Resoconto integrale del dibattito dell'aula. I documenti allegati sono reperibili nel link "iter atto".

Oggetto del Consiglio n. 2119 del 11 gennaio 2023 - Resoconto

OGGETTO N. 2119/XVI - Non approvazione dell'effettuazione del referendum consultivo di iniziativa popolare sulla proposta di legge regionale n. 58/XVI, recante "Modificazioni alla legge regionale 12 gennaio 1993, n. 3 (Norme per l'elezione del Consiglio regionale della Valle d'Aosta). Abrogazione della legge regionale 7 agosto 2007, n. 21"

Bertin (Presidente) - Alla presenza di 34 consiglieri, possiamo riprendere i lavori del Consiglio di oggi. Siamo al punto n. 4 dell'ordine del giorno, sempre in discussione generale. Si è prenotato l'assessore Marzi a cui passo la parola.

Marzi (SA) - Con l'assoluta volontà di rendere il post prandiale ancora più letargico, inizio io. Naturalmente non ho assolutamente intenzione, sia per competenze che per merito, di replicare a quanto è stato detto nella mattina. Diciamo che ho più volte rimarcato il fatto che, a mio modesto avviso, la priorità assoluta di quest'aula è quella di fare politica e poi addirittura anche di legiferare, quindi di conseguenza tutte le occasioni come questa, di poterci confrontare politicamente sugli assetti e sulla visione del mondo rende la presenza in quest'aula e anche l'occasione di ascoltare i colleghi qualcosa di assolutamente arricchente.

Se dovessi fare per sintesi un'analisi di quello che questa mattina, in maniera assolutamente ottima, è stato detto da vari colleghi di tutte le parti, sarebbe una sintesi sia di natura politica - e ringrazio davvero il collega Caveri perché è stato un assoluto piacere ascoltarlo, tra l'altro alla scadenza anche del ventesimo minuto, quindi recependo l'assoluto riferimento e l'incarnazione dell'esperienza, caro verbum factum est - per cui, tanto per essere chiari, a proposito di questo un'altra parte della mattinata, da parte di colleghi di maggioranza e minoranza, e ringrazio il collega Sammaritani primo per tutti e il collega Restano nella sua presentazione iniziale del tema, queste due vesti, quelle dell'indirizzo e della gestione, sono state assolutamente raccolte, quindi uno spunto di natura politica, uno spunto di natura tecnica rispetto al lavoro che c'è stato in Commissione sul tema oggetto del dibattito. Questi due macro ingredienti, per tornare al concetto di incarnazione, richiedono poi un'incarnazione, quindi questi due aspetti, che hanno reso evidente il lavoro fatto in I Commissione e il lavoro politico che ognuno di noi ha cercato di portare in aula oggi, hanno poi bisogno di un momento di sintesi. Un momento di sintesi che è stato fatto da vari colleghi in maniera ottimale: ad esempio il collega Marguerettaz, che è stato l'ultimo a parlare nella mattinata, ha voluto sottolineare il fatto che la sintesi e quello che è stato rappresentato politicamente e amministrativamente sia da quanto inserito nella legge, sia dai famosi quindici principi richiamati prima nella mattinata dal collega Sammaritani, di fatto poi hanno una traduzione. Questa traduzione attiene alle regole del gioco.

Durante la mattinata è stato richiamato, in maniera continuativa, che cosa? Che noi di fatto viviamo in un sistema di democrazia rappresentativa dove ognuno di noi trentacinque rappresenta pro quota, senza vincolo di mandato, la comunità valdostana e che il nostro compito, a proposito del fatto che viviamo in una democrazia rappresentativa, è quello di giocare la nostra partita e di rappresentare la nostra comunità secondo le regole che questa assise ha e questa è un'assise che vive di dinamiche in termini di democrazia assembleare. Quindi essendo noi rappresentanti della nostra comunità, dovendo giocare la nostra partita e svolgere il nostro mestiere pro tempore secondo queste regole, è assolutamente fuorviante, a mio modesto avviso, da parte di chiunque lo faccia, rappresentare in termini tecnici degli strumenti come se questi invece non fossero anche degli strumenti di natura sia elettorale che di rappresentatività.

Abbiamo avuto modo, nel corso di questi mesi, di affrontare vari temi, anche su principi più generali di matrice politica. Nel caso specifico sto parlando come unico membro della Stella Alpina, cespuglio alpino locale e non solo, che a tutti gli effetti vuole rappresentare una maniera di fare politica incardinata in una maniera di concepire la rappresentatività nei corpi intermedi, nel senso che noi riteniamo assolutamente che la politica si faccia confrontandosi attraverso quelli che notoriamente vengono definiti - e anche costituzionalmente definiti - come corpi intermedi: per cui associazioni, movimenti, partiti, nei quali ci si confronta, nei quali si fa selezione, nei quali si riesce a essere appetibili piuttosto che invece schifati. Tutto questo stranissimo processo costituzionale, tipico della democrazia rappresentativa, porta poi appunto qualcuno di questi soggetti a essere eletto e a cercare di fare il massimo che può, portando all'interno di un'assise la propria parte e la propria maniera di fare politica.

Nel momento in cui si entra in una democrazia assembleare come questa, non si può avere il presupposto di essere portatori della ragione e del verbo, bisogna per forza di cose portare la propria parte. È quindi afferente alle regole del gioco il fatto che, siccome non si può avere sempre ragione, in una qualche maniera se si ha una determinata visione del mondo, la si deve portare in un mondo come questo - è per questo che io ho detto sto parlando da solo, perché in questo momento rappresento solo me stesso - e questo deve fare i conti sia con i numeri, perché ognuno di noi rappresenta una parte di questo. Ci sono però dei corpi intermedi che hanno numeri diversi da altri. Inoltre la propria visione del mondo non può essere per forza di cose accettata tout court da tutti quanti gli altri soggetti che sono legati attorno a questo tavolo. Quindi, con queste regole del gioco, non è fenomenologico, non è relativo, ma è assoluto, è ontologico il fatto che bisogna trovare degli accordi con gli altri.

Abbiamo vissuto nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica tutta una serie di messaggi politici che diventarono allora famosi, rispetto al fatto che "Datemi il 50 percento più uno dei voti e io vi cambierò l'Italia". Era un messaggio elettorale, era un messaggio politico, che magari poteva anche funzionare - è stato poi ripreso anche durante l'ultima campagna elettorale delle politiche - ma sappiamo benissimo che, di fatto, in una democrazia parlamentare, che assomiglia tanto a una democrazia assembleare, quello era una boutade, perché a tutti gli effetti, anche in quel caso, comunque bisogna fare i conti con gli altri, attraverso delle strane dinamiche per fortuna democratiche di bilanciamento del potere.

Sicuramente, in una realtà come la nostra, è assolutamente obbligatorio il fatto che ognuno di noi porta una parte delle idee e dei numeri e deve fare i conti con gli altri; questo non lo decidiamo da un punto di vista morale o etico, ma fa parte delle regole del gioco. Se gioco a calcio, gioco con i piedi e segno un punto facendo un goal; se gioco a pallavolo, gioco con le mani e segno un punto schiacciando per terra. Se inverto queste regole del gioco, di fatto sto barando; se lo faccio con un professionista lo capisce subito, se lo faccio invece con i cittadini, magari in alcuni momenti io posso arrivare a fargli credere che in realtà giocando a pallavolo si segnano dei goal e giocando a calcio si schiaccia in porta, tanto per essere chiari. Nel caso specifico noi stiamo assistendo a un dibattito afferente a una situazione di questo genere: una sorta di crasi logica, tanto per essere chiari. Perché in effetti quello che viene rappresentato è che si possono cambiare le regole del gioco, cosa sacrosanta in una democrazia assembleare legiferante, ma come si possono cambiare le regole del gioco non dibattendo e cercando accordi all'interno di quest'assemblea, ma di fatto cercando un rapporto diretto con l'elettore o con il proprio "popolo", bypassando il confronto assembleare, e in una qualche maniera si vuole rappresentare questa maniera di legiferare, di fare politica, come se ci fosse anche un criterio di giustizia per il quale un modo è più giusto di un altro. In realtà non è così. In realtà le regole si cambiano sedendosi su questi scranni e cercando in una qualche maniera, soprattutto laddove si ragiona di regole del gioco, delle maggioranze e delle maggioranze qualificate.

Ad esempio, questa mattina il collega Caveri, non è che adesso sembra quasi che io gli stia facendo un coccodrillo in vita - appunto, gesto apotropaico arrivò -, in realtà quello che voglio rappresentare è che, a proposito del fatto che esistono delle regole del gioco, chi le conosce, chi le applica, chi ne ha esperienza e chi le segue da più anni insegna. Io questa mattina ho avuto piacere di ascoltare un percorso pluriennale in venti minuti e, siccome rispetto le regole di questo gioco, il fatto che questo sia stato fatto con dovizia di particolare consenso, è stato apprezzato sia da un punto di vista uditivo che da un punto di vista tecnico. Il collega Caveri questa mattina ha rappresentato il fatto che, nel momento in cui si è arrivato a definire l'attuale assetto che in una qualche maniera va sicuramente migliorato, si è partiti dal presupposto che, se si vogliono cambiare quelle regole del gioco, guarda caso è previsto che ci siano delle maggioranze qualificate, a proposito del rispetto delle regole del gioco, e che qualora ciò non sia - e questo è stato richiamato anche dal collega Restano, in due occasioni durante i suoi interventi - allora sì che la legge prevede che si arrivi direttamente al confronto popolare.

Ora, o questo è stato fatto a caso, o questo è stato fatto partendo dal presupposto che si capiva il campo su cui si stava giocando una partita e oltre a capirlo si cercava di interpretarlo nella maniera migliore possibile. Sono giorni, sono mesi che questo accade in Parlamento, accade anche in Valle d'Aosta, e tutti quanti noi veniamo richiamati al fatto che, in una qualche maniera, può capitare che sui giornali sembra che facciamo discussioni, e poi invece quando si tratta di stare in quest'assise, ci confrontiamo, parliamo, in una qualche maniera votiamo leggi e atti, e questo sembra quasi, visto l'allontanamento delle persone dalla politica, qualcosa che non ha un senso. Non è così: questo è uno stranissimo mestiere che ha delle regole auree e ferree in realtà, che si imparano con l'esperienza e con tanta umiltà, e quando si arriva a impararle facendone esperienza - e questo capita sia nei corpi intermedi sia nelle associazioni, nei partiti, nei movimenti, sia poi dopo in tutte le assisi elette, dal più piccolo dei Comuni fino al Parlamento - si scopre che in realtà il nostro mestiere è quello di trovare delle mediazioni; e le mediazioni di solito le trovi non con chi la pensa come te, ma con chi la pensa in maniera diversa da te, altrimenti esisterebbe un pensiero unico. Per cui, nel momento in cui si vanno soprattutto a scegliere le regole del gioco, è assolutamente fondamentale che questa regola venga rispettata, anche perché nel sovvertire questa regola, che apparentemente potrebbe avere semplicemente una valenza di bianco o nero, verde o rosso, in realtà si applicano anche dei modelli di vita.

Io, ad esempio, non sono mai stato d'accordo con la preferenza unica: mai stato d'accordo. È stata utilizzata la preferenza unica come uno strumento di non controllo o uno strumento afferente ad altri tipi di temi. Io ebbi a dire, e continuo a ribadire, che in realtà è un modello di società, perché nel momento in cui tu intervieni sulle regole del gioco obbligando le persone a doversi confrontare, già prima di candidarsi e di creare una lista, all'interno appunto del corpo intermedio, con persone con le quali poi dopo devono fare una campagna elettorale, ebbene, molto probabilmente, nel momento in cui queste persone verranno elette ed entreranno in un'assise politica, probabilmente, anche se se le sono date di santa ragione fino al secondo prima, in una qualche maniera, troveranno la maniera di andare d'accordo e quindi poi saranno facilitati ad andare d'accordo anche con gli altri. Faccio questo esempio perché afferisce alle regole del gioco, afferisce al fatto che in realtà, nel momento in cui tu intervieni sulle regole del gioco, tu hai una visione di società e di comunità di un certo tipo piuttosto che di un'altra.

Per cui pensare che l'oggetto del contendere e questo punto all'ordine del giorno sia semplicemente una maniera per risolvere un problema di stabilità o di quant'altro, facendo finta che sia indifferente confrontarsi all'interno di quest'assise tra eletti in democrazia rappresentativa, in una democrazia assembleare, non è semplicemente una questione di lana caprina, ma in realtà è una questione ontologica. In realtà, si sta in una qualche maniera facendo finta di non rappresentare, qui dentro e all'esterno, che in realtà spetterebbe a noi, per le dinamiche e per le regole che tutti quanti dobbiamo rispettare, risolvere quei problemi. Come? Cercando delle maggioranze qualificate, cercando di andare d'accordo su questo tema, anche con persone che magari hanno una visione del mondo diversa dalla nostra.

Bertin (FP-PD) - Vi chiedo, se è possibile, visto che vorrei fare un piccolo intervento in discussione generale non in quanto Presidente del Consiglio ma come consigliere, di poterlo fare da questo scranno, tenendo presente che lo spostamento richiederebbe una perdita di tempo.

Per quanto riguarda il referendum consultivo, si tratta del primo caso nella nostra regione, uno dei primi in termini generali, tant'è che i precedenti sono pochissimi: un caso della Provincia autonoma di Bolzano e un altro in Sardegna, ma con una normativa leggermente diversa.

In passato c'è stato un referendum abrogativo che si è di fatto trasformato in un referendum consultivo: mi riferisco alla vicenda legata alle Olimpiadi in Valle d'Aosta. In quell'occasione, all'inizio degli anni novanta, l'Union Valdôtaine tentò di introdurre nell'ordinamento il referendum consultivo, ma quell'intervento non diede risultati; peraltro all'epoca l'Union era all'opposizione. Si formò in seguito il comitato per il No alle Olimpiadi che raccolse le firme per un referendum abrogativo. Il referendum si tenne soltanto quando le Olimpiadi erano già state assegnate ad altra località e di fatto diventò un referendum consultivo sui generis.

Anche quest'iniziativa referendaria ha delle caratteristiche particolari. Innanzitutto perché il comitato promotore si è costituito per promuovere un referendum propositivo. Il referendum propositivo, dichiarato poi inammissibile dal cosiddetto comitato dei saggi, è stato riproposto tale e quale come referendum consultivo, attraverso il deposito in Consiglio della proposta di legge n. 58, la quale stiamo da diverso tempo trattando; è su questa proposta, la richiesta di referendum consultivo, tra l'altro richiesto appunto per iniziativa di un soggetto esterno al comitato. Una proposta di legge, la n. 58, molto ampia e dettagliata che certamente ha influenzato il prosieguo di quest'iniziativa, anche perché l'ampiezza di quest'intervento ha condizionato tutto il percorso. Una scelta che ha creato una serie di problematiche: alla base forse di questa scelta c'è anche la natura stessa del comitato promotore, composto da partiti politici molto diversi fra di loro, dalla destra della fiamma tricolore a una parte della sinistra, capitanato dagli ex consiglieri Elio Riccarand e Alberto Zucchi. Legittimamente e inevitabilmente il comitato ha fatto una battaglia politica in senso stretto, con un uso un po' strumentale del referendum: polemiche che si giustificano in una battaglia politica - non stiamo a discuterne, è "normale" -, comunicati stampa, diffide varie e preventive e polemiche di vario titolo, che hanno senso in una battaglia politica in senso stretto, meno per un approccio legato a una proposta referendaria che vuole ottenere un risultato.

Il comitato ha sempre insistito essenzialmente sull'elezione diretta del Presidente e della maggioranza, sostanzialmente un sistema maggioritario al quale - lo dico in modo brutale - si appiccica sopra il Presidente della Regione. Però la proposta di legge presentata non è stata fatta su questo argomento che avrebbe avuto, se non altro, una chiarezza e anche evitato molte problematiche nate successivamente; la raccolta di firme si è tenuta, come detto, su una proposta di legge molto più complessa. Tra l'altro, il fatto che questo fosse l'argomento principale del comitato lo possiamo ricordare, anche perché è stata presentata una mozione da parte di PCP e Forza Italia, che proprio invitava ad avere un quesito essenzialmente su questo punto, tralasciando tutto il resto. Peccato che la proposta di legge, se fosse stata indirizzata soltanto su questo, avrebbe evitato molte problematiche.

A mio avviso, è stato utile richiedere un approfondimento in Commissione, interessante, a mio avviso. Entrambi i costituzionalisti intervenuti hanno evidenziato che il referendum consultivo, su materie riguardanti l'articolo 15 dello Statuto, sono possibili. Al contempo però hanno evidenziato molte problematiche procedurali e di sostanza, in particolare riguardo ai quesiti, evocando tra l'altro, addirittura, possibili ricorsi giudiziari, in un caso come nell'altro, si faccia o non si faccia il referendum. Sono questioni che sono state un po' sottovalutate, ma che pesano sul referendum e rischiano di indebolire lo strumento dell'istituto referendario. Si fa un cattivo servizio alla democrazia diretta con un utilizzo strumentale di questo strumento.

Da federalista, desumendo nella partecipazione degli enti, dei soggetti e dei cittadini l'elemento caratteristico principale, sono sostenitore del referendum come strumento di partecipazione che va valorizzato, creando anche le condizioni per un maggior utilizzo, seguendo il modello svizzero e statunitense. Ci vuole certamente un cambio di mentalità, i referendum non sono la rivincita o il secondo tempo delle elezioni, sono qualcos'altro, ma è necessario avere uno strumento che funzioni e che possa esercitare quest'attività. È importante, da questo punto di vista, rivedere la normativa sul referendum, come tra l'altro già evidenziato in altre occasioni, anche dal comitato dei saggi. Il comitato referendario ha avuto certamente il merito di mantenere alta l'attenzione sulla necessità di intervenire su quest'argomento. Il Consiglio regionale deve prendersi l'impegno, in poco tempo, di rivedere la normativa e di approvare una modifica condivisa il più possibile della legge elettorale che, a mio avviso, deve essere sottoposta, indipendentemente dal consenso che raggiungerà questa proposta che si spera più ampio possibile, a un referendum confermativo per far pronunciare i cittadini sul risultato ottenuto.

Vi sono altri interventi in discussione generale? Consigliera Minelli per mozione d'ordine, ne ha facoltà.

Minelli (PCP) - Per mozione d'ordine, per chiedere, visto che siamo in chiusura di discussione generale, al Presidente del Consiglio come si intenda procedere a questo punto. Noi abbiamo depositato un emendamento, vorrei sapere se sono stati depositati degli altri emendamenti, quanti, e soprattutto come si ha intenzione di procedere a questo punto, perché vorrei capirlo.

Visto che ho la parola, chiedo anche, se è possibile, di illustrare l'emendamento.

Presidente - Come abbiamo evidenziato ieri, l'emendamento è già stato illustrato. Per quanto riguarda invece le procedure, è pervenuto un solo quesito. Di fatto, è una sola proposta di quesito con tre diversi quesiti, come è già stato in parte illustrato dalla consigliera Minelli. Invece, un altro documento è stato depositato alla Commissione. Pertanto, credo che l'atto possa essere votato come prevede la legge, con annesso il quesito, l'unico quesito pervenuto, e su questo si può esprimere il Consiglio.

Consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Chiedo scusa, noi abbiamo presentato non un quesito, ma un emendamento che contiene tre quesiti, un emendamento alla parte deliberativa dell'atto che è stato depositato dalla Presidenza del Consiglio e che, come tutti hanno potuto vedere, prevede, ed è proprio scritto...

Presidente - Consigliera Minelli, per evitare una discussione tecnica su quest'aspetto, sospenderei la seduta per una riunione della Conferenza dei Capigruppo. Pertanto chiudiamo la discussione generale, convochiamo una Capigruppo e affrontiamo in modo più chiaro la questione.

Il Consiglio è sospeso per una riunione della Conferenza dei Capigruppo.

La seduta è sospesa dalle ore 15:34 alle ore 16:26.

Bertin (Presidente) - Riprendiamo i lavori. Prima di procedere alle eventuali dichiarazioni di voto, illustro quanto deciso a maggioranza dalla Conferenza dei Capigruppo. Si procederà preliminarmente alla votazione della proposta di deliberazione in ordine all'approvazione o meno dell'effettuazione del referendum consultivo. Qualora la decisione sia a favore dell'effettuazione del referendum, si procederà al voto della proposta del gruppo PCP che contiene i tre quesiti depositati. Qualora la decisione sia contraria all'effettuazione del referendum, la proposta del gruppo PCP con i tre quesiti, si considererà decaduta. Questo è quanto stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo.

Consigliera Minelli per dichiarazione di voto.

Minelli (PCP) - No, in realtà non per dichiarazione di voto, ma per mozione d'ordine, perché chiediamo di avere a disposizione esattamente il testo della deliberazione che andiamo a votare. Noi vogliamo avere un testo chiaro in cui si sappia che è stata proposta al Consiglio una deliberazione, che ha una sua parte di premessa e un suo dispositivo. Noi abbiamo presentato un emendamento per quello che riguarda la parte deliberativa, che è completamente sostitutivo di quella parte deliberativa lì, e riteniamo che, essendo sostitutivo, quest'emendamento debba essere messo in votazione prima di votare la deliberazione. Quindi, se questo non viene fatto, noi chiediamo di avere a disposizione esattamente la deliberazione su cui si va a votare, visto che, da quello che è emerso in Conferenza dei Capigruppo, votando sulla non effettuazione del referendum, non si metterebbe nemmeno in votazione l'emendamento. Di conseguenza, se necessario, facciamo una sospensione per avere a disposizione il testo.

Presidente - Il testo è quello riportato, se vuole lo stampiamo. Consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Torno a dire che se, come lei mi sembra abbia detto ora, il testo su cui andiamo a votare è esattamente lo stesso che è stato presentato al punto 4 dell'ordine del giorno, quindi votiamo esattamente su quel testo lì, se così è, l'emendamento che era stato presentato e che era sostitutivo di tutta la parte liberativa, va messo in votazione, a nostro avviso, perché è sostitutivo ed è più lontano, quindi dovrebbe essere messo a votazione. Se così non è, allora ci confermi e ci dica effettivamente che questo è, ma noi ravvisiamo che c'è un vizio procedurale, perché se c'è un emendamento che è più distante dal testo che è stato proposto, a nostro avviso dev'essere messo in votazione. Lo dico perché, se così non sarà, rimanga agli atti ma, a nostro avviso, non è una procedura corretta, proprio perché è sostitutivo di tutto il deliberato.

Presidente - È la discussione che abbiamo appena avuto nella Conferenza dei Capigruppo nel quale la Conferenza stessa ha deciso di procedere in questo modo, votando prima l'effettuazione o no e in seguito l'emendamento proposto.

Adesso ci sono le dichiarazioni di voto e dopo il voto, come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo. Consigliera Erika Guichardaz.

Guichardaz E. (PCP) - Per dichiarazione di voto, anche se non ho ancora ben capito cosa devo votare, però mi è sembrato di evincere che rimanga la delibera depositata e chi voterà a favore, voterà per l'effettuazione o no, e chi voterà contro voterà per no? Quindi, secondo me, dev'essere emendato, ma questo è per logica.

Presidente - Consigliera, soltanto per non instaurare ulteriore confusione. Si voterà per l'effettuazione: chi voterà sì; chi voterà no voterà per la non effettuazione del referendum.

Guichardaz E. (PCP) - Forse era più corretto fare un emendamento in quel senso, ma va bene così.

Sotto questo punto di vista credo piuttosto evidente che per noi sarebbe importante effettuare il referendum, ma per tutte le motivazioni che abbiamo esplicitato e purtroppo, visti i tempi ridotti, non potremo neanche replicare a quanto è stato detto dai colleghi in aula. Quello che ci tengo a precisare è che se una delibera è stata messa nell'ordine del giorno del Consiglio, è perché sicuramente il referendum era ammissibile, altrimenti vuol dire che nel nostro Consiglio regionale arrivano delle proposte che nemmeno si possono mettere in votazione. Lo dico perché mi sembra di ricordare, e qualcuno l'ha ricordato, che era già stato messo in votazione in altri tempi, quindi sotto questo punto di vista ritengo che, come hanno sottolineato dei consiglieri nei loro interventi, questa è una vera scelta politica. La scelta politica è quella di non far esprimere i valdostani rispetto a questo tema.

Ritengo che, proprio alla luce della poca partecipazione che tutti noi lamentiamo, del fatto che riteniamo importante che gli elettori esprimano non solo il voto nel momento delle elezioni, ma partecipino in maniera significativa all'attività politica, questo poteva essere un buon momento di confronto. Lo dico avendo anche forse delle perplessità su alcuni punti e ritenendo che molto probabilmente il voto degli elettori avrebbe forse consentito a tutti noi di prendere con maggiore serenità una decisione alla luce, mi è sembrato e immagino, delle proposte di legge che arriveranno finalmente magari nella Commissione competente. Molto probabilmente su determinati temi potevamo avere anche una falsa percezione rispetto a quello che immaginiamo, rispetto al pensiero degli elettori, ma sarebbe stato importante comunque sentirli perché, ripeto, credo che chiedere il voto solo una volta ogni cinque anni sia molto scorretto. Credo che, soprattutto su temi importanti come quello della riforma elettorale, sia di primaria importanza sentire proprio coloro che devono votare.

Sotto questo punto di vista, ritengo che sia una brutta pagina per la storia della Valle d'Aosta. L'ho già detto in altre occasioni, ricordiamo un referendum dove si diceva pas de sens, pas de vote, ma questa volta nemmeno si dà più la possibilità di votare. In altri tempi, con altri presidenti adesso ci sarebbe stata una sommossa popolare dicendo che c'era un uomo solo al comando e via dicendo; ritengo invece che, sotto questo punto di vista, non sia cambiato molto e anche le nuove leve forse su determinate cose hanno imparato poco di che cos'è la democrazia e di quanto sia importante la partecipazione, ripeto, non chiesta solo al momento del voto.

Presidente - Consigliere Padovani ne ha facoltà.

Padovani (FP-PD) - Quello che riguarda l'espressione della volontà popolare, è un tema davvero fondamentale per una democrazia e per ogni comunità. La volontà popolare dev'essere tutelata, garantendo che possa essere espressa nella chiarezza della legge che ne declina i vari modi. Soprattutto in questo caso, perché oggi si parla di una possibile prima volta, potrebbe essere la prima volta che si effettua un referendum consultivo. Le prime volte creano precedenti e i precedenti vanno creati in modo che gli eventi futuri si possano svolgere nelle condizioni giuste, sia legislative che di modalità di svolgimento, per tutto quello che riguarda l'espressione della volontà popolare.

I pareri che abbiamo avuto modo di leggere e ascoltare dalla diretta voce degli estensori in Commissione, anche se è vero che uno va in una direzione e uno nell'altra, ognuno a suo modo penso che ci abbiano raccontato i limiti e le difficoltà nell'indizione di un referendum di questo tipo. Una delle prime difficoltà, è stato detto più volte, è l'individuazione di uno o più quesiti omogenei. È già stato detto da qualcuno prima di me, noi oggi discutiamo della convocazione di un referendum consultivo su una proposta di legge che prevede da una parte la riforma della forma di Governo, dall'altra parte la riforma della legge elettorale, e che, nel suo insieme, prevede una quindicina di modifiche tra forma di Governo e legge elettorale. Una quindicina di modifiche che, a mio modo di vedere, meriterebbero ognuna di esse un quesito a sé stante, ma alcune di queste modifiche non potrebbero risolversi in un referendum dove la risposta al quesito è sì o no. Ci sono alcune modifiche per le quali con un sì o con un no non si capisce se l'elettore o l'elettrice sia d'accordo o meno con quella modifica e perché lo sia o non lo sia.

Indipendentemente dalla posizione legittima che ciascuno può avere, credo che provare a trovare delle sintesi da parte nostra di questi quesiti per renderli il più omogenei possibile sia sbagliato, e penso che lo sia soprattutto nei confronti di chi ha firmato per quella proposta di referendum. Io mi metto nei panni, per esempio, dell'elettore o dell'elettrice diciottenne che ha firmato quella proposta di referendum, perché lui o lei vuole avere il diritto di essere eletto in quest'assise anche avendo compiuto i diciotto anni. Nei quesiti non si ritrova questo quesito - scusate il bisticcio di parole - e allora questo elettore o questa elettrice avrebbe tutto il diritto di arrabbiarsi con noi.

Perché abbiamo questa proposta di legge un po', diciamo così, non omogenea? Io penso perché è figlia di un comitato che raccoglie un po' tutto e un po' tutto il suo contrario. Raccoglie dalla destra nipote dell'MSI, che notoriamente è filopresidenzialista e ha nei punti caratterizzanti del suo Governo nazionale, insieme a Lega e Forza Italia, il presidenzialismo, fino ad arrivare a una parte della sinistra che, ricordo, in ogni sua sfaccettatura a livello nazionale è fermamente contro il presidenzialismo.

Io penso che sia scorretto oltretutto utilizzare il referendum consultivo come un'arma politica. I referendum, consultivo o abrogativo, sono forme di espressione della volontà popolare e utilizzarli come arma politica o come secondo tempo delle elezioni, come qualcuno ha detto, è scorretto innanzitutto verso la dignità di queste forme di espressione, perché le squalificano.

Dicevo che l'espressione della volontà popolare è un tema fondamentale per una democrazia e per ogni comunità, e va garantita la chiarezza nella norma che la disciplina. Qui invece, come dicevo, ci troviamo di fronte a una legge che disciplina il referendum con diverse falle al suo interno, come abbiamo avuto modo anche di dire oggi. Quindi, io penso che questa norma andrà rivista nel prossimo periodo, per avere una norma che sia più chiara, più omogenea e che dia la possibilità anche a noi di poter deliberare dei referendum consultivi un po' più chiari e un po' più fattibili. Come fondamentale è ovviamente rivedere la legge elettorale, che è sicuramente un tema sentito da tutta la popolazione e che io penso andrà discusso sicuramente nei prossimi sei mesi, perché siamo ormai quasi alla metà della legislatura.

Presidente - Altre dichiarazioni di voto? Consigliere Restano.

Restano (GM) - La scelta che andiamo a fare a breve, non sarà quella di approvare o bocciare un referendum, ma è una scelta politica verso un impegno di democrazia, che è quello di ascoltare le persone, i circoli, proporre riunioni e impegnarci ad approvare una norma elettorale che dia stabilità, che ci permetta di confrontarci tutti a pari livello, di condividere un percorso e che, soprattutto, risolva quello che è l'annoso problema della stabilità del nostro Consiglio.

Presidente - Consigliere Marguerettaz, ne ha facoltà.

Marguerettaz (UV) - Nel 2021 la collega Minelli, in una discussione che facevamo su una mozione o risoluzione presentata da Baccega, aveva già in allora minacciato o promesso di fare un referendum. Quindi, la domanda che sorge spontanea è: il referendum è un fine o un mezzo? Perché sostanzialmente credo che, da quello che abbiamo visto in questi mesi, il referendum forse guarda di più alla campagna elettorale rispetto a quella che è la proposta di legge. Un referendum che viene presentato che è pasticciato, un referendum che nasce come referendum propositivo e diventa un referendum consultivo, con quindici aspetti - Sammaritani ne ha fatto una piccola rappresentazione - che potrebbero essere condivisibili come non condivisibili: potrei essere d'accordo sull'elezione diretta del Presidente, vorrei avere due, tre, quattro preferenze. Quindi, una proposta per un referendum incoerente.

E il fatto che sia la destra, sia la sinistra, sia gli autonomisti si esprimano in un certo modo, dà un po' il senso del fatto che questa è veramente una bandierina che qualcuno ha voluto presentare e io respingo totalmente il fatto di dire "Qua non si vuole dare la parola ai cittadini". Qua è l'esatto contrario: si vogliono esercitare le prerogative di questo Consiglio, vogliamo prenderci la responsabilità, e giustamente qualcuno può eccepire dicendo "Ma quanto ci mettete?!". Il Presidente credo abbia detto che quanto prima i partiti dovrebbero, in qualche modo, dare una risposta.

Per certi versi non arriveremo a votare, perché giustamente, dal punto di vista logico, e la riunione della Conferenza dei Capigruppo l'ha messo in evidenza, prima si decide se il Consiglio ritiene di fare il referendum o non farlo; nel momento in cui dovesse decidere di farlo, evidenzierà ed esprimerà i quesiti. Ma se per delle questioni che sono emerse incoerenti, di inammissibilità ma anche di scelta politica, il Consiglio ritiene, nell'ambito delle sue facoltà, di non procedere al referendum, i quesiti non hanno particolare valore.

Ma io ho voluto guardarli questi quesiti. Se voi andate a vedere, il secondo quesito pone una domanda che mi lascia stupito, perché dice: "Volete voi una legge elettorale che ha un premio di maggioranza?". Abbiate pazienza, ma la legge in vigore non ce l'ha? Al 42 percento si attribuiscono ventuno seggi alla coalizione o alla lista che raggiunge tale percentuale. Allora che referendum fate? Fate un referendum ponendo una domanda che è già insita nella legge elettorale attuale, una domanda che è un non senso. Ecco perché, oltre al discorso che è stato fatto, io dico che è anche un referendum in parte inutile, perché pone agli elettori una domanda per modificare una legge elettorale che già contiene il premio di maggioranza. Al massimo, il Consiglio potrà fare degli altri ragionamenti: se portare al 37,5 percento mi pare che sia il minimo per attribuire il premio di maggioranza, quindi portarlo dal 42 percento al 37,5, è una scelta che legittimamente ... Allora, il quesito avrebbe dovuto essere ancora un altro, volete voi diminuire! Ma era per dire che questo percorso politico pasticciato, incoerente, fatto male, tutte queste cose portano a dire che questo Consiglio legittimamente, tutti i gruppi, nel momento in cui dovessero votare No al referendum, hanno tutte le ragioni di questo mondo.

Presidente - Altri? Consigliere Marquis ne ha facoltà.

Marquis (FI) - A conclusione del dibattito che è stato esaustivo e partecipato, una breve dichiarazione di voto per esplicitare la nostra posizione come gruppo sull'argomento. Noi riteniamo che gli istituti di partecipazione diretta siano molto importanti a integrazione della democrazia rappresentativa, però questi vanno utilizzati con assoluta coerenza e con attenzione soprattutto, per essere produttivi e per non creare un esercizio di stile che non sarebbe utile nei confronti dei cittadini valdostani.

Pur essendo favorevoli all'elezione diretta del Presidente della Regione, per quanto ci riguarda non possiamo sostenere quest'iniziativa, perché non è possibile sintetizzare, soprattutto in un modo chiaro, la volontà dei sottoscrittori dell'iniziativa. I sottoscrittori si sono espressi su circa 14-15 punti che hanno una valenza importante riguardo al tema che è considerato, e non sarebbe possibile quindi sintetizzare la loro volontà in un quesito o pochi quesiti che siano chiari e sintetici che cristallizzino la loro volontà al momento di sottoscrizione della firma. Pertanto, come gruppo, esprimiamo il nostro voto contrario all'iniziativa che è stata presentata.

Presidente - Ci sono altre dichiarazioni di voto? Consigliera Minelli.

Minelli (PCP) - Io ribadisco che non è a me comprensibile su che cosa andiamo a votare, perché ricordo che noi non votiamo su una domanda "Sei favorevole o meno", il Consiglio vota su degli atti scritti. Tant'è vero che, di conseguenza, di fronte a questa deliberazione così come è formulata, noi avevamo presentato un emendamento a tutto il deliberato. Perché non ha senso una deliberazione di questo genere! È un atto scritto, io devo andare a votare un atto scritto, e su questo atto scritto c'è scritto - scusate il bisticcio di parole - "delibera in ordine all'effettuazione o meno di un referendum consultivo", quindi io vado a votare su questa roba qua. Cosa voto io? Cosa si voterà?

Mi verrà fatta una domanda - a questo punto personale, a ognuno di noi -: sei favorevole, sì o no? Quindi ci alziamo in piedi e diciamo sì o no? Cosa facciamo? Perché non è chiaro. Quello che c'è scritto qui è un dispositivo che dice: "Il Consiglio regionale deliberi in ordine all'approvazione dell'effettuazione o meno di un referendum consultivo". Allora io mi aspetto che il Presidente, al termine di questa cosa, dirà: "chi è favorevole a fare il referendum consultivo? Chi è contrario?" E si metterà ai voti, ma non sarà un atto scritto, e normalmente il Consiglio delibera su degli atti scritti.

Torno dire che, a mio avviso, c'è un vizio di procedura. Ma non importa. Ci sono moltissime cose che si dovrebbero dire riguardo alle osservazioni e alle dichiarazioni che sono state fatte in questa giornata; avete deciso di strozzare ancora una volta il dibattito e vi siete resi conto tutti quanti che invece ce ne sarebbe stato bisogno, perché mi risulta che hanno sforato quasi tutti. Al di là di questo, sono state fatte delle valutazioni in merito all'ammissibilità o all'inammissibilità di questo referendum che sono state di vario tipo e che mi hanno anche sorpreso, considerato che la Presidenza del Consiglio lo ha iscritto: se la Presidenza del Consiglio iscrive un atto, significa che quest'atto è ammissibile e quindi si può votare. Invece qui siamo tornati a ragionare sull'ammissibilità o meno del procedimento.

È stato detto che, con i quesiti che sono stati formulati, non si può interpretare la volontà degli elettori. Io ricordo - lo state dimenticando, lo volete dimenticare - che i firmatari hanno un organo che li rappresenta e sono i delegati del comitato che rappresentano queste persone che hanno sottoscritto la richiesta; lo dice la legge, non lo diciamo noi, non lo dice il comitato, lo dice la legge.

Sicuramente ci sarebbe necessità di replicare al mio vicino, al consigliere Cretier. Questa mattina ha formulato delle accuse molto gravi, dicendo che è stato sottoposto agli elettori un testo diverso rispetto a quella che era la proposta di legge. Non è così, è stato proposto quello, si possono andare a vedere tutti i moduli delle firme, ma oltretutto la Presidenza del Consiglio ha verificato la legittimità della cosa e non è stato presentato nient'altro!

L'assessore Caveri ha detto alcune cose che sono state anche...

(intervento di un Consigliere, fuori microfono)

... sì sì, ma io, guardi, uso il tempo che ho per quello che posso.

L'Assessore ha detto alcune cose che sono state contraddittorie. Lei ha detto che la giurisprudenza non è una scienza esatta e poi ha anche detto che il parere di Luciani è tombale e che si va avanti a colpi di strumenti referendari per cercare di far passare le proprie posizioni, arrivando a dirci che dovremmo farci delle domande riguardo al nostro isolamento politico e al fatto - questo l'ha detto anche qualcun altro - che due trentacinquesimi di consiglieri non possono imporre la loro volontà. Io faccio riferimento alle firme che sono state depositate, che sono quelle di un cinquantesimo degli elettori, come prevede la legge.

Peraltro, ancora sulla legge è stato detto che questo è un referendum pasticciato, che viene proposto su un'intera proposta di legge che è eterogenea. Il problema è che la nostra legge n. 19 del 2003 dice che le richieste di referendum si presentano su dei provvedimenti legislativi e non su delle parti di provvedimento legislativo. Se questo fosse stato fatto, se fossero state presentate delle richieste di referendum solo su alcuni principi, semplicemente non sarebbe stato ammesso dalla Presidenza del Consiglio, perché non è possibile farlo, la legge non lo consente. La procedura che è stata utilizzata è stata quella corretta, le ragioni dell'ammissibilità, per quello che ci riguarda, non solo sono state ampiamente illustrate da uno dei due consulenti, chiamiamoli così, ma la stessa Presidenza del Consiglio ha verificato l'ammissibilità del referendum.

Si è arrivati a dire in questa giornata che la richiesta di referendum e tutto ciò che è stato fatto, vale a dire l'azione di sostegno a questa richiesta, sia uno stupro nei confronti dello Statuto di autonomia. Io credo che questa sia veramente un'espressione che si ricorderà, perché andare a dire che questo è uno stupro nei confronti dello Statuto, nel momento in cui lo Statuto garantisce un diritto...

Presidente - Consigliera...

Minelli (PCP) - No, guardi, vado avanti come il collega Padovani: gli ha concesso un minuto e me lo prendo tutto.

Presidente - Un minuto.

Minelli (PCP) - Andare a dire una cosa del genere, significa veramente non rendersi conto di quello che si dice.

In conclusione, io credo che oggi si sia persa una buona occasione, credo che non si voglia dare la parola agli elettori, quegli elettori che sono considerati appunto alla stregua di ignoranti, come stamani mattina è stato detto da qualcuno, sempre riguardo a quello che hanno sottoscritto, e anche ai comitati...

Presidente - Consigliera concluda.

Minelli (PCP) - ... che sono molto vituperati. L'impegno del nostro gruppo non si chiuderà qui, la nostra proposta di legge è sul tavolo e bisognerà confrontarsi anche con questo. Sicuramente dalla società civile arriverà una forte reazione.

Presidente - Consigliere Manfrin ne ha facoltà.

Manfrin (LEGA VDA) - Ringrazio la collega che mi ha preceduto che mi facilità nello spiegare alcuni concetti. Do ragione alla collega che mi ha preceduto che dice che giustamente gli elettori non sono dei sempliciotti e che sanno quello che sottoscrivono. Il problema è che spesso purtroppo le persone al di fuori di questo Palazzo ascoltano un po' troppo quella che è la propaganda e quelli che sono i titoli, ci si ferma al titolo e non si legge il resto.

Credo che sia importante affermare e ribadire una cosa importante: se anche questo referendum si tenesse e se anche questo referendum dovesse avere il cento percento della sua affermazione, noi non avremmo una legge elettorale, perché questo ovviamente non è un referendum propositivo. Questo è importante che si sappia, rispetto a chi, al di fuori di questo Palazzo, vende il fatto che se questo Consiglio votasse sì, se questo referendum si tenesse e se questo referendum dovesse avere una sua maggioranza, ci sarebbe una nuova legge elettorale nel senso che viene proposto. Non è così! E almeno lo abbiamo chiarito una volta per tutte.

Oltre a questo, credo che sia importante leggere una parte delle premesse di questa deliberazione, quella che dice che il Consiglio Valle, prima di procedere all'adozione di provvedimenti legislativi o amministrativi di particolare rilevanza generale, può deliberare e quant'altro; prima di procedere all'adozione di provvedimenti legislativi! Quello che vorrei ricordare a questo Consiglio, prima che a me stesso, è che l'esame della legge che è stata proposta non è nemmeno iniziato nella Commissione, noi non abbiamo nemmeno esaminato il testo che è stato proposto a questa Commissione e qui si ritiene che si debba utilizzare una procedura referendaria prima di procedere all'adozione di questo provvedimento legislativo. Lo ritengo lievemente incoerente. Si fosse proceduto a un dibattito, si fosse in imminenza di approvazione o di votazione, probabilmente qualche ragione ci sarebbe stata di proporlo, non di votarlo.

Credo però che sia importante evidenziare che io sono un po' dispiaciuto da quello che è stato il dibattito che ha caratterizzato questi mesi in cui si è discusso. Come tanti colleghi sanno, io mi sono battuto nelle sedi, per esempio, che riguardano il Regolamento di questo Consiglio, dicendo sempre una cosa, ovvero che le regole del gioco, cioè le regole che disciplinano la vita democratica degli organi istituzionali, devono essere scritte a larghissima maggioranza, se non all'unanimità. Qui ci troviamo di fronte a una legge che invece viene proposta da una strettissima minoranza e fare le leggi o cercare di imporle con colpi di strettissima minoranza, con referendum che vengono venduti al di fuori per quello che non sono, obiettivamente lo ritengo sicuramente non istituzionalmente corretto.

Così come non ho trovato corretti i tentativi di pressione che sono stati esercitati con un profluvio di comunicati stampa, riportati ovviamente a gran voce, con insistenti richieste di incontri da parte dei comitati e delle loro propaggini e, non ultima, per esempio la raccolta firme con mail spam di ieri; mi è stata inviata una mail - io ieri l'ho ricevuta - che mi chiedeva di sottoscrivere una raccolta firme per convincere me stesso a votare per un referendum. Questo io sinceramente non l'ho compreso, non ho compreso perché chi si definisce dalla parte della definizione di una direzione maggioritaria, se non appunto presidenzialista, nella stessa proposta di legge ritenga opportuno abbassare il quorum dell'elezione, quindi passare dall'elezione di un gruppo di almeno due consiglieri a quello di uno, il che aumenterebbe la frammentazione politica, e l'abbassamento della raccolta del numero delle firme, il che anche questo porterebbe a una frammentazione del panorama politico e dell'offerta politica. Sono evidentemente provvedimenti in contrasto e quindi, se venissero posti all'attenzione degli elettori, sicuramente metterebbero in confusione le persone che devono esprimersi proprio su questa questione.

Abbiamo anche visto un affastellarsi di pareri che abbiamo preso anche all'ultimo, pareri che da una parte sono stati commissionati dalla I Commissione consiliare, pareri che noi riteniamo assolutamente importanti e con dovizia di particolari, che hanno evidenziato quelle sono le criticità che l'aderire a questa richiesta di referendum porterebbe, e abbiamo visto, dall'altra parte, dei contro pareri, una consulenza di parte come è stata detta, che qualcuno ha fatto assurgere a parere di tutto il Consiglio. No, è bene dirlo: il parere acquisito dalla I Commissione è uno solo e dice le cose in maniera inequivocabile. Tutti gli altri, compresi i pareri che si correggono da soli o che aggiungono da soli a sé stessi perché dovevano assolutamente essere messi sul tavolo, sono pareri che arrivano da una parte, sono pareri commissionati da una parte e come tali sostengono una parte. Quindi coerentemente, ringraziando i colleghi e soprattutto il collega Sammaritani per il grande lavoro di approfondimento fatto, noi non possiamo dirci favorevoli a questo istituto.

Presidente - Altre dichiarazioni di voto? Non vedo richieste. Procediamo pertanto alla fase della votazione. Non riprendo quanto già detto in precedenza riguardo alle modalità decise dalla Conferenza dei Capigruppo. Ricordo però che chi vota a favore, vota a favore dell'effettuazione del referendum; negli altri casi non si vota a favore dell'effettuazione del referendum. Procediamo pertanto alla votazione in questione. La votazione è aperta.

Esito della votazione:

Presenti: 35

Votanti: 28

Favorevoli: 2

Contrari: 26

Astenuti: 7 (Baccega, Bertin, Cretier, Jean-Pierre Guichardaz, Malacrinò, Marquis, Padovani)

Il Consiglio non approva.

Consigliere Padovani per mozione d'ordine.

Padovani (FP-PD) - Mozione d'ordine, per chiedere una sospensione per una riunione dei gruppi di maggioranza.

Presidente - Sospensione accordata.

La seduta è sospesa dalle ore 17:07 alle ore 18:14.