Oggetto del Consiglio n. 3885 del 25 luglio 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3885/XVI - Reiezione di mozione: "Avvio di iniziative per aderire al costituendo coordinamento delle Regioni per l'abrogazione della legge 86/2024 sull'autonomia differenziata".
Bertin (Presidente) - Punto n. 64. Ha chiesto la parola la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Veniamo su un tema di estrema attualità credo, perché abbiamo visto molti dei Consigli regionali, soprattutto a guida Centro-Sinistra, prendere una posizione forte rispetto alle disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni, meglio conosciuto come "Spacca Italia" all'interno del nostro quadro politico. Sicuramente è una norma... e, grazie a un'interrogazione fatta ieri dal consigliere Lavy, c'è già stato un primo scambio su cui abbiamo potuto capire alcune posizioni... ci sembra ci sia altrimenti un silenzio che è un po' il silenzio di cui parlavamo anche prima rispetto alla revisione dello Statuto Speciale. La norma prevede che per gli enti territoriali vi sarà la possibilità di ottenere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia su diverse materie, quindi, per quello che riguarda la potestà legislativa esclusiva statale, come l'organizzazione della giustizia di pace, norme generali sull'istruzione, tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali; per materie invece di potestà legislativa concorrente, quali i rapporti internazionali con l'Unione europea, il commercio estero e non sto a fare il lungo elenco delle varie competenze che vengono previste rispetto a questa legge approvata nel giugno 2024.
Le attribuzioni alle Regioni delle funzioni sopra riportate sono subordinate, oltre che a un procedimento di approvazione delle intese tra Stato e Regioni, alle determinazioni dei Livelli Essenziali delle Prestazioni, i famosi LEP, di cui spesso il consigliere Aggravi, che invece è più attento alle questioni economiche... quindi sicuramente la questione dei LEP è una questione centrale sotto questo punto di vista e per quello che riguarda l'autonomia differenziata, credo che questa sia una questione che possa vederci tutti condividere questa posizione, anche rispetto a tutta la questione dei LEP, credo che ci sarebbe da fare un'ampia discussione in questo Consiglio regionale.
Come dicevo, invece in Valle d'Aosta sembra che ci sia un totale disinteresse, come se le Regioni a Statuto speciale in qualche modo non venissero assolutamente toccate da questa legge e vado a riprendere un'intervista al professor Louvin che in qualche modo già nel 2022 poneva alcune questioni a tutti noi e faceva rilevare che disinteressarsene però è un errore. "La storia ha dimostrato che, quando avanza l'attuazione delle autonomie ordinarie, possono sempre esserci ripercussioni anche sulle altre. Alla fine degli anni Settanta le Regioni a Statuto speciali si trovarono in forte difficoltà e furono, di fatto, superate dalle Regioni ordinarie a causa della rigidità dei loro Statuti e del ritardo nelle norme di attuazione". Quello che diceva il Presidente sul principio d'intesa è una cosa che sicuramente sentiamo ripetere da Consiglio a Consiglio di cui non siamo mai arrivati in fondo.
"Oggi il problema si pone in maniera diversa" diceva ancora il professor Louvin "ma ugualmente problematica. C'è il fondato rischio che si realizzi uno scambio politico, consentendo, da un lato, il rafforzamento delle autonomie territoriali del nord e, dall'altro, una più forte incidenza degli strumenti di ingerenza di cui dispone lo Stato per tutelare l'interesse nazionale e le esigenze di natura giuridica ed economica". Noi in questo Consiglio spesso ci troviamo a parlare di leggi degli anni Novanta della nostra Regione, perché in quel periodo sicuramente la nostra Regione... e lo vediamo credo in qualsiasi Consiglio regionale, perché, quando parliamo di Enti locali, parliamo degli anni Novanta, quando parliamo di norme urbanistiche, parliamo degli anni Novanta, sicuramente in quel periodo c'è stata una certa floridità rispetto a questa Regione, una certa vivacità culturale, cosa che in questo momento sembra mancare, o perlomeno questo è quello che si percepisce. Ieri in un passaggio il Presidente nella replica al consigliere Lavy ha sottolineato che la Regione prosegue nell'attento monitoraggio del percorso di regionalismo differenziato e sull'impatto dello stesso sulla nostra autonomia, con la cautela d'obbligo, tenuto conto delle incertezze illustrate e del concreto rischio di confusione e di appiattimento dell'autonomia speciale, che si distingue per ragioni storiche, culturali, geografiche e sociali rispetto all'autonomia differenziata, e credo che questo sia un altro dei temi centrali: ecco perché Regioni come la Sardegna, anch'essa a Statuto speciale, hanno deciso di prendere una posizione rispetto a questa legge.
Noi con quest'iniziativa cerchiamo di sollecitare il dibattito all'interno di questo Consiglio regionale per comprendere, sappiamo bene cosa pensano le persone che ci stanno di fronte, non ho dubbi di cosa potrà dire il consigliere Manfrin, parte ieri è già stata espressa anche dal consigliere Lavy, ma di chi ci sta accanto, e soprattutto chi sta alla mia destra, sarà interessante comprendere quale posizione, viste le posizioni che stanno prendendo Regioni come l'Emilia Romagna, che non credo essere guidata dagli amici leghisti... neanche la Sardegna mi sembra, quindi, sotto questo punto di vista, direi che chi sta prendendo delle posizioni in questo momento sicuramente è chi potrebbe essere rappresentato o comunque viene rappresentato all'interno di questo Governo regionale. L'impegnativa chiede in qualche modo di avviare tutte le iniziative necessarie ad aderire al costituendo coordinamento delle Regioni con lo scopo di condividere un testo unitario ai fini della promozione del referendum volto all'abrogazione della legge sull'autonomia speciale differenziata.
Presidente - La discussione generale sulla mozione è aperta. Ha chiesto la parola il consigliere Lavy, ne ha facoltà.
Lavy (LEGA VDA) - Consigliera Guichardaz, forse il suo lapsus l'ha un po' smentita, perché per coerenza allora poi, quando si ricomincerà a settembre, mi aspetto una vostra mozione che chiederà l'abolizione dell'autonomia speciale della Valle d'Aosta, sempre appunto per coerenza, perché, dal punto di vista prettamente formale, se si guarda a livello di competenze, le Regioni a Statuto speciale sono già un'autonomia differenziata, basata ovviamente sulle caratteristiche speciali, linguistiche e storiche, però, dal punto di vista prettamente delle competenze, queste hanno delle competenze che altre Regioni a Statuto ordinario non hanno. È notizia di ieri che già cinque Regioni hanno approvato in Consiglio regionale le richieste per il referendum sull'autonomia differenziata, quindi questa mozione è assolutamente inutile, se vogliamo dire, anche se ovviamente vuole essere portata avanti come una bandierina.
Esistono due tipi di questioni legate a questa mozione, che propone appunto di aderire a questa fantomatica richiesta di referendum contro l'autonomia differenziata: una questione politica e una tecnica, e quella politica è molto sfiziosa - l'ha accennato anche la collega Guichardaz - perché negli ultimi tempi abbiamo visto tutta una serie di prese di posizione, di giravolte, di politici, di governatori che l'autonomia differenziata l'hanno sostenuta in passato e che oggi invece la smentiscono. Autonomia differenziata che era inserita nel contratto di governo fra Lega e 5 Stelle nel primo Governo Conte, era promossa dal ministro del PD Boccia durante il Governo giallo-rosso e ora il Cinque Stelle e il PD sono i principali partiti contrari a questa riforma che finalmente cambierebbe lo status quo di uno Stato centralista.
Il presidente Giani della Toscana nel gennaio 2023 diceva: "L'autonomia differenziata è di Sinistra". Ora si è rimangiato tutto e difatti la Regione Toscana sta promuovendo appunto un'iniziativa per il referendum contro quest'autonomia differenziata. Nel 2017 il presidente dell'Emilia Romagna Bonaccini affiancò il Presidente del Veneto e Lombardia nella richiesta di avocare alle Regioni importanti competenti su quindici materie e a firmare su queste materie una pre-intesa con il Governo di Centro-Sinistra che vedeva come premier Paolo Gentiloni del PD. La vicepresidente dell'Emilia Romagna allora era Elly Schlein, l'attuale segretaria del PD, che non disse niente, per cui allora l'autonomia differenziata andava bene. Per non parlare poi del presidente della Campania, De Luca, che prima era favore mentre oggi non lo è più. È evidentissimo che questa mozione, come queste battaglie contro l'autonomia differenziata, siano del tutto ideologiche, lontane dall'esigenza dei territori e questo, portato avanti da parte degli amministratori, è semplicemente vergognoso. Questo referendum è sostenuto da tutta una serie di forze politiche, dal PD ai Cinque Stelle, e sappiamo che comunque per coerenza con la linea nazionale il PD di Rosato dovrebbe votare a favore di questa mozione, ma qui lo vedremo a breve.
Dall'altro invece abbiamo l'Union Valdôtaine, che non può essere contraria a una riforma del genere, in quando lo stesso presidente Testolin più volte ha sottolineato il suo essere favorevole a questa riforma e riporto le sue parole del 4 aprile del 2023, che appunto rispondendo al sottoscritto diceva: "Les autres autonomies historiques ne peuvent qu'être favorables à l'attribution constitutionnelle encadrée par les formes d'autonomie aux autres Régions; nous offrons donc notre soutien aux Régions à statut ordinaire au sein des institutions prévues à cet effet. Je fais référence notamment au système des conférences, afin que le parcours pour l'attribution de ces fonctions arrive à bon fin. L'application du treizième alinéa de l'article 116 représente donc une occasion exceptionnelle pour l'Italie de moderniser son architecture institutionnelle républicaine, il ne s'agit pas de bouleverser celle-ci, mais de moderniser dans le cadre incontournable de la Constitution et des principes constitutionnels de subsidiarité, différenciation et application".
Un endorsement assolutamente a favore della riforma, come è giusto che sia, da parte di un esponente dell'Union Valdôtaine, in maggioranza, però abbiamo anche la posizione di Stella Alpina, che per bocca del loro rappresentante dei giovani il 19 giugno commentava appunto le foto delle varie bandiere regionali del Parlamento con "Non sanno neanche cosa votano, anzi, votano contro il bene del proprio territorio e della propria Regione, imbarazzante", quindi apprendiamo che anche Stella Alpina è contraria alla riforma dell'autonomia differenziata.
Passiamo ora alle questioni più tecniche: questa mozione impegna il Governo regionale ad avviare tutte le iniziative necessarie ad aderire al costituendo coordinamento delle Regioni, con lo scopo di condividere un testo unitario ai fini della promozione e del referendum volto all'abrogazione della legge sull'autonomia differenziata. Il punto qual è? Che questo costituendo coordinamento non ha neanche le idee chiare per i quesiti sul referendum, infatti l'iniziativa in corso nell'ambito di già alcuni Consigli regionali riguarda due proposte distinte di referendum abrogativo, concernenti rispettivamente l'intera legge 86/2024 e singole disposizioni della medesima legge, in particolare: la soppressione dell'articolo 1, comma 2, della legge 8620/24, relativo alle finalità della legge, sopprimendo il riferimento espresso all'individuazione di materie o ambiti di materie LEP, nonché il riferimento alla normativa vigente - ne risulta dunque che la determinazione dei LEP dovrebbe avere carattere generalizzato e sempre condizionante l'attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia -; la soppressione dell'articolo 2, comma 2, limitando l'iniziativa regionale a una o più funzioni senza riferimento a materie, la limitazione dell'oggetto del negoziato di conseguenza risulta indeterminata; la soppressione all'articolo 2, comma 5, del termine di 90 giorni per l'esame parlamentare degli schemi di intesa, trascorso il quale il Governo può comunque procedere con l'intesa definitiva; al medesimo comma 5 viene tolto anche l'espresso richiamo alla possibilità del Presidente del Consiglio di non conformarsi agli atti di indirizzo e conseguentemente di dover riferire alle Camere; all'articolo 2 verrebbe soppresso il comma 7 sull'immediata sottoscrizione dell'intesa da parte del Presidente del Consiglio e del Presidente della Regione dopo l'approvazione governativa; vengono poi soppressi tutti i commi dell'articolo 3 sulla delega concernente i LEP, ad eccezione del comma 3, che individua le materie o ambiti di materie dell'articolo 116, terzo comma, cui sono riferibili i LEP, rimane il comma finale sull'obbligo di adeguamento della Regione ai nuovi LEP; all'articolo 4 sono soppresse alcune parole in modo che il trasferimento di funzione sia subordinato alla determinazione complessiva dei LEP e, sempre all'articolo 4, è soppresso il comma 2 riguardo al trasferimento delle funzioni nelle materie non LEP.
Ora questi aspetti ovviamente hanno delle ripercussioni su queste ipotesi di valutazioni referendarie perché appunto va sottolineato che queste ipotesi sono state avanzate prima ancora dell'entrata in vigore della legge n. 86/2024, che è entrata in vigore il 13 luglio 2024.
Vanno poi sottolineati tutta una serie di aspetti rilevanti ai fini dell'ammissibilità del referendum alla luce della giurisprudenza costituzionale e questi aspetti sono, per esempio, i limiti espressi, cioè le materie escluse di cui all'articolo 75, secondo comma, della Costituzione, la chiarezza e l'omogeneità del quesito, il rilievo, non rilievo della normativa di risulta, la natura manipolativa e non meramente abrogativa della richiesta, il carattere di legge a contenuto costituzionalmente vincolato all'idoneità dello strumento referendario a raggiungere la finalità della richiesta.
Questi sono tutti limiti - ovviamente non entrerò su tutti i punti nel dettaglio - che però dimostrano come, per esempio, per il requisito della chiarezza, la Corte costituzionale ha inteso garantire la consapevolezza del voto popolare, escludendo quindi che il quesito sia presentato in maniera reticente o ingannevole, richiedendo coerenza tra la normativa di risulta e gli scopi come oggettivizzati nel quesito referendario. Occorre dunque valutare se la richiesta referendaria, in particolare quella di abrogazione parziale di alcune disposizioni della legge 86/2024 produca effetti chiari e univoci. Occorre infatti porre l'elettore nella condizione di capire immediatamente l'alternativa che gli viene posta, in questo caso con il quesito proposto l'alternativa non è affatto chiara. Ne consegue poi che anche la normativa di risulta potrebbe essere considerata viziata laddove riduce il ruolo delle Camere e viene meno la delega sui LEP, tutto ciò in spregio rispetto al rilievo costituzionale del procedimento contenuto nella legge. Circa la natura manipolativa del quesito, la giurisprudenza costituzionale è ormai consolidata nel ritenere ammissibile quei referendum che, attraverso un'abrogazione parziale, danno vita a una norma nuova ma non estranea al contesto normativo di riferimento, mentre sono considerati inammissibili quei quesiti che arrivano a formulare una proposta che non è la trasformazione della disciplina vigente, ma la sua sostituzione con altra frutto di un'accidentale opera di taglio e ricucitura, il cosiddetto "Metodo del ritaglio". Questo è stato anche evidenziato, per esempio, dal professor Romboli, membro del CSM, stante appunto la limitatezza dello strumento referendario, del resto derivante dalle finalità per le quali lo stesso è stato previsto dalla Costituzione; sarebbe forse preferibile pensare ad altri strumenti più adatti ed efficaci come la valorizzazione e soprattutto il potenziamento dell'efficacia dell'iniziativa legislativa popolare, anziché forzare gli strumenti costituzionali oltre i propri limiti o costringere i giudici ad agire fuori dalle proprie competenze. Circa il limite delle leggi a contenuto costituzionalmente vincolato di quelle costituzionalmente necessarie, le due ipotesi in astratto sarebbero differenziate ai due quesiti. Le prime sono quelle che contengono l'unica e indefettibile disciplina di un principio costituzionale e che, pertanto, non possono essere oggetto di un referendum abrogativo, mentre le seconde, pur relative all'attuazione della Costituzione, non sono l'unico mezzo per realizzare lo scopo e possono essere abrogate con referendum purché la normativa di risulta sia tale da non bloccare il funzionamento dell'organo, o istituto costituzionale, di cui sono unica attuazione. Nel caso in questione della legge 86/2024, la legge può essere considerata una legge costituzionalmente necessaria a contenuto non vincolato, quindi non consente un referendum integralmente abrogativo. Ciò riguarderebbe appunto il procedimento di attuazione del dispositivo di cui all'articolo 116 terzo comma, ma anche la parte in cui la legge deve assicurare il rispetto del principio dell'articolo 119 della Costituzione, nonché la garanzia dei diritti fondamentali della persona con la disciplina dei LEP. In conclusione si può dunque sottolineare ancora che non sussistono i requisiti di ammissibilità referendaria sulla base di argomenti che appunto sotto stati posti in evidenza anche dalla Corte costituzionale, in particolare manca il requisito della corrispondenza fra le intenzioni professate dai promotori del referendum e il contenuto attuale della proposta abrogativa su cui dovranno pronunciarsi gli elettori, infatti il Comitato promotore dichiara di voler impedire l'attuazione dell'autonomia differenziata, cosa che appunto invece con i quesiti, soprattutto con il secondo, non sarebbe prevista.
Delle due l'una: o il referendum in caso di vittoria renderebbe impossibile l'attuazione dell'articolo 116 terzo comma della Costituzione, e se ciò fosse vero, allora la legge sarebbe costituzionalmente necessaria e il referendum inammissibile, oppure l'esito positivo del referendum non impedirebbe l'attuazione dell'autonomia differenziata. In tal caso l'atteggiamento dei promotori sarebbe assolutamente distorsivo nei confronti del corpo elettorale. In punto di valutazione della possibilità di un voto in formato libero e consapevole delle conseguenze chiare e univoche, la Corte dovrebbe censurare quest'ambiguità e prima ancora non dovrebbe essere deliberata l'iniziativa referendaria.
Vanno inoltre ricordate le ipotesi, tra le altre si vedono le sentenze della Corte costituzionale del 7 febbraio 2000 n. 35 e 50, in cui la Corte ha dichiarato inammissibile le richieste referendarie non perché contraria ad alcuno dei limiti espressi o impliciti ricavabili dalla Costituzione, ma perché gli scopi perseguiti avrebbero richiesto più complesse operazioni di trasformazione del settore legislativo, che attraverso l'istituto referendario nella configurazione accolta dal nostro ordinamento non si potevano ottenere; si tratterebbe cioè di obiettivi irrealizzabili per via referendaria.
Una richiesta di questa mozione quindi senza senso concepita male e tutto ciò non è sostenuto solamente da questa parte, ma anche da esponenti di estrema Sinistra, come, per esempio, Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, che definisce l'elaborazione di questa strategia per i quesiti: "Una vergogna morale e politica, perché c'è il rischio che questo referendum si trasformi in un boomerang per chi lo promuove". Dunque cosa si vuole fare? Questa è una mozione del tutto approssimativa, che spera di cavalcare un'onda emotiva e di paura di chi sta dalla parte dello Stato centralista, una mozione totalmente contraria alle nostre radici, al nostro essere montagnards, al pensiero di Chanoux e al nostro spirito solidale verso altri territori che devono potersi gestire in autonomia; una mozione che vuole sicuramente mettere in difficoltà la maggioranza e la metterà perché appunto abbiamo visto che la Stella Alpina e il PD sono contrari all'autonomia differenziata.
Noi invece ci esprimeremo in maniera netta e chiara, nell'unica maniera in cui possiamo farlo, cioè in modo contrario. Non vogliamo di certo tornare indietro in epoche in cui schiacciavano le Regioni e i piccoli popoli gli Stati centralisti e burocratici, vogliamo ovviamente guardare oltre. Guardiamo all'autodeterminazione dei popoli che passa anche dalla loro autonomia regionale. Questo è il futuro, qualsiasi sussulto centralista che ricordi gli anni bui che mai vorremmo ritornassero, soprattutto se spinti o auspicati in qualche maniera da forze di Sinistra, vedrà la nostra opposizione. Noi quindi ci opporremo assolutamente perché questo tipo di mozione, è una mozione che va contro l'essere Valdostani, va contro lo spirito solidaristico e va contro l'aspetto che dovrebbe essere più in noi, cioè quello di solidarietà per altre Regioni che possono avere delle competenze in più, come dovremmo ambire anche noi.
Presidente - Ha chiesto la parola l'assessore Caveri, ne ha facoltà.
Caveri (UV) - Non volerò nel cielo del diritto costituzionale, mi atterrò semplicemente a un'esperienza personale molto interessante, che è stata quella di partecipare e compartecipare alla scrittura della riforma del Titolo V, che è stata probabilmente una delle riforme più importanti della Costituzione italiana; il tentativo, frutto delle tre bicamerali: quella degli anni Ottanta la bicamerale Bozzi, quella Iotti De Mita e poi quella D'Alema; fu in particolare quella D'Alema a portare alla scrittura di queste norme che si discutono oggi. Chi volle l'autonomia differenziata? Io credo che su questo si debba essere chiari e lo dico senza nessuna polemica, perché certo non è il caso di fare polemiche sul diritto costituzionale in quest'aula, fu questa riforma votata dal Centro-Sinistra, la riforma del Titolo V. Personalmente io votai contro per la semplice ragione che eravamo arrivati con i colleghi sudtirolesi a un pelo dalla scrittura dell'intesa nell'articolo 116 e, purtroppo, su intervento del deputato verde, Marco Boato, che influenzò in maniera molto forte l'Assemblea, questa norma fu bocciata, quindi era del tutto naturale a questo punto votare contro.
L'autonomia differenziata quindi nacque per rispondere alla spinta leghista, questo è un fatto storico, non ideologico e oggi, con il passare degli anni, invece si assiste a qualche cosa di diverso, cioè chi votò quella riforma oggi non la vuole, sicuramente ci sono degli elementi molto delicati che sono già stati evocati, in particolare i famosi LEP. È importante, ma il Presidente della Regione lo ricordava prima, nel discutere dello stato di avanzamento della richiesta delle autonomie speciali, di avere uno scatto in contemporanea con l'autonomia differenziata e lo scatto più importante resta quello del principio dell'intesa. Qui abbiamo avuto negli anni molte discussioni sulla riforma dello Statuto ma, fino a quando non cambieranno l'articolo 116, e il collegato articolo 138 della Costituzione, che prevede la doppia votazione della Camera e Senato, si rischia la possibilità che nel caso in cui questo Consiglio presentasse al Parlamento uno Statuto nuovo, qualunque Parlamentare avrebbe la facoltà di presentare degli emendamenti e stravolgere quel disegno proposto dalla Valle d'Aosta.
Resta comunque il fatto che quella riforma, che aveva diversi aspetti positivi, ci si era spinti al limite del quasi federalismo, è rimasta purtroppo in molte sue parti poco applicata e oggi ci sono tutti gli elementi che dimostrano che stiamo vivendo una nuova stagione centralista.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Aggravi, ne ha facoltà.
Aggravi (RV) - Per fare alcune considerazioni anche rispetto agli interventi dei colleghi e poi esprimere la posizione di voto su questa mozione. Lo ha ricordato il collega Caveri, che, tra l'altro, ha anche centrato uno degli elementi che mi ero appuntato e avrei voluto utilizzare in quest'intervento un po' per spiegare la posizione di dubbio relativamente alla legge di oggi sull'autonomia differenziata.
Se non sbaglio, fu il Governo Amato che votò l'ultima lettura di quella riforma del Titolo V ed effettivamente io anche in altre occasioni, in alcune interpellanze proprio sul tema dei LEP, che forse mi appassiona di più anche per deformazione un po' professionale, ma poi soprattutto per quel passaggio che diceva poco fa l'assessore Caveri, che è rafforzato all'interno della legge sull'autonomia differenziata, ovvero questo potere di intervento o possibilità di intervento da parte delle Camere, quindi forse in una visione un pochettino più integralista relativamente all'applicazione dell'autonomia differenziata io ritengo che, nel momento in cui c'è l'intesa tra l'Ente Regione e lo Stato centrale, le Camere o, meglio, il potere di intervento su quest'intesa dovrebbe essere minore, perché altrimenti finirebbe anche la rappresentatività territoriale di Enti, perché giustamente qualsiasi Parlamentare, ed è rafforzato nella legge, con atti di indirizzo e non soltanto può intervenire e andare a rompere quello che è uno dei principi dell'ideologia e della base federalista, ovvero il patto che esiste tra due enti che si trovano ovviamente a contrattare, a concordare e a collaborare relativamente alla possibilità di applicare determinate deleghe.
Non offendo nessuno se dico che, secondo il mio punto di vista, è una legge un po' brutta, che nasce dalla necessità di dire che è stato fatto, ma dall'altro lato nasce anche dalla necessità di dare la sponda a delle spinte centraliste che hanno inserito tutta una serie di pastoie all'interno del testo definitivo, che non c'erano nel testo originario e che potrebbero generare la difficile, se non quasi impossibile, applicazione di questo testo. Un'applicazione ulteriormente complicata dal discorso dei LEP che - e su questo trovo davvero assurda l'affermazione semplicistica che ha detto in alcune interviste la Segretaria del Partito Democratico che si vuole fare l'autonomia differenziata senza mettere dei soldi sul tavolo, i soldi ci sono eccome, perché il principio dell'invarianza, e soprattutto il principio di determinazione dei LEP, genereranno necessariamente un fatto, che i soldi andranno messi sul tavolo, per un motivo semplice: se in una Regione si chiedono delle deleghe, deleghe che devono essere misurate in termini di costi secondo i LEP e altre Regioni non le chiedono, quelle Regioni che si trovano svantaggiate, semplifico davvero il meccanismo, dovranno vedere un effetto di riequilibrio e quindi i soldi andranno cercati necessariamente.
Principalmente il problema più grosso, al di là di qualsiasi tipo di legge, e penso che già nell'applicazione del Titolo V lo si era trovato, qual è? Quello che l'autonomia senza soldi, ma anche soldi propri, senza risorse proprie, senza autonomia finanziaria non si può fare, ma questo è un altro paio di maniche. Tutti i calcoli che si stanno facendo sul costo che potrebbero determinare i LEP tra 80, 100 miliardi... qualche centro studi addirittura parla di effetti di 260 miliardi in termini di riequilibrio della finanza pubblica, secondo me, si dimostreranno nel momento in cui si passerà alla fase applicativa di questa legge, ovvero quando, come ricordava il collega Lavy, le Regioni... qualcuno l'ha già fatto, ha iniziato a chiedere tutta una serie di competenze. Poi ci sono competenze e competenze, ma facciamo banalmente alcune considerazioni, l'istruzione e la sanità sappiamo che non sono sicuramente delle "cene" di poco costo.
C'è anche un altro passaggio che mi preoccupa, e qui concordo con chi ha presentato la mozione, e soprattutto con il passaggio che ha fatto relativamente a quello che ha detto il professor Louvin: non dobbiamo stare soltanto in vigile attesa, uso un termine molto abusato ma che rende l'idea, sull'applicazione dell'autonomia differenziata, dobbiamo anche cercare, in modo proattivo - quindi io mi collego anche un po' alla mozione precedente e al tema precedente - per cercare, come autonomie speciali, non soltanto la Valle d'Aosta, di creare una sorta di secondo binario per poter andare a contrattare con lo Stato o comprendere con lo Stato come poter gestire una situazione particolare, ovvero il fatto che alcune di quelle deleghe le speciali già ce le hanno, quindi che cosa ne sarà dei LEP o degli effetti dei LEP sulle speciali? Perché le speciali, che già si gestiscono determinate deleghe con determinati fondi, potrebbero avere quali effetti relativamente a quello che succederà a un tavolo estremamente complesso come sarà quello dei LEP?
Un altro passaggio un po' nascosto, che riciterò successivamente, quando tornerò al 28 febbraio 2018, e poi lo specificherò meglio, è la cosiddetta "Commissione paritetica", che non è la nostra Commissione paritetica. All'interno della legge Calderoli, semplifico, la 86, si prevede per l'appunto che le deleghe verranno trasferite nel momento in cui non ci sarà soltanto la determinazione dei LEP, ma anche delle risorse umane, strutturali e finanziarie per la gestione delle deleghe, perché sennò il principio dei LEP cade, non tanto in termini finanziari, ma di eguale trattamento e uguale qualità su tutto il territorio nazionale. Quella è una Commissione che avrà un impatto notevole, non soltanto nell'organizzazione della Regione che ha chiesto la delega, ma anche in prospettiva sugli effetti che ci potranno essere relativamente ad altre Regioni che chiederanno eguali deleghe, perché ovviamente il principio di base è che, al di là dell'applicazione differenziata di determinate deleghe, la qualità del servizio deve essere uguale su tutto il territorio nazionale, anche di chi non l'ha chiesta, e su questo io qualche dubbio ce l'ho, perché determinate deleghe o determinate situazioni, a mio modesto giudizio, non possono essere trattate alla stessa maniera su tutto il territorio, perché il territorio è enormemente diverso e le necessità sono enormemente differenti.
È una legge quindi che parte male, ma è una legge che di spirito mi permette di fare una considerazione ulteriore. L'ha detto qualcuno che mi ha preceduto: questo referendum ha una matrice enormemente ideologica, io non voglio neanche provare ad entrare nel diritto costituzionale, ho studiato altri diritti, non voglio farmi del male, non voglio farvi del male, quindi vado sul piano più politico che tecnico, non sta a me dire se il referendum non è applicabile o quant'altro. Il referendum oggi ha un assurdo, tra i promotori ferventi di questo referendum ci sono coloro - e per quello citavo il febbraio del 2018 - che hanno promosso all'epoca un'intesa e uno dei due firmatari è per l'appunto il presidente Stefano Bonaccini, l'altro era il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli affari regionali e le autonomie Gianclaudio Bressa, che penso dovremmo conoscere, che all'epoca firmarono un accordo preliminare in merito all'intesa prevista dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione tra il Governo della Repubblica e la Regione Emilia Romagna. Perché è interessante? Perché fu firmata nel 2018 e all'interno ha tutta una serie di situazioni che ritroviamo nell'applicazione o, meglio, nell'ultimo testo della legge 86, tra cui questa fantomatica Commissione paritetica, che non è quella che oggi funge da meccanismo dell'intesa a meccanismo di perequazione, o comunque di intesa tra lo Stato e la Regione, ha un'altra funzione. È ulteriormente particolare perché la sua attuazione all'epoca sarebbe avvenuta - adesso non lo trovo ma me lo ricordo - non tramite una legge di applicazione quale può essere la 86, ma si fa riferimento a una prassi dell'articolo 8 della Costituzione, che è quella sulla base di cui è stato definito il Concordato con la Chiesa, cioè c'è una prassi che prevede appunto il voto all'interno del Parlamento e una prassi consolidata, che è quella sostanzialmente che fu definita nell'applicazione del Concordato, quindi, in realtà, noi le basi dell'autonomia differenziata già ce le abbiamo nella Costituzione e, secondo me, ben venga ripartire dagli articoli 116, 117, 119, anche l'81 se vogliamo, perché già lì ci sono i presupposti dell'autonomia differenziata, per questo io dico che, secondo me, questa è una legge brutta, ma lo strumento di attacco è uno strumento ideologico che permetterà soltanto di fare propaganda a una propaganda centralista, che non viene soltanto dalla Sinistra, ma viene anche e soprattutto dall'estrema Destra, mi preoccupa perché la Sinistra è anche moderata comunque è centralista e questo va detto.
Ringrazio le colleghe che hanno dato questa possibilità di pronunciarsi su un tema che ci dovrebbe in qualche modo preoccupare, non soltanto quanto appartenente ognuno a degli schemi di natura partitica e politica, ma soprattutto come Valdostani perché giustamente ci sono delle luci e delle ombre, più ombre che luci io vedo e, secondo me, dobbiamo tutt'altro che rimanere passivi su quest'applicazione.
Mi chiedo e mi dico che cosa faranno coloro che hanno la stessa tessera o sono nello stesso gruppo del Presidente già fu, perché adesso se ne va in Europa, Bonaccini e chi altro, perché ovviamente di fronte a quest'impegnativa, che è un'impegnativa tutta politica, io mi auguro che si esprimano in maniera più libera possibile. Non so che cosa faranno altri partiti della maggioranza, ma voglio dare una liberatoria, una manleva agli amici del PD. Il Governo non cadrà, perché ci sarà sicuramente un voto che sosterrà la maggioranza su questo punto se ovviamente sarà conforme al fatto di non andare contro all'applicazione seppur brutta, seppur complessa di questa legge; perché lo dico? Perché in prospettiva, anche se la legge non mi piace, quando sarà applicata, necessiterà dei correttivi, necessiterà delle modifiche, che si potranno soltanto definire nel momento in cui si capirà che queste pastoie non funzionano e in quel momento potrà essere anche un'occasione delle speciali e su questo sono contento di aver sentito in buona parte il Presidente, che comunque ha dato a intendere che c'è un lavoro di intesa anche tra le Regioni a Statuto speciale, adesso magari la Sardegna si è un po' persa, la Sicilia sappiamo che si fa spesso la sua autonomia, però almeno quelle del nord che abbiano un coordinamento, quindi sono molto curioso di vedere quale sarà la posizione relativamente ovviamente a un'impegnativa che dovrebbe essere condivisa da tutte le forze di Sinistra, perché altrimenti oggi si crea una situazione complicata, ovvero qualcuno probabilmente sarà forse più vicino al Bonaccini del febbraio 2018 e allora lo deve sancire e deve uscire dal Partito Democratico, e quello che ha promosso una buona parte dell'autonomia differenziata, oppure, se è coerente ed è legato al Bonaccini del 2024, cito lui per non citarne altri, allora quest'impegnativa e questa mozione la deve votare al di là di tutto.
Sentitevi liberi, ci saranno altri gruppi che andranno in soccorso per evitare una brutta figura e lo dico anche soprattutto nelle forze che si dicono autonomiste e che sono io credo autonomiste e magari che guardano più a Sinistra rispetto alla nostra forza, ma che lo sono perché la vittoria di questo referendum genererà una campagna violenta di un centralismo che non viene soltanto ovviamente dal PD, dai 5 Stelle, ma anche da altre realtà, anche da qualche ufficio, perché sappiamo che a Roma, comunque si sa, quando si perde del potere, quello non è una questione di tessera e di partito, lo sappiamo benissimo come funziona perché gli alti papaveri ci sono dalla Cina imperiale, ci sono anche nelle democrazie. Quello che io mi sento di dire è che c'è una linea di demarcazione oggi, vedremo come si comporteranno i vari schieramenti. Io quello che mi auguro è che non torni una stagione di centralismo acharné che farà del male non soltanto all'applicazione dell'autonomia differenziata magari non funzionale nelle Regioni a Statuto ordinario, ma anche e soprattutto contro le Regioni a Statuto speciale, soprattutto quelle che hanno fatto comunque dell'autonomia un valore e, nel bene o nel male, continuano ad applicarla.
Presidente - Vorrei prenotarmi dopo il consigliere Marquis, se non ci sono obiezioni, interverrei da qui, altrimenti prendo tempo per spostarmi. Consigliere Marquis, a lei la parola.
Marquis (FI) - Anche noi esprimiamo due considerazioni su quest'importante argomento che è stato sottoposto dalle colleghe all'attenzione dell'Aula. Evidentemente l'autonomia differenziata è un tema di grandissima importanza e dai grandissimi riflessi, è stata sostanzialmente approvata con la legge 86/2024, che dà attuazione all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Un articolo che, come è stato detto da tutti i colleghi che mi hanno preceduto, è stato introdotto con la riforma costituzionale del 2001, una riforma in cui sostanzialmente è stato sovvertito il principio di governo, sostanzialmente prima di allora c'è sempre stata una visione centralista molto forte, da allora si è sovvertito questo principio e si è data con questa riforma l'importanza e il riconoscimento agli Enti locali territoriali con questa loro valorizzazione.
Bisogna dire, ed è già stato detto sotto il profilo politico, che questa è una riforma che è nata con il Governo Amato, una riforma che, sotto il profilo politico, è stata fortemente voluta e sostenuta dalla Sinistra, non mi limito a prendere atto di chi era in quel momento il Presidente del Consiglio, ma c'erano ministri i vari Bersani, Fassino, Pecoraro Scanio, presidente dei Verdi, Enrico Letta, Cesare Salvi, Livia Turco, erano tutte persone che avevano una posizione politica nettamente differenziata rispetto a quella del Centro-Destra, Centro-Destra che oggi dà attuazione a questa riforma, attraverso questa legge.
Chiaramente l'autonomia differenziata non è ancora perseguita, anche se la legge è andata in vigore il 23 luglio, c'è tutto un problema di attuazione. Sono state sollevate delle questioni relative ai LEP, questioni sulle quali ci sono delle preoccupazioni, perché c'è del lavoro da fare, ci saranno sicuramente delle problematiche da affrontare. A questo riguardo, Forza Italia ha costituito una sua commissione interna a livello nazionale, proprio per cercare d'intervenire nella fase di discussione per verificare le condizioni sui vari argomenti e temi a livello di raffronto tra la situazione delle varie Regioni quando si affronterà la questione LEP.
Noi non possiamo che essere favorevoli a un'iniziativa di questo genere, un'iniziativa che dà e sposta a livello centrale del peso politico alle singole realtà territoriali, noi qui godiamo di un'autonomia speciale, ma riteniamo che se anche le altre Regioni aggiungono delle competenze rispetto a quelle che hanno, si va nella giusta direzione, si va tutti nella giusta direzione. Poi ci saranno anche dei problemi da dover affrontare per capire qual è il rapporto tra le speciali e le Regioni con autonomia differenziata, questi sono temi che si dovranno valutare, però riteniamo che oggi andare contro con un referendum all'attuazione di questo principio della riforma costituzionale del 2001 sia completamente sbagliato e fortemente una politica ideologizzata, che non corrisponde alla buona politica e all'interesse del territorio.
Non condividiamo neanche dove c'è scritto su questa mozione: "La legge sopra riportata non promuove l'interesse nazionale", ma perché non promuove l'interesse nazionale? Per noi l'interesse nazionale è quello di assicurare le migliori condizioni in cui si possa perseguire il benessere e lo sviluppo della comunità e questo in un ambiente di convivenza pacifica. È del tutto evidente che tutto quello che porta qualcosa di nuovo può anche spaventare, ma bisogna gestire il cambiamento, quindi è corretto andare nella giusta direzione per valorizzare le autonomie locali affinché si possa in modo più responsabile amministrare il Paese e credo che questo vada nell'interesse degli abitanti di tutte le Regioni.
Per noi quindi non può essere condivisibile la mozione, capiamo che le forze di Sinistra hanno un'impostazione diversa dalla nostra che sta emergendo, quindi non ci stupiremo se ci sarà una convergenza nella condivisione di quest'argomento e, come ha già detto qualcuno che mi ha preceduto, nel caso credo che non ci sarà nessuna ripercussione sotto il profilo politico perché il risultato sarà un risultato che potrà avere un'ampia condivisione.
Presidente - Come detto in precedenza, faccio un piccolo intervento da questa posizione, grazie. Con la riforma, con la legge approvata recentemente, ritorniamo alla riforma costituzionale del Titolo V, una riforma di ben 23 anni fa. Dopo un lungo dibattito durato oltre dieci anni, che ha visto diversi tentativi di intervenire sulla forma di Stato, dalle ipotetiche Macroregioni, ricorderete la Fondazione Agnelli, il ministro Speroni e altre ipotetiche riforme, l'unica riforma che va a buon fine in quel periodo è questa: quella del Titolo V, votata a maggioranza e voluta dal centrosinistra, come si diceva, iniziata sotto il Governo Amato e finita sotto il Governo Prodi; tra l'altro, anche una delle poche riforme, se non l'unica, che ha avuto anche l'avvallo di un referendum confermativo, i cittadini sono andati a votare e hanno votato "sì" per confermare questa riforma, cosa più unica che rara. Una riforma che, pur con diversi limiti, ha rappresentato un passo avanti significativo verso un regionalismo più maturo e compiuto. In particolare penso all'articolo 114 dove si specifica che la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato, poi si sono aggiunte anche le città metropolitane, un po' così, effetto esotico, tutte queste sul piano di parità, un fatto importante, che avrebbe dovuto cambiare la visione della Repubblica. Tra l'altro, le competenze residuali sono affidate alle Regioni, un po' come avviene abitualmente negli Stati federali, e ancora altri aspetti. La direzione era la direzione giusta, non sono andati sino in fondo, ma almeno la direzione era quella giusta. Da federalista, avrei voluto ancora qualcosa di più ma la direzione era quella giusta.
Con questa riforma, tra l'altro, si è anche abrogata, riferita al principio di parità che dicevo prima tra Regioni e Stato, la Commissione di coordinamento, l'Ufficio prefettizio che dal dopoguerra era presente in Regione; questo rimane soltanto più citato nel Regolamento del Consiglio regionale, tra l'altro, avevo sottolineato qualche tempo fa una proposta in merito per cancellare quest'anacronismo, è l'occasione per farlo e mi auguro che, con la fine di questa legislatura, come detto, questo anacronismo venga cancellato. Personalmente tutte le volte che un ufficio prefettizio si chiude non posso che essere contento perché dietro i prefetti c'è un'idea di Stato che personalmente non condivido.
Gli elementi innovativi di questa riforma sono stati successivamente, purtroppo, ridimensionati dalle sentenze della Corte costituzionale in un'ondata di sentenze orientate in una visione centralista; molte critiche sono state fatte a questa riforma, da sinistra, da destra, da sopra, da sotto e, come detto, si è anche innescato in un periodo nel quale le Regioni erano protagoniste di scandali che certamente hanno anche orientato l'opinione pubblica in senso negativo, come se i Ministeri, da questo punto di vista, avessero invece un curriculum diverso.
Come dicevo in precedenza, la riforma del 2001 aveva, a mio avviso, un grande limite: quello di non prevedere una Camera delle Regioni, elemento essenziale per il funzionamento del sistema, una stanza di compensazione e di partecipazione delle Regioni e anche, come detto qui per quanto riguarda le Regioni a Statuto speciale, la mancanza del principio dell'intesa, che, di fatto, blocca la trasformazione dei nostri Statuti e, di fatto, l'evoluzione dell'autonomia speciale è un elemento che certamente indeboliva questa riforma.
All'interno di questa riforma, come detto, c'era la famigerata autonomia differenziata, un'autonomia à la carte, ogni Regione può scegliersi un po' cosa gli interessa di più, come il menu à la carte... un dialogo con lo Stato a tempo, peraltro, in un primo momento vi era specificato che ogni dieci anni si tornava indietro, si poteva tornare indietro, ora non c'è più una specificazione temporale, ma rimane il valore dell'intesa che è comunque temporaneo, un lavoro un po' sui generis quest'autonomia a tempo.
Ma veniamo al rapporto tra autonomia speciale e autonomia differenziata, c'è una semplificazione pericolosa, a mio avviso, nell'equiparare le due situazioni che spesso in certi ambienti viene fatta strumentalmente. Insomma, non c'è differenza, utilizzando sempre un'espressione spagnola, l'idea è un po' quella "Diamo il caffè a tutti, caffè para todos, por todos caballeros", così tutti contenti e tutti uguali. Questo è un rischio di omologazione delle Regioni ad autonomia speciale a quelle ad autonomia differenziata; il rischio è evidente anche nella legge Calderoli, che appunto, per quanto riguarda, ad esempio, le Commissioni paritetiche delle speciali non vengono neanche considerate, non valorizzando quest'elemento di particolarità dei nostri sistemi speciali. I concetti di specialità e di differenziazione non sono semanticamente sinonimi, ma sono fondamenti diversi, d'altronde anche introducendo la clausola della differenziazione, l'articolo 116 prevede che alle Regioni ordinarie siano attribuite ulteriori forme di autonomia, mentre per le Regioni ad autonomia speciale si dice che queste dispongono di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, non è lo Stato che le attribuisce, ma piuttosto la Repubblica in tutte le sue componenti a doverne prendere atto.
L'aspetto sul quale le Regioni speciali, nella fase che il Paese sta attraversando, dovrebbero principalmente allarmarsi è la mancanza di una riforma generale, di una visione generale delle autonomie in Italia, una carenza, appunto, di visione preoccupante. Le conseguenze possono essere facilmente prevedibili sul piano teorico ma anche sul piano pratico. Già la scarsa cultura dell'autonomia presente nel nostro ordinamento... certo sarà ulteriormente indebolito, con tutto quello che ne consegue. Ma in questo momento esiste un contesto favorevole alle autonomie e alle autonomie speciali? No, purtroppo, non esiste. Questa maggioranza si è intestata due riforme collegate da uno scambio politico, un baratto: da una parte, la cosiddetta "madre di tutte le riforme", quella voluta da Giorgia e dall'altra la bandierina della Lega del ministro Calderoli, un'operazione politica nel tentativo di recuperare un po' dalla deriva salviniana e del generale Vannacci, una riforma di difficile applicazione e che rischia soprattutto di rimanere propaganda.
Per le speciali, come detto in altre occasioni, il rischio è di diventare una semplice variante al regionalismo differenziato, lo si vede anche nelle procedure previste dalla legge Calderoli, il rischio, dal punto di vista costituzionale e procedurale, è evidente.
Tra l'altro, se applicata, la legge Calderoli farà saltare il sistema di finanziamento dell'intero quadro regionale, con un rischio per tutti, non sto a spiegare il meccanismo, ma è piuttosto evidente che non può reggere il meccanismo immaginato qualora la riforma fosse applicata. Un rischio, questo, che è un rischio per tutti, innanzitutto per le Regioni a Statuto speciale, che si troverebbero svuotate di quei finanziamenti necessari al buon funzionamento delle autonomie speciali. Quella di Calderoli è una brutta riforma che non avrei mai votato e che rischia di essere un boomerang per il regionalismo italiano.
Ha chiesto la parola il consigliere Cretier, ne ha facoltà.
Cretier (FP-PD) - Buongiorno cari colleghi. Intanto a braccio vorrei ringraziare il collega Aggravi perché ha fatto un'analisi approfondita del testo di legge che ho apprezzato, perché ci sono dei passaggi in cui mi sono riconosciuto anch'io sulla farraginosità dell'aspetto normativo e finanziario, perché poi c'è scritto nelle righe che c'è un limite legato alle risorse disponibili nel bilancio e, qualora si rilevino maggiori oneri a carico della finanza pubblica, bisogna assicurare i medesimi LEP, ivi comprese le Regioni che non hanno sottoscritto le intese, quindi qui c'è un processo molto particolare legato all'intesa da Regione a Regione, quindi non viene garantito lo stesso livello a tutte le Regioni.
Come ben sapete, il tema dell'autonomia è per noi essenziale e di grande interesse, tutte le fortune politiche valdostane passano attraverso la rivendicazione di uno straordinario Statuto speciale della Valle d'Aosta, per cui dirsi contro l'autonomia a prescindere è antistorico, controproducente e fuorviante. Peraltro dal dopoguerra abbiamo avuto positive esperienze di Governo locale, con svariate coalizioni autonomiste progressiste, che si basavano sul tema di un innovativo sistema di Governo che fa perno anche sulla capacità di autogoverno.
Un no all'autonomia differenziata senza declinarlo localmente non sarebbe capito da molti e sarebbe strumentalizzato. Certo è che la riforma in questione non lascia spazio a dubbi. Abbiamo costituito nei giorni scorsi un comitato con altri partiti valdostani e con le forze sociali per raccogliere le firme contro questa riforma. Tocca a noi dunque assumere l'onere di spiegare in Valle d'Aosta perché siamo contro quest'autonomia e non contro il concetto di autonomia. Per farlo, tra le altre cose, abbiamo organizzato come partito un appuntamento fissato per lunedì 29 luglio con il senatore Alessandro Alfieri, responsabile delle riforme del Partito Democratico nazionale.
Votare contro questa autonomia differenziata significa difendere le ragioni storiche delle Regioni a Statuto speciale, che la Costituzione riconosce ai sensi dell'articolo 116, comma 1, perché la cosiddetta "legge Calderoli" consente alle Regioni ordinarie e virtuose di avere funzioni e risorse maggiori di quelle riconosciute dalle Regioni a Statuto speciale. L'autonomia differenziata dovrebbe rimanere un gradino al di sotto dell'autonomia speciale, perché quest'ultima è riconosciuta nella Costituzione come preesistente e derivante da ragioni storiche particolari.
Punto 2: condividere il (incomprensibile) della Commissione europea del giugno 2024, che sottolinea l'assenza di un parametro oggettivo nella scelta delle materie da attribuire alle Regioni, potendosi invece devolvere tutte le materie previste dall'articolo 116 senza alcun parametro chiaro.
Terzo punto: difendere le assemblee elettive, Consigli regionali e Parlamento, quali organi di diretta rappresentanza del popolo che sono scavalcati dal circuito conferenza unificata, Presidenza del Consiglio dei Ministri, così svilendo il ruolo dei massimi organi rappresentativi del popolo.
Allora oggi dobbiamo dire che questa mozione oggi non ci convince.
Un conto è raccogliere le firme come aderenti al Comitato, un altro è impegnare l'Ente Regione per il tramite del Governo, peraltro andrebbe impegnato il Consiglio regionale. Il perché è piuttosto chiaro, una Regione a Statuto speciale che vota per un referendum contro l'autonomia senza spiegare non ha senso, peraltro sul tema le differenze vanno rispettate e va restituita ai partiti la dovuta centralità.
Risulta ancora una volta chiaro che la mozione ha una funzione: attaccare il Partito democratico, mentre, come sempre, l'avversario dovrebbe essere un Centro-Destra... che ha già annunciato di presentarsi in modo unitario alle prossime elezioni del 2025, dopo il risultato fatto alle elezioni europee del 2024.
Sulla mozione dunque ci asterremo ribadendo che l'autonomia speciale va difesa, evitando scempi come quello della riforma Calderoli.
Agli amici alla nostra Sinistra, che ancora una volta useranno questa posizione per dire che siamo politicamente confusi, spieghiamo ancora una volta che non tutti i temi vanno strumentalizzati contro il PD, perché nell'idea di un campo largo alla valdostana, il PD deve avere un ruolo centrale o paritetico con gli altri e non deve essere sempre comunque attaccato.
Proviamo dunque a discutere di merito, proviamo a spiegare ai più Valdostani che la riforma Calderoli non aiuta la vera autonomia, proviamo a immaginare di innovare lo Statuto traguardando il futuro.
Su temi così delicati non ci interessa mettere le bandierine ma ci interessa - e lo faremo - proseguire una battaglia culturale, per dire di sì all'autonomia ed essere prontamente contrari a un'autonomia differenziata del ministro Calderoli che spacca l'Italia.
Come evidenziato, ci sono stati dei ripensamenti, come avete ricordato in aula, ma questa è una norma troppo pasticciata senza garanzie finanziarie chiare e nel limite delle risorse rese disponibili, è una norma poco omogenea e garantisce disparità di trattamento tra le Regioni ricche e povere, tra le Regioni del nord e quelle del sud.
Sono d'accordo con il Presidente della Regione per le troppe incertezze e un appiattimento dell'autonomia speciale.
Le forze di Sinistra evocate prima, assieme ad altre forze, hanno dato vita alla Repubblica, alla Costituzione e alla democrazia.
Presidente - Ha chiesto la parola la consigliera Erika Guichardaz, ne ha facoltà.
Guichardaz E. (PCP) - Perlomeno si è scaturito il dibattito e quell'androumia [traduzione letterale dal patois: anestesia] di cui qualcuno ci ha accusato perlomeno quest'oggi non c'è stata perché quasi tutte le forze politiche sono intervenute.
Sotto questo punto di vista, vorrei esplicitare che non si tratta di bandierine, ma si tratta di valori, di condivisioni che qualche volta ci trovano da questa parte, qualche volta le ritroviamo dall'altra parte, ma ancora una volta sottolineano che sono degli aspetti politici, quindi per me è assolutamente incomprensibile chi va a raccogliere firme, si fa promotore di iniziative e poi non vota questa mozione, come non era comprensibile che chi aveva raccolto firme per abrogare il Job act non abbia votato l'ordine del giorno l'altro giorno, come per me non è comprensibile che tutto quello che c'è scritto dentro questo programma elettorale sia stato completamente dimenticato nel PRT che ci troviamo presentato ieri dall'assessore Bertschy.
Sinceramente continuare con il refrain che sennò si consegna la Valle d'Aosta alla Destra, quando si stanno continuamente facendo scelte, e lo vediamo, in cui si vota con la Destra perché sono scelte che vanno in quel senso, non ci può assolutamente vedere d'accordo.
Entrando invece nel merito della discussione, si è molto parlato della riforma del Titolo V, ricordo però che quella riforma era tutta basata sul federalismo fiscale e soprattutto era una riforma, come ci è stato ricordato, che aveva dei valori espressi da un Governo di Centro-Sinistra, quindi non andava sicuramente ad accelerare quello che qualcuno ha detto chiaramente: il rischio di arrivare invece a un centralismo che naturalmente come autonomisti, e sono sempre stata la parte autonomista anche quando ero nel Partito Democratico, rappresentavo quell'area... non può non farci pensare che una riforma di questo tipo portata avanti dal Centro-Destra avrà delle ricadute completamente diverse rispetto a quelle che evidenziavate nel 2018. Sicuramente quel concetto di federalismo solidale - e lo ha ben rappresentato il consigliere Marquis, che giustamente evidenzia la diversità di posizione fra noi e il suo partito politico - è normale che sia così, quindi, sotto questo punto di vista, credo che nessuno di noi si aspettasse un voto diverso da parte di Forza Italia.
È interessante comunque il dibattito che è scaturito e soprattutto io mi chiedo se chi ha tirato fuori tutta una serie di tesi rispetto alla costituzionalità o meno di quel referendum si era posto la stessa domanda nel 2021 quando in questo Consiglio regionale si era votata una legge che tutti noi - o almeno una parte di noi perché in quel caso eravamo uniti - dicevamo anticostituzionale, tant'è che nel giro di pochissimi giorni è stata bocciata proprio dalla Corte costituzionale.
Mi fa piacere quello che ha detto il Presidente del Consiglio e spero che questo sia anche un modo per dire che la Presidenza del Consiglio si impegnerà a presentare le cose che lui ha sottolineato, ci deve essere un dibattito anche in Valle d'Aosta su questa riforma, un dibattito che in questo momento non c'è, come se non ci riguardasse e come se l'autonomia speciale fosse la stessa cosa dell'autonomia differenziata. Non è così, non ci si può confondere fra autonomie, perché la parola che ci sta dietro evidenzia una grande diversità fra una cosa che si è ottenuta nella storia... e vorrei ricordare al consigliere Lavy che ha detto che quei partiti di Sinistra sono sempre contro l'autonomia, lo invito a ricordare invece il ruolo di molti componenti della Sinistra proprio nella fase dell'autonomia e dello Statuto speciale e poi anche su tutto quello che è stato successivamente.
Sotto questo punto di vista, non è che dire che qualcuno che evidenzia e condivide l'autonomia differenziata è più autonomista di chi invece non lo condivide, io ritengo che l'autonomia debba sempre essere legata a principi di solidarietà che in questo caso ci vedono assolutamente invece impegnati e quindi seguiremo il dibattito, perché ho visto che altri si sono prenotati, ringrazio comunque i colleghi che mi hanno preceduto per quanto hanno rilevato.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Padovani, ne ha facoltà.
Padovani (FP-PD) - Per portare anch'io un contributo personale alla discussione, contributo che fungerà anche da dichiarazione di voto così da contingentare i tempi.
Dopo la sciagurata approvazione da parte del Parlamento della legge proposta dal Governo a guida Meloni sull'autonomia differenziata, un ampio fronte di organizzazioni ha deciso di dar vita a una campagna referendaria per abolire il provvedimento ribattezzato, io dico giustamente, "Spacca Italia". Penso che si tratti di una decisione giusta, perché solo una forte partecipazione popolare, da costruire intorno alla campagna referendaria, può contrastare lo scardinamento sostanziale della Costituzione che il Governo vuole perseguire sia con l'autonomia differenziata, oggetto del referendum in questione, che attraverso il presidenzialismo.
La scelta di procedere su un unico quesito ha visto una larga convergenza di forze sindacali, politiche e associative, che hanno in qualche modo accettato una sfida, la sfida della raccolta in poco tempo delle centinaia di migliaia di firme necessarie a ottenere un referendum, che, per volere di tutte le forze promotrici, cancelli completamente la legge, voluta dalla Lega, che differenzi i destini di cittadine e cittadini sulla base del certificato di residenza, una legge che allo stesso tempo, superando di fatto i contratti collettivi nazionali, penalizza maggiormente lavoratori e lavoratrici e che penalizza tutte le persone ponendo la parola "fine" su tutto ciò che è pubblico, riservando solo a chi può permetterselo il diritto alla salute, all'istruzione e alla pensione.
Mentre il Comitato ha iniziato la raccolta di firme, è avvenuto un fatto nuovo: in questi giorni infatti alcune Regioni, alle quali la mozione ci chiede di unirci, hanno approvato delibere che prevedono la richiesta di un referendum sempre riguardante l'autonomia differenziata, e fin qui nulla di male, si potrebbe pensare che queste Regioni operino per "tutelare" il Comitato e garantire che il referendum si possa tenere anche nel caso in cui le firme non vengano raccolte.
Il problema, secondo me, è che le Regioni in questione hanno deciso di presentare due quesiti referendari: uno che chiede l'abrogazione totale della legge, in sintonia con la raccolta di firme, e l'altro che chiede un'abrogazione parziale della legge, un'abrogazione così parziale da lasciarla sostanzialmente intatta. L'autonomia differenziata contro la quale una grande coalizione democratica si sta battendo è già una materia difficilissima da spiegare e sulla quale io penso che non sia opportuno alimentare confusione.
Il tema può diventare oggetto di una vera e propria campagna di massa, come tutti e tutte noi che saremo impegnati nella raccolta di firme penso auspichiamo, solo se la comunicazione verterà su chiarezza e semplicità e su un'unica possibilità: dire "sì" o "no" all'autonomia differenziata, che non vuol dire "sì" o "no" all'autonomia.
C'è ancora di più: se malauguratamente venisse ammesso e approvato soltanto il quesito parziale, Calderoli e la Lega - che non chiamerò "amica", mi capiranno i colleghi della Lega - finirebbero per ottenere quello che vogliono e cioè la secessione dei ricchi, forti peraltro della legittimazione popolare.
Solo il quesito di abrogazione totale renderebbe impraticabile la divisione della Repubblica e l'aumento delle disuguaglianze in ogni parte del Paese e consentirebbe di dire inequivocabilmente se il popolo italiano è contro il patto scellerato Fratelli d'Italia-Lega e un Governo che sottrae costantemente diritti e spazi di democrazia.
Per tutto questo mi asterrò su questa mozione, ben contento poi di ritrovare le amiche, queste sì, alla mia Sinistra nel Comitato che sta raccogliendo le firme per il referendum di abrogazione totale di questo scempio.
Presidente - Siamo in discussione generale, ci sono altri interventi? Non vedo richieste, chiudiamo la discussione generale. Per il Governo, ha chiesto la parola il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Testolin (UV) - Intanto anch'io ringrazio per il dibattito al quale ho assistito, molto composito, con delle osservazioni che, per certi versi, sono assolutamente condivisibili e con dei punti di vista che chiaramente fanno parte invece di posizioni anche molto diverse.
Io mi permetterò di prendermi qualche secondo per fare una disamina anche rispetto alla replica del collega Lavy oggi all'interpellanza con la quale abbiamo già abbordato in qualche senso quest'argomento, nel sottolineare principalmente come, per quanto riguarda la Valle d'Aosta, non si tratta di salire su un treno in corsa e se lo perdiamo chissà cosa succede, si tratta piuttosto di posizionarci in una situazione di estrema attenzione. L'ha detto qualcuno all'interno di quest'aula - e l'ho detto anche io questa mattina -, il provvedimento, la legge 86, ha delle situazioni di difficile lettura, rispetto soprattutto a uno Statuto come il nostro, che vede, ad esempio, l'acquisizione di nuove competenze attuabile tramite un percorso sancito e illustrato nell'articolo 48bis, che ci dà la possibilità di acquisire nuove competenze e di armonizzare le competenze regionali con quelle statali attraverso le norme di attuazione, cosa diversa è prevista per le Regioni a Statuto ordinario. Questo quindi è un aspetto che noi abbiamo la necessità, di attenzionare e di verificare e in ambito applicativo dovremo evidentemente sostenere un percorso che ci appartiene e che fa parte della nostra specialità.
Si è parlato di tante cose, si è sviluppato un dibattito su questa mozione, che è squisitamente politica per certi versi, per altri la mozione è evidentemente una mozione abbastanza pretestuosa per innescare meccanismi che allontanano un po' quello che invece deve essere l'obiettivo della nostra Amministrazione, della nostra Regione e, per certi versi, anche di questo Consiglio nell'inserirsi in questo meccanismo, che, come è stato ben detto, deve essere ancora affinato e deve essere tarato anche su delle situazioni precedenti all'applicazione di questa norma e che deve portare però all'acquisizione da parte della nostra Regione di quei punti di forza che fino ad oggi non sono ancora stati sanciti dal meccanismo statutario.
Riprendo il passaggio che ha fatto Luciano Caveri nel sottolineare come, a suo tempo, il suo voto non fu positivo per il non raggiungimento di quell'intesa, che, l'ho già ribadito durante precedenti interventi, andrebbe a tutelarci nei confronti delle nostre prerogative.
Credo, allacciandoci a quella che è stata la mozione precedente, dove noi abbiamo un tavolo aperto assieme alle altre Regioni a Statuto speciale e dove abbiamo cercato di perorare principalmente questo principio dell'intesa, che possa essere un giusto contraltare a una crescita delle autonomie anche per le altre Regioni e possa tutelarci maggiormente in un percorso che ci vede speciali e con situazioni e approcci che devono essere valorizzati e non sicuramente appiattiti su un'autonomia differenziata, che volesse, semmai lo volesse, essere una forma di appiattimento. Questa è una situazione che vogliamo evidentemente sottolineare ed evidenziare, ma vogliamo percepire la positività di questo percorso nel momento in cui una leale collaborazione, un leale confronto con l'Amministrazione statale ci possa garantire che le iniziative avanzate per le Regioni a Statuto ordinario possano trovare dall'altra parte un percorso comune per le autonomie speciali che vada a rafforzarle e vada a rendere onore e sostegno alle loro specialità.
È poi stato ben sottolineato anche dai colleghi del PD, che ringrazio per la correttezza nell'esplicitare come un percorso, che è quello di questa Assise e di una maggioranza che sta lavorando per portare dei benefici alla collettività valdostana, non vada confuso con delle posizioni altrettanto chiare che, dal punto di vista dei movimenti, possono essere benissimo portate avanti con delle iniziative puntuali e sostenute negli ambiti corretti.
Credo quindi che, alla luce di queste valutazioni e di un dibattito che si è sviluppato, la nostra non possa che essere una posizione di astensione verso questo percorso con l'auspicio veramente che il confronto tra le Regioni speciali e il Ministero competente possa portarci a chiudere un lavoro, che, come è stato evidenziato prima, si è sviluppato in questi ultimi mesi in una reciproca collaborazione, in un reciproco rispetto e in un leale confronto, che deve essere quello che anima chi opera nelle Pubbliche Amministrazioni, ciascuno con il suo ruolo e ciascuno con le sue finalità.
Presidente - Ci sono altri interventi? Dichiarazioni di voto? Consigliera Erika Guichardaz, a lei la parola.
Guichardaz E. (PCP) - Dichiarando naturalmente il voto positivo del nostro gruppo, evidenzio come tutto il campo largo, compreso il PD, in tutte le Regioni che sono state citate, e che hanno comunque già dato la loro adesione, ha rilevato problemi che invece oggi il PD valdostano evidentemente non rileva, quindi o nelle altre Regioni le forze politiche sono in malafede, oppure il PD valdostano ancora una volta dimostra di essere succube dell'Union Valdôtaine.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Lavy, ne ha facoltà.
Lavy (LEGA VDA) - Dal dibattito che è venuto fuori anche appunto all'interno delle forze di Sinistra, si dimostra ancora una volta in più quello che comunque ho detto all'inizio, ossia che questa è una mozione totalmente ideologica e politica, è una sorta di regolamento dei conti interno alla Sinistra e questo dispiace, perché comunque l'autonomia differenziata - e l'ha detto bene il presidente Testolin - è un tema assolutamente da non sottovalutare, la legge è stata approvata, quindi abbiamo due tipi di atteggiamenti a cui noi possiamo sottostare: o stare lì come i pesci che aspettano qualcuno che imbocchi dall'alto, o muoversi, ed è lì che si sconfiggono le ombre di questa legge, nessuno ha mai detto che è una legge perfetta. Ricordo anche alla consigliera Guichardaz che negli anni scorsi, insieme al collega Aggravi, era anche il sottoscritto che poneva delle questioni per quanto riguarda i LEP e anche gli articoli che riguardano le Regioni a Statuto speciale sulla legge sul federalismo fiscale, quindi che ci siano evidentemente dei limiti e delle questioni su cui porre attenzione è un dato di fatto e quei dubbi vengono anche da questa parte, ma è l'atteggiamento generale che si deve considerare.
Abbiamo avuto per anni e anni Governi che di questi tipi di riforme, se ne avessimo provato a parlare, ci ridevano in faccia, ora almeno c'è un ascolto. Poi che le richieste che vengono fatte possono essere accolte quello è un altro tipo di discorso, ovviamente, però di certo l'attitudine che c'è da parte del Governo centrale su questi temi è cambiato e su questo credo che nessuno possa controbattere.
Ci sono stati degli interventi interessanti, anche il presidente Bertin ha fatto un intervento più che altro storico, ha detto che, da un lato, questa riforma è un caffè per tutti, quindi diamo un po' l'autonomia per tutti e via, dall'altro, che però è un'autonomia à la carte, quindi si possono scegliere le competente che si vogliono, ma questa è una contraddizione, giustamente in base ai territori le competenze devono essere diverse, noi non potremmo mai avere competenze che hanno a che fare con il mare, non ci siamo sul mare, quindi è ovvio che le competenze debbano essere diversificate Regione per Regione ed è ovvio che più competenze si danno alle Regioni più il nostro spirito autonomista e federalista viene rispettato. Ed è questa forse la cosa più importante che spesso viene sottovalutata, perché si dice: "Siamo tutti autonomisti, tutti federalisti" e poi, quando c'è una riforma che per una volta, dopo più di 20 anni, parla finalmente di nuovo di competenze territoriali delle Regioni: "Eh no", "Eh ma ci sono i LEP", "Eh ma ci sono delle ombre", "Eh ma ci sono dei limiti", e va bene, allora aspettiamo che arrivi una riforma perfetta, che non arriverà mai, intanto così magari un giorno o l'altro ci tolgono l'autonomia e poi basta.
È ovvio che qua c'è una questione politica anche interna alla maggioranza, è uscita fuori in maniera chiara, il presidente Testolin ha cercato in qualche maniera di barcamenarsi, mi consenta il termine, visto anche le sue dichiarazioni che le ho riportato, dichiarazioni che allora, nel 2023, avevano stupito me, perché erano dichiarazioni - io le ho lette prima - entusiaste riguardo all'autonomia differenziata e poi cosa è successo? Avrei quasi voluto inserirla tra l'elenco dei governatori, Giani, De Luca, Bonaccini, Testolin, di quelli che hanno in qualche maniera abiurato le parole che avevano detto in passato. Non lo farò perché, come ha detto lei, è un percorso da approfondire e da portare avanti. Ciò che fa paura è l'attendismo, se si attende, se si aspetta, è ovvio che questa riforma può avere degli effetti negativi per la Regione Valle d'Aosta, se invece ci si muove... ed è qui che più di una volta abbiamo cercato di pungolare a muoversi, ecco che no, ecco che è un treno che può portare la Valle d'Aosta lontano, in questo senso sì. C'è tanto da fare, sicuramente c'è da attenzionare, l'abbiamo sempre detto anche noi, ma questa è una riforma che deve essere supportata, quindi il nostro voto a questa mozione sarà assolutamente contrario.
Presidente -La parola al consigliere Malacrinò per dichiarazione di voto.
Malacrinò (FP-PD) - Capisco le motivazioni della nostra Regione che comunica con lo Stato per creare i presupposti al fine di migliorare l'intesa e le prerogative del nostro Statuto speciale. Si tratta di un percorso condiviso anche con la I Commissione, così come riportato dalle colleghe con la precedente mozione, ricordando che, nell'ambito del tavolo tecnico costituito tra Regioni a Statuto speciale, si sta definendo l'articolato di un nuovo testo di legge che prevede un'importante revisione degli Statuti delle Regioni a Statuto speciale.
Non credo però si possa obbligare con una mozione una qualsiasi maggioranza a sostenere un referendum, referendum che la nostra Costituzione qualifica come strumento principe per i cittadini per manifestare la propria volontà, uno strumento dunque dove vige la massima libertà.
Per questi motivi comprendo quanto detto dai banchi del Governo, bisogna inoltre ricordare che l'impegnativa, come detto anche da altri colleghi, risulta superata visto che l'iter previsto dall'articolo 35 e dalla Costituzione ha raggiunto il numero minimo di Regioni necessarie per l'indizione del referendum.
Risulta inoltre evidente che allo stato attuale non ci siano le condizioni per l'approvazione di una deliberazione del Consiglio previste dall'articolo 30 della legge 25 maggio 1970.
Noi parteciperemo alla promozione, alla certificazione e alla raccolta delle firme, come abbiamo fatto sul referendum del lavoro della CGIL, e le vergognose critiche nei nostri confronti ricevute nel passato Consiglio e anche oggi si commentano da sole.
All'iniziativa, che ha lo scopo di abrogare quanto previsto da una legge leghista che rischia di spaccare l'Italia, hanno aderito trasversalmente numerosi partiti politici, associazioni e sindacati. Questa fase dovrebbe unire e non dividere per poter dare la massima risonanza e partecipazione all'iniziativa. Come al solito, il vostro atteggiamento rischia di essere controproducente. Inoltre, ancora una volta, avete tradito la vostra vicinanza politica definendo i vostri dirimpettai leghisti come amici.
Presidente - Metto in votazione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti 34
Votanti: 11
Favorevoli: 2
Contrari: 9
Astenuti: 23 (Aggravi, Barmasse, Bertin, Bertschy, Brunod, Carrel, Caveri, Chatrian, Cretier, Di Marco, Grosjacques, Jordan, Lavevaz, Lucianaz, Malacrinò, Marguerettaz, Marzi, Padovani, Planaz, Restano, Rosaire, Sapinet, Testolin)
La mozione non è approvata.
Presidente - Ha chiesto la parola il consigliere Marguerettaz per mozione d'ordine, ne ha facoltà.
Marguerettaz (UV) - Approfittando del breve cambio d'aria, chiederei una Conferenza dei Capigruppo per l'organizzazione dei lavori.
Presidente - Convochiamo una riunione della Conferenza dei Capigruppo. Il Consiglio è sospeso.
La seduta è sospesa dalle ore 17:58 alle ore 18:11. Alla ripresa dei lavori assume la Presidenza il vicepresidente Sammaritani.