mese e può succedere quello che si vuole, può venire giù anche il Padre eterno ma io sempre 380 euro al mese percepisco, non potrò pagare un affitto di 390 euro, ma neanche di 381, perché a me ne entrano 380.
È chiaro quindi che se il mio affitto assomma a 381 euro, considerando che io non mangi, non beva, non mi muova, non respiri, non guardi la televisione, non mi riscaldi e quant'altro, è evidente che io più di 380 euro non posso pagare.
Oggi però purtroppo molti alloggi di Edilizia residenziale pubblica sono in realtà sottoposti a questo "ricatto", perché succede che le persone che ci vivono si vedono aumentare il canone d'affitto, si vedono aumentare le spese. Ho fatto degli esempi, ho qui sempre un'altra delle tante bollette che mi sono arrivate, di euro 909,90 per una casa popolare (un mese di affitto, solo di affitto, sono 909 euro).
È chiaro che se io ho un reddito che chiaramente non può modificarsi, se sono una persona anziana, ma anche soltanto se ho un lavoro che non mi consente di guadagnare cifre di questo tipo, è chiaro che io non potrò farvi fronte.
Allora qual è il mezzo che è stato utilizzato da altre Regioni per evitare che questo costo arrivi? Perché il problema è che noi abbiamo una legge regionale che ha giustamente un suo articolo, che è il 42, che disciplina la decadenza dall'assegnazione. La decadenza dall'assegnazione viene indicata - si rientra nella fattispecie della decadenza - nel momento in cui non si pagano quattro bollette, quindi quattro affitti non pagati. Dopo quattro affitti non pagati, comincia la procedura di sfratto.
È chiaro che se io ho un affitto da pagare di 381 euro e io ne percepisco 380, come ho detto prima facendo conto che io non mangi, non beva e non faccia nient'altro ma mi limiti a vivere e a respirare, se io ho un affitto da pagare di 381 euro non potrò pagarlo, quindi cosa succede? Succede che io, pur non avendo la possibilità, non la volontà, la possibilità, apro il mio portafoglio e 381 euro non ci sono, ce ne sono 380, quindi non posso pagare l'affitto.
Succederà che io accumulerò ovviamente un debito, arrivato alla quarta bolletta, quinta bolletta, sesta bolletta - a volte c'è una tolleranza, questo va detto -, arriverà una cara letterina dicendo: "Caro mio, o tu rientri di questa spesa o altrimenti te ne vai fuori di qua".
La persona in questione chiaramente si trova ad affrontare una sfida impossibile, improba, peraltro anche in questo periodo nel quale un alloggio nel privato non si trova.
Allora come si sono organizzati da altre parti, in altre Regioni? Ho fatto l'esempio del Piemonte: il Piemonte ha fatto una cosa molto semplice, l'hanno fatto gran parte delle Regioni in realtà; il Piemonte ha stabilito una serie di fasce (fasce che abbiamo anche noi, peraltro, noi abbiamo delle fasce), ma queste fasce determinano appunto il pagamento che io dovrò effettuare; quindi, a seconda del mio ISEE e a seconda dello stato dell'alloggio, dovrò essere inserito nella fascia corrispondente e poi pagare una cifra.
Qui però, nella parte del Piemonte, si fa una cosa diversa e, secondo me, interessante e intelligente: si dice che c'è una serie di fasce, sono 19 fasce. La prima è la fascia di sostegno: viene stabilito un canone, cosiddetto canone dovuto, quindi tu devi 100 euro al mese di affitto, ma tu sei in fascia 1, e probabilmente la fascia 1 è dedicata alle persone che hanno magari un ISEE pari a 0, probabilmente (e se ho un ISEE pari a 0, è facile pensare che io non abbia le sostanze per pagare nulla), quindi tu dovrai il 35% del canone dovuto.
Se tu hai un Isee così basso, dovrai pagare il 35% del canone dovuto. Immaginiamo di dire che il canone dovuto sia 100 euro e quindi tu vuoi pagare 35 ?.
Non c'è un canone massimo rispetto al reddito per questa prima fascia, ma c'è un canone e appunto il Piemonte ti dice: "Tu dovrai pagare come minimo 40 euro al mese". Questo per la fascia più povera. Poi, man mano si sale e man mano che si sale con il reddito, si sale anche con le fasce.
C'è la fascia di protezione, dal n. 2 al n. 8; c'è la fascia di stabilità, dal 9 al 13; c'è la fascia di sicurezza, dal 14 al 18, c'è la fascia di permanenza.
Cosa stabiliscono queste fasce? Stabiliscono un limite massimo di canone rispetto al mio reddito. Per esempio, prendiamo la fascia n. 8, che è una fascia di protezione: ti dice che tu devi pagare il 75% del canone dovuto, quindi se il canone dovuto è 100 euro, devi pagare 75 euro. Ma il canone massimo rispetto al mio reddito è che non potrà superare il 16% del mio reddito complessivo, quindi se io ho un ISEE di mille euro all'anno, io non potrò pagare più del 16% di quell'ISEE, ma perché obiettivamente se tolgo dei fondi per quel tipo di spesa, io poi non ho più di che vivere, quindi c'è un limite che viene imposto sul mio reddito.
Tu guadagni mille euro? Non puoi pagare per l'affitto più del 16% del tuo reddito e così a salire. C'è, per esempio, l'ultima fascia, che è quella di permanenza, che prevede il pagamento del 240% rispetto al canone dovuto (immagino che la fascia di permanenza sia per redditi sicuramente probabilmente superiori a 20 mila euro, magari a 30 mila, non lo so) e il canone massimo è del 20% rispetto al mio reddito, con un canone minimo di 300 euro al mese. Quindi, c'è una tabella che mi permette anche di sapere, in maniera trasparente, quanto dovrò pagare e che permette di salvaguardare il mio reddito, perché - e ripeto quello che ho detto prima - se mi viene chiesto più di quello che ho non lo potrò pagare e ci troveremo ad avere persone che vengono sfrattate e poi con i servizi sociali che devono occuparsi delle persone sfrattate che sono state sfrattate dalla stessa Regione. Quindi noi abbiamo una persona che viene buttata fuori di casa, che poi va dalle politiche sociali e dice: " Eh, ma io sono senza casa", "Come è successo?", "Eh, mi hai buttato fuori tu tramite l'ARER".
È un circolo vizioso che obiettivamente è assurdo. Se non ho le sostanze per potermi permettere un affitto, devo poter avere la garanzia che è una casa popolare, che non si rivolge a un mercato, che non è un sistema per guadagnare, ma un sistema sociale di protezione per le persone più deboli; è chiaro che questo sistema deve fare in modo che io sia protetto.
Ecco perché, con questa mozione, venendo appunto alla richiesta che abbiamo presentato, e ne abbiamo parlato più volte in quest'Aula, anche i colleghi hanno avanzato le proposte di revisione della legge regionale 3/2013 ed è stato annunciato, da parte dell'Assessore, che un lavoro in questo senso si sta facendo, si impegna il Governo regionale a introdurre, in sede di questa revisione, un metodo di calcolo che preveda un tetto massimo al canone, rapportato al reddito, al fine di limitare gli aumenti discriminati e favorire un contenimento dei costi per gli assegnatari fragili.
Presidente - Apriamo la discussione generale. La discussione generale sulla mozione è aperta. Vi sono degli interventi? Assessore Marzi, ne ha facoltà.
Marzi (SA) - Come avrà notato, collega Manfrin, io fino adesso non ho assolutamente reso merito a nessuna iniziativa trattata finora, per quanto mi riguarda. Questa invece consente di fare un'analisi, ma è un'analisi che si collega anche alla parte impegnativa.
Come potrà notare... io so che poi lei terrà l'iniziativa, ma quando avrò cercato di rappresentarle qual è l'oggetto del contendere, lei noterà che, alla fine della fiera, facciamo bene a non votarla e spiego perché.
Innanzitutto, la sua iniziativa parte da un presupposto, che è quello, giustamente, della Regione Piemonte, per dirla tutta. Confrontando i sistemi di calcolo della Valle d'Aosta e del Piemonte, occorre tenere in considerazione l'insieme complessivo dei due sistemi, e non solo alcuni elementi; infatti, nel sistema piemontese, i nuclei che raggiungono un valore ISEE pari al doppio del limite di accesso all'ERP, devono rilasciare l'alloggio.
Pertanto, i beneficiari sono persone che si trovano in condizioni di effettiva fragilità economica e quindi, di conseguenza, limitare il canone a un massimo del 20% del reddito ha un'incidenza solo sui nuclei che si collocano nelle fasce reddituali più basse, visto che i nuclei con redditi più alti devono rilasciare gli alloggi ERP. Questo per quanto riguarda il Piemonte.
Viceversa, nella normativa valdostana, non è previsto un limite di ISEE oltre il quale occorre rilasciare l'alloggio; quindi, se volessimo applicare lo stesso metro di misura del Piemonte, alcune famiglie valdostane potrebbero arrivare a dover versare canoni di locazione abbondantemente oltre quelli che lei ha portato come metro di paragone.
Si ricorda, infatti, che la nostra normativa non disciplina un valore ISEE massimo al fine di un eventuale rilascio dell'alloggio in caso di raggiungimento di stabilità economica, per cui, in termini tecnici, il fatto di non avere dei criteri di permanenza che consentono, come in altre Regioni italiane, il rilascio dell'alloggio, ma anche di non avere dei criteri di permanenza definiti. Voi sapete che una delle cose che si stanno valutando nel tavolo che ci vedrà coinvolti credo entro la fine di questo mese, perché il Presidente della Commissione, nella sua attenzione al tema, mi ha dato delle date nelle quali convocarmi per affrontare una prima sintesi del lavoro di ricerca che l'Università della Valle d'Aosta sta svolgendo per arrivare a definire la nuova legge 3, quindi di conseguenza in quell'occasione credo che avremo la possibilità di affrontare alcuni aspetti che conoscete tutti quanti benissimo.
Fondamentalmente però, per fare un'analisi un po' più tecnica, voi sapete che, per farla breve, esistono delle valutazioni di accesso, dei criteri di accesso all'Edilizia residenziale pubblica e poi esistono dei criteri di permanenza.
Sui criteri di accesso - l'abbiamo già detto grazie ad alcune iniziative che ha fatto il collega Baccega -, quello che si sta rendendo evidente, a differenza di altre iniziative che stiamo trattando in quest'Aula, è che in realtà la Regione autonoma Valle d'Aosta non è una Regione di manica larga per l'accesso all'Edilizia residenziale pubblica.
La 3 non è una legge che, di fatto, andava a trattare in una maniera socialmente adeguata ai tempi - ed è per quello che la stiamo cambiando - l'accesso all'Edilizia residenziale pubblica. Prima di tutto perché la 3 ragionava in termini di ISE e non di ISEE; in secondo luogo, perché, ragionando in termini di ISE e non di ISEE, teneva anche fuori dall'Edilizia residenziale pubblica una fascia di popolazione con magari alcuni tipi di difficoltà, per cui il lavoro che questo Consiglio sta sollecitando e che noi stiamo ponendo in essere di variazione della 3 potrebbe dare dei vantaggi positivi per la comunità valdostana.
Il fatto di avere un ISEE a 8.500 euro - perché questo è il parametro di riferimento, ad esempio - potrebbe far sì che con un ISEE di 30 mila euro per un nucleo da sei persone, di fatto si parlerebbe di 9.375 euro e noi oggi con un ISEE a 8.500 lo teniamo fuori; per non parlare poi di tutta una serie di aspetti che hanno a che fare, ad esempio, con la disabilità e tutta un'altra serie di questioni che magari tratteremo a brevissimo.
Venendo invece al criterio di permanenza, noi credo che in questo momento siamo l'unica, o una delle pochissime Regioni italiane, che applica a chi accede all'Edilizia residenziale pubblica un accesso a vita, quindi, fondamentalmente, quando il nucleo accede all'Edilizia residenziale pubblica resta all'interno della casa - lasciando stare poi la mobilità, perché sennò complichiamo troppo le cose -, però ipotizziamo che un nucleo da quattro persone, con l'ISEE adeguato, ottenga la casa di Edilizia residenziale pubblica, o volgarmente detta casa popolare, ipotizziamo che entrano in quattro e restano in quattro per tutta quanta la loro vita, di fatto avrebbero la possibilità di restare all'interno di quella casa per tutta quanta la loro vita; quindi, di conseguenza, anche i canoni, per arrivare a calcolare i canoni di locazione, sarebbero dei canoni suscettibili ai metri quadri, alla vetustà dell'alloggio e ai parametri OMI che, in questo momento, in quella zona della città, sono in aumento, come abbiamo già avuto modo di rappresentare per una sua iniziativa.
I parametri OMI ovviamente non li sceglie la Regione autonoma Valle d'Aosta, ma tengono conto di quello che è il mercato per zone della città; quindi, se i parametri OMI nella zona in cui sono presenti in maggioranza delle case popolari nella città di Aosta sono in crescita, è perché, di fatto, vuol dire che, in termini di acquisti e vendita, in quella zona della città c'è mercato. Questo è.
Però l'oggetto del contendere è che se noi abbiamo - probabilmente l'unica Regione d'Italia - tutt'ora una legge che permette a un nucleo di entrare in ERP, quindi nella casa popolare, e di restarci per tutta la vita, addirittura poterla in una qualche maniera anche lasciare alle generazioni future, voi capite bene che noi, di fatto, stiamo accompagnando tutta la vita di questo nucleo familiare durante anche la sua emancipazione sociale ed economica.
È possibile che un nucleo familiare che entra in Edilizia residenziale pubblica nel 1980, con un solo genitore che lavora e con due figli piccoli, poi, nel corso della vita del nucleo stesso, arrivi ad avere due genitori che lavorano o magari il genitore di riferimento che cresce da un punto di vista professionale, i figli che crescono, le esigenze che cambiano, addirittura possono diventare percettori di reddito, di fatto tutto questo in parte non viene raccolto dall'esperienza all'interno della casa popolare, quindi questo nucleo continua a rimanere dentro questa casa popolare.
Bene, se noi in una qualche maniera rappresentassimo - ma questo lo dico solo per correttezza di ragionamento - l'impegnativa della sua iniziativa, noi potremmo addirittura arrivare a portare questo nucleo, per una serie di motivazioni che non sono ovviamente il motivo per il quale lo vuole, a pagare ancora di più di quello che oggi rappresenta, per il semplice motivo che in tutte le Regioni del Nord Italia parrebbero esserci dei criteri per i quali, una volta che si entra nell'ERP, prima o poi se ne esce anche.
Addirittura, ci sono dei contratti di Edilizia residenziale pubblica con durate variabili che, di fatto, vengono rinnovate e mi immagino che vengano rinnovate andando a valutare i criteri di permanenza all'interno dell'Edilizia residenziale pubblica.
Ci sono poi dopo degli altri criteri ancora, che nelle altre Regioni vengono applicati, compresa la Regione Piemonte, che addirittura ti dicono chiaro e tondo, ovviamente non dall'oggi al domani, ma attraverso dei percorsi di uscita dalle case popolari, che quando tu arrivi a emanciparti come nucleo familiare, tu dall'ERP devi uscire. Di conseguenza, nel momento in cui tu dici a un nucleo (restiamo alla Regione Piemonte), che si è emancipato ed è arrivato a diventare un nucleo "socialmente più ricco", dici anche che esce dalle case popolari. Quindi poi, nel novero del calcolo che lei ha rappresentato come esempio di quest'iniziativa, quel nucleo non c'è, mentre in Valle d'Aosta c'è.
Siccome io so che lei è molto attento al tema e che lo conosce anche bene, non solo sono d'accordo con lei rispetto al fatto che tutto il tema della morosità incolpevole abbia fondamentalmente una ragione sociale, tant'è che noi nelle ultime settimane abbiamo fatto delle riunioni dove abbiamo coinvolto anche il collega Sapinet, ovviamente solo per la parte di sua spettanza che non è quella sociale ma quella strutturale, ma, di fatto, abbiamo anche scritto all'ARER, andando a richiamare la necessità di coinvolgere il servizio sociale a monte di qualsiasi scelta che abbia a che fare con la permanenza o meno negli alloggi.
E questa cosa si dovrà sempre più rafforzare anche nella nuova 3; non a caso, è dal 2023 che stanziamo dei fondi in tal senso e che con la prossima legge di stabilità stiamo cercando di renderla - scusate il gioco di parole - stabile. Però, l'oggetto del contendere è proprio il fatto che se uno dovesse ragionare su tutta la rivisitazione multidisciplinare di questa benedetta 3...
...Cosa vuol dire multidisciplinare? Vuol dire che si devono probabilmente adattare i criteri di accesso in termini, passando dall'ISE all'ISEE, questo ISEE deve prevedere poi una serie di parametri, naturalmente secondari, che sono quelli poi delle delibere attuative, che probabilmente si devono tarare su una società diversa da quella che c'era nel 2013, cioè 11 anni fa, compresa quella valdostana.
Quando si entra nell'Edilizia residenziale pubblica non si deve restare lì a vita, ma ci devono essere dei parametri per i quali bisogna essere accompagnati a uscire dall'Edilizia residenziale pubblica e quindi poi, di conseguenza, si apre tutto l'altro fronte che spesso trattiamo in quest'Aula, che è quello del: sono sufficienti le case popolari a oggi disponibili su questo territorio? Come si incastra la gestione del numero di case popolari e di tutti quanti gli strumenti sociali legati al disagio socio-abitativo rispetto al nostro territorio, rispetto al fatto che il nostro territorio sia un territorio complesso e rispetto, a esempio, al PTP del collega Sapinet che, in teoria, non prevede un uso del suolo zero o di diminuire certe cose?
Per cui questa è la multidisciplinarità a cui dovremo andare incontro nel momento in cui ragioneremo di ERP, ma questo è anche il motivo per il quale se noi andiamo a prendere - e non dico che lei l'abbia fatto, capiamoci - solo una parte ad esempio delle scelte fatte da una Regione a noi vicina, rischiamo poi dopo di fare danni ancora più grandi di quelli che a oggi stiamo facendo, perché in una Regione che, come la nostra, non prevede il fatto che quando un nucleo si emancipa venga accompagnato verso il mercato privato, acquisto, locazione o altro, ma resti nell'Edilizia residenziale pubblica, se andiamo ad applicare il criterio previsto nella parte impegnativa di questa mozione, noi di fatto ci troveremo nella condizione di andare a far pagare ancora di più a chi oggi si è emancipato. Cosa che io trovo anche corretta, capiamoci bene, però capisce che poi dopo mi capita di essere chiamato a rispondere a delle iniziative dove mi dice: "Costa troppo", ma probabilmente costa troppo anche perché in alcuni casi, perché secondo me potremmo anche arrivare a fare delle simulazioni rispetto ad altre leggi, scopriremmo, qualora mai lo facessimo, che, a seconda della Regione che noi prendiamo in esame, ci sarebbero dei nuclei che già non farebbero più parte, a oggi, dell'Edilizia residenziale pubblica.
Per questo motivo, ho cercato anche di parlare a braccio, perché lei apprezza; io di fatto cerco di non parlare a braccio normalmente, semplicemente perché, come vede, ho parlato 13 minuti, invece i tempi sono minori e quindi, di conseguenza, in questa maniera qua cerco anche di auto-dare all'Aula un po' meno della mia faccia e della mia voce.
Presidente - Consigliere Manfrin, a lei la parola.
Manfrin (LEGA VDA) - Non si preoccupi, è comunque sempre un piacere ascoltarla, soprattutto quando parla a braccio. Quindi non si preoccupi né per la sua faccia, di cui noi non faremo body shaming e siamo contrari a qualsiasi opera in questo senso; lo fa lei e se ne prende la responsabilità con il Presidente del Consiglio. Ma in realtà ci fa piacere e mi fa piacere soprattutto perché lei esprime un pensiero politico che invece la lettura di freddi foglietti non esprime.
Lei però, Assessore, ha detto una serie di cose che portavano in una direzione, adesso poi, chiudendo il discorso, ha detto cose che sono tendenzialmente opposte e differenti.
Parto per ordine, così almeno ci capiamo. Concordo pienamente con lei, con il fatto che la nostra Regione non ha un sistema di uscita dall'Edilizia residenziale pubblica e sono felice che lei, nella conclusione del suo intervento, abbia detto che questo non è giusto, anche perché ovviamente avevo paura che lei dicesse: "No, ma noi dobbiamo tenere tutti quanti e quindi non si può mettere una normativa o un dispositivo che contiene gli affitti come quello che proponiamo di fare".
Sono felice che lei lo abbia fatto, perché è evidente che noi abbiamo i dati in mano di quelli che sono gli ISE e gli ISEE delle persone che sono negli alloggi di Edilizia residenziale pubblica e se lei, come immagino, avrà dato loro un'occhiata, scoprirà che negli alloggi di Edilizia residenziale pubblica ci sono persone che hanno un ISEE a 140 mila euro.
Ora, comprenderà che, personalmente, se io incontrassi la persona che con 140 mila euro di ISEE tiene un alloggio, una casa popolare che dovrebbe essere destinata a persone fragili, per sé, un certo sdegno glielo manifesterei, dicendo: "Ma scusami, ma con il reddito che hai, ma non puoi andarti a cercare un alloggio da un'altra parte e lasciare la casa a un povero disgraziato?".
Visto che annuisce e concorda, allora l'idea dovrebbe essere quella che evidentemente va messo un limite, esattamente come hanno fatto le altre Regioni. Quindi se noi già soltanto introducessimo un limite di reddito, potremmo liberare una parte di quegli alloggi che oggi vengono occupati da persone che possono pagarsi, hanno la sostanza necessaria, per pagarsi un affitto e non sono a rischio di non avere un tetto sopra la testa. Però questo ragionamento, sul quale lei concorda, fa cadere tutto il ragionamento che lei ha fatto per il quale quest'iniziativa non può essere accolta, perché noi non è che diciamo, con questa mozione, che nella revisione della 3/2013 bisogna fare solo e soltanto quest'intervento; noi diciamo che, nell'ottica di revisione della legge 3/2013, inserire un ragionamento e un metodo di calcolo di questo tipo è necessario, perché se nella revisione ci dovesse essere la previsione di una clausola per la quale, superata una certa soglia di reddito, io lascio l'alloggio, è ovvio che una tabella e un meccanismo di questo tipo ci permetterebbero di garantire anche che l'affitto non superi certi livelli.
Se lei incentra tutto il discorso per dire di no a quest'iniziativa, con il fatto che noi questa cosa non ce l'abbiamo, però, Assessore, lei usa una fallacia argomentativa che obiettivamente è molto debole.
Io dico e torno a ripetere: se noi vogliamo dare un'equità nell'assegnazione, nella gestione, nel mantenimento, nel pagamento degli alloggi di Edilizia residenziale pubblica, nel novero della discussione della 3/2013, il ragionamento di mettere dei limiti di reddito oltre i quali le persone non devono pagare perché non ce la fanno, perché non possono, non perché non vogliono, è essenziale.
Tutto questo si sposa perfettamente e tranquillamente con le due questioni che ha sollevato: 1) il fatto che, superata una certa soglia di reddito, la casa popolare io la devo lasciare; 2) il fatto che le case popolari siano diventate ereditarie, che è profondamente sbagliato.
Possono essere trasmesse ai conviventi qualora questi effettivamente rispettino certi canoni di reddito basso, su questo siano perfettamente d'accordo, ma è così che funziona da altre parti, quindi è chiaro che il nostro sistema e la nostra necessità di revisione della legge devono andare in questa direzione.
Però, Assessore, al netto di questo e a fronte di quello che ho appena detto, non accogliere quest'iniziativa è sbagliato, per il semplice motivo che o lei mi dice: "No, guardi, nella mozione, se vuole fare delle proposte, deve inserire tutta una sua proposta di revisione della 3/2013" e se vuole, gliela faccio, e la faccio anche gratis, senza dover incaricare dei professori universitari sfaccendati che non hanno altro da fare nella vita se non fare ogni tanto delle comparsate di beneficenza in favore dei fotografi e magari ogni tanto qualche candidatura di servizio.
In favore di questi, se vuole, gratuitamente, io le faccio da consulente, a disposizione, completamente a disposizione, senza neanche fare le fotografie, vengo e le faccio volentieri da consulente.
Se invece l'idea è quella che dobbiamo inventarci qualcosa per respingere l'iniziativa, perché l'iniziativa effettivamente ha un suo significato e un suo valore (e lei lo ha riconosciuto), ma non so esattamente come respingerla, allora Assessore mi spiace, lei sa che ci scontriamo più volte. Penso che ognuno, al netto di quelli che sono i toni o al netto di quelle che sono le idee, a volte coincidenti, a volte contrastanti, riconosce l'uno all'altro una capacità e un valore, sia politico sia di espressione, non possiamo dire però in quest'occasione sinceramente 1) che i toni utilizzati sono sbagliati, 2) che le proposte non sono accettabili, perché l'ha riconosciuto anche lei.
Non ci sono vere motivazioni per le quali questa mozione non può essere accolta. La motivazione non può essere: "Eh, no, ma noi abbiamo un sistema", anche perché, e le dirò di più, se anche quest'iniziativa, e quello che lei ha detto lo testimonia, venisse accolta e venisse introdotto un metodo di calcolo, che io ho evidenziato, che funge da moltiplicatore qualora il reddito sia superiore, man mano che il reddito cresce, l'aumentare dell'affitto mensile per chi ha un reddito più alto sarebbe esso stesso un meccanismo che disincentiva il mantenimento dell'alloggio di Edilizia residenziale pubblica. Perché se io arrivo a prendere un ISEE di 140 mila euro l'anno e devo moltiplicare il canone dovuto, io ho fatto solo l'esempio della diciannovesima, cioè la permanenza, ma se noi vogliamo calcolarlo fino a un ISEE così alto, il minimo moltiplicatore non so cosa sarà, 1000%, 2000% del canone dovuto rispetto al canone base, e quando una persona che ha 140 mila euro di ISEE si troverà a pagare 3, 4, 5 mila euro al mese di affitto, si farà due calcoli e dirà: "Forse è meglio che l'alloggio lo rilascio e me ne trovo uno a livello privato".
Assessore, secondo noi non è un punto politico, non è una questione di lasciare una testimonianza, non è una questione banale di comunicare la propria idea; secondo noi quest'iniziativa, obiettivamente, ha un suo valore e nessuna delle motivazioni che lei ha comunicato ha il valore o la possibilità di dire che questa non può essere recepita.
Ovviamente manterremo l'iniziativa.
Presidente - Consigliere Baccega, ne ha facoltà.
Baccega (FI) - Tenuto conto che i colleghi hanno deciso di mantenere la mozione, noi anticipiamo che il nostro voto sarà favorevole.
Sono quattro anni di dibattito sull'Edilizia residenziale pubblica, quattro anni nei quali si è fatto poco o niente; più niente che poco. C'è questo iter della legge 3 che aspettiamo da anni. Auspichiamo che la legge arrivi quanto prima, perché sono tante le questioni che sono in ballo: i canoni di locazione, la morosità, le risoluzioni dei contratti, il tema dell'emergenza abitativa, il concetto di alloggio adeguato, le modalità di assegnazione, la scelta degli alloggi... sono tutti temi che vanno affrontati. Ma soprattutto, probabilmente, deve essere anche messo in discussione il bando regionale, perché c'è un'interpretazione anche di questo bando regionale, per cui laddove c'è un alloggio disponibile a Pont-Saint-Martin, o viceversa, a Valpelline, viene assegnato alla graduatoria e gli si dice: "Tu sei di Pont-Saint-Martin? Ti assegniamo l'alloggio a Valpelline". È successo, non è che mi sto inventando delle cose, e se non lo accetti, esci dalla graduatoria. Ma non si può fare così! Dobbiamo essere seri e l'ARER applica assolutamente questo metodo.
Sappiamo con chiarezza che questa legge non è adeguata, la aspettiamo e l'impegnativa della mozione che è stata presentata dai colleghi della Lega va anche nella direzione di fare un ragionamento più serio anche rispetto ai canoni di locazione: a questo punto, introdurre il testo massimo sarà importante e assolutamente obbligatorio, anche perché alloggi non ce ne sono, alloggi decenti non ce ne sono. È vero che sono in itinere tutta una serie di lavori, ma prima di due o tre anni non li vediamo, nonostante le promesse che sono state fatte più volte in Commissione "Saranno pronti, saranno pronti, saranno pronti" ma in realtà ad ora di pronti ne abbiamo visti ben pochi.
Vengono assegnati degli alloggi che sono improponibili e spesso vengono rifiutati, il più delle volte vengono rifiutati, e questo è un elemento che va preso in considerazione.
Noi quindi voteremo con convinzione questa mozione, ritenendo che anche questo impegno debba essere preso in considerazione nella nuova formulazione della legge, e staremo attenti in questo senso; e soprattutto auspicando che questa legge venga in discussione quanto prima, proprio per manifestare quelle che sono le reali e concrete problematiche che l'Edilizia residenziale pubblica negli anni - perché ovviamente le cose sono cambiate nell'ultimo decennio - ha manifestato.
Presidente - Consigliere Di Marco, ne ha facoltà.
Di Marco (PA) - Per dichiarazione di voto: il nostro Movimento si asterrà su questa mozione, consapevoli di quello che ci ha detto l'Assessore: che questo provvedimento arriverà a breve. E sicuramente anche da parte nostra ci sarà un'attenzione, perché è un argomento che a tutti quanti ci sta a cuore, che questi affitti non vadano a dei livelli altissimi.
Ci sarà un'attenzione anche da parte nostra nel controllare che questa sia una cosa calmierizzata e che vada bene e sia corretta per tutti quanti.
Perciò l'Assessore ha detto che sicuramente porterà la modifica di questa legge e noi siamo disposti ad astenerci su questa mozione.
Presidente - Chiudiamo la discussione generale. La discussione generale è chiusa.
Il Governo intende intervenire di nuovo? Per il Governo, l'assessore Marzi.
Marzi (SA) - Mi rendo conto che quando si parla 12 minuti... e non lo sto naturalmente dicendo a lei, collega Manfrin, che naturalmente deve trovare delle motivazioni per le quali mantenere la mozione; perché la mozione è un impegno politico, e quindi, in conseguenza, è anche bene che ci siano delle astensioni e dei voti a favore. Va tutto quanto bene, però quello che ho rappresentato poc'anzi è quanto stiamo già facendo, nel senso che le indicazioni che sono state date, e che tra l'altro, indipendentemente da quelle che avremmo dato, si stanno raccogliendo nella fase di studio per la rivisitazione della legge 3, sono quelle che ho rappresentato in premessa, cioè ho chiaramente esplicitato il fatto che a oggi la nostra legge 3 sta evidenziando:
1) requisiti di entrata non adeguati a quelli che sono i parametri di riferimento per una società come quella valdostana oggi, cioè con un ISE, non con un ISEE, a 8.500 euro noi di fatto stiamo andando a individuare una fascia della nostra società che non è la sola che dovremmo coinvolgere per avere una casa popolare. Ci sono altre fasce, che sono delle fasce in difficoltà, ma magari non in assoluta povertà, che dovrebbero, con l'utilizzo dell'ISEE non dell'ISE, essere coinvolte nella futura legge 3.
2) La prossima rivisitazione della legge 3 avrà dei requisiti che prevedranno il fatto che un nucleo che si emancipa, quindi un nucleo che migliora la propria situazione, non ha più diritto a restare in una casa popolare.
Nel momento in cui ciò sarà possibile, a quel punto si potrà anche prevedere quello che viene reso evidente dalla sua iniziativa.
Quindi la mozione non si può votare, ma, in linea politica, siamo assolutamente d'accordo con quello che lei sta rappresentando e che sarà individuato a livello di legge 3, perché, a oggi, quelli che sono i requisiti che prevedono che un nucleo familiare che sta bene sia già fuori dall'ERP, di fatto non è preso in considerazione.
3) Il fatto che a tutti gli effetti tutto quanto questo dovrà essere gestito a monte dalle politiche sociali e quindi, di conseguenza, il fatto che tutto ciò che ha a che vedere con l'Edilizia residenziale pubblica deve essere posto sotto il cappello del disagio socio-abitativo; quindi, di conseguenza, anche tutto ciò che viene deciso rispetto a un nucleo deve essere inserito all'interno di tutta una serie di iniziative che, di fatto, hanno a che fare con l'attenzione che il Dipartimento politiche sociali sta già mettendo a disposizione del nucleo di riferimento.
4) Nel momento in cui si dovrà fare questo tipo di scelte, come richiamato anche dal collega Baccega, probabilmente a quel punto si dovrà anche prendere atto del fatto che c'è la necessità di avere tutta un'altra serie di strumenti da affiancare all'Edilizia residenziale pubblica rispetto al tema del disagio socio-abitativo.
Sicuramente a oggi il sostegno alla locazione è uno degli strumenti a disposizione del vasto mondo del disagio socio-abitativo che in questa regione sta funzionando, a tendere probabilmente dovremmo fare anche tutta una serie di valutazioni rispetto all'emancipazione anche sociale di un nucleo che a oggi si trova in una casa popolare da tantissimo tempo, però tutto quanto questo, compresi i numeri che vi ho dato, è una fotografia di quello che la 3 non stava prendendo in considerazione.
Se tutto questo ve lo sto dicendo, è perché, di fatto, tutto quanto questo è assolutamente in corso d'opera.
Poi io capisco quanto dice il collega Baccega; ovviamente non posso essere d'accordo con lui rispetto al fatto che, nel corso di questi tre anni e mezzo-quattro o cinque, non siano state fatte delle scelte politiche sull'Edilizia residenziale pubblica, ma questo fa parte dei ruoli diversi che in questo momento abbiamo in Consiglio. Quello che però io dico è che, indipendentemente dalle valutazioni che il collega Manfrin tutte le volte simpaticamente rappresenta rispetto a una sua visione di chi sta anche collaborando a questa cosa, nel caso specifico, lasciando stare le persone, e arrivando invece agli studi di ricerca, quello che possiamo assolutamente rappresentare è che questi studi sono della fine del 2023-inizio del 2024, quindi se noi riuscissimo ad arrivare con il mese di novembre ad avere già una sintesi, che ha preso in considerazione tutta una serie di numeri con una serie di possibili soluzioni, visto che poi dopo lo studio di ricerca che è stato commissionato all'Università della Valle d'Aosta prevede anche una sintesi di una proposta di una nuova 3, probabilmente, senza dare ragione a chi dice che non abbiamo fatto nulla, perché non è vero, a tutti gli effetti avremmo assolutamente già dato degli indirizzi molto forti perché la 3 si adegui alla società valdostana del 2024, 2025,2026, 2027, 2028, eccetera.
Tutto quello che vi sto rappresentando, ovviamente, è una prospettiva spazio temporale amministrativa per ruoli diversi, che vede le soluzioni nella stessa maniera, cioè siamo tutti quanti d'accordo che la 3, per come funziona oggi, non può funzionare nel futuro e quindi probabilmente quella che diventerà la nuova 3 avrà anche la possibilità di uscita o l'invito all'uscita dall'Edilizia residenziale pubblica dei nuclei che si sono emancipati e quindi poi, di conseguenza, ha anche la possibilità di applicare questo che è quello che questa mozione a oggi prevede.
Presidente - Consigliere Manfrin, ne ha facoltà.
Manfrin (LEGA VDA) - Assessore, vede, questa è una delle poche volte, devo confessarglielo, che la vedo particolarmente in difficoltà nel difendere una scelta che lei fa, una scelta d'Aula, ovviamente. La vedo in difficoltà perché solitamente lei ha una motivazione, condivisibile o meno, e, sulla base di questa motivazione, cerca, in maniera differente, con varie modulazioni sul tema, di convincere l'interlocutore, o per lo meno chi ascolta.
Lei invece è già la terza motivazione diversa che adduce per la mancata accettazione di questa mozione.
Allora, lei ha detto nell'ordine: che questa mozione non si può accettare perché non c'è una norma che preveda l'uscita dalle case popolari; poi ha detto che l'accettazione dell'inserimento di quello che noi chiediamo all'interno della revisione della 3/2013 porterebbe a un aumento dei canoni che porterebbero all'allontanamento delle persone, cioè esattamente l'obiettivo che poi ci si pone di inserire nella 3/2013, le persone che ovviamente migliorano la propria condizione economica. Poi adesso ci ha detto, Assessore, che quello che noi chiediamo lo state già facendo, che è più o meno quello che forse ha detto il collega Di Marco.
Allora, vede, Assessore...
Interruzione fuori microfono
No, io non ho idea di cosa condividiate voi in maggioranza, ma perfetto... Non ho idea di quello che condividiate: io ho ascoltato la dichiarazione di voto del collega Di Marco e quindi, sulla base di quello, intervengo, se mi è concesso.
Qual è la questione? La questione è molto semplice: che questo è un sistema che funziona, cioè metto un limite di reddito oltre il quale io non posso pagare, quindi ho un reddito X, posso pagare al massimo Y, non di più, perché altrimenti i soldi non ce li ho.
Che il sistema possa essere inserito nell'ottica della revisione: noi non scriviamo nell'impegnativa che deve essere inserito adesso, noi chiediamo che venga inserito nell'ottica della revisione.
Se lei dice che ci deve essere uno strumento per prima far uscire le persone che hanno migliorato la propria condizione, è evidente che le due cose devono essere fatte insieme.
Allora, nel momento in cui voi state inserendo una modalità per la quale le persone che hanno migliorato la propria condizione economica devono uscire, è compatibile con l'approvazione di questa mozione che chiede esattamente in quella modalità di concordia, quella modalità di elaborazione rispetto alla nuova legge, di inserire anche una nuova modalità di calcolo.
Allora che lo state già facendo, Assessore, non è una motivazione, ma lei non lo ha detto nel suo intervento, lei ha detto una cosa diversa.
A prescindere da questo, adesso lei ha evocato un'altra questione, cioè la questione dello studio.
A me spiace, io non voglio parlare delle persone, al netto delle cose che ci fanno sorridere, fanno sorridere tutti qui dentro, perché il mondo è piccolo e la Valle d'Aosta ancor di più, ma la cosa che mi sovviene, mi chiedo: "Ma qual è la competenza delle persone che stanno elaborando questi studi?" perché è questo il problema, capisce? Perché delle persone che stanno elaborando questi studi, a me piacerebbe davvero sapere che competenza hanno per dirci cosa va fatto.
Che competenza hanno? Perché se la competenza è essere dei professori universitari che insegnano una materia che non c'entra nulla con l'Edilizia residenziale pubblica, mi spiace, ma purtroppo non c'è una competenza, non c'è, e far parte di associazioni o fondazioni non è un requisito che ti rende invece compatibile con l'incarico, capisce?
Se una persona quindi che non ha le competenze mi dice cosa devo fare di una legge regionale, io obiettivamente e sinceramente non posso accettare quella valutazione, a prescindere da chi sia; ma se prendiamo il curriculum, e il curriculum lo abbiamo visto, sappiamo che le competenze non ci sono; e questa è una preoccupazione, perché poi gli effetti di quella legge così elaborata si scaricheranno, esattamente come è successo con la 3/2013, sugli incolpevoli coinquilini, perché magari domani ad amministrare ci sarà sempre qualcuno che ritiene di essere un amministratore di condominio e deve semplicemente molestare le persone per chieder loro l'affitto, invece di comprendere le difficoltà sociali. Quindi ben venga quello che ha appena detto, cioè il fatto che l'Edilizia residenziale pubblica va gestita di concerto con le politiche sociali. È corretto, è l'approccio corretto, sono perfettamente d'accordo, è una delle poche cose sensate che abbiamo sentito in questa discussione. Ben venga. Però, il fatto che tutto questo venga addotto come motivazione per non accettare la mozione, sinceramente, Assessore, non c'entra nulla, non è ostativo, anzi, le due cose possono andare di pari passo: l'uscita dall'ERP così come la fissazione di un limite di reddito.
Voleva dare una motivazione? Assessore, non c'è riuscito. Se vuole, non votate la mozione, mi pare che le cose siano chiare, ma questa rimarrà evidentemente una macchia rispetto a un dibattito che, secondo me, invece dovrebbe essere un dibattito partecipato e forse condiviso, perché una legge di questo tipo disciplinerà, come lei ha giustamente detto, l'Edilizia residenziale pubblica del futuro e parliamo del destino di migliaia di persone fragili che, se messe di fronte alla scelta sbagliata, pagheranno caro il prezzo.
Presidente - Consigliere Baccega, per dichiarazione di voto.
Baccega (FI) - Io avevo già annunciato che il nostro voto era favorevole, ma l'intervento dell'Assessore in qualche modo mi consente di dire altre cose.
In realtà, il mio intervento di prima era stato breve proprio perché noi siamo in attesa di vedere quel santo documento che si chiamerà legge 3, che è anni che abbiamo richiesto, sono ben 4 anni, e se la mia affermazione di prima è stata quella che si è fatto poco o niente, ci sono poi i dati, c'è il collega Chatrian che è bravo e dice: "La pubblica Amministrazione parla per atti e la pubblica Amministrazione parla per risultati".
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: c'è una graduatoria di oltre 600 persone che aspettano la casa popolare, sono stati fatti una serie di sfratti negli anni piuttosto significativi, c'è gente che dorme in macchina, i canoni non sono adeguati, sono dei canoni che sono da rivedere, ovviamente, le spese di condominio, per quei nuclei familiari che sono fortemente in difficoltà economica, sono esorbitanti perché sono stati obbligati ad allacciarsi a Telcha, questo è il dato.
La morosità incolpevole è una morosità che è stata finanziata ma, in realtà, spende poco perché sono tutti nuclei familiari che non hanno avuto l'abbassamento di reddito in quanto quei nuclei morosi in qualche modo sono o pensionati o gente che è disoccupata, questo è il dato effettivo.
Questi sono i dati che mi consentono di affermare che in questi anni si è fatto poco, o poco o niente.
Negli anni che lei conosce, ci siamo stati insieme, probabilmente qualche passaggio se lo ricorderà, ogni anno assegnavamo 120-130 alloggi alla graduatoria, c'era la mobilità, e non c'erano le risorse che ci sono adesso.
Avessimo avuto le risorse che ci sono adesso, saremmo andati a nozze, perché saremmo andati a fare un lavoro molto più proficuo, probabilmente il quinto lotto sarebbe stato fatto prima, eccetera.
Queste quindi sono le affermazioni, noi davvero auspichiamo quanto prima di vedere quel documento per confrontarci, per fare delle riflessioni, delle valutazioni sul nuovo disegno di legge che auspichiamo possa dare alla collettività valdostana delle risposte concrete e aggiornare questi dati che io le ho posto.
Presidente - Ci sono altre dichiarazioni di voto? Non vedo altre richieste, pertanto mettiamo in votazione la mozione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 35
Votanti: 16
Favorevoli: 16
Astenuti: 19 (Barmasse, Bertin, Bertschy, Carrel, Caveri, Chatrian, Cretier, Di Marco, Grosjacques, Guichardaz Jean-Pierre, Jordan, Lavevaz, Malacrinò, Marguerettaz, Marzi, Padovani, Rosaire, Sapinet, Testolin)
La mozione non è approvata.