Oggetto del Consiglio n. 3155 del 11 gennaio 2024 - Resoconto
OGGETTO N. 3155/XVI - Reiezione di mozione: "Impegno del Presidente della Regione a riferire nella Commissione consiliare competente in merito alla bozza di norma di attuazione dello Statuto in materia di concessioni di derivazione d'acqua".
Marguerettaz (Presidente) - Punto n. 53 all'ordine del giorno.
Ha chiesto la parola per la presentazione la collega Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Torniamo su una questione importante, quella della norma d'attuazione sui poteri della Regione nel definire le modalità per il rilascio delle concessioni di utilizzo di acque pubbliche per la produzione di energia idroelettrica.
Come è noto, lo Statuto speciale del 1948, con l'articolo 8, ha attribuito alla Regione autonoma la titolarità delle acque pubbliche e la facoltà di concederle in uso anche ai fini di produzione di energia elettrica.
L'ultimo comma dell'articolo 8 ha però lasciato, in capo allo Stato, la definizione delle procedure e delle norme tecniche per queste concessioni.
A distanza di 76 anni dall'approvazione dello Statuto, non si è ancora provveduto a trasferire alla Regione autonoma la competenza per la definizione, attraverso legge regionale, delle procedure e delle norme per le concessioni; occorre quindi - e lo abbiamo detto tante volte - approvare una specifica norma d'attuazione dello Statuto.
Il 19 marzo del 2019 il Consiglio aveva approvato all'unanimità una nostra mozione che impegnava la Giunta regionale ad avviare l'azione per arrivare a tale norma d'attuazione. Inoltre, sempre il Consiglio, con una risoluzione approvata questa volta il 2 luglio del 2019, aveva impegnato il Governo a procedere speditamente - c'era scritto così -, per quanto era nelle sue competenze, alla definizione e concertazione, nell'ambito della Commissione paritetica Stato-Regione, di una norma d'attuazione dello Statuto, che consenta alla Regione Valle d'Aosta di avere più ampie prerogative in materia di utilizzo delle acque pubbliche a scopo idroelettrico e preveda procedure particolari nella riassegnazione delle autorizzazioni delle grandi derivazioni, per una società che sia interamente pubblica, organo strumentale della Regione stessa.
Tale concetto, molto preciso e puntuale, è stato poi ribadito in tutti i DEFR (Documento di Economia e Finanza Regionale) che sono stati approvati dall'inizio della Legislatura ed è presente anche in quello del 2024-2026.
Ora, però, si sta verificando un fatto preoccupante: nella bozza di norma d'attuazione elaborata nel 2019 dall'allora Commissione paritetica Stato-Regione e trasmessa alla Regione, all'articolo 3, comma 3, lettera d) era stata prevista una formulazione conforme a quanto aveva richiesto all'epoca il Consiglio regionale; però, lo scorso 12 ottobre, il Presidente della Regione, nel corso della discussione di una mozione da noi presentata, ci aveva detto che esisteva una nuova bozza di norme d'attuazione, datata 14 luglio 2022, e che la stessa era stata sottoposta agli uffici della Regione per un approfondimento tecnico.
In tale nuova bozza di norme d'attuazione, come si è poi potuto verificare attraverso un accesso agli atti, è stata inserita una piccola ma significativa modificazione aggiuntiva al testo precedente, che vincolerebbe e limiterebbe fortemente la Regione nella definizione della legge regionale in materia di concessioni e renderebbe praticamente impossibile la riassegnazione delle concessioni in scadenza nel 2029 alla società di produzione di energia elettrica controllata dalla Regione.
Sarebbe, secondo noi, assurdo arrivare ad una norma d'attuazione che contiene una griglia così rigida, che non lascia spazio di manovra alla legge regionale che autonomamente dobbiamo fare, ed è una questione - secondo noi - che ha una grande rilevanza dal punto di vista autonomista, perché non riteniamo siano accettabili delle prescrizioni che limitino la potestà legislativa della Regione e una gestione delle concessioni finalizzata alla produzione idroelettrica estremamente necessaria alla transizione ecologica della nostra Regione.
Rispetto all'ultima discussione che abbiamo affrontato in Consiglio su questo tema, ci sono ancora due cose da precisare. Lei Presidente ci aveva detto che gli uffici stanno facendo un approfondimento tecnico sull'ultima bozza di norma d'attuazione.
Secondo noi non è sufficiente un approfondimento tecnico da parte degli uffici, crediamo che occorra invece, o in più, un ampio ed un serio confronto ed impegno politico per evitare che poi il prodotto finale della Commissione paritetica risulti potenzialmente inaccettabile da parte del Consiglio; quindi, non è una questione solo tecnica, ma è anche una questione politica.
L'argomentazione che lei aveva adottato in quella occasione, della discussione - cioè che la centralità del Consiglio comunque rimane, perché il Consiglio è libero poi di dire sì o no al testo che verrà proposto dalla Paritetica -, a nostro avviso non sta in piedi. Perché esiste una Commissione paritetica in cui la Regione esprime metà dei componenti, e perché è costruita in quella maniera? Proprio perché i desiderata della Regione si esprimano in quella sede, nella sede della Commissione e non dopo.
Poi c'è un'altra questione: è praticamente una vita che aspettiamo questa norma d'attuazione, i componenti espressi dalla Regione nella Paritetica sono tre, lo sappiamo, però poi attualmente c'è anche una quarta persona che è valdostana nominata dallo Stato, quindi in qualche modo la componente valdostana è presente a maggioranza.
Dalla parte - per così dire - valdostana di quella Commissione, secondo noi ci deve essere una posizione ferma, cioè quella di rimanere alla bozza del 2019, che ottemperava a quanto richiesto dalle risoluzioni del Consiglio, e quindi di respingere quella correzione aggiuntiva che è stata introdotta nella bozza del 2022.
Noi crediamo che su questo tema sia bene ed importante che tutto il Consiglio possa ragionare, possa approfondire, possa esprimersi, ed è la motivazione per cui l'impegno di questa mozione, cioè quello che noi le chiediamo, Presidente, è di riferire, entro quindici giorni alla competente Commissione consiliare, sulle interlocuzioni che ci sono state, ancora in questo periodo, con i componenti della Commissione paritetica designati dalla Regione, in particolare con il Presidente e anche, perché no, con la dottoressa Rini che non è un'estranea, al fine di giungere ad una rapida conclusione dell'iter approvativo della norma d'attuazione con dei contenuti che siano coerenti a quelli indicati nella risoluzione del Consiglio del 2 luglio del 2019 e ripresi da tutti i DEFR approvati nel corso di questa Legislatura.
Lo sottolineo, perché secondo noi è questa la cosa importante: la norma d'attuazione deve dare un potere effettivo al Consiglio regionale nel fare la legge, non deve già essere tutto contenuto e deciso a monte, perché altrimenti una legge regionale a che cosa serve? Non serve a nulla.
Immagino, Presidente, che lei mi dirà che ci sono anche dei vincoli di carattere europeo; bene, se ci sono, si valuteranno nel discutere la legge regionale, però la norma deve lasciare una facoltà ampia alla Regione autonoma.
Questo è un tema particolarmente importante, perché io credo che se non si afferma un'autonomia su questo tema, allora non so dove bisogna affermare un'autonomia della nostra Regione.
Presidente - La mozione è stata illustrata, apriamo pertanto la discussione generale. La discussione generale è aperta. Si è prenotato il consigliere Aggravi, ha facoltà di intervenire.
Aggravi (RV) - Grazie Presidente. Soltanto per fare alcune considerazioni sul testo della mozione e poi, più in generale, sulle parti finali delle premesse che mi consentono di aggiungere alcuni elementi rispetto a quello che voglio dire.
Non voglio assolutamente puntualizzare nulla, perché in questo la collega Minnelli è sicuramente molto più brava del sottoscritto, però ci sono due passaggi che avevo già avuto occasione, non mi ricordo se sempre su una mozione delle colleghe, comunque l'argomento è sempre stato questo, di argomentare, che mi preoccupavano e mi preoccupano ancora adesso, ovvero dare per scontato due aspetti che, in realtà, secondo me sono leggermente più complessi.
Parlo in particolare del primo passaggio delle premesse, ovvero "Evidenziato che lo Statuto speciale per la Valle d'Aosta ha attribuito alla Regione autonoma la titolarità delle acque pubbliche e la facoltà di concederle in uso anche ai fini di produzione d'energia idroelettrica".
Ricordo benissimo che un passaggio che feci in Commissione, forse sulla bozza di riforma dello Statuto: quando ci fu quella querelle ripetei la stessa cosa, ovvero sulla titolarità delle acque pubbliche, è vero, l'articolo 2, in particolare alla lettera m), dice che tra le competenze primarie ci sono quelle delle acque pubbliche destinate ad irrigazione e ad uso domestico, ma sulla facoltà di concederle in uso, anche ai fini di produzione di energia idroelettrica, io già dissi, e ancora oggi confermo la mia preoccupazione, sul fatto che tra le materie concorrenti all'articolo 3 si parla della disciplina dell'utilizzazione delle acque pubbliche ad uso idroelettrico.
La situazione quindi su quest'aspetto è un pochettino più complessa, come tutti su questo penso siamo concordi, e dare per scontato che oggi il nostro Statuto speciale dà totale facoltà di concedere anche ai fini di produzione idroelettrica, a mio giudizio, non è propriamente corretto, proprio perché - ripeto, la lettera d) dell'articolo 3 parla di disciplina dell'utilizzazione, che è una cosa un po' diversa.
La materia non è vero che è da 76 anni è ferma, è ferma in questa sua formulazione, e quello che oggi bisogna cercare di ottenere è la piena titolarità io direi delle acque, sia esse ad uso civile che ad uso idroelettrico, su cui poter vantare tutta una serie di questioni.
Il primo passaggio è molto delicato e, almeno per la mia modesta visione delle cose, dovrebbe anche essere posto sul tavolo di discussione - non so quale sarà, ma quando ci sarà - anche con il Governo, perché un conto è la facoltà di concedere, un conto è la disciplina d'utilizzare, e questo secondo me è un passaggio non di poco conto, parlando per la produzione di energia idroelettrica.
Un ulteriore passaggio che, secondo me, invece dovrebbe essere fatto e potrebbe essere fatto, e parto dal fondo, è questo: nella parte finale delle premesse, le colleghe dicono che, a loro giudizio, "non è sufficiente un approfondimento tecnico da parte degli uffici regionali, ma occorre un serio confronto ed impegno politico".
Sull'impegno politico, sull'approfondimento, sul trattare in Commissione la materia, nulla quaestio, siamo pienamente d'accordo, però sul discorso dell'approfondimento tecnico - e qui vado a toccare un passaggio secondo me molto più "peloso" su tutta la questione -, si dice, nella terzultima delle premesse, che c'è una modificazione - quella che ha detto anche la collega nella presentazione - aggiuntiva al testo che vincolerebbe e limiterebbe fortemente la Regione nella definizione della legge regionale in materia di concessione, e poi il richiamo alla valenza autonomistica e anche alla gestione della produzione idroelettrica finalizzata alla transizione ecologica della Valle d'Aosta.
La questione pelosa è questa: perché io produco energia idroelettrica? Non io necessariamente società controllata pubblica, ma perché io la produco?
La produco o per un utilizzo proprio, oppure un utilizzo finalizzato ad un ritorno, perché la vendo sul mercato. Quindi ho una finalità commerciale nella mia produzione, non ho una finalità pubblica, e anche questa è una questione estremamente pelosa.
Dico questo perché la finalità è quella di produrre per vendere, quindi mi devo sostenere, e la questione ulteriormente pelosa - e forse chi ha una visione o ha degli studi marxisti sa di cosa parlo - sta tra la differenza dei mezzi di produzione e il consumo, quindi la vendita, perché i mezzi di produzione sono finalizzati ad un obiettivo, cioè la messa in vendita, non pro bono, io non produco per un bene pubblico superiore.
I miei mezzi di produzione sono green, perché comunque i mezzi di produzione di energia idroelettrica hanno un impatto sull'ambiente, perché qualsiasi mezzo di produzione di qualsiasi cosa ha un minimo impatto ambientale, non esiste l'impatto zero; ma il mezzo di produzione è green, perché io potrei avere delle centrali a carbone che producono energia elettrica che vendo, perché il consumo in Valle, che si produca con l'acqua, con il nucleare, con il carbone oppure con la forza fisica comunque è limitato, e dovrei citare il numero di utenze più che di cittadini perché sono quelli, sono i pod che fanno il consumo, detto questo il mezzo di produzione è green, ma il suo utilizzo è sempre finalizzato alla vendita e quindi ad un ritorno, non è pro bono perché - ripeto - si paga la bolletta.
La questione pelosa è questa, e quello che ogni tanto mi preoccupa, o comunque mi fa sorgere dei dubbi: è questo mantra che dice che la produzione idroelettrica è finalizzata alla transizione ecologica.
Le produzioni di energia possono essere fatte in funzione tale da essere ecologicamente sostenibili, ma la visione complessiva di una produzione finalizzata ad un obiettivo superiore sarà probabilmente qualcosa che io ogni tanto dico è più simile ad una società d'erogazione jugoslava, ma è una cosa diversa.
Io oggi i mezzi di produzione che ho sul territorio di energia elettrica, in generale, sono finalizzati alla vendita o al consumo proprio, ma quella è una minima parte.
Lo sforzo della transizione ecologica non è legato soltanto ad uno dei mezzi di produzione ma a tutto il sistema, e penso che nelle discussioni del Piano energetico ambientale quest'aspetto lo discuteremo, perché la produzione idroelettrica in Valle è sostanzialmente finalizzata alla vendita esterna.
Come un altro errore è far corrispondere la clientela della nostra società principale partecipata pubblica, che ha nell'energia idroelettrica il suo asse portante di bilancio, con tutte le utenze valdostane. Non è così, e ce lo siamo detti più di una volta.
Il passaggio molto particolare che non deve essere confuso è questo: io produco energia elettrica per venderla, non pro bono, ed i mezzi che io utilizzo per produrla possono essere funzionali alla transizione ecologica, ma non è la produzione di idroelettrico funzionale alla transizione ecologica, perché altrimenti avremmo un problema.
È come dire che il salumaio all'angolo deve cambiare il suo modo di gestire la salumeria per dare emissioni zero dal punto di vista della contribuzione al bilancio energetico ed ambientale, e il fatto che lui si adegui è funzionale alla transizione ecologica complessiva.
No, è funzionale a rispettare delle normative e a concorrere a quell'obiettivo, ma lui continuerà a vendere salumi, quindi fa un'altra cosa, perché altrimenti avremo una visione che confonde mezzi di produzione, obiettivo della produzione e, soprattutto, regolamentazione complessiva.
Nulla quaestio sull'impegnativa che voteremo, ma per il semplice fatto che ben venga l'approfondimento e la discussione in Consiglio, però su alcune premesse oggettivamente abbiamo dei dubbi, come ce li avevamo, ce li abbiamo e sono sicuro che ce li avremo comunque, anche se arriviamo tardi a discutere delle cose, lo sappiamo collega. Purtroppo noi ci mettiamo un po' di tempo perché ci ragioniamo un po' di più e forse perché non diamo per scontato dei passaggi che sono capitalmente pesanti, su quest'aspetto qua non si deve dare per scontato nulla.
Forse, un approfondimento tecnico maggiore è necessario non tanto magari ai fini della produzione normativa, ma per comprendere di quello che stiamo parlando e di quello che si può fare, perché la riassegnazione diretta delle concessioni può avvenire solo in determinati casi, e c'è una normativa molto importante e molto pesante, di derivazione anche comunitaria, che comunque ha degli effetti e su cui non si può far finta di niente.
Ripeto, la questione è molto pelosa, certo che la semplificazione del messaggio politico che uno fa porta a dire "dobbiamo fare una determinata cosa", c'è chi è maestro di questo, per carità, però purtroppo su questa questione è un po' più complicato, ma è un po' più complicato in maniera pesante, anche perché la Regione, che è il principale azionista, ha anche un ruolo di regolatore, quindi è ulteriormente pelosa la sua posizione, e soprattutto anche il dibattito che sta avvenendo a livello nazionale, non solo legato al discorso nostro, sta dimostrando che ci sono delle valutazioni più ampie da fare in termini di sicurezza energetica, in termini di disponibilità dell'acqua, di utilizzi dell'acqua e anche in termini di chi ha titolarità all'utilizzo in fase d'emergenza, perché, diciamoci la verità, chi sta nelle terre Alte, dal punto di vista del settore idroelettrico, ha una posizione di vantaggio rispetto a chi sta sotto, e chi sta sotto, può averne delle necessità al di là della produzione idroelettrica.
È una materia estremamente complicata che, purtroppo o per fortuna, non si può risolvere all'interno di quest'Aula, ma si deve anche risolvere all'interno di palazzi romani, dove c'è stato tra l'altro un importante ricambio generazionale dei funzionari in un periodo in cui andava molto di moda chi amava aprire le scatolette di tonno, e chi amava aprire le scatolette di tonno, che è tra l'altro quota parte dei vostri alleati, aveva ed ha una visione anche oggi un po' particolare su questa materia, che non va sicuramente a favore di una visione più legata ai territori, e questo lo sappiamo bene.
Al netto di questo, ripeto, la questione è estremamente pelosa ed estremamente complicata, quindi ben venga che se ne parli in Commissione, ma non bisogna dare per scontato dei passaggi che sono capitalmente pesanti come macigni e anche pericolosi.
Presidente - Siamo in discussione generale, altri hanno intenzione d'intervenire? Consigliere Marquis, a lei la parola.
Marquis (FI) - Anche noi apportiamo il nostro contributo, come gruppo, alla discussione di questa tematica, una tematica di assoluto interesse per la Valle d'Aosta, sia sotto il profilo del diritto, sia sotto il profilo di quelle che sono le opportunità che questo settore può dare allo sviluppo della nostra economia e del nostro territorio.
Quanto al merito della mozione, per quanto concerne l'impegnativa, ci trova sicuramente favorevoli, perché l'impegnativa sostanzialmente sostanzia l'impegno al Presidente della Regione di dare conto in Commissione di quelle che sono le interlocuzioni in atto con la Commissione paritetica su quest'importante argomento che vuole disciplinare il tema delle acque.
Invece, se entriamo nel merito di quelle che sono le premesse, sicuramente queste contengono dei dati oggettivi ma anche una ricostruzione che è di parte, secondo la visione di una componente politica, perché bisogna stare molto attenti, come ha detto il collega che mi ha preceduto, su dei temi di quest'importanza avere anche un approccio semplificatorio di quella che è la realtà, che è una realtà articolata, complessa e difficile da dover affrontare, anche alla luce di tutta quella che è l'evoluzione normativa di carattere internazionale e nazionale.
Per quanto riguarda alcuni punti, sicuramente nel primo passaggio dell'"evidenziato", che è il fatto che lo Statuto speciale della Valle d'Aosta abbia attribuito alla Regione autonoma la titolarità delle acque pubbliche, c'è un po' di semplificazione perché abbiamo una potestà di normare, a livello d'integrazione e attuazione, quelle che sono le norme dello Stato in quest'ambito. La titolarità piena ce l'abbiamo per quanto concerne la disciplina delle acque pubbliche ad uso irrigazione e potabile, questo va evidenziato.
Così come poi va anche fatta una considerazione quando voi dite che la titolarità delle acque ad uso idroelettrico è finalizzata alla transizione energetica.
Questo non è possibile condividerlo come principio. Che può essere utile la titolarità delle acque e lo sfruttamento idroelettrico a favorire la transizione energetica, questo credo che ça va sans dire come considerazione, ma che sia finalizzata non è scritto da nessuna parte, questa è un'interpretazione che viene data di tipo politico, perché la finalità dello sfruttamento idroelettrico è quella di creare economia, è quella di creare delle risorse da mettere a disposizione della nostra comunità.
Poi, se vogliono essere impiegate per favorire la transizione energetica ed ecologica, questo credo che sia un obiettivo che vada definito sotto il profilo politico che può essere sicuramente condivisibile come logica da perseguire.
Non ci esprimiamo tanto su quelle che sono le premesse, ma sull'impegno che riteniamo di poter condividere, che è quello di mettere a conoscenza l'Aula di quelle che sono le evoluzioni che ci sono state dalla prima versione di norma d'attuazione in definizione, che era quella del 2019, dalle modifiche che sono state poi introdotte nel corso di questa Legislatura e che sono in fase di definizione.
Presidente - Siamo sempre in discussione generale, se non vi sono richieste d'intervento, chiudo la discussione generale. Non vedo richieste, la discussione generale è chiusa.
Per il Governo, replica il Presidente della Regione, ne ha facoltà.
Testolin (UV) - Ho ascoltato il dibattito che si è sviluppato a seguito di questa mozione.
Due considerazioni: una di ordine generale, dove sembra che solo i proponenti di questa mozione abbiano idea di cosa vada bene e di cosa non vada bene per l'Amministrazione regionale e per la Valle d'Aosta in generale, dando così un po' non degli idioti, ma molto vicino, a chi governa e deve seguire questo tipo di dossier.
È una visione molto di parte, che denota anche una scarsa attenzione verso gli obiettivi finali che questo percorso dovrebbe dare e, soprattutto, verso altre iniziative collaterali ad una decisione di andare avanti con una norma d'attuazione che, evidentemente, è stata concepita in un certo modo nel 2019 ed è stata presentata, sottoposta e perorata nei confronti della parte regionale della Paritetica per essere approvata, così come era stata proposta.
Evidentemente, a valle di quelle che sono state le verifiche degli uffici, e con questo diamo contezza di quello che si è sviluppato nei confronti della Paritetica, l'indicazione al Presidente della stessa è stata che per la Regione autonoma Valle d'Aosta quello che era uscito dalla prima proposta, dalla prima bozza, è quello che fa fede, quindi è quello che deve essere l'obiettivo finale per dare contezza e dare soddisfazione a quelle che sono le esigenze della Regione autonoma.
Qualsiasi cosa che vada a sminuire questo percorso... tanto per sfangare i dubbi da ogni tipo di altra possibilità. È chiaro che però questo percorso si confronta e si scontra molte volte con le indicazioni che, da parte del Governo nazionale, sottostanno a tutta una serie di osservazioni che vengono presentate dai vari uffici, dai vari Ministeri e dalle varie controparti che si interfacciano con la Commissione paritetica stessa.
L'indicazione è stata molto chiara: di continuare a lavorare in quel percorso; e qui si esaurisce quella che può essere l'influenza regionale a questo livello, cioè a livello di Paritetica.
Contestualmente, però non si è rimasti fermi, ma si è sollecitato anche a livello politico un interessamento in questo senso; un interessamento politico che non si è limitato però a valutare soltanto quello che è il percorso della nostra norma d'attuazione, ma che è un discorso che deve permetterci di poter continuare a beneficiare della gestione delle nostre acque tramite la nostra società partecipata. Questo è l'obiettivo finale, perché altrimenti la produzione di energia elettrica finalizzata ad una salvaguardia complessiva dell'ambiente, ça va sans dire, che arriva anche se ci fosse un altro gestore che si prende carico di sviluppare lo stesso tipo di attività nella nostra Regione, ma quello che a noi interessa è di riuscire a continuare a gestirla con la nostra società.
È per questo che, assieme ad altre Regioni dell'arco alpino, abbiamo manifestato ai Ministeri competenti la necessità, a fronte di piani d'intervento importanti, di ristrutturazione, di revamping degli impianti di produzione, di poter giungere ad una riassegnazione delle concessioni attualmente in essere, e questo è un percorso che ha portato recentemente ancora alla presentazione di un emendamento, firmato anche dal nostro Deputato, che va esattamente in questa strada.
Le possibilità e la necessità di arrivare all'obiettivo devono focalizzarsi su tutte le strade possibili.
Da questo punto di vista, crediamo che ci possa essere, da parte del Governo nazionale, la possibilità di accettare positivamente gli emendamenti presentati all'interno del decreto energia e, dall'altra parte, ci sia un lavoro che dovrà continuare, da parte dei membri regionali di Paritetica, per cercare di portare a casa il risultato pieno, che è quello della presentazione della prima bozza di norma d'attuazione.
A questo proposito, penso che gli sviluppi che potranno esserci a livello nazionale possano poi anche avere delle ripercussioni eventualmente su quelle che sono le situazioni di Paritetica, che andremo a valutare da qua a quando ci sarà la prossima convocazione.
Questa è stata l'indicazione che è stata data all'interno del percorso di Paritetica che ha visto un'ulteriore riunione dopo quella presentata ed esplicitata il 12 di ottobre nel mese di novembre e questo è il lavoro sul quale sono indirizzate le componenti regionale della stessa.
Per quanto ci concerne, chiediamo il ritiro della mozione o, altrimenti, la maggioranza si asterrà.
Presidente - Consigliera Minelli, ne ha facoltà.
Minelli (PCP) - Ringrazio i colleghi che sono intervenuti e che hanno apportato il loro contributo alla discussione.
Ci sono alcune considerazioni che vorrei fare proprio su quello che è stato detto dai colleghi; la prima è un'osservazione, rispondendo un po' alla considerazione fatta dal collega Aggravi: noi nelle premesse diciamo che non è sufficiente un approfondimento tecnico da parte degli uffici, ma occorre un serio confronto ed impegno politico, e lo ribadisco. Questo non significa che non ci voglia un approfondimento tecnico, ci mancherebbe, ma, accanto a quest'approfondimento tecnico, che noi non riteniamo sufficiente, ci vuole un approfondimento politico, ed è cosa che non diciamo da oggi ma che abbiamo portato all'attenzione dell'Aula più e più volte con molteplici iniziative, interrogazioni, interpellanze, mozioni, ordini del giorno, risoluzioni, alcune delle quali tempo fa sono state approvate, altre che sono state sempre cassate più recentemente.
È necessario quindi che ci siano degli approfondimenti, ma lo dico anche perché le interessanti valutazioni che sono state fatte dal collega Aggravi, dovrebbero - a mio avviso - essere oggetto di un approfondimento e di una discussione proprio in Commissione.
Il collega Marquis diceva che ci sono delle inesattezze nelle premesse e mi sembra che sia stato detto un po' da tutti e due; c'è anche un errore di valutazione per quello che riguarda la questione anche dell'interesse o della finalità della transizione ecologica.
Io dico una cosa, ma mi piacerebbe poterne discutere nella Commissione, cosa che evidentemente non si farà perché la mozione verrà respinta anche questa volta: è che la legge stessa istitutiva di CVA, nelle sue finalità, all'articolo 1, proprio quello dice.
Quest'articolo 1, che è quello istitutivo della partecipata, con cui dobbiamo fare i conti per quello che riguarda questo tema e su cui la norma d'attuazione ha ovviamente una sua incisività, dice proprio: "La Regione promuove interventi atti a realizzare gli obiettivi strategici previsti dal Piano energetico regionale della Valle d'Aosta, in attuazione di quanto disposto dall'articolo" eccetera eccetera, che è quello del Piano energetico, ed in particolare che cosa deve fare? "Indirizzare prioritariamente lo sfruttamento delle fonti energetiche locali verso impieghi sul territorio regionale, che determinino una migliore qualità della vita e agevolino lo sviluppo sociale ed economico". Questo dice la legge istitutiva.
Secondo: "Ridurre le emissioni inquinanti provocate dalla combustione di fonti di energia fossile tramite l'incentivazione all'uso diretto e indiretto di fonti energetiche rinnovabili e di tecniche di risparmio energetico, in un'ottica di utilizzo razionale dell'energia, razionalizzare - ove è possibile - e ridurre l'impatto sul territorio delle infrastrutture energetiche".
Se non è transizione energetica questa della Regione, io non so quale sia!
Credo che le premesse che noi abbiamo fatto, che possono essere considerate di parte, per carità, ma noi una parte la rappresentiamo e quindi ci sta anche, però discendono da un'analisi di quella che è la normativa, di quella che è la situazione, non ce lo siamo inventati in qualche maniera.
Magari prima o poi un dibattito in Commissione, con i tempi che possono essere adeguati, ci sarà e si potrà anche fare, così pure sull'interpretazione che si dà dell'articolo 8 dello Statuto.
Per quanto riguarda le considerazioni del presidente Testolin: guardi, io ho visto ormai più e più volte che, quando c'è qualche cosa che disturba, l'atteggiamento più semplice è quello di attaccare e di denigrare.
Questa ormai è una cosa che non soltanto noi conosciamo, ma credo anche che tutti coloro che ascoltano un po' il Consiglio e che leggono i giornali. Questo è il vostro sistema e va bene così, ma ormai è abbastanza trito.
Noi non abbiamo nessuna pretesa di credere che solo noi sappiamo che cosa vada bene o che cosa no, però quello che va bene noi lo diciamo e non abbiamo preoccupazione a dirlo, ma quando lo diciamo, lo facciamo anche perché abbiamo cercato, con i mezzi che abbiamo noi ovviamente, con le modeste capacità che abbiamo e con l'aiuto delle persone che ci seguono, di approfondire delle questioni.
Che poi gli approfondimenti piacciano o non piacciano, io credo che non piacciano a molti di voi, anzi, danno parecchio fastidio, ma questa è un'altra questione.
Io non ho mai dato degli idioti a nessuno, mi sono però sentita dire altre cose qua dentro, da chi fa parte della vostra maggioranza, molto pesanti, non ho chiesto di fare chissà quali Commissioni eccetera eccetera per valutarlo, ma questi sono i fatti e va bene così, tanto stiamo facendo delle discussioni che sono a livello politico e tali devono restare, ma io dell'idiota non l'ho mai dato a nessuno e non lo darò di sicuro!
Per quello che riguarda la questione della bozza della norma d'attuazione: l'ultima bozza che abbiamo ricevuto con accesso agli atti è diversa da quella precedente, ha una piccolissima parte, in quel famoso articolo 3 lettera d), che è diversa.
Allora perché la mozione per chiedere di venire in quindici giorni a riferire e a discutere di questa cosa? Nasce proprio da quella questione, poi lei dice "noi abbiamo dato indicazione che rimanga la bozza del 2019, che rimanga quella"; va bene, ma secondo me ci deve proprio anche essere un sostegno da parte del Consiglio a questa questione, e non che poi il Consiglio si pronunci quando la bozza di norma d'attuazione è arrivata alla fine ed è confezionata, fatta e finita, perché allora è tardi, perché sarebbe meglio invece discuterne precedentemente.
La motivazione della mozione che le chiedeva di venire... già l'altra volta lei ha rifiutato e ha detto "posso dire qui quello che c'è stato".
Poi, l'altra cosa che mi stupisce è che adesso lei, su un tema come quello della norma d'attuazione, viene a dirci "da ottobre in poi", cioè a novembre, "c'è stata un'altra riunione in cui abbiamo dato indicazione di quel tipo".
Io ricordo, e l'ho già detto l'altra volta, che qui è stato preso un impegno con una mozione che era quello di riferire puntualmente alla I Commissione se c'erano degli sviluppi; io avevo chiesto addirittura una cosa molto più rigida, che era quella di dare ogni volta delle informazioni.
Non è stato accettato ed è stato detto "si dirà quando ci sono".
Bene, neanche quello viene fatto, perché se poi lei ci dice che a novembre c'è stata un'altra riunione, siamo a gennaio e nessuno ci dice niente, c'è uno scarso rispetto di quello che è il lavoro di questo Consiglio e dei Consiglieri!!
Non solo, ieri mattina, al momento delle comunicazioni del Presidente della Regione lei ha detto: "pas de communications". Va bene, pas de communications, ma questa, se è una cosa che è stata fatta a novembre, forse in una delle comunicazioni poteva anche starci, e invece no, è così!
Lei poi ha detto che, a fronte degli interventi importanti di revamping, come Conferenza delle Regioni, è stato anche chiesto di riassegnare le concessioni e che quindi è stato presentato un emendamento al decreto energia, che abbiamo visto, che ha sottoscritto anche il nostro Deputato. Leggo qual è la possibilità che prevede questo emendamento, "prevede per le Regioni e le Province autonome di riassegnare direttamente al concessionario scaduto o uscente le concessioni per l'uso di beni acquisiti alla proprietà pubblica delle acque e della relativa forza idraulica. Per l'avvio del procedimento le Regioni o le Province autonome richiedono ai concessionari scaduti o uscenti di presentare una proposta tecnica, economica e finanziaria per ciascuna concessione o gruppo di concessioni da riassegnare e la proposta dovrà prevedere la presentazione sul Piano economico finanziario integrato di investimenti pluriennali sugli impianti e sul territorio" eccetera eccetera.
"In alternativa, le Regioni e Province possono costituire, con il concessionario scaduto, una società capitale misto pubblico-privato", e noi sappiamo che la nostra è una società pubblica.
Quello che io vorrei far notare è che questo emendamento, che può anche andar bene, non risolve il problema che invece pone la norma d'attuazione; la norma d'attuazione pone un problema, e richiede una cosa importantissima e fondamentale, cioè soltanto attraverso la norma d'attuazione la Regione potrà avere la possibilità di fare la legge, perché altrimenti non la fa, e quando io dico che sono 76 anni che le cose sono rimaste ferme, lo dico in relazione a quell'aspetto, perché l'articolo 8, all'ultimo comma, dice che "le subconcessioni", ed è più corretto parlare di subconcessioni invece che di concessioni, "saranno istruite secondo la procedura e le norme tecniche per le concessioni fatte dallo Stato", cioè rimane una prerogativa dello Stato. Se la deve fare la Regione, la deve fare attraverso legge, e la norma d'attuazione deve darci la facoltà di farlo attraverso una legge.
Se non passa la norma d'attuazione, la legge non si fa.
Questa cosa a me sembra abbastanza chiara, ma se le opinioni sono diverse anche su questo, ma cosa ci sarebbe di meglio che fare una Commissione espressamente organizzata per discutere cose di questo genere?!
A me pare che non ci sia la volontà di farlo, non che non sia necessario farlo, che non ci sia bisogno e che le cose sono diverse, mi pare davvero che non ci sia la volontà di farlo e mi sembra anche una cosa molto grave che quest'argomento, che è così fondamentale dal punto di vista di quella che è l'autonomia di una Regione come la nostra, venga messo à côté dal punto di vista del confronto!
Io non ho neanche mai detto che non fate niente, non ho detto questo, però che non ci informate lo ripeto, perché l'evidenza è venuta fuori ancora una volta.
Ovviamente, noi non ritiriamo la mozione, la mozione andrà al voto, prenderà i voti che prenderà, però mi sembra che si sia sprecata un'altra volta un'occasione.
Presidente - Ci sono altri interventi per dichiarazioni di voto? Altrimenti, metto in votazione. Non vedo richieste, mettiamo in votazione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti: 33
Votanti: 15
Favorevoli: 15
Astenuti: 18 (Barmasse, Bertin, Bertschy, Carrel, Caveri, Chatrian, Cretier, Grosjacques, Guichardaz Jean-Pierre, Jordan, Lavevaz, Malacrinò, Marguerettaz, Marzi, Padovani, Rosaire, Sapinet, Testolin)
Il Consiglio non approva.
Interrompiamo i lavori di questa mattina. Il Consiglio riprenderà alle ore 15:00.
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La seduta si conclude alle ore 13:02.